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Autore: Fanriel Kerrigan    07/09/2013    0 recensioni
Nel nord della Scozia il ritrovamento di misteriosi reperti storici smuove forze ormai da tempo sopite nelle ceneri della memoria. La Storia reclama Sangue e Vendetta.
Genere: Dark, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Sulla strada deserta per Elgin l'unica luce proveniva dai fari di una vecchia moto, che procedeva spedita.
Cody Phoenix vedeva tutto attraverso una nebbia confusa che gli era entrata nel cervello e sembrava non volersene più andare. Era così tutte le volte che si trovava bloccato da un'indicibile paura che lo spingeva a fuggire davanti a Kain.
Sapeva benissimo che Kain valeva molto di più di lui e che avrebbe potuto portargli via Angela in qualsiasi momento ma non aveva la forza necessaria ad affrontarlo.
Non aveva nemmeno la forza per affrontare il ritorno da suo padre, a casa sua, un altro luogo in cui sentirsi debole, quindi non gli rimaneva altro che andare nell'unico posto dove avrebbe potuto chiudere fuori il mondo e rimanere in pace.
Da lontano le si intravedevano gli anonimi edifici della stazione dei treni di Elgin. Il ragazzo respirò profondamente e accelerò per tagliare la distanza.
Parcheggiò la moto sotto ad una tettoia, il più istante possibile dalla strada in modo che non fosse individuabile ed entrò.
Lo accolse l'abituale deprimente atmosfera fatta di cemento e piastrelle color vomito, di barboni sulle panchine d'attesa e acqua che gocciolava sul pavimento bisunto ma per quanto squallido ,quel luogo gli offriva la protezione di cui aveva estremamente bisogno.
Si diresse con passo sicuro verso il bagno per gli uomini e vi si chiuse dentro puntellando la porta con un bastone di ferro, una precauzione che non si era mai rivelata necessaria in tutti quegli anni.
Senza la minima esitazione si mise a frugare nella fessura tra il termosifone guasto e il muro, traendone un vecchio asciugamano nero e sistemandolo con cura sul pavimento.
Si guardò allo specchio quasi di sfuggita e la lastra opaca gli rimandò l'immagine di un ragazzo parecchio stanco e provato, nulla più. Quello che lo spaventarono di più furono gli occhi vuoti, privi di ogni luccichio o reazione.
Cody era stanco. Definitivamente stanco. Non sarebbe stata una dormita a metter fine al suo vagare.
Da qualche parte dentro di sé sapeva che non sarebbe mai sfuggito dalla vita che gli si stava disegnando attorno spietata e per quel motivo non voleva portare la dolce Angela nel suo personale inferno.
Non voleva costringere nessuno ad interminabili e pericolose nottate di fuga, a subire la sua disperazione quando di notte si svegliava urlando con la testa spaccata in due da incubi ricorrenti che non avrebbe mai avuto il coraggio di descrivere.
Certe volte si chiedeva il senso di tutto ciò.
Si abbandono sull'asciugamano, rannicchiandosi come un cane bastonato, con lo stomaco in preda agli spasmi causati dalla fame. Non aveva messo nulla sotto i denti e la sensazione di debolezza gli fece stringere gli occhi.
C'era qualcos'altro, una strana vibrazione nella testa, nulla che avesse a che fare con la stanchezza o con la fame.
Riaprì gli occhi: il terremoto, si disse, e scattò in piedi in un gesto che gli fece dolere tutti i muscoli delle gambe e delle braccia in un sol colpo.
La vibrazione continuava ma era tutto esattamente immobile in quello stanzino.
Una nauseante sensazione di gelo lo avvolse e l'aria si fece più densa, quasi irrespirabile.
Il dolore fisico per un attimo passò in secondo piano quando si girò ad osservare lo specchio e incredibilmente vide un'altra persona. La sua mente riconobbe qualcosa di familiare in quel volto ma Cody non sapeva a chi attribuire quelle spalle possenti e quegli occhi grigi, spietati.
Il ragazzo si girò di scatto, convinto ci fosse qualcuno con lui, ma vide solo le porte dei cubicoli delle toilette e cominciò a sudare freddo. Stava davvero impazzendo, pensò, gli faceva male la testa e il gelo gli stava arrivando al cuore.
Come tutto era iniziato, tutto finì di colpo. Cody ricadde a terra privo di forze, con gli occhi spalancati verso il soffitto e il respiro affannato.
Il gelo si era diradato e il suolo era tornato ad essere solido e stabile.
Il ragazzo tentò di ricomporre l'immagine che gli era apparsa allo specchio ma più cercava di ricordare chi fosse più se ne dimenticava. Di una cosa era sicuro: quel viso e quegli occhi lasciavano intendere un disprezzo rivolto interamente e inesorabilmente a lui, Cody Phoenix.
Passarono minuti lunghi come giorni prima che il ragazzo fosse in grado di rialzarsi sulle proprie gambe, a testa bassa, quasi timoroso di rivedere la superficie lercia dello specchio.
Riavvolse l'asciugamano e lo nascose con cura ed uscì dal bagno. Aveva bisogno di respirare aria fresca.
La stazione era più rumorosa , segno che l'alba si stava avvicinando. Dovevano essere le 4 o giù di lì, concluse Cody, vedendo le signore incaricate delle pulizie fingere di affaccendarsi su e giù dalle scale.
Non dovevano essere molto efficienti viste le condizioni vergognose in cui versava l'intera costruzione.
Le signore in divisa blu lo ignorarono, scambiandolo per un altro senzatetto che, per fortuna, se ne stava andando da solo sulle proprie gambe.
Uno dei loro compiti era infatti di scacciare i barboni per regalare agli utenti della stazione un ambiente perlomeno decoroso.
La notte era ancora un solido schermo nero, con un accenno azzurrino verso est. La distesa della brughiera scozzese era un tutt'uno con le costruzioni di Elgin e la notte rimandava odore di campagna misto al fumo delle industrie che riprendevano vita al sorgere del giorno.
I lampioni offrivano una spettrale illuminazione alle rare auto che circolavano e che Cody notò con un misto di disgusto e preoccupazione.
In qualsiasi di quelle auto avrebbe potuto esserci suo padre o chi per lui lo stava cercando.
Tutti quegli anni gli avevano messo addosso un terrore quasi ossessivo. Ogni sua fuga si era conclusa con il padre che lo riprendeva per la collottola e lo riportava a casa, infliggendo la solita punizione.
Attraversato da una scarica di rabbia Cody riprese a camminare, quasi a correre, verso la sua vecchia moto, l'unica compagna di cui sentiva davvero di potersi fidare.
C'era un solo modo per mettere fine a tutto: per mettere fine alle violenze di suo padre, alla delusione di Angela, alle risse con Kain e agli incubi che lo perseguitavano.
Inforcò con sicurezza la strada che usciva dalla stazione, decidendo che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quell'orrendo edificio.
Cody scivolò via con sicurezza tra le ombre della notte.

  
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