Tutta
la notte trascorsa a rimuginare su quello che aveva fatto.
Aveva
davvero accettato l’aiuto di Draco Malfoy per conquistare la sua migliore
amica?
Una
parte del suo cervello, presumibilmente quella sana in percentuale minore,
suggeriva che ciò che aveva fatto era bestiale.
L’altra
parte, presumibilmente quella stupida che comprendeva la percentuale maggiore,
suggeriva che era un segreto tra lui e la serpe e che quindi né Hermione, né
Harry né tanto meno la sua famiglia lo avrebbero scoperto.
“Mi
passeresti il succo di zucca?”
Hermione
e Harry non avevano mai parlato con Malfoy, il suo segreto era al
sicuro.
“Ronald,
ma mi senti?”
“Oh
sì, vuoi il…”, si guardò intorno in cerca di quel qualcosa che Hermione gli aveva
sicuramente chiesto, “…il pane tostato?”
Hermione
negò con un gesto del capo.
“Oh”
“Ehi,
va tutto bene?”
“Alla
grande…”
“E
allora cosa c’è che non…”
“Va
tutto bene. Davvero. Sono solo terrorizzato dalle due ore con
Piton”
Hermione
gli sorrise e gli scompigliò affettuosamente la zazzera
rossa.
Le
viscere di Ron si stavano contorcendo senza pietà.
***
Nonostante
l’aula tetra e lo svolazzare sinistro della veste nera del professore dal naso
adunco e dalla voce melliflua, era tutto filato liscio, o almeno avevano ancora
una settimana per credere che la loro vita procedeva a gonfie
vele.
Il
voto che Piton avrebbe dato alle loro relazioni avrebbe portato qualcuno al
suicidio, senza
dubbio.
“Ron, sei sicuro di stare bene?”, domandò
Harry.
“Oh
sì, Harry”
“Se
lo dici tu…”
Ron
era strano, particolarmente strano,
ma Harry associò quella stranezza all’imminente partita che avrebbero giocato la
domenica contro i Serpeverde.
Preoccuparsi,
era del tutto inutile.
“Ho
come la strana sensazione che Lumacorno abbia in mente qualcosa di
viscido!”,confessò Hermione ai suoi due amici.
“Complimenti
Granger, un’altra premonizione nel giro di ventiquattro ore! Sei davvero sicura
di non voler tornare dalla Cooman?”, la voce strascicata del Serpeverde li
raggiunse, e ciò che stranì Harry fu vedere Ron sbiancare e non muovere un dito
per salvare Hermione dalle parole del furetto rimbalzante.
Non
che le parole che le aveva rivolto fossero intrise della solita stupida
cattiveria, ma Ron era scattato su come una molla anche per molto
meno.
Solo
che Harry si riprese subito da quel momento di dubbio, e affibbiò la reazione
dell'’amico alla famosa partita che si sarebbe tenuta quattro giorni
dopo.
“Malfoy,
è la seconda volta in due giorni che mi proponi di tornare dalla Cooman, ti
manco davvero così tanto?”,domandò
con ironia.
Lo
sguardo del ragazzo era sul suo corpo e, dopo forse un momento di riflessione
segreta, le sue labbra si storsero nel ghigno che lo
contraddistingueva.
Harry
Potter aveva la cicatrice a forma di saetta, i Weasley la zazzera rossa e Malfoy
capelli biondissimi, occhi color grigio-blu e un particolare ghigno che stava
per divenire l’emblema della sua nobile casata. Forse.
“Ma
che ha Malfoy?”, domandò Harry perplesso.
Non
si era mai detto che smettesse la
querelle solo per volgere
uno sguardo ai suoi tre Grifondoro preferiti.
***
L’aula
del professor Lumacorno profumava di menta.
Nessuno
strano genere di profumo maleodorante infestava i sotterranei, e non furono solo
i Serpeverde, costretti a profumare il loro habitat per colpa del Lumacone
quotidianamente, a gridare al
Miracolo!
“Miei
cari…sono così felice di vedervi. Stai bene, Harry?”
Il
professore non era di parte. Assolutamente.
“Non
so voi, ma stamattina il cinguettare degli uccellini mi ha come
illuminato…”
Un
nuovo presagio di sventura secondo i ragazzi del Settimo Anno presenti in
aula.
“…vi
dividerete in gruppi di quattro, ovvero, due esponenti di Serpeverde e due di
Grifondoro e faremo una sorta di gara. Ovviamente non esisterà la competizione,
è solo un modo divertente per lavorare insieme e avere fiducia nel lavoro degli
altri…”
Ron
e Harry si guardarono sconvolti, un’ultima occhiata al professore e una alla
loro amica di sempre prima di cadere in una sorta di eterno
sconforto.
Hermione
d’altro canto non sembrava entusiasta.
Si
guardava intorno come rassegnata, ed in effetti non le restava altro che la
rassegnazione.
Lì
dentro, oltre a Draco Malfoy, era l’unica che capiva la difficile arte delle
Pozioni, e pregando in cuor suo che Lumacorno non desse voti che sicuramente
avrebbero peggiorato la sua impeccabile media scolastica, si apprestava a
seguire il resto della meravigliosa idea che alcuni uccellini avevano suggerito
ad un professore turbato mentalmente.
“Potter,
Weasley, Parkinson e Zabini”
Il
primo quartetto era stato formato e mancò davvero poco ad una probabile
inondazione di vomito.
I
quattro erano indignati e sconvolti nel profondo.
Sarebbe
stato terribile lavorare insieme.
“Paciok,
Brown, Tiger e Buldstrode”
I
conati di vomito continuavano ad aumentare e Lumacorno iniziò a credere che
avessero fatto tutti colazione con quelle merendine… sì, quelle del
marinaio!
La
tortura proseguiva senza pietà.
“Patil,
McLaggen, Greengrass e Pucey”
Ancora
e ancora.
“Granger,
Finnigan, Nott e Malfoy”
Non
aveva sentito bene, vero?
Nott
e Malfoy?
Finnigan?
Poteva
dire addio alla sua impeccabile media scolastica.
“Evian,
Roven, Goyle e Urquhart”
I
gruppi erano stati completati e una gigantesca voglia di picchiarsi aleggiava
nell’aula sotto lo sguardo felice e il sorriso a ottantasette denti del
professore ignaro dell’odio che lo circondava.
Le
sue grosse e callose mani si unirono in un applauso , ma nessuno dei suoi fantastici studenti, vi si unì. Neppure Harry
Potter.
Nonostante tutto il suo sorriso
non sparì e fogli di pergamena celeste fluttuarono verso i
ragazzi.
Il programma era descritto
minuziosamente, e Hermione non voleva altro che un muro dove sbattere la
testa.
***
La giornata era stata pesante per
tutti.
Anche per i Corvonero e i
Tassorosso, i gruppi da quattro che aveva formato Lumacorno per loro facevano
schifo almeno quanto quelli fatti per le altre due Case.
Nubi nere aleggiavano per il
castello, non lasciando libero nemmeno il gabinetto di Mirtilla Malcontenta,
dove la poveretta era costretta a sentirsi i piagnistei di numerose
ragazze.
La stessa atmosfera si respirava
nei quattro dormitori, ma in quello di Serpeverde una conversazione stava
rendendo l’idea dei gruppi un po’ più facile da digerire.
“Aspetti Weasley per la prima
lezione?”,domandò Blaise aspirando dalla sigaretta che teneva stancamente tra le
dita.
Pansy soffiò sulle unghie appena
smaltate e volse il suo sguardo verso Draco.
“Ha ancora cinque minuti per
ritenersi puntale…”
“Ma non ti sembra di perdere il
tuo tempo aiutando quel pezzente?”, chiese la ragazza.
“Mia cara, io non lo sto
aiutando, sto semplicemente aiutando me stesso ad uccidere la noia… e
distruggere lentamente
“Avrai spiegato questo concetto
una decina di volte, ma ancora non sono riuscita a capire in che
modo…”
Improvvisamente le parole di
Pansy furono sovrastate da un tonfo sordo: Ronald Bilius Weasley era caduto
inciampando nel mantello dell'’invisibilità prestatogli da
Harry.
“Ehm…salve”, salutò e non sfuggì
a nessuno delle serpi il colorito uguale ai suoi capelli.
Draco si alzò dalla poltrona e si
avviò, in silenzio, alla sua camera.
Le lezioni stavano per iniziare e
chissà se l’allievo avrebbe superato l’esame in: La perfetta arte della
seduzione.
***
La stanza di Draco Malfoy
sembrava quella di una persona normale.
Un letto, un armadio, un tappeto,
degli scaffali, una scrivania, delle fotografie che lo ritraevano con gli amici,
dei libri…
Era tutto estremamente lussuoso,
ma era tutto normale.
“Weasley, sei pronto? Solo
qualche lezione e
“Sì…ma…
ma…”
Draco roteò gli occhi a quel
balbettare insostenibile.
“Prima d’iniziare avrei una
domanda”
Ron si morse le labbra per via
del nervosismo.
“
Era una bellissima domanda a cui
Ron non sapeva rispondere.
“Iniziamo con la lezione?”, disse
Ron impuntandosi, sperando che Malfoy non si accorgesse del suo imbarazzo; ma le
sue speranze furono vane, il maestro
se n’era accorto e stava facendo di tutto per non scoppiare a ridergli in
faccia.
“Ok Weasley, partiremo dalla
base…”
“Che
sarebbe?”
“La donna incarna la perfezione,
è un concetto che devi sempre tenere a mente, soprattutto quando hai davanti la
ragazza che vuoi portarti a letto…ops che ami”, si corresse notando la smorfia
contrariata del rosso, “…è importante perché se vuoi arrivare al tuo obiettivo
devi farle sentire importanti.”
“In che
modo?”
Draco si portò una mano alla
fronte, era peggio di quanto pensasse.
Salve!
Eccomi di nuovo a tediarvi con
un’altra storia.
Ma almeno vi
piace?
Fatemi sapere perché se non è il
caso è pressoché inutile che la continui. J
Comunque sia, ci tenevo a
precisare, che l’inizio della mia storia, ovvero quella piccola cosa sull’inizio
eccitante, è la mia libera trascrizione di una delle mitiche vignette del
fumetto di Charlie Brown.
Detto questo ringrazio chi ha
commentato lo scorso capitolo:
Kucciolaflea, falaula, redRon,
ZAITU e
lenu88.
Grazie di vero cuore per avermi
detto cosa ne pensavate, spero di ritrovarvi anche in questo, nonostante non
possa soffermarmi con i ringraziamenti. J
KiSsEs