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Autore: Moonage Daydreamer    07/09/2013    4 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Fixing a Hole.


Sprofondai nella vasca immergendomi nella schiuma profumata, assaporando finalmente la bella sensazione dell'acqua calda che mi avvolgeva. Per tutto il tempo passato al Bambi, infatti, avevo fatto tutti i giorni le contorsioni per riuscire a mantenere un minimo di igiene personale, e avevo agognato a farmi un bagno che si potesse definire tale. Sospirai pensando a quanto stessi meglio in quel piccolo hotel che in realtà era poco più che una bettola, ma che almeno era pulito, fornito di un letto decente e di un vero bagno. Ero davvero grata ad Astrid per l'aiuto che mi aveva fornito nel trovare una nuova sistemazione.
Uscii dalla vasca mezz'ora dopo e mi resi conto che il tempo mi era sfuggito di mano e che ero in ritardo per l'uscita che io, Astrid e Klaus avevamo in mente di fare.
Mi raccolsi velocemente i capelli bagnati in una treccia e mi infilai i pantaloni saltellando per la stanza alla ricerca delle scarpe e della borsa. Appena fui pronta mi precipitai fuori dall'hotel e mi diressi quasi correndo al punto di ritrovo che avevamo fissato, dove trovai  Astrid ad aspettarmi.
- Scusa il ritardo. - le dissi recuperando il fiato.
- Nessun problema, sono qui da cinque minuti. - mi rassicurò la tedesca.
- Klaus? - chiesi notando la sua assenza.
- Ha dovuto fermarsi a scuola per discutere qualcosa con uno dei nostri professori. - mi spiegò. - Forse viene 'sta sera. -
- Che programmi abbiamo? -
- Un pomeriggio tra ragazze. Sarà estenuante stare fra tutti quei maschi! -
- Basta che non mi porti a fare shopping...- la implorai.
- Non ti piace? -
Scossi la testa:- Dipende; se è shopping di libri sono assolutamente a favore. -
Astrid rise allegramente.
- Effettivamente, è proprio da te dire una cosa del genere. - commentò. - Comunque non preoccuparti, pensavo ad un pomeriggio sul fiume a prendere il sole. -
La ragazza mi indicò un'auto parcheggiata a bordo della strada che non avevo nemmeno notato, e quando fummo salite cominciò a guidare sulla strada che procedeva parallela al fiume per un po' di tempo, abbastanza per uscire dalla città e ritrovarci nella campagna tedesca. Raggiungemmo un'area verde in mezzo agli alberi, poi raggiungemmo la sponda del fiume e ci sedemmo lì.
- Che pace... - mormorai con gli occhi socchiusi, ascoltando il rumore dell'acqua e il canto degli uccelli.
Astrid annuì e si sdraiò di fianco a me:- Mi piace tantissimo questo posto. Quando ero piccola i miei genitori mi ci portavano sempre. -
Rimanemmo un po' in silenzio, godendoci la quiete del luogo, e nel frattempo tirai fuori dalla borsa il blocco da disegno che mi portavo sempre dietro e cominciai a fare uno schizzo del paesaggio.
- E' molto bello. - disse Astrid, la quale, senza che me ne accorgessi, si era messa a sedere e mi stava osservando.
- Grazie, ma lo stai dicendo per gentilezza. Dovresti vedere le opere di Stuart, lui è l'artista del gruppo. -
- Stuart? -
- Il bassista. - precisai.
- Oh, quello che suona girato di spalle? -
- Sì, lui.- risposi. - A Liverpool frequenta la scuola d'arte e ha persino venduto un quadro ad un gallerista. -
- Vi conoscete da tanto tempo, voi due? - chiese ancora Astrid.
Annuii:- Sì, anche se per un certo periodo abbiamo avuto qualche problema, ma ora sembra che li stiamo superando -
- Capisco. Be', ne vale la pena per uno così. -
Rimasi assorta per un attimo, cercando di capire se ero io a fraintendere il senso delle sue parole o se invece lo stesse facendo lei.
- No, guarda, io e Stu non stiamo insieme! - esclamai.
Lei sgranò gli occhi e rimase con le labbra schiuse in un “oh” di sorpresa.
- Io sto con John. - le dissi. - O almeno era così fino alla sera in cui ci siamo conosciute. -
Non lasciai che la negatività di quel pensiero intaccasse il mio umore, così ridacchiai del malinteso, e anche Astrid fece lo stesso.
- Stuart è single. - le rivelai a bassa voce. - Per il momento. -
Lei, per quanto fosse una persona controllata, non poté evitare di lasciarsi sfuggire un lampo di gioia che le attraversò il volto ed io sorrisi, perché già me li immaginavo benissimo insieme.
Di buon umore, tornai a guardare il fiume, su cui il sole si rifletteva donando all'acqua una sfumatura dorata. E come sempre, guardando quel paesaggio meraviglioso mi persi ancora una volta nei miei pensieri. Il sorriso scomparve dalle mie labbra quando finii con il pensare a John, ma non potevo evitarlo: anche se cercavo di fingere che non fosse vero, cominciava a mancarmi.
Assorta com'ero non mi accorsi dei continui click in sottofondo, fino a quando fui costretta a distogliere lo sguardo dall'acqua iridescente perché mi facevano male gli occhi.
Astrid non era più seduta al mio fianco, ma al contrario era accucciata a qualche metro di distanza, con una macchina fotografica in mano. Una lacrima, dovuta al fatto che i miei occhi erano irritati, mi scivolò sulla guancia proprio mentre lei scattava un'altra foto.
- Questo è tradimento! - esclamai.
- Ma se vieni benissimo. - replicò lei. - Ho fatto delle foto piuttosto carine. -
- Cioè meravigliose. - commentai.
Lei scrollò le spalle sorridendo, poi, visto che il sole si stava abbassando sempre di più sull'orizzonte, decidemmo di tornare in città.
- 'Sta sera ti va di venire con me e Klaus in un locale, dopo che hai finito li lavorare? - propose Astrid mentre stavamo tornando a casa.
- Sì, molto volentieri. Se prima vieni al Kaiserkeller ti presento Stuart. -
- Be', chi sono io per rifiutare...- disse la tedesca, facendoci ridere entrambe.

Il locale in cui Astrid e Klaus ci avevano trascinati era molto particolare e non aveva niente a che vedere con quelli che fino a quel momento avevo visto nella Reepherbann. Era molto più moderno e aveva delle luci particolari che mi stordivano.
- Tanto peggio di come sei di solito...- commentò Paul quando lo dissi ad alta voce.
- Taci, o la prossima volta non ti invito a venire con me. - ribattei prendendolo in giro.
Alla fine, dopo che io e Klaus avevamo presentato ad Astrid John, George, Stu e Paul ( Pete si era di nuovo volatilizzato subito dopo la fine della serata), lei aveva chiesto a tutti quanti se volevano unirsi a noi. E ovviamente tutti avevano accettato con entusiasmo.
Stu e John in quel momento erano già al bancone ad ordinare una birra.
Quando il secondo se ne fu andato, Astrid raggiunse Stuart e cominciò a parlargli, mentre Klaus discorreva con gli altri membri del gruppo. Mi sentivo una sorta di terzo incomodo, così comunicai loro che sarei andata a fumare, e uscii dal locale senza accertarmi che qualcuno avesse recepito il messaggio.
Alla fine, stavo sempre meglio all'aria aperta.
Feci qualche tiro, rabbrividendo appena quando cominciò a soffiare una brezza fresca. Avevo indosso un abito azzurro che arrivava al ginocchio e lasciava scoperte le braccia, ma al di là del vento la temperatura era molto piacevole. Stavo morendo di sonno, ma mi spiaceva andarmene così presto, visto che eravamo arrivati da poco. Era anche vero, però, che tutti erano in compagnia, e non avrebbero sofferto la mia mancanza. Sospirai e mi dissi che se volevo tornare all'hotel, dovevo almeno avvertire Astrid.
Finii la sigaretta e la spensi sull'asfalto, poi appoggiai con una spalla al lampione posto quasi di fronte al locale in cui erano i miei amici.
- Ehi, bellezza, cerchi compagnia? - chiese una voce alle mie spalle
Trasalii e mi voltai di scatto, trovandomi davanti quello che sembrava un marinaio palesemente ubriaco.
Lavorando io al Kaiserkeller era capitato che qualche cliente ci provasse con me, anche insistentemente, ma lì ero circondata da persone che conoscevo e avevo mille scuse per allontanarmi.
- No, mi spiace. - risposi cercando di nascondere l'ansia nella cortesia. - Dovrà cercare altrove. -
Il marinaio rise:- Come siamo formali. -
Cercai di capire se sarei riuscita a raggiungere la porta del locale, ma il nerboruto mi bloccava il passaggio; provai ad aggirarlo, ma peggiorai la situazione, perché lui mi afferrò il polso.
- Dove scappi? - Mi tirò verso di sé mentre io cercavo di liberarmi.
- Mi lasci andare! - gridai dibattendomi, ottenendo come risultato l'effetto contrario.
Sentii dei rumori provenienti dal locale, e sperai con tutte le mie forze che qualcuno si accorgesse di quello che stava succedendo.
- Ehi, tu, lasciala immediatamente! - ordinò John furioso.
Il marinaio non fece in tempo a girarsi che un pugno del ragazzo lo colpì in pieno volto.
Troppo ubriaco per reagire in fretta, l'altro si limitò a chiedere:- E tu chi saresti? -
John mi prese per i fianchi e mi spinse dietro i sé.
- Il suo ragazzo, ma comunque non sono affari tuoi, stronzo. -
Vidi il marinaio fremere di rabbia, ma a quel punto  anche Paul, George, Stu e Klaus uscirono di corsa dal locale e si avvicinarono, e lui si accorse di essere cinque contro uno.
- Non ne vale la pena. - ringhiò , poi si girò e si allontanò.
Dopo che il marinaio se ne fu andato ci raggiunse anche Astrid, che era rimasta sulla porta del locale, mentre per un momento John continuò a guardarlo con il volto trasfigurato dall'ira, ed io ebbi paura che da lì a poco avrebbe cominciato a inveire contro la mia stupidità. Rimase immobile mentre io rassicuravo gli altri sul fatto che stessi bene, poi emise un ringhio furioso e mi rivolse un'occhiata in tralice, ma non disse niente.  
Tuttavia la rabbia scomparve dal suo volto. Si girò, scostò da me Paul e George, mi prese per i fianchi e mi strinse in un abbraccio quasi soffocante, tanto era stretto.
- Possibile che tu debba sempre cacciarti nei guai? - disse poi.
- La vita sarebbe troppo noiosa altrimenti. - replicai sorridendo, anche se cominciavo a tremare a causa della tensione.
- Scusami. - sussurrò il mio ragazzo, forse sperando di parlare a voce troppo bassa perché gli altri sentissero.
- John Lennon si è scusato. Domani piove! - esclamò invece George.
- Dì pure che ci sarà un'alluvione. - lo corresse Stuart.
 - O un tornado. - aggiunse Paul.
- O un terremoto. - continuò il più giovane dei tre.
- O un'eruzione vulcanica. -
Com'era prevedibile, andarono avanti per tutto il resto della serata a nominare catastrofi ambientali.


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Hola, come va? Ebbene sì, ce l'ho fatta ad aggiornare, so che aspettavate con impazienza (sì, Meg, continua a sperare...)
Comunque, ho poco da dire riguardo a questo capitolo, se non che la facevo proprio a tenere Anna e John separati a lungo... Spero che il capitolo vi piaccia.
(P.S., so che il titolo non c'entra un'accidenti, ma ero a corto di idee!)


Cherry Blues: Be', fin da quando ho cominciato a scrivere questa fan fiction ho cercato il più possibile di mantenere il più possibile il corso degli eventi reali, ma comunque di avere un personaggi a sé stanti, che non facessero semplicemente la radiocronaca della vita dei Beatles dei primi tempi... e sono felicissima di essere riuscita nel mio intento!!!! Grazie mille per la recensione!

Cagiu_Dida: Grazie per il saggio consiglio, ma purtroppo oltre che lunatica sono anche molto, molto emotiva, per cui non riesco a non dare un peso enorme ai miei sentimenti, ma comunque ci provo :)  Sempre più felice che la storia ti appassioni!!!! Alla prossima!


Peace n Love.

  
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