Inuyasha e Kagome riusciranno a fare pace? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo, vi avverto! =P
E vi avverto anche su un’altra cosa. Oggi mi vedo con Emiko, così dovrei riuscire a pubblicare il capitolo di domani (speriamo bene XD).
Nel frattempo godetevi il capitolo, in
attesa del prossimo “Volevo vederti sorridere” (titolo ancora incerto >.>)
Volevo inoltre rispondere alla domanda di akane_date (se si può chiamare risposta quella che sto per dare >.>'): sinceramente non ne ho la più pallida idea! So come farò continuare e finire la storia, ma non quanti capitoli ci vorranno ancora. Non penso che supereranno i venticinque, ma non ne sarei così sicura. Non sono capace a fare i calcoli di quanto scrivo (conta che credevo di finire la storia in venti pagine... sono a cento -.-)
Spero di farvi sapere appena avrò un'idea più chiara!
Volevo dirti
che ti amo
Kagome correva, sotto la
pioggia scosciante. Casa di Inuyasha
era vicina, ma a piedi era comunque una bella camminata. Lei non si fermò
nemmeno un attimo, anche se le faceva male il fianco, e se faticava a
respirare. Non vedeva bene, a causa dell’acqua negli occhi. Corse
per un tempo che le sembrò interminabile. Quando poi
lo vide: quel cancello, socchiuso, e quel viale che attraversava il piccolo
cortile. Si buttò contro il cancello, aprendolo, e corse per il
viale. L’urto le fece perdere
l’equilibrio, e cadde davanti alla porta. Non riusciva più a respirare, e le
faceva male il petto.
<< Jaken,
sono sicura di aver sentito un rumore in cortile! >> disse la vocina
allegra di Rin, sempre più vicina.
<< Era di sicuro un
fulmine Rin, non uscire! >> rispose la voce gracchiante del piccolo youkai. La bimba lo ignorò, aprendo la porta.
<< Signorina! >>
strillò impaurita, vedendo Kagome a terra, bagnata e con i capelli gocciolanti,
che respirava a fatica.
<< Chi è quella
ragazza? >> chiese una voce femminile, autoritaria ma dolce allo stesso
tempo. Kagome alzò il volto, mente cercava di
rimettersi in piedi con l’aiuto della piccola Rin. Vide una youkai
bellissima, vestita con il kimono tradizionale, gli occhi dorati, una mezzaluna
violetta sulla fronte e delle strisce della stessa tonalità sulle guance. Aveva
dei lunghi capelli argentati, in parte legati in due codini alti legati con dei fermagli a forma di conchiglia. La
somiglianza con Sesshomaru era impressionante.
<< Signora Madre, è
un’amica di Inuyasha >>
rispose Jaken inchinandosi. La donna spostò lo
sguardo sprezzante su Kagome.
<< Un’amica del figlio
di quella sgualdrina? Che ci fai qui? >> chiese
scontrosa. Anche il carattere era uguale a quello del
figlio.
<< D… dov’è? >> chiese Kagome cercando di far tornare il respiro regolare.
La youkai la squadrò, perplessa.
<< Come scusa? >>
<< Inuyasha…
dov’è? >> ripeté Kagome con le lacrime agli occhi. Solo Rin, che era lì
accanto, lo notò. Per gli altri apparivano come gocce di pioggia sul volto.
<< E’ già uscito… che
cos’hai, signorina? Sei così triste! >> domandò
la bimba quando lei singhiozzò. Lo aveva perso. Era
arrivata troppo tardi.
<< Vai a sinistra, e
corri più veloce che puoi >>
Kagome alzò lo sguardo sorpresa. Davanti a lei, sotto la pioggia, c’era Sesshomaru. Il suo sguardo era… comprensivo?
<< Se
corri lo raggiungi >> disse, coprendo Rin con un impermeabile.
Kagome scoppiò in singhiozzi.
<< G… grazie! >>
urlò girandosi, correndo fuori dal cortile e svoltando
a sinistra.
<< Ma
insomma, chi era quella ragazza, Sesshomaru? >>
chiese la madre scocciata. Lui si voltò, e rientrò in casa con Rin.
<< La sua compagna >>
rispose lui, con tranquillità. Un lampo di sorpresa attraverso gli occhi della
donna, ma non si scompose.
<< Non aveva il suo odore addosso >> fece notare, perplessa.
<< Non ancora >>
rispose il figlio sbrigativo, asciugando i capelli di Rin con un asciugamano.
Alla madre faceva sempre uno strano effetto vederlo indaffarato con quella
bambina.
<< E
da quando aiuti Inuyasha? >> domandò perplessa.
Lui fece un cenno a Jaken, che andò a prendere un
cambio alla bambina, con lei che gli trotterellava dietro. Poi, lanciò uno
sguardo neutro alla madre, e si ritirò senza dire una parola. La donna sospirò.
<< Tsk!
Figlio ingrato, ma chi se ne importa! >> sbuffò, andando nelle sue
stanze.
<< Pensi che la
signorina Kagome raggiungerà Inuyasha?
>> chiese la piccola Rin mentre si cambiava la
maglietta.
<< Penso che lui si fermerà quando sentirà il suo odore. Certo, sotto alla pioggia ci metterà un po’ a sentirlo. Comunque, il signor Sesshomaru ha
detto che stava crollando. Non sarebbe riuscito ad ignorarla
ancora a lungo >> rispose Jaken,
soprappensiero.
Kagome continuava a correre
nella direzione indicata, ma di lui neanche una traccia. Cominciò a temere di
averlo perso, di non aver corso a sufficienza. Sesshomaru
non poteva aver mentito, non poteva essere stato così
crudele. Ma se Inuyasha
avesse previsto tutto? Se glielo avesse chiesto per evitarla.
Cercò di sotterare quel pensiero sotto le sue
speranze, ma continuava a tornare a galla. Superò l’ennesima svolta. Ormai
stava per cedere. Non ce la faceva più. Quando i suoi
occhi, videro qualcosa. Frenò bruscamente per tornare all’incrocio appena
superato. Non poteva aver sbagliato, quei capelli neri…. Rimase immobile a
fissare quella sagoma di spalle, il petto che si muoveva frenetico al ritmo del
suo respiro.
<< I… Inuyasha >> balbettò con voce debole. Non aveva più
fiato, e aveva un dolore lancinante sui fianchi. L’hanyou
si voltò impercettibilmente. Riuscì a vedere la sua pupilla viola scuro che la
scrutava, ma non parlò.
La pioggia continuava a
scendere, incessante, mentre i due si osservavano in silenzio.
Kagome lo vide
mentre stringeva i pugni. Si stava trattenendo? Da cosa? Il ragazzo si
voltò, cominciando ad allontanarsi.
<< A… ASPETTA! >>
urlò la ragazza avanzando. Lui si fermò nuovamente. Kagome sentì le gambe
tremare. Aveva paura, paura di vederlo andare via di
nuovo, come quel giorno.
<< Io… ti prego, perdonami! >> urlò, per sovrastare il rumore
della pioggia. Ricominciò a piangere, singhiozzando. Inuyasha
si voltò, guardandola con uno sguardo neutro. Fu un’altra pugnalata.
<< Non… non mi
lasciare… torna a casa con me >> balbettò,
sforzandosi di trattenere le lacrime. Lui strinse ancor di più i pugni, fino a
far diventare bianche le nocche.
<< Io… lo so che non me
lo merito, e che sono stata stupida, e infame e che… e che non avrei dovuto farlo ma… non… non andartene, ti prego! Almeno
ascoltami! >> singhiozzò, osservando la schiena del ragazzo terrorizzata.
Inuyasha fece un respiro profondo, prima di voltarsi
completamente per fronteggiarla.
<< Che
vuoi? >> chiese brusco. Kagome sobbalzò. Il suo tono di voce le metteva
paura, ma era da così tanto che non lo sentiva parlare
che si sentì morire di gioia. Gli aveva parlato di nuovo. Dopo ventitre giorni. Tirò su con il naso, cercando di non
piangere, ma fu tutto inutile. Sentì le gambe cedere, e non fece nulla per
evitarlo. Cadde seduta, con le gambe lungo i fianchi, piangendo e singhiozzando
e con le mani sul volto.
<< Volevo… volevo dirti che ti amo! >> urlò tra le lacrime, disperata.
Lui sobbalzò a quella frase. La osservò, così bagnata, seduta sull’asfalto
freddo e zuppo, in lacrime davanti a lui. Ringraziò il cielo che Kagome non potesse vederlo in quel momento. Gli aveva chiesto scusa.
Era venuta a cercarlo. E adesso… Fece un respiro
profondo, aprendo le mani. Se avesse continuato così,
anche senza artigli avrebbero cominciato a sanguinare. Sapeva che non sarebbe
riuscito a rimanergli lontano ancora per molto.
<< Ti prego >> lo
implorò lei con voce troppo acuta << non mi lasciare da sola >>
I
singhiozzi si erano intensificati talmente tanto da farla tremare violentemente. Cominciò a sentire freddo, e il bagnato del vestito
che si era attaccato alla sua pelle. Le facevano male le
gambe per la corsa, e il dolore al fianco si era intensificato. Aveva
troppa paura per spostare le mani dal volto e alzare lo sguardo su di lui. Paura di vedere il suo sguardo duro, o la sua schiena che si
allontanava.
Inuyasha sospirò, rassegnato, un po’ al suo istinto e un po’
all’insistenza di quella ragazza, così egoista, crudele, vendicativa, ma al
contempo così tenera e indifesa.
<< Credo di non avere
altra scelta >> disse infine, concentrando il suo sguardo violetto sulla
ragazza. Lei smise di singhiozzare, e alzò lo sguardo su di lui. Incrociò per
un attimo i suoi occhi, e capì. Capì che l’aveva perdonata. Scoppiò a piangere
nuovamente, mentre lui si avvicinava e si chinava accanto a lei.
<< Ti riporto a casa >> sussurrò, prendendola in braccio.
Lei si rannicchiò sul suo petto. Anche lui era
bagnato, ma era così caldo. Continuò a singhiozzare ancora per una decina di
minuti, prima di calmarsi. Rimase in silenzio, tra quelle braccia che la
proteggevano. Avrebbe voluto rimanere così per sempre,
con la consapevolezza di aver ottenuto il suo perdono. Ma
sapeva che non era così. Non era stata ancora perdonata. Aveva solo ottenuto la
concessione di venire ascoltata. E se lui non l’avesse
comunque perdonata? Cosa
avrebbe fatto a quel punto?
<< Mamma, Kagome è
tornata! C’è il fratellone cane con lei! >> urlò
Sota affacciandosi dalla porta. La madre corse
all’ingresso con gli asciugamani, e subito li porse ai due ragazzi
quando entrarono. Inuyasha posò Kagome sullo
scalino dell’ingresso, e lei rimase lì seduta. Cominciò a tremare,
ricominciando a sentire il freddo della pioggia.
<< Inuyasha,
grazie per aver riportato a casa Kagome >> lo ringraziò la madre con
sincerità, offrendogli un asciugamano.
<< Grazie, ma è meglio
che vada >> rispose lui con tono neutro. Kagome
spalancò gli occhi, e si aggrappò alla sua gamba.
<< NO! >> urlò,
terrorizzata. Il ragazzo la guardò sbalordito.
<< E’ meglio che tu
rimanga, non è una buona idea uscire con questa
pioggia >> propose nuovamente la donna, porgendogli anche i vestiti
puliti << tieni, sono di mio marito. Vai pure a cambiarti in camera del
nonno, dovrebbero andarti bene >>
Il ragazzo salì le scale rassegnato. Anche l’ultimo
tentativo di fuga era fallito. Ormai era incapace di andarsene.
<< Kagome, vieni, ti aiuto a cambiarti >> le disse la madre, portandola
nella sua camera. Gli fece indossare il pigiama, e le asciugò i capelli con il
phon. Dopo i primi violenti tremori, la ragazza si calmò. Smise di piangere e
singhiozzare, e si riscaldò con l’aria calda dell’asciugacapelli.
<< Vai in camera tua
adesso. E porta una coperta e una tazza di tè a Inuyasha. Lo scalderà >> disse
porgendogli una tazza portata da Sota. Kagome ebbe
l’impressione che tutti si fossero preparati in
anticipo. Anche il nonno non si era intromesso.
Tornò nella sua stanza, dove
trovò Inuyasha seduto sul suo letto.
<< Tieni,
è da parte di mamma >> disse porgendogli la tazza di tè e la
coperta. Lui annuì, mettendosi la coperta sulle spalle e prendendo la tazza. Anche Kagome si rifugiò nel suo piumone, prendendo un
respiro profondo.
Era il momento della verità.