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Autore: sleepingwithghosts    08/09/2013    2 recensioni
(...) mi ripetete come, di preciso, riusciremo a scovare Jared, Shannon e Tomo?»
Una malsana idea nata subito dopo aver visto Artifact. Tre amiche che partono alla ricerca dei loro eroi, prendendo un volo last minute per Los Angeles e che finiranno per mangiare tante ciambelle, questo è sicuro. Ma li incontreranno? Ci riusciranno davvero? Che l'avventura abbia inizio.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frances si chiama così perché sua mamma ama Dirty Dancing. Tutte le mamma amano Dirty Dancing (io lo amo, perdio) ma la sua lo amava così tanto da dare a sua figlia lo stesso nome della protagonista. Potrà sembrare una cosa folle, ma la madre della mia amica un po’ folle lo è sempre stata. Ascoltando i suoi racconti, seduta sul divano bianco di casa sua, mi ritrovo spesso a bramare fiori fra i capelli e vestiti hippie, e dieci secondi dopo a essere catapultata nell’era punk di Londra. E poi ti fa adorare Parigi, che conosce come le sue tasche, e i libri, e i film. Stai certo che quel libro a cui stai pensando lei l’ha letto, che quel film sconosciuto e meraviglioso che hai per caso trovato durante un attacco acuto di insonnia in un canale che non sapevi nemmeno esistesse nella tua televisione, lei l’ha visto.

Tutto questo per dire che Frances è come lei: una raffinata, intelligente, super-acculturata ragazza bionda. Ebbene sì, non tutte le bionde sono stupide ed insulse. E ve lo dico perché ero io quella che durante i compiti di filosofia dimenticava la parola chiave di tutto il discorso e la chiedeva lei, china sul foglio e nascosta dai lunghi capelli. Frances è una di quelle ragazze che vedi e dichiari da subito perfette. Per me, almeno, è stata perfetta fin dal primo giorno.

 

«Che c’è?», mi chiede notando che la fisso da minuti.

«Stai rileggendo Il Grande Gatsby. Non era il mio di libro preferito, quello?»

«Te l’ho fatto scoprire io, se non sbaglio»

«Giusto. Continua a parlare di proibizionismo?», la punzecchio.

«Oh, smettila!», risponde irritata, tradendo però un sorriso. «Ancora questa storia?»

«Non ti lascerà mai in pace per quella storia», s’intromette Rain.

Il succo di quella storia è che, quando quel libro l’avevamo studiato a scuola, Frances se ne era saltata fuori con il proibizionismo, dicendo che era sicuramente quello il punto centrale della narrazione, ricevendo, come di consueto, elogi dalla professoressa. Il fatto è che la storia d’amore fra Gatsby e Daisy è l’argomento centrale del libro, punto e basta. Poi tutto il resto è un bla bla bla di sfondo.

«Mai», confermo dandole una pacchetta sulla gamba. «I tuoi capelli sembrano più biondi del solito»

«Dici?»

«Dico. Sembri un angioletto». Sbatte le ciglia e assume un’espressione angelica.  Scoppio a ridere. «Come mai, comunque, non stai studiando cadaveri morti o cose del genere?». Non vi suonava ovvio il fatto che volesse diventare medico?

«Io non studio cadaveri morti!», mi dice indignata.

«Quello che è». Ho sempre odiato le scienze, non ci ho mai capito un’acca. In più sono ipocondriaca. Stadio terminale di ipocondria. Io salvare vite? Direi che sono già troppo impegnata a salvare me stessa dalla paranoia, l’ansia, la mancanza d’equilibrio… no, non fa per me.

«Siamo in vacanza», risponde alzando le spalle.

Sono sconvolta. «Mi stai dicendo che in valigia non hai nessun tomo?»

«In realtà conto di avercelo in valigia al ritorno, Tomo», ammicca.

Alzo gli occhi al cielo. Che, tecnicamente, è sotto di me. Affianco a me? Io sono dentro al cielo, in quest’istante. O no? Sempre detto che gli aerei sono macchine infernali. Mi mandano in confusione. «La valigia di Frances, a Natale nel cinema della tua città»

«Natale ovvero tre Settembre»

«Amen»

Rain ci guarda. «Che cazzo state dicendo?»

«L’altezza mi da la testa», dico mettendomi sugli occhi la mascherina che mi hanno dato nel kit di sopravvivenza alle infernali nove ore di volo che mi aspettano. «Forse dovrei dormire»

«Sia ringraziato il cielo. Dormi», esclama Rain. Alzo un angolo della mascherina e le lancio un’occhiata che potrebbe uccidere. «Sei insopportabile oggi, scusa»

«Sono in ansia, in-ansia»

«Tu sei sempre in-ansia»

«Capita»

«No, alle persone normali non capita»

«A quelle paranoiche sì»

«Okay»

«Okay»

«Fanno The amazing spiderman», dice Fances, il ritratto della calma, per nulla scalfita dai nostri battibecchi, infilandosi le cuffie nelle orecchie. «Dormite o tacete». Concisa e autoritaria.

Mi muovo sul sedile, in preda ad una strana eccitazione. Amo i supereroi quanto la pizza. E posso giurarvi che la amo alla follia. «La scena della biblioteca è fenomenale»

«Niente spoiler», dice Rain.

«Tu hai il mio dvd da tre mesi. Non l’hai ancora visto, in tre mesi?»

«No, non l’ho ancora visto. Ma lo sto per vedere, no?»

Mi manca l’aria. «Hai tenuto in ostaggio il mio dvd per tre mesi!»

«Sta bene, se ti può consolare»

«No, non mi consola per niente. Rivoglio il mio dvd»

«Quando torniamo a casa»

«Grazie», borbotto. Lei fa un gesto con la mano e mi zittisce.

 

Un paio d’ore dopo, a film terminato, una hostess minuta ci porta il pranzo. Ha un sorriso gentile e mi rilasso un po’, anche grazie al cibo, nettare degli dei, mio grande amore, mia fonte di gioia. Il cibo rende le mie giornate più felici, e non c’è nient’altro da aggiungere. Mangio il budino come se non avessi la possibilità di mangiarlo mai più, sebbene non sia per niente gustoso. Finito il pranzo, appoggio la testa al sedile, inforco la mia mascherina e mi addormento, anche grazie alla pancia piena.

Sarà un lungo, lunghissimo, terrificante, noioso viaggio. Ma dicono che ne valga la pena. Chi? I miei pensieri, che quando abbasso le palpebre mi mostrano due grossi occhi azzurri. E noi, quegli occhi, vogliamo trovarli, guardarli e perché no, farli sorridere. Siamo un trio simpatico, dopo tutto.

 

 

 

 

Non mi convince per niente, ma non mi convinceva neppure la versione che avevo scritto prima di questa, quindi mi arrendo alle mie non doti. Spero, comunque, di avervi strappato un sorriso anche questa volta. Deb.

  
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