Cinquanta sfumature di cafone
Prima
sfumatura - Biondo 1999
Sono
Claretta, da tutti conosciuta come ‘Claretta la tonda’* per via del mio
carattere mansueto, e sono sempre stata una ragazza semplice e di buona
famiglia. Ho vissuto sempre con mia madre, che per via del nostro ceto sociale
e dell’ingente eredità lasciataci da mio padre alla sua morte, viene
sopranominata dai nostri braccianti ‘La C’ntessa’dè lì brilluocchè*. Sono
stata educata a mantenere sempre vivo il mio stato sociale e non mi sono mai
spinta oltre i confini della mia elegante tenuta.
Ma
c’era un solo giorno designato ai festeggiamenti di fine estate, in cui noi
nobili ricconi potevamo interagire con i nostri fedeli braccianti; quel giorno
sulla mia strada vi trovai colui che cambiò e stravolse il mio destino in modo
dirompente.
Un
vero cafone.
Lo
vidi per la prima volta passare nel fiume di folla, tra i nastrini gialli e blu
delle decorazioni campagnole. Portava i capelli rigorosamente a spazzola,
ricordava un porco spino, e il colore biondo innaturale era ricreato dalla
decolorazione di una scadente tinta. I pantaloni jeans con strappi sfilacciati
e con un taglio svasato sulle caviglie, richiamavano la moda di un decennio
prima; la canottiera bianca era inamidata di sudore, dato il sole infuocato
delle tre del pomeriggio ancora estivo, e la catenina con il pendente - ed evidente
- crocifisso risplendeva adagiata grettamente sul cuscino di irsuti peli del
petto .
Ecco
come mi si presentò, un attraente campagnolo sprizzante di testosterone, credo
proprio che fu questa la sua prima sfumatura.
*
la
tonda: Claretta la tonta.
* C’ntessa’dè lì brilluocchè: La contessa dai
brillanti gioielli.
(Nel
dialetto ascolano, in generale, le T vengono pronunciate come D quando
precedute da N, ad esempio, attentamente, diventa ‘attendamende’,
ecc… In altre parole vengono omesse alcune vocali, ‘C’ntessa’ di Contessa. Gli articoli e proposizioni si
stravolgono, ‘lu’ sarebbe il, oppure ‘na’ sarebbe, una, ‘d’ o ‘dè’, con
articolo maschile o femminile, intende del o della. E il semplice ‘st’ di stare o sto, viene pronunciato con una C al suo
interno, quindi diventerebbe ‘sctò’. Inoltre le
vocali di alcune parole vengono accentate, cadere, diventa, ‘cascacà’. Ci tengo a spiegare questi punti, perché dato che
dovrà aiutarvi a capire ciò che scrivo, trovo che sia molto meglio che io
inserisca questa lunga nota per permettervi, anche in seguito, di comprendere il
dialetto ascolano.)
Salve a tutti quanti, sono tornata con questa strana idea che mi
è venuta in mente in concomitanza della mia ultima lettura “Cinquanta sfumature
di grigio” (non mi soffermerò nel fare una recensione del libro, posso dire che
me lo sono fatto scendere di forza) e il voler unire scherzosamente le
caratteristiche ‘stravaganti’, rudi degli uomini e usanze che ci sono nel mio
paese.
Questa raccolta narrerà di tutte le sfaccettature (non sono
sicura se arriveranno a cinquanta) dell’uomo ‘cafone’ e nasce come parodia, presa
in giro, del chiacchierato romanzo sopra citato.
Spero che faccia ridere almeno un po’ e vi capirò se non
capirete molto l’idea di ciò che volevo ricreare. Ma magari vi incuriosirà a
voler scoprire i coloriti modi di dire e modi di fare degli ascolani.
Grazie per essere entrati a leggere .
Alla prossima sfumatura.