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Autore: Whity    08/09/2013    1 recensioni
Raccolta di one-shot partecipante alla trunter-week.
Giorno 1: Pigiama
Giorno 2: Gioco Della Bottiglia
Giorno 3: Teen Wolf AU - Drabble
Giorno 4: Biscotti - Drabble
Giorno 5: Cucina
Giorno 6: Mr Pussy
Giorno 7: Last Kiss
Giorno 8(facoltativo): Daddy Trunter
Oxymoron. Bianco e nero. Giorno e notte. Ying e Yang. Quando gli opposti si incontrano non può che nascere un qualcosa di più grande e più bello di loro.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Trent Nixon
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 1: Pigiama
Giorno 2: Gioco Della Bottiglia
Giorno 3: Teen Wolf AU

Giorno 4: Biscotti
Giorno 5: Cucina

Giorno 6: Mr Pussy
Giorno 7: Last Kiss
Giorno 8(facoltativo): Daddy Trunter
 
 

Hell’s Kitchen

 
- Assolutamente no!!! -.
All’ennesimo rifiuto di Hunter, Trent si mise le mani nei capelli.
Una famiglia poco distante lo guardò con fare comprensivo.
- Certo che suo fratello ha gusti difficili… chissà come ha fatto a trovar moglie… -.
Si morse la lingua per evitare di far presente alla signora che la moglie era in realtà lui, che aveva tutto a posto e che – sì – effettivamente stavano impiegando un po’ troppo tempo per scegliere un tavolo per la cucina della casa in montagna.
Erano entrati all’Ikea alle dieci, ed erano le tre passate. Oltre ad avere fame – tanta fame – Trent non ne poteva proprio più di esaminare tavoli dalle foggie e dai colori più improbabili.
Si passò una mano sulla nuca.
- Hunter – provò, passandogli una mano sul braccio – che ha questo che non va? – mormorò.
Se avesse capito almeno il genere di tavolo che il marito voleva avrebbero evitato di doverli vagliare tutti e – con un po’ di fortuna – non sarebbero rimasti in quel posto sino all’orario di chiusura.
- Ha un bel colore, la linea non mi dispiace ma non è resistente – sibilò.
L’altro si morse la lingua per non fargli presente che erano da Ikea, non da un falegname. Il legno massiccio era un’opzione non contemplabile, in quel negozio.
- Possiamo prendere il nome, stampare la foto dal catalogo in rete e sentire una falegnameria – propose, cercando di incrociare gli occhi del marito.
- Le tempistiche si allungherebbero – sbottò questi.
Trent sospirò, chiudendo gli occhi.
- Perché ti serve tanto resistente? – chiese poi.
Hunter lo guardò come se fosse stato posseduto da qualche spirito maligno – e incredibilmente poco perspicace – prima di inclinare leggermente il capo a destra.
- Nixon – iniziò, ignorando l’altro che aveva iniziato a sbuffare non appena era stato chiamato per cognome – se andiamo in quella dannata casa non è per guardare il panorama, tantomeno per fare sport. Non di tipo canonico, quantomeno -.
L’altro iniziò ad arrossire.
- Hunter – sibilò – non andremo là solo perché tu vuoi calmare i bollenti spiriti e poi non capisco per… oh no -.
In quel preciso istante la faccia di Trent Nixon era la cosa più simile ad una maschera di rabbia distruzione morte che Hunter aveva mai visto.
- Tu stai dicendo che deve essere resistente per sopportare il mio peso – sibilò.
Hunter stava già cercando di correre ai ripari, ma il marito per tutta risposta si voltò e senza dire nulla si diresse verso l’uscita.
Lasciandolo come uno stronzo.
 
Aveva fatto il tragitto del ritorno in autobus – autobus! – incastrato tra una madre con figlio sbavante in braccio ed un ragazzino che non aveva mai visto una doccia e del sapone.
Sceso da quel trabiccolo infernale, poi, aveva ancora macinato almeno un chilometro per tornare a casa, solo per vedere la macchina – la loro macchina – parcheggiata al proprio posto.
- Io giuro che… -.
Quando salì in casa Trent stava sistemando del bucato stirato nell’armadio.
Come se non fosse successo nulla.
- Tu! – il marito lo indicò – Sei… - si fermò per riprendere fiato.
L’altro si voltò, sorridendo.
Sorrideva pure, il dannato!
- Fatto buon viaggio? – chiese, prima di tornare a sistemare le camicie di Hunter.
L’interpellato si avvicinò a larghe falcate, prima di afferrarlo per un braccio e farlo voltare di scatto.
- Sei un… un… mpf –.
Trent non seppe mai cosa avrebbe voluto dirgli il marito, non ebbe nemmeno il buon cuore di chiederlo in seguito. In tre secondi netti si trovò piantato contro la porta dell’armadio – ancora aperta – con le labbra del marito sulle sue e le mani sui passanti dei jeans.
 
Due ore dopo, stesi sul letto con le gambe intrecciate, Trent e Hunter riprendevano fiato.
- Allora – mormorò Trent, voltandosi piano ancora leggermente intorpidito – questa cucina della casa in montagna? –.
Il marito gli tirò uno schiaffetto su una coscia, prima di prenderlo per la vita e metterlo a cavalcioni su di se.
- Abbiamo appena dimostrato che il tavolo fa vintage, e basta un muro – sogghignò, mentre l’altro scese a baciargli il collo – ergo domani possiamo tornare e prendere il primo tavolo che ci piace – mugolò quando la lingua del marito gli arrivò a pochi millimetri dal lobo.
- Mi stai ascoltando? -.
Non ottenne risposta e – a dirla tutta – in capo a pochi secondi aveva già dimenticato la domanda.
 
 
   
 
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