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Autore: Lyrael    06/09/2013    3 recensioni
A volte basta un innocente invito a cena per muovere scenari inaspettati.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Epilogo

 

Harry

Sono passati sette anni da quel giorno.

Il cartoncino trasuda ancora eleganza, ricchezza, opulenza, anche se non l'ho mosso dalla mensola sul camino.

Non avevo idea di cosa avrebbe significato per la mia vita: che un semplice rettangolo di pergamena sarebbe stato in grado di mutare a tal punto - a quello in cui sono - la mia esistenza.

Non che abbia chissà quali proprietà magiche, questo no, ma mi ha posto di fronte all'ennesimo bivio, a una scelta con evidenti conseguenze, benché non avessi idea della loro effettiva portata.

Da che l'ho ricevuto, a parte prenderlo in mano per risentire ancora il suo profumo, non ho mai avuto il coraggio di spostarlo da lì, men che meno di buttarlo.

L'ho seminascosto dietro un portaritratti che incornicia una foto di Ron e Hermione il giorno del loro matrimonio, cosicché coloro che passano per il mio salotto, che siano ospiti diurni o notturni, lo notino a malapena, scambiandolo per la partecipazione di nozze dei miei due amici.

Non voglio che nessuno lo tocchi, ma non riesco a concepire di non averlo più che a pochi passi dallo sguardo, pronto per essere afferrato e a lasciare che mi afferri le viscere coi ricordi che porta con sé.

Sono stato tormentato da una miriade di cose orrende, nella mia vita, e da altrettanti ricordi dolorosi, ma quelli che riguardano me e lei, noi due, non entreranno mai a far parte di quella schiera. Mai.

 

Narcissa

Sono passati sette anni da quel giorno.

Ne sono trascorsi cinque dal nostro ultimo incontro.

Mi manca. Moltissimo. Ma è giusto così.

Non avrei potuto dargli ciò di cui aveva bisogno. Sarei stata forse solo il surrogato di una madre che non gli è stato permesso conoscere, amare; oppure un amore che l’avrebbe prosciugato fino a rendersi conto che non gli davo un futuro, solo un presente costante.

Ha diritto alla sua vita, alla sua giovinezza. Mi ha restituito la mia, senza pretendere nulla nemmeno stavolta. No, qualcosa voleva, ma sono stata abbastanza salda nel convincerlo che ciò che gli avrei dato sarebbe stato molto meno di quel che avrebbe realmente voluto in cambio.

Una menzogna. Una delle poche da che l’ho rincontrato, l’unica necessaria, stavolta.

Non sono contenta di come sta conducendo la sua vita. Vorrei per lui ciò che volevo per mio figlio: amore, serenità, certezze. Ma non posso dirglielo, non voglio.

Gli ho già fatto troppo male, l’ho segnato più di quanto credessi possibile. Quando mi sono resa conto che si era innamorato di me, ho dovuto prendere una delle più difficili e laceranti decisioni della mia vita: gli ho fatto credere che lo ritenessi un passatempo, un’infatuazione, qualcosa che sarebbe svanito in breve tempo.

Ha finto di credermi, lo so. Ha accettato la mia decisione perché mi amava.
E per il mio amore verso di lui, vorrei che il suo dispiacere ed il suo rimpianto si trasformassero in rancore, in indifferenza, infine.

Il tempo ci curerà, anche se non vogliamo; il tempo sarà nostro alleato, anche se non ci crediamo.

 

Draco

Sono passati sette anni da quel giorno.

L’ho vista rifiorire pian piano, come le dalie del suo giardino, come le sue amate rose.

Ho ritrovato la dolcezza di mia madre, il suo comprensivo supporto, il suo amore incondizionato, tutto grazie ad una persona che avevo disprezzato e odiato a lungo, e per motivi che alla fin fine non erano nemmeno del tutto miei.

È entrato nella mia vita come un uragano e ne è uscito come leggera pioggia primaverile. Mi ha restituito una vita normale, fatta di una moglie, un figlio, una posizione di nuovo rispettabile. È stato, ancora una volta, stupidamente altruista, ma non lo dico con acrimonia, solo come un dato di fatto.

Lo incrocio qualche volta in giro, scambiamo pochi convenevoli. Non parliamo mai di lei; lui non chiede, io non lo informo. È una ferita ancora dolorante e delicata, entrambi sappiamo come stavano le cose, così evitiamo l’argomento, perché tanto non arriveremmo mai ad una serena e civile conversazione su quello.

È strano pensare al fatto che si fossero innamorati l’uno dell’altra, in qualche modo è estremamente disturbante, quindi sono felice che mia madre l’abbia allontanato. E che lui non si sia intestardito. Probabilmente è stata l’unica volta nella sua vita in cui ha lasciato perdere.

Mio padre non ne ha mai parlato, ma vedo che è sollevato per come si sono risolte le cose. Sono ancora più felice per questo, perché non avrei saputo gestirlo se si fosse lasciato andare del tutto. Non sono empatico come mia madre, sono fatto così.

Devo molto a Potter, lo ammetto onestamente, anche se ci è voluto parecchio per venire a patti con questa inconfutabile verità, e altrettanto onestamente gli devo ascrivere che non ha preteso nulla da me. Nemmeno questa volta.

Credo che mia madre avesse ragione a definirlo un grand’uomo.

 

Lucius

Sono passati sette anni da quel giorno.

Non facili, non difficili. Normali, direi. Sicuramente più tranquilli dei tempi della Seconda Guerra Magica.

Siamo ancora insieme, nonostante tutto.

Nostro figlio si è fatto una famiglia e, a distanza da quel periodo in cui ero cieco e sordo al suo tormento e alla sua angoscia, posso dire tutto sommato che sia riuscito a ritrovare un poco di serenità, un certo equilibrio. Lo ascolto, quando parliamo, mi confronto con lui, lo incito, suggerisco. Non ordino più. Prima di tutto perché tanto non mi ascolterebbe, in secondo luogo per non dare un dispiacere a lei. Lei che mi è rimasta comunque accanto.

L'ammiro molto, e la mia ammirazione per questa bellissima donna forte come una roccia, aumenta di pari passo con la mia devozione nei suoi confronti, e con la riconoscenza che necessariamente le devo e le porto.

Lui vive ancora a Londra, stando alle ultime notizie, ma da allora, da quell'ultimo incontro in Diagon Alley, cinque anni fa, non l'ho più visto. Neppure lei, ne sono certo. O avrei notato nei suoi gesti quell'urgente impazienza nel toccare le cose, come fossero latrici di memorie, e l'assenza fugace dei suoi sguardi, persi in un luogo che non è questo.

So che lui non l'ha cercata, anzi, sembra si sia devotamente dedicato alla sua metà del cielo, quella maschile, con un'assidua costanza. Pare però che nessuno degli amanti che da tempo transitano nel suo letto abbia resistito più di una luna, come direbbero gli antichi; sicuramente nessuno di loro ha brillato più del nostro pallido satellite, nelle sue notti, e come inconsistenti fuochi fatui sono scomparsi all'arrivo dell'alba, ogni giorno.

Nessun riflesso sbiadito sembra reggere il confronto col suo sole.

Che è anche il mio. Che è ancora il mio.

Non ringrazierò mai abbastanza Merlino per questo.

Potter, invece, lo ringrazio ogni giorno, in silenzio.

Per non avermela portata via.

 

FINE

  
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