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Autore: Ceci Princessofbooks    07/09/2013    2 recensioni
Edward ha sempre amato gli animali, ma da molto tempo non si concede più di tenerli al suo fianco: Bella decide di intervenire. Piccola one shot dedicata all'amicizia, tra tutte le specie.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Wool – Magie di lana


Edward aveva un cane, una volta.

Non l'aveva mai raccontato a nessuno: quei ricordi sembravano troppo comuni, troppo puliti e semplici per incastonarsi nella sua nuova esistenza di giochi di luce ed ombre profonde. Ma ricordava distintamente il suo Toby: lo ricordava mentre gli correva dietro nel grande giardino odoroso di caprifoglio, Edward un bimbo in calzoncini corti dalle guance rosse di risate; lo ricordava quando nelle sere d'inverno, mentre lui leggeva di fronte al fuoco, gli si accoccolava ai piedi. Ed erano memorie dolci e facili come le pastiglie di zucchero che la sua governante gli comprava sempre.

Per questo, anche durante la sua vita oltre la trasformazione, aveva sempre amato gli animali, sebbene molti ringhiassero allarmati di fronte all'odore minerale della sua razza. Certe volte sentiva davvero la mancanza di un compagno silenzioso, di un batuffolo di pelo e affetto che lui potesse ancora proteggere e accudire; soprattutto nelle lunghe, immense notti di dicembre, quando tornava dalla caccia, il sangue caldo e inebriante che gli scuoteva le vene: perché quelli erano i momenti in cui si sentiva meno umano, e in cui avrebbe avuto più bisogno del conforto elementare di qualcosa da accarezzare.

Bella, però, l'aveva notato.

Aveva notato il sorriso così vero e istintivo, quasi un riflesso condizionato, in cui si distendevano le labbra di Edward quando passavano insieme di fronte alle vetrine del negozio di animali, il modo in cui i suoi occhi si colmavano di un tepore incerto e indifeso; quegli occhi potevano essere splendidi e gelidi come oro, o incupiti dal desiderio o dal pensiero, ma lei credeva di non amarli mai quanto di fronte a quei cuccioli.

Per questo aveva compiuto quel gesto avventato e un po' patetico.

Queste due parole descrivono le mie azioni con una preoccupante frequenza, pensò, mentre restava seduta sul morbido divano bianco del salotto dei Cullen, con una scatola aperta sulle ginocchia.

-È una pazzia- dichiarò Alice, rientrando in quel momento con una tazza di caffè bollente in mano -una vera pazzia. Capisco le tue intenzioni, e le approvo, ma lui non ne sarà affatto contento. Affatto.-

Con un cipiglio che mal si adattava al suo viso da elfo, la sorella di Edward si accomodò sulla poltrona di fianco a lei, porgendole la tazza. Bella la strinse tra le dita, lasciando che il tepore sciogliesse il gelo del pomeriggio di dicembre, e pensò disperatamente a come difendere la propria posizione. -Lo so, Alice- sospirò infine, optando per la vecchia e rischiosa tecnica della verità -ma so anche che potrebbe fargli molto bene, soprattutto a lungo andare. Ha bisogno di qualcuno con cui essere dolce e affettuoso, ma che non gli rechi tanta preoccupazione quanto me. So di essere una sorta di mina vagante.-

-Be, ehm...- tentò di ribattere l'amica, cercando una replica adatta. Inutilmente.

Bella sollevò una mano, frenando i suoi penosi sforzi. -No, Alice, la mia non era una domanda. In questi mesi ho posto in pericolo la mia vita o quella di Edward almeno un fantastiliardo di volte; è ora che abbia anche qualcuno in grado di dargli tenerezza e compagnia senza implicazioni letali.-

-Ma ciò che avete voi due è molto di più...-

-Lo so, certo: io e lui, anche se le sue ragioni continuano ad apparirmi piuttosto oscure, ci amiamo, ed è la cosa più spaventosa e splendida e incomprensibile e preziosa che io abbia mai vissuto. Ma questo amore talvolta, come tutti i grandi amori, fa male; quello che voglio è dargli un sollievo, un affetto più semplice, senza buio.-

Il fruscio della porta d'ingresso che si apriva le zittì. Improvvisamente, Bella percepì qualcosa, come un sussulto fresco nell'aria, un vago sentore di brina e resina, e seppe che era Edward.

Un istante dopo, il volto cesellato del suo ragazzo comparve sull'uscio del salotto, bianco come l'ala di un cigno. Fissando quegli occhi splendenti, di un castano soffuso d'oro come le gonfie nocciole dell'Autunno, sentì il cuore pulsarle furiosamente nelle tempie. -Ehi- le salutò, avanzando con le sue falcate silenziose; era inutile, di fianco a lui Bella sarebbe sempre risultata goffa come un'anatra. -Come mai quelle facce colpevoli? Cosa state macchinando voi due?-.

-Bella vuole darti il tuo regalo di Natale- rivelò Alice, spalancando le palpebre come se fosse sorpresa dal suono della sua stessa voce -in anticipo.-.

Edward sollevò un sopracciglio, un'ala scura sul candore della fronte. -Ah davvero? E c'entra forse con quella scatola?- il sopracciglio si inarcò ancora di più. -Scatola che si è appena mossa, a quanto vedo.-

-Sì, bè...- Bella tentò di distogliere lo sguardo dalla cristallina bellezza del suo fidanzato, cercando di ricordare come si respirasse -in realtà sì, ma è una cosa un po'...strana...spero che...- con improvvisa risolutezza, si alzò in piedi, tendendo la scatola sotto il naso di Edward. In fondo era saltata giù da una scogliera. Questo non poteva essere tanto peggio. -...spero che ti piaccia, ecco.-

In silenzio, il suo ragazzo prese l'involto, scostando i petali di carta velina; e quando vide cosa contenevano, il suo viso si raggelò e sciolse ad un tempo.

Dentro c'era il più piccolo coniglio nano che avesse mai visto: avrebbe potuto facilmente stare nella sua mano aperta. Il pelo era grigio e lanoso, come uno sbuffo di nebbia rotondo, e si scuriva in un nero vellutato sulle orecchie e intorno agli occhi, grandi e spalancati. Era caldo sulla sua mano e vivo e soffice e delicato. Con immensa dolcezza, Edward sollevò le dita, accarezzandolo sulla testa. Il suo viso era impenetrabile.

Bella si morse il labbro. -Non ti piace, vero? È stata una pessima idea, lo so, Alice me l'aveva detto e...-.

-No- mormorò lui, con una voce bassa e densa che la ragazza legava solo ai momenti in cui si sentiva più indifeso. - è solo che...che non si è ritratto.-

Fu il turno di Bella di aggrottare la fronte. -Credo...credo di non capire.-

-Noi ci nutriamo di animali- intervenne Alice, i tratti fini e sbarazzini colmi di affetto -quindi di solito le altre creature percepiscono il potere e il pericolo che emaniamo. Invece il tuo piccolo amico non si è mostrato spaventato. Non è così, Edward?-.

-Sì- mormorò lui, e in quel sussurro Bella colse tanto dolore e tanta solitudine da farla scoppiare a piangere. Quando poté di nuovo fidarsi della propria voce, gli pose una mano sul braccio freddo. -Allora buon Natale, Edward. Spero che vi prenderete cura l'uno dell'altro.-.

Lui sfiorò ancora un istante il pelo della piccola creatura, e non si impedì di ricordare i pomeriggi di sole e risate trascorsi con Toby, quando la luce non lo trasformava ancora in una statua di cristallo e non era che un ragazzo dagli occhi giovani. Ma questa volta, quelle memorie non fecero male.

Forse, se poteva ancora godere del tocco di un cucciolo, poteva ancora fare molto altro. Ancora ridere, scherzare, danzare.

Guardò Bella.

Amare.

-Come lo chiamerai, Edward?- chiese Alice, sorridendo.

Lui strinse a sé la sua fidanzata, mentre il coniglietto si poggiava contro il suo petto, in un incavo che sembrava plasmato per lui.

Ed Edward sentì un tepore che non percepiva da anni avvolgerlo come lana.

-Wool- decise -lo chiamerò Wool.-

   
 
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