Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: nathalia97    06/09/2013    2 recensioni
"No-non so... L'unica cosa che posso dirti è che quando ci sei tu, tutto è migliore, tutto è più bello. È come se tornassi quel ragazzino spensierato, che non vedeva sua madre, ogni sera, picchiata, che non veniva picchiato... è come se tu riuscissi con un solo sorriso, un semplice 'ciao' a togliere tutto il male che c'è in me... è come se il mostro che ho dentro si fosse legato al tuo angelo con un filo indistruttibile... come se il mio demone avesse trovato la propria casa con la tua creatura celestiale... non so perché ti voglio lì con me, ma so che starei molto meglio sapendo che stai sotto le mie ali e che sei al sicuro... è tutto più bello quando ci sei tu, Summer." -JUSTIN.
"Gli occhi sono l'anima delle persone: non mentono mai, Summer." -BRIAN.
"Quando avrai l'onere di conoscerlo, sentirai il bisogno di averlo sempre vicino a te!" -JAZMYN.
"Quando avrai il privilegio di conoscerla, non riuscirai mai più a chiudere gli occhi e a non vederla nella sua bellezza!" -JAZMYN.
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Forse Peter Pan aveva ragione:
crescere non è poi così tanto bello.
"

-Cit.

 

CAPITOLO CINQUE.


 

JUSTIN P.O.V.

 


Bep Bep Bep

Girai la testa da un lato.

Bep Bep Bep 

Mugugnai.

Bep Bep Bep

"Ma che cazzo?" borbottai dopo l'ennesimo rumore fastidioso.
Mi alzai lentamente, facendo attenzione a non svegliare Summer che dormiva proprio sopra il mio braccio destro. Quando feci per spostarlo lei mugugnò qualcosa di incomprensibile e presi l'occasione di quando si mosse per togliere il braccio da sotto di lei. Controllai che stesse ancora dormire e potei contestare che era così.

Bep Bep Bep
Il rumore fastidioso tornò a ripetersi e scocciato come non mai, allungai la mano sopra il comodino vicino al letto e notai che quella fottutissima sveglia non voleva lasciarmi in pace. Mi maledissi mentalmente per non averla spenta la notte precedente, perché ora ero sicuro che non sarei più riuscito tornare a dormire nemmeno sotto sonnifero.
Fottuto me!

Mi sedetti sul letto stiracchiando e sbadigliando. Con la goda dell'occhio vidi Summer girarsi dal mio lato, ancora con gli occhi chiusi. Sembrava tanto piccola, tanto cucciola, tanto indifesa e avrei tanto voluto essere io quello che la proteggeva,che l'abbracciava, che le diceva che tutto sarebbe andato per il verso giusto, che io c'ero per lei a qualsiasi ora del giorno, ma sapevo già che la vita era ingiusta perciò non me ne feci una colpa. Le diedi un bacio sulla fronte e scesi dal letto senza fare rumore ed uscii dalla camera incamminandomi al piano di sotto, per preparare la colazione.

Dalle scale si potevano sentire delle voci provenienti dalla cucina e mi preoccupai. Ero sicuro che non fosse Jazmyn, perché di sabato si svegliava sempre a mezzo giorno, ed erano appena le nove. Poi non poteva essere Jaxon perché non lo avevo visto rientrare, perciò dedussi che era arrivato tardi a casa e per questo dormiva fino all'una... In fondo era un Bieber.
Presi una mazza da baseball che avevo nascosto sotto le scale -in caso d'emergenza- e, di soppiatto, entrai in cucina e come mi resi conto di chi fossero, abbassai la mazza appoggiandola per terra.
"Deficienti! Mi avete fatto prendere un colpo" li sgridai.
Scoppiarono a ridere ed io sorrisi per quella situazione.
"Guarda, guarda. Justin Bieber sorride" scherzò Matthew.
Come risposta ottene il mio carissimo dito medio.
Mi avvicinai al balcone di marmo dove, tutta la compagnia di ieri sera, si erano radunati.
Brianna mi passò una tazza, un cucchiaio, del latte ed i cereali. Quest'ultimi due li misi nella tazza e cominciai mangiare di gusto. Solo ora mi resi conto di quanta fame avesse.

"Pensavo ve ne foste andati ieri" cominciai un discorso, il primo che mi era venuto in mente.
Steven alzò le spalle "Abbiamo pensato di fare un pigiama party" rispose.
Annui e gli sorrisi "Capisco che voi donne abbiate bisogno di fare queste cose" decisi di sfotterlo un po'. Prima o poi avrei dovuto cominciare a recuperare gli ultimi due anni perduti di sfottimenti.
Steven rise contento del mio atteggiamento "Vedo che la sexy psicologa Summer ha fatto un ottimo lavoro" ghignò divertito verso di me, ricevendo un scappellotto da Brianna.
"Poverina. Starà malissimo appena sveglia" disse dispiaciuta Allison.
"E' questo il prezzo da pagare per aver bevuto molto" rispose acido Brian, quasi infastidito dal comportamento di Summer.
"Non dimentichiamoci che è stata colpa di Matthew se ha voluto bere" ricordò a tutti, Allison.
"Io?" chiese stupito lui per l'affermazione della ragazza.
"Se tu non le avesse chiesto del padre probabilmente non si sarebbe sentita ferita dai ricordi di quel uomo" lo rimproverò Victoria.
"Ed io che ne potevo sapere. Non ho mica una pallina di cristallo, sai?" disse ironico, agitandosi sullo sgabello.
"Ma se non ci sono notizie di qualcuno su un qualsiasi giornale, ci sarà un motivo, non credi?" continuò Victoria.
"Per quanto io stia adorando questa sceneggiata, vi ricordo che di sopra c'è ancora Summer che dorme ed anche Jazmyn e Jaxon" li ricordai, bloccandoli.
"Parlavi di me, fratellone?" mi chiese Jazzy entrando in cucina tutta pimpante, vestita, dandomi un bacio sulla guancia.
La guardai disorientato. L'orologio appeso sul muro della cucina segnavano le 9 e 45.
Ripresi a guardarla. Ormai si era già seduta e stava prendendo da mangiare "Jazmyn?" la chiamai nel silenzio più totale.
"Sì?" rispose sorridendomi.
"Ti senti poco bene, piccolina?" le domandai seriamente preoccupato.
Prima di rispondere guardò gli altri e si accorse che tutti noi la stavamo fissando preoccupati. Ci arrivò subito dopo al motivo della nostra preoccupazione scoppiando a ridere.
"Sto bene, sul serio! Sono solamente felice" spiegò lanciandoci un sorriso per rassicurarci, ma io continuavo a guardarla sbigottito.
"Cos'è che ti rende così felice da farti svegliare un quarto alle dieci, di sabato mattina poi?" chiesi spiegazioni.
Alzò le spalle con nonchalance "Tu e Summer, no?" nel suo tono si capiva che le sembrava una cosa ovvia, come se in fronte ci fosse già scritto la sua risposta con un'insegna al Neon.
Io la guardai sorpreso. Sbattei le palpebre velocemente, non capendo quello che lei volesse dirmi.
"Vi siete baciati ieri e questo vuol dire che c'è qualcosa fra di voi" tornò a parlarmi Jazzy, mentre passava della nutella su una fetta di pane, con menefreghismo.
Ancora una volta mi sentivo stordito e quel suo atteggiamento non faceva che aumentare quello che stava cominciando a provare il mio corpo.
"Lei si sta per sposare, Jazmyn" ribattei secco, sentendo una fitta al petto per le miei stesse parole.
"E allora?" chiese posando quei suoi occhioni azzurri su di me, con aria innocente.
Tornai a sbattere velocemente le palpebre, assimilando  quella sua domanda e sentendo un'improvvisa rabbia invadermi il corpo.
"E allora?" richiesi io ridacchiando stupito "Si dia il caso che lei ama qualcun altro e che sta per sposarlo" risposi serio, una serietà che non prendeva il sopravvento in me da una vita "E poi io so com'è essere lasciato all'altare e mi è rimasto ancora un briciolo di umanità da non far questo a Dylan" le lanciai un sguardo infuocato e lei, come risposta, fece un ceno della mano come per dire 'dettagli' mentre addentava la sua fetta di pane. 
"Teoricamente non lo lascerà all'altare, ma pochi giorni prima del matrimonio" alzò le spalle "e poi penso che tu abbia fatto bene a non sposarti con Ashley. Non mi piaceva anzi, la detestavo e sono quasi sicura che non ti amasse come diceva, perché se fosse stato veramente così, non ti avrebbe detto di no alla fatidica domanda e poi non sarebbe corsa fuori dalla chiesa" la risposta mi spiazzò del tutto e mi irrigidì.
Sapevo che non potevo più controllare quel essere che aveva preso possesso del mio corpo e nemmeno di tutto quello che mi sarebbe uscito dalla bocca. Jazmyn aveva toccato un argomento delicato e ogni volta che qualcuno lo faceva, andavo fuori di testa.
Restai fermo per un'attimo, stringendo i pugni e gli occhi, provando a rimandare indietro il diavolo che era in me, ma mi era stato impossibile e quando apri gli occhi, ero più che sicuro che fossero diventati scuri, tendenti al nero, e il sussulto improvviso dei presenti, me lo confermò.
Una risatina nervosa mi scappò mentre guardavo in modo cagnesco mia sorella "Non avevo capito che tu odiasi Ashely, sai?" il sarcasmo si poteva praticamente toccare nella mie parole "Non perché ti sei ubriacata e le hai vomitato sopra il vestito da sposa il giorno prima del matrimonio. Non perché hai sbagliato a scrivere l'indirizzo ai suoi parenti e anche la data. Non perché ti sei chiusa in camera mia, due giorni prima, e mi hai tagliato lo smoking. Non perché hai cambiato l'ordine della torta ed il giorno della consegna. Non perché le hai detto parole poco gradite! Sei solo una ragazzina viziata che pretende di avere tutto, ma novità del giorno, Jazmyn: Tu non comandi la mia vita e le mie relazioni, perciò non ti deve nemmeno passare per la testa di metterti in mezzo tra me e Summer! Lei si sta per sposare e devi fartene una ragione. Quel bacio probabilmente è stato solo uno sbaglio come lo sei stato tu. Probabilmente se non ti fossi comportata in quel modo con Ashely, ora sarei sposato e non mi sarei mai sentito una merda in questi ultimi anni! Perciò sì, è stata colpa tua! Tutta colpa tua!" le parole mi uscirono dalla bocca senza che avessi il tempo di pensarle. Era il primo sfogo dopo tanti anni, di cui me ne penti subito!

La mia voce era alterata, era quasi un urlo, che spaventò Jazmyn e i presenti. Quest'ultimi sussultarono ma non capivo se erano per le parole appena dette oppure per il mio improvviso cambio d'umore.
Sentii il respiro mancare ed il cuore smettere di battere quando incrocia gli occhi di Jazzy colmi di lacrime ed oscurati dalla paura e della tristezza. In quel momento mi era sembrato che lei fosse tornata bambina e correva da me piangendo perché papà era tornato. Aveva paura mentre sentiva le urla straziante di nostra madre provenire dall'altra parte della casa! Io mi sentivo così imponente e mentirei se non dicessi che avevo paura anch'io e mentirei ancora se dicessi che non mi sentivo così in quel momento. La mia piccolina stava piangendo per colpa mia e questo era la cosa peggiore che mi potesse mai capitare. Le avevo promesso che mi sarei presa cura di lei e di Jaxon, ma in quel momento mi sembrava di essere stato il peggio fratello che potesse esistere. Jazzy soffriva di bullismo ed io non me ne ero mai accorto e mi ci era voluta lei in ospedale per scoprirlo. Dire che mi sentivo uno stronzo, un bastardo, un deficiente sarebbe stato solo un eufemismo e sarebbe fin troppo gentile.

I miei occhi erano incollati sui suoi,che mi guardavano impauriti e delusi. "Scusami tanto se la odiavo perché mi teneva lontano da mio fratello," sussurrò quelle parole con risentimento, fissandomi ancora con le calde lacrime che le rigavano ancora il viso "quello che mi ha promesso che non mi avrebbe mai ferita e mai fatto versare una lacrima, che ci sarebbe sempre stato per me. Ma quel fratello scomparve anni fa, quando Ashely entrò nella sua vita, dimenticandosi delle persone a lui care e che scomparve ancora una volta quando lei se ne andò durante la cerimonia, ma che è tornato in sé  quando una donna di nome Summer Jones incontrò i suoi occhi, facendo una specie di magia che gli permise di tornare quel che era: spensierato, allegro, felice... Perciò, scusami tanto se ho rivoluto mio fratello e non il mostro che era diventato!" detto ciò corse via dandomi una spallata, che non mi fece niente.


Ero rimasto spiazzato dalle sue parole.
"Scusami tanto se ho rivoluto mio fratello e non il mostro che era diventato" mi ripetevo quella frase mentalmente, provando a trovarci un senso. 
'Ero diventato un mostro?' era questa la domanda che mi tormentava. 
Un mostro da cui era meglio scappare?  Stare lontani? Da evitare?
Vari scenari di quei ultimi due anni mi tornarono in mente. C'erano stati tanti segnali che avevo ignorato, come ad esempio quando uccisi il barista di un bar solo perché una sera non mi aveva voluto dare da bere perché, secondo lui, ero abbastanza ubriaco oppure quando massacrai di botte  un ragazzo solo perché mi era venuto addosso, senza farlo apposta! Uccidevo senza pietà, senza una giustificazione, qualsiasi persona mi capitava sotto mano. In quei momenti ero il diavolo in persona e mi si stringeva il cuore pensare che Jazmyn mi vedeva così.


E, alla fine dei miei pensieri, conclusi che, Jazmyn Bieber, aveva ragione: Ero diventato un mostro.

 
  
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