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Autore: smarties89    07/09/2013    4 recensioni
Christine e Slash sono amici da quando hanno 15 anni. La vita li porterà a perdersi di vista e ritrovarsi più volte negli anni, facendogli comprendere che la loro amicizia non si è mai sopita. Che poi, è sempre stata davvero solo amicizia?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Christine aprì gli occhi, si sentì come se un tir l’avesse investita, non una, non due ma ben tre volte. Tutto intorno a lei era talmente bianco da farle male agli occhi e per un istante si chiese se non fosse morta e se quello non fosse l’aldilà, il paradiso, o qualunque altra cosa ci fosse dopo la morte.
Ma si ricordò subito tutto, non appena tentò di alzare un braccio e sentì una forte puntura nell’incavo: aveva una flebo e lei era in ospedale. Ma non per se stessa, per Slash. Doveva essersi sentita male per la stanchezza, la disperazione e…qualcos’altro. Ricordava di aver parlato don Ola prima di svenire, ma cosa le aveva detto la donna?
Si spremette le meningi alcuni secondi e poi tutto le tornò alla mente, come una bella doccia gelata: i medici avevano dato a Slash dalle 6 settimane ai 6 mesi di vita.
Certo che la vita era proprio una stronza: lei e il chitarrista si erano inseguiti per anni ed ora che finalmente stavano insieme, convivevano e dovevano sposarsi dopo due mesi, capitava una tale disgrazia.
Voltò la testa e sul comodino vide il cellulare: prima di tutto guardò l’ora e si accorse di essere rimasta incosciente, o semplicemente addormentata e stremata, per quasi 4 ore; solo dopo notò che aveva un mucchio di chiamate e di sms da parte di Mandy, la quale le diceva che aveva saputo tutto da Duff e se aveva bisogno di qualcosa. Imprecò, per poi rimettere il cellulare dov’era.
Voleva fare solamente una cosa, adesso: vedere il suo uomo, dato che in quelle ore poteva essere accaduto di tutto. Si tolse poco delicatamente l’ago dal braccio, si mise le scarpe e uscì un po’ traballante dalla stanza; scoprì subito che l’avevano messa proprio accanto alla stanza del suo uomo e che lì fuori, in corridoio, c’erano ancora tutti quanti.
 
“Chris!” Ola si alzò in piedi, seguita subito da Duff e da qualcun altro che lei nemmeno conosceva.
 
“Sto bene, sto bene. Saul?”
 
“Si è svegliato poco fa, i medici lo stanno visitando.” Rispose Michael.
 
Chris fece un triste sorriso, dicendosi che forse lei e Saul avevano aperto gli occhi contemporaneamente: forse avevano sentito la loro presenza reciproca, o forse era un segnale…o forse semplicemente erano anime gemelle. Lo erano sempre state.
Quei pensieri si interruppero di colpo, come una bolla di sapone che scoppia, quando il medico uscì dalla stanza.
 
“Il signor Hudson sta meglio” disse con quella pomposità che Chris odiava in tanti suoi colleghi. “Le sue condizioni al momento sono buone.”
 
“I suoi parametri vitali?” domandò Christine.
 
Il medico la guardò e fece un’espressione ironica, domandandosi silenziosamente cosa ne potesse capire quella ragazza di certe cose. La mora lo notò e aggiunse subito, con tono risentito: “Sono una collega.”
 
“Oh…in questo caso…” il medico si lanciò quindi in strane spiegazioni, estranee a tutti i presenti, Christine esclusa. “Un paio di persone possono entrare a salutarlo, ma non stancatelo troppo.”
 
Annuirono e, con un muto consenso di tutti, Chris entrò.
Vedere Slash là, su quel letto d’ospedale, con decine di fili che lo attaccavano alle macchine le strinse il cuore: ma doveva tenere duro e non farsi vedere piangere.
Il riccio aveva il capo voltato dall’altra parte, a guardare fuori dalla grande finestra, e, probabilmente sovrappensiero, trasalì sentendo la porta aprirsi.
 
“Amore mio…” le disse appena la vide. “Perdonami…non ne faccio una giusta…”
 
Nonostante si fossa imposta di resistere, a quelle parole Chris cedette e scoppiò a piangere, per poi abbracciare il suo uomo, anche lui in lacrime.
 
“Ti hanno già detto tutto?”
 
“Tutto…anche che mi restano massimo sei mesi di vita.”
 
“Ce la farai, Saul. Ti porterò in capo al mondo, se serve…”
 
“Disdici il matrimonio.”
 
“Nemmeno per sogno, Saul. Io e te ci sposeremo a settembre.”
 
“Può darsi che ci arrivi a settembre. Ma non voglio lasciarti vedova dopo due settimane. Se non lo farai tu, ne parlerò con Duff e se ne occuperanno lui e Mandy.”
 
“Saul, ti prego…”
 
“No.”
 
Chris non tentò di dissuaderlo oltre, sapendo che lo stava facendo per lei, che se lui se ne fosse andato lei si sarebbe dovuta rifare una vita con qualcun altro.
Ma Chris non poteva accettare di arrendersi, nossignore. Non avrebbe lasciato andare l’amore della sua vita così, come se nulla fosse. Perciò si fece forza, e gli disse: 
 
“Ascoltami bene, Saul. Sono un medico quindi so cosa sto dicendo. Conosco bene questa malattia e so che può essere mortale. Ma ci sono delle possibilità: dovrai stare a riposo, eliminare alcool, droga, fumo…tutto. Ridurre al minimo gli sforzi e cercare di far ripartire il cuore. Io ti aiuterò, ma tu dovrai anche aiutarti da solo. Ci stai?”
 
Slash si sentiva disperato: scoprire di avere pochi mesi di vita è probabilmente tra le cose più shoccanti che un uomo possa sentirsi dire. Ma vedere Christine così risoluta fece rinascere in lui una speranza: forse c’era una possibilità, e in ogni caso valeva la pena di tentare, dato che non aveva nulla da perdere.
Perciò decise che avrebbe lottato, per Christine, per i suoi genitori, i suoi amici e la sua musica…ma soprattutto per se stesso, perché non voleva negarsi la possibilità di vivere e invecchiare con la donna che aveva sempre amato.
 
“Quindi il matrimonio non dobbiamo annullarlo, ma solo posticiparlo di qualche mese.” Disse il chitarrista sorridendo.
 
Christine lo abbracciò, felice nel vederlo così convinto. “Ti amo, Saul Hudson, e ti farò guarire…fosse l’ultima cosa che faccio.”
 


 
I mesi successivi non furono facili per nessuno: Christine si mise in aspettativa dal lavoro in ospedale per poter seguire Slash di persona. Per prima cosa, appena si rimise un po’ in sesto, lo trasportarono a Los Angeles, in ospedale, dove rimase ancora un paio di settimane. Gli installarono un defibrillatore nel cuore tramite un’incisione sotto l’ascella, che avrebbe regolato il ritmo del suo quando batteva troppo forte o troppo piano.
E poi venne la riabilitazione.
Slash dovette rimanere per 4 mesi a riposo totale, concedendosi solamente un tempo limitatissimo di leggera attività fisica per rimettere in funzione il cuore…se il cuore avesse ripreso la sua normale attività, lui sarebbe guarito e avrebbe potuto avere una vita normale. In caso contrario…beh, nessuno ci voleva pensare.
Per Chris fu dura tenerlo 4 mesi a letto, da cui si alzava solo per andare in bagno e per fare 10 minuti di passeggiata al giorno. Slash era tremendamente insofferente: voleva muoversi, andare, suonare…e invece era segregato in casa.
Tanti amici andarono a fargli visita: Duff, che era lì praticamente tutti i giorni, Matt Sorum, Gilby Clarke, Steven Adler, con cui riprese finalmente i contatti e rinsaldò l’amicizia distrutta con l’espulsione del batterista dai Guns N’ Roses dieci anni prima. Venne perfino Izzy Stradlin, stupendo non poco tutti quanti; nessuno sapeva dove si trovasse, con chi e cosa facesse…ma questa non era una novità.
Dopo quei mesi da incubo, finalmente la bella notizia: il cuore di Slash aveva ripreso a funzionare benissimo e ormai era fuori pericolo. Ovviamente doveva dimenticarsi alcool, droghe e similari…poteva concedersi giusto una, due sigarette al giorno. E per i primi tempi limitare gli sforzi.
Arrivati a casa dopo la visita, Christine e Slash si abbracciarono felici e ben presto si ritrovarono sdraiati sul divano in preda alla passione: erano mesi che non si batteva chiodo, e il riccio non ne poteva davvero più.
Stava spogliando Christine quando lei lo bloccò: “No. Non devi affaticarti troppo.”
 
Slash mise il broncio come un bambino di dieci anni. “Ma io ho voglia!”
 
“Anche io, ma la tua salute è più importante!”
 
“Io credo che dovremmo comunque fare una prova: tanto non ho intenzione di vivere una vita senza sesso con te!”
 
Chris scoppiò a ridere, per poi far stendere Saul sul divano. “E se invece…” gli si mise sopra, portando subito le mani ai jeans del chitarrista. “Mi occupassi io di tutto quanto e tu dovessi rimanere solamente qui, sdraiato, in balia del piacere che ti darò?”
 
A Slash vennero i brividi sentendo il fiato caldo della donna sul collo e la sua voce roca e sensuale; era eccitato come un ragazzino e, al diavolo, se il cuore avesse ceduto almeno sarebbe morto felice.
 
“Non potrei chiedere di meglio.” Concluse lui, prima di baciare di nuovo Christine, perdersi in lei e scoprire con sommo piacere che il suo cuore avrebbe retto senza problemi la sua, sperava, intensa attività sessuale.

 
 
 


Salve a tutti :) Come anticipato, le cose si sono sistemate e il caro Saulie è di nuovo più attivo che mai, eheheheh! Bene, vi avviso che il prossimo capitolo, che arriverà mercoledì o giovedì, sarà il penultimo! Grazie a chi legge, segue e recensisce! Un bacione!
  
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