8 – Fuga per la vittoria (parte
prima)
Finalmente, la storia si era conclusa.
La dottoressa Elvira Galimberti si ritrovò a pensare che non poteva
essere.
No, non poteva.
Non poteva davvero finire così.
Ma, mentre i titoli di coda di “Matrix revolutions” ancora
scorrevano sullo schermo del televisore dell’aereo, la psicologa decise che,
tutto sommato, anziché stare a pensare al film che avevano appena proiettato,
avrebbe fatto meglio
a concentrarsi sulla sua situazione attuale.
Si guardò accanto. Aveva con sé ben
cinque bambini, cinque poveri angioletti che era
riuscita a trarre in salvo dal malefico villaggio chiamato Konoha e solo
recentemente ribattezzato, piuttosto goffamente, Ninjaland.
Cinque angioletti che…
Cinque?
-
Ehi,
dov’è finito Naruto? – gridò, irritata.
-
All’inferno,
spero. – borbottò uno dei ragazzini, un moretto sempre imbronciato.
La faccia sorridente e idiota di
Naruto apparve ad uno dei finestrini, accanto al posto occupato dalla
dottoressa. Il ragazzino stava comodamente seduto sulle ali dell’aereo,
nonostante il fortissimo vento e la temperatura glaciale.
-
Naruto!
– strillò Elvira – Vieni subito via di lì!
Per tutta risposta, Naruto fece una
linguaccia, si sporse oltre il bordo e si mise a sputare giù per colpire la
gente che stava al suolo.
La dottoressa scosse la testa e
sospirò.
Il moretto imbronciato brontolò
qualcosa di irripetibile all’indirizzo di Naruto.
Diecimila metri più in basso, un
passante si chiese come mai piovesse, visto che il cielo era sereno.
La dottoressa sospirò ancora.
Guardò l’orologio. Erano le 18:42. Curiosa coincidenza, si ritrovò a notare: la sequenza di avvenimenti che l’avevano portata a finire su
quell’aereo, in fuga da tutti, con quattro poveri angioletti e un moccioso
deficiente al suo fianco, era cominciata esattamente otto ore prima.
Ore 10:42 – L’ispettore arriva a Ninjaland
-
Buongiorno
a voi e benvenuti a Ninjaland! - trillò Tsunade,
facendosi avanti con un sorriso smagliante - Io sono l’hoka…
la direttrice del parco, e sarò vostra guida nelle piacevoli ore che vorrete
trascorrere qui da noi!
La dottoressa Galimberti,
che in quanto promotrice dell’indagine aveva voluto essere presente
all’ispezione, salutò con un gesto secco e poco cordiale. L’altro nuovo
arrivato, invece, era l’ispettore, ossia l’ingegner Marcello Bombucci. Questi corse a stringere vigorosamente la mano a Tsunade, sorridendo a sua volta e dimostrando grande
entusiasmo.
-
Molto
piacere! – esclamò – Signora…
-
Signorina,
prego. – ribatté Tsunade, schermendosi vezzosamente.
L’entusiasmo dell’ispettore aumentò.
-
Signorina,
allora…?
-
Tsunade.
-
Tsunade... e poi?
-
Come,
scusi?
-
Sì,
insomma, Tsunade è il nome o il cognome?
L’hokage restò un momento in
sospeso, immobile. Poi esclamò:
-
Avanti,
venite, entrate! Vi mostreremo il nostro splendido parco!
-
Con
grande piacere!
La dottoressa Galimberti
seguì a malincuore i due che già ridevano e scherzavano tra loro come vecchi
amici. Aveva un brutto presentimento riguardo alla faccenda. Aveva insistito
tanto perché quel compito venisse affidato a un perito
di grande esperienza, talento rinomato e sicura onestà, ma poi era saltato
fuori il nome di Bombucci, che, si era detto, era un
ragazzo serio, preparato, beneducato, forse necessitava di un po’ d’esperienza,
ma da qualche parte bisogna pur cominciare, no?, e soprattutto era figlio della
cognata della nipote di un’amica della donna che faceva le pulizie in casa
della Presidentessa della B.I.G.O.T.T.A.: e di fronte
a quest’ultima, inoppugnabile argomentazione, Elvira
aveva dovuto cedere.
Ed ora, eccolo lì, Marcello Bombucci, al suo primo incarico. Camminava impettito, gli
occhialetti rotondi appuntati sul naso, l’andatura un po’ pesante tipica di chi
ha qualche chilo di troppo, ma tutto sommato non è
davvero grasso. Ostentava in ogni sua azione grande
sicurezza; i suoi gesti sembravano dire che lui era uno che sapeva il fatto
suo. Un professionista sveglio, capace e brillante, sebbene fresco
fresco di laurea, che aveva conseguito solo
sei mesi prima.
Era anche d’aspetto giovanile, a
dispetto dei suoi quarantacinque anni d’età.
-
Questi
cancelletti – spiegò Tsunade
ai suoi ospiti, mentre, tutti insieme, varcavano le
soglie del parco – sono studiati per garantire la sicurezza più totale.
Indicò uno scatolone metallico, alto
circa un metro e mezzo, che affiancava i girelli di ingresso.
-
Qui
abbiamo un’apparecchiatura sofisticatissima che supera tutti i metal detector oggi esistenti. E’ in grado di rilevare con
certezza qualunque oggetto pericoloso i nostri visitatori possano
avere nascosto addosso, dalle bombette puzzolenti alle granate.
-
Fantastico!
– esclamò l’ingegnere, stupito – E come funziona?
-
Se-gre-to!
– cantò Tsunade, con voce suadente.
In quella, lo scatolone cominciò ad
agitarsi, a tremare, a emettere come un rimbombare di
pugni, e in più parve alla dottoressa Galimberti di
udire distintamente le parole “intollerabile oltraggio”.
-
E’
normale? – chiese preoccupato Bombucci.
-
Piccolo
problema tecnico. – si scusò Tsunade
– Andate avanti, vi raggiungo fra un momento.
Quando i due furono lontani, Tsunade cambiò espressione. Il sorriso sparì. Andò accanto
allo scatolone e sibilò:
-
Ascolta,
stronzetto. Questa storia non piace neanche a me. Smettila di fare queste
alzate di testa, o giuro che la parificazione tra casata principale e casata
cadetta te la scordi.
Lo scatolone tacque.
Tsunade se ne andò
soddisfatta. A quanto pareva, Neji aveva capito
l’antifona.
Ore 11:14 – Naruto e Gaara
Se credete che trasformare un mostro
psicopatico e violento in un bambino docile come un agnellino sia difficile è
perché non avete mai provato a fare il contrario.
Naruto stava imparando questa
lezione a sue spese. Il giorno prima Kankuro l’aveva praticamente rapito e chiuso a chiave in un minuscolo
bilocale assieme a Gaara. Aveva detto
che, dopo un mese passato a Konoha senza concludere niente, lui e sua sorella
avevano bisogno di risultati. Quindi, che Naruto si sbrigasse
a restituire loro il caro buon vecchio Gaara, quello
che poteva ucciderti solo perché avevi starnutito (e con tutta la sabbia che
gli aleggiava intorno, la gente vicino a lui starnutiva molto spesso), oppure avrebbero potuto fare un pensierino a tornare
ad allearsi con il Villaggio del Suono. Che magari
era un covo di folli perversi dediti alla conquista del mondo, ma almeno aveva delle
ottime discoteche.
Per farla breve, Naruto aveva
passato le ultime ventiquattr’ore a cercare di
destare in Gaara un istinto omicida che, più che
sopito, sembrava essere in coma irreversibile. Aveva portato con sé materiale di ogni sorta, praticamente ogni cosa capace di suscitare
impulsi di irrefrenabile violenza negli esseri umani: dai videogiochi della
serie Grand Theft Auto, ai
film di Arma Letale, a un puzzle di diecimila pezzi raffigurante uno scorcio di
cielo interamente blu con un’unica, minuscola nuvoletta bianca al centro.
Tutto inutile.
-
Naruto,
ti voglio tanto tanto bene!
– esclamò Gaara, che sprizzava serena felicità – Mi piace un sacchissimo giocare con
te! Ancora! Ancora!
-
An…
co… ra… - balbettò Naruto.
Dopo ventiquattr’ore
di quell’inferno, senza mangiare, senza dormire, Naruto si sentiva in punto di
morte. Ora attingeva anche lui senza riserve al thermos del caffè,
che teneva sempre a portata di mano per contrastare i colpi di sonno di Gaara, sempre più frequenti e imprevedibili. Ormai potevano
arrivare in qualunque momento.
-
Sai,
Naruto! - disse il ragazzino – Del primo
film che abbiamo visto mi è piaciuto proprio…
-
Che cosa? – chiese Naruto, stordito.
In qualunque momento.
Naruto alzò gli occhi. Una metà di Gaara era un placido bambino addormentato; l’altra, un
mostro da incubo che ribolliva e fremeva per liberarsi. Il ninja saltò su,
impugnando il thermos come un’arma, e corse a versargli in gola una sorsata di
caffé. Gaara si risvegliò, recuperò la propria
normalità e riprese a battere le manine come nulla fosse
successo.
Non si poteva andare avanti così per
molto. Naruto decise di fare ricorso a un metodo che
non avrebbe voluto usare: ma, a mali estremi, estremi rimedi.
Si piantò davanti a Gaara, in piedi, e sfoggiò un’espressione dura, spietata.
-
Tu!
– ruggì – Tu sei solo un verme! Non sei nulla! Non sei
importante per nessuno! Sei un patetico bambino nel cui corpo è stato sigillato
un demone! Sei un mostro temuto da tutti, che nessuno ama! Sei solo un perdente
che cerca di farsi apprezzare e voler bene, ma inutilmente, perché a nessuno
importerà mai nulla di un INUTILE MISERABILE MOCCIOSO COME TE!!!
Gaara lo guardò un po’ sbalordito, con
gli occhi spalancati, facendo ciondolare un po’ il testone. Poi sorrise, puntò
un dito verso Naruto ed esclamò:
-
Anche tu!
Naruto prese a
balbettare, a muoversi in modo incerto, a tirare su con il naso.
-
NON
E’ VEROOO! – gridò infine, piangendo a dirotto.
Ore 11:26 – Controllo sulle
attrazioni del parco
L’ingegner Bombucci non credeva ai propri occhi. Quando era venuto a Ninjaland per valutarne l’idoneità come luogo di educazione e crescita dei bambini, mai avrebbe creduto di
assistere ad uno spettacolo del genere. Gente che gridava
terrorizzata; corpi tesi fino allo spasimo, sconvolti fin nel profondo, pallidi
e sudati per l’atrocità di ciò che stavano vivendo. E per colmo di tanta
perversione, il loro istante di maggior terrore, prima della fine, veniva immortalato in una raggelante fotografia.
-
E quanto sono alte, queste montagne russe? – chiese Bombucci,
colmo di ammirazione.
-
Non
le chiami semplicemente “montagne russe”, ingegnere! –
ribadì orgogliosa Tsunade –
Questo è Monte Strippabudella, e raggiunge la
vertiginosa altezza di centodieci metri! Nel tratto di massima pendenza si
raggiungono velocità superiori ai cento chilometri orari!
-
Davvero
stupefacente. – osservò l’ingegnere, annuendo soddisfatto.
Monte Strippabudella
era un inestricabile groviglio di rotaie su cui correvano dei variopinti
vagoncini a folle velocità. I binari si inerpicavano
tra i volti dei quattro hokage scolpiti nella montagna; passavano sotto il naso
del Primo, tra i capelli del Secondo, carezzavano la barba del Terzo e,
attraversando una vertiginosa galleria, entravano in un orecchio del Quarto per
uscire dall’altro.
In disparte, a destra, c’era un
ampio telo che copriva il volto di Tsunade, l’ultimo
capolavoro di René Palaçon,
su cui il Maestro era ancora al lavoro e che quindi nessuno poteva vedere.
-
Ma
mi dica – disse a un certo punto l’ispettore – ho
sentito dire che avete avuto dei problemi costruendo quest’attrazione.
Tsunade annuì:
-
Purtroppo.
Ci sono state proteste da parte degli ambientalisti…
-
Mi
scusi, ma devo prendere appunti. – la interruppe Bombucci
– Lei deve capire: noi siamo molto sensibili alle tematiche
ambientali.
-
Naturalmente.
L’ingegnere estrasse dal taschino
della giacca un taccuino e una penna. Curiosamente, quest’ultima sembrava essere insolitamente pelosa, per una
stilografica. Incuriosita, Tsunade chiese
spiegazioni.
-
E’
foderata in Volpe Rarissima della Siberia. Uno degli
ultimi… dieci esemplari, mi pare. – rispose distrattamente Bombucci.
Poi:
-
Allora,
mi spieghi meglio questa storia delle proteste.
-
Sì,
certo. Ecco, abbiamo avuto diverse manifestazioni. I dimostranti sostenevano
che, realizzando questa colossale opera, avremmo inferto un duro colpo al
patrimonio forestale mondiale, promuovendo il disboscamento.
-
Disboscamento?
– fece l’ingegnere, confuso – Ma, mi scusi, non mi
sembra che Monte Strippabudella sia costruito in
legno…
E in quella un inserviente che
lavorava a quella attrazione gridò, a gran voce:
-
Madamigella
Tsunadeee! Qui all’uscita abbiamo di nuovo finito la segatura!
Ore 11:53 – Temari e Shikamaru
Sebbene le tattiche che un ninja può adottare siano talmente tante che sarebbe impossibile
elencarle tutte per iscritto, esistono alcuni principi fondamentali che le
accomunano tutte. Si tratta di poche, semplici regole che, diversamente da quel
che si potrebbe pensare, riescono di grande utilità
anche nelle mille piccole avversità della vita quotidiana. Vediamo un esempio
pratico.
Primo: avvicinare il nemico con
circospezione.
-
Ciao,
Shikamaru…
-
Yo.
Secondo: mascherare il proprio vero
obiettivo.
-
…mi
sapresti dire che ore sono?
-
Mmh.
Terzo: sfruttare a proprio vantaggio
le condizioni climatiche e le caratteristiche del luogo dello scontro.
-
Bella
giornata di sole, oggi, vero? Che ne dici di fare una
passeggiata, visto che ci troviamo in questo bel viale… nel frattempo parliamo
un po’!
-
Hm.
Quarto: se non si riesce a portare
avanti un attacco diretto, temporeggiare.
-
Davvero
un bel sole… non se ne vedono di giornate così al mio paese. Cioè,
sì, in realtà si vedono di continuo, da noi non piove mai… ma volevo dire che
lì sono più calde. E poi ci si annoia. Non c’è mai
niente da fare, al Villaggio della Sabbia. A parte i castelli! Ok, battuta stupida, lo ammetto. Ma
tu non ridi mai, eh? Sempre così serioso. No, davvero, è una gran noia. Gli
unici giorni in cui succede qualcosa di diverso sono il giorno della Fiera
della Clessidra e quelli in cui c’è qualche decapitazione. Sai che
divertimento!
-
Ah.
Quinto: mai farsi sopraffare dalle
proprie emozioni.
-
Ascolta,
Shikamaru… io vole.. io vo… lo.. il…
Sesto: ho detto,
-
…io
volevo chiederti …
Settimo: l’oscurità è tua amica, la
notte tua compagna.
-
…che ne diresti se stasera…
Ottavo: COLPISCI!
-
…andiamo
al cinema insieme?
Ecco, l’aveva detto. Temari restò in attesa della
risposta di Shikamaru, giocherellando un po’ con le
dita, che girava nervosamente l’una intorno all’altra. Il ragazzo la fissò
dritto negli occhi, con quel suo sguardo un po’ spento ma pieno di significato:
-
Temari… - disse.
-
Sì?
– fece la ragazza, con una nota di emozione nella
voce.
-
…mi
farebbe molto piacere, ma non posso. Il fatto è che
per stasera ho già promesso di andarci con Ino.
Temari restò come paralizzata. Qualunque
cosa cercasse di dire, le moriva in bocca. Guardò Shikamaru allontanarsi, senza potere far nulla. Il ragazzo
alzò le braccia al cielo ed esclamò:
-
Ah,
le donne, che seccatura!
Ore 12:02 –
Controllo sull’igiene
-
E
quella che cos’è?!
La dottoressa
Galimberti, con in volto la
sua migliore espressione scandalizzata (la studiava attentamente, per ore e
ore, davanti allo specchio), fissava il terreno davanti ai suoi piedi e
indicava qualcosa con l’indice teso. Non troppo teso, però: sembrava che anche
il solo gesto di additare quell’oggetto la riempisse di disgusto.
L’ingegner Bombucci gettò una rapida occhiata ed espresse il suo
giudizio professionale:
-
Escrementi.
– disse.
Poi:
-
Merda, se preferisce. - aggiunse
-
QUESTO
LO VEDO! – strillò la psicologa – Quello che non
capisco è cosa ci faccia in mezzo alla strada! E’
intollerabile la sciatteria e la sporcizia di questo luogo! Lei è o non è
l’ispettore? E allora ispezioni!
-
La
merda? – chiese dubbioso Bombucci.
-
NOO!
IL PARCO! CERCHI IL RESPONSABILE DI QUESTA SCHIFEZZA E, PERDIO, LO COSTRINGA A PULIRE!
L’ingegnere scosse la testa e volse
un’occhiata sconsolata a Tsunade, che lo ricambiò con
uno sguardo carico di comprensiva solidarietà. Bisognava far contenta la
vecchiaccia, quindi Bombucci si atteggiò ad una grande severità.
-
Signorina
Tsunade! – esclamò – Mi dica:
chi è responsabile della pulizia delle vie qua al parco?
E guardò
-
Dunque – rispose Tsunade – sarebbero gli
ANBU ad avere il compito della manutenzione. Ma,
siccome abbiamo diversi cani, esistono regole precise a questi riguardi. E’ il
padrone ad essere responsabile di…
Si fermò un attimo a cercare
l’espressione giusta. Aveva la sensazione che “enorme stronzo fumante”, per
quanto perfettamente adeguata a descrivere il problema con cui avevano a che
fare in quel momento, non sarebbe stata la più gradita.
-
…dei
bisognini del suo più fedele amico. – concluse.
-
Molto
bene! Allora cerchiamo. Mi sembra una cosa… ehm… recente,
quindi il colpevole non deve essere molto lontano. – esclamò
l’ingegnere.
Camminarono per qualche minuto, e
finalmente avvistarono un ottimo indiziato. Un ragazzo che passeggiava
tranquillo, seguito a ruota da un piccolo ma vivacissimo cagnolino.
Elvira Galimberti
squadrò il ragazzo da capo a piedi e notò, critica, che il suo aspetto era
terribilmente trasandato. Indossava una specie di cappotto con tanto di
cappuccio che era tanto vecchio, logoro e strappato da far pensare che dovesse
trattarsi di un residuato bellico della Prima Guerra Mondiale, o qualcosa del
genere.
-
Tu,
ragazzo! – fece Bombucci, additando il malcapitato.
Kiba sobbalzò e si voltò, tremante.
-
Dovresti
conoscere le regole riguardanti l’igiene. O no?
-
Signorsì,
signore… - balbettò quello, imbarazzato.
-
Che non ti passi mai più in testa l’idea di lasciare una strada pubblica in
quello stato! E’ chiaro?
Paralizzato, Kiba
riusciva solo a fare cenno di sì con la testa. Sudava freddo.
-
Quello
che hai fatto è un segno di grande inciviltà e maleducazione!
Battito di denti. Sguardo perso e
disperato. Tremolio alle ginocchia.
-
Perciò…
-
E’
STATO LUI! – gridò disperato Kiba, additando il
piccolo Akamaru, che trotterellava al suo fianco – VI
GIURO CHE E’ STATO LUI! E’ TUTTA COLPA SUA! IO NON
C’ENTRO! DOVETE CREDERMI!
Bombucci lo guardò perplesso.
-
Certo che ti crediamo. – disse poi – Perché, pensavi che noi credessimo
che “quella roba” l’avessi lasciata TU?
Kiba parve sollevato. Cominciò a
ridacchiare, poi a ridere fragorosamente. Tsunade e
l’ingegnere si unirono a lui in una clamorosa risata
generale. Solo la dottoressa Galimberti rimase seria.
Non vedeva cosa ci fosse di divertente.
-
Oddio,
non ci posso credere! – fece l’ingegnere, piangendo dal ridere – Davvero
pensavi… ah… no, non può essere! Figurarsi! Sarebbe
assurdo! Un ragazzo che si mette a fare… mi scusi l’espressione, signorina Tsunade… che si mette a fare la cacca in mezzo alla strada?!? E poi cos’altro: ti metteresti
a scodinzolare? O magari verresti ad annusarmi il
sedere?
-
No,
quello no di certo! – replicò Kiba, divertito – Il
mio amico Naruto mi ha insegnato che non è prudente farlo.
-
Ah,
ah, ah! Sei uno spasso! Vai pure, ragazzo. Mi hai
fatto divertire così tanto che per stavolta ci passerò
sopra, a questa faccenda. Ma la prossima volta, mi
raccomando: paletta e sacchetto!
-
Grazie,
signore. Farò come lei dice.
Kiba si allontanò, con il fedele
cagnolino sempre accanto.
-
L’abbiamo scampata bella, Akamaru. –
disse, rivolto all’animale.
Per diversi minuti si voltò spesso,
controllando a che distanza erano l’ispettore e gli altri. Quando finalmente fu
certo che erano abbastanza lontani, senza smettere di guardarsi intorno con grande circospezione, si avvicinò a un palo della luce…
…gli diede un’annusata…
…e alzò la
gamba destra.
…CONTINUA!!
“Fuga per
la vittoria” doveva essere un capitolo solo, ma alla fine è venuto così lungo
che ho deciso di dividerlo in due parti. Quindi la
prossima volta continua l’ispezione al parco, e si scoprirà finalmente come ha
fatto
X nikynaa: ok, allora, visto che
ciò ti trattiene dal provare su di me la tua (certamente sopraffina) tecnica
del Pugno Gentile è il fatto che così mi impediresti
di scrivere, PROMETTIMI che quando la fanfic sarà completata
non verrai in cerca di vendetta. In caso contrario, per assicurarmi una vita
lunga e tranquilla, potrei allungare di molto i tempi di aggiornamento…
diciamo un capitolo ogni vent’anni XD.
X Topy: beh, qualcosina in serbo
per l’Uchiha ce l’ho ancora… eheh…
X gracy110:
assolutamente, dall’analista finirà. E infatti per la
realizzazione di “Qualcuno pensi ai bambini! – Il film” ho già scritturato Woody Allen per la parte di
Sasuke.
X Urdi: bentornata! Anche tu contro
Sasuke? Poveretto, tutto il mondo lo odia… Mi dispiace per averti distrutto il
mito di Jiraya, ma sai com’è, la verità viene prima di ogni altra cosa.
X elfetta: Dolores Umbridge sarebbe
quella che sostituisce Albus Silente in “Harry Potter e l’Ordine della
Fenice”? Sai che avevo in mente di metterla nel consiglio della B.I.G.O.T.T.A., ma poi, avendola
vista solo nel trailer del film, non mi ricordavo il suo nome, e quindi…
X Rori_chan: pigra a recensire, eh? Benvenuta nel club,
collega XD! Mi fa piacere leggere una critica “sistematica”, per così dire, e
sono contento di sentir dire che trovi il mio stile
capace di far ridere senza essere volgare. A questo aspetto
ci tengo molto: anche se uso ogni tanto qualche (e talvolta più di qualche)
parolaccia, voglio assolutamente evitare di farlo in modo gratuito e scadere
nella comicità, per così dire, pecoreccia. Quindi
sono felice di sentirmi dire che ci sono riuscito.
X ayachan: ho lasciato la tua risposta per ultima perché sarà
la più lunga. Per rispondere alla tua prima domanda, quando ho scritto i primi
due capitoli della storia (e parlo di più di un anno fa) l’idea che avevo era
di continuare sulla stessa linea del secondo capitolo, cioè
con Elvira Galimberti che girava per il villaggio e
incontrava via via i vari ninja impegnati in diverse
attività “diseducative” (per esempio, avevo già ideato la scena delle
misurazioni di Hinata e Kiba).
Poi ho pensato che in quel modo la storia sarebbe stata noiosa, ho perso
l’ispirazione e l’ho buttata di lato. Quando, di
recente, l’ho ripresa, ho deciso di darle una trama più consistente e ho
ideato, a grandi linee, tutta quanta la storia, e ovviamente Ninjaland era uno dei punti fermi. Anche parecchie
gag le avevo già in mente dall’inizio, mentre altre (ed è il caso dello
spot con Gai e Rock Lee) mi sono venute
spontaneamente, mentre scrivevo. Ma in ogni caso avevo
già deciso tutti i passaggi importanti, finale compreso.
Per quanto riguarda Hinata: sì, che tu ci
creda o no, è proprio lei il mio personaggio preferito, probabilmente perché,
sotto certi punti di vista, mi somiglia. Quello che le ho
fatto succedere in “Legacy of the 4th” è un’altra storia. Il fatto è che quando
scrivo una fanfiction non bado tanto alle mie
preferenze riguardo ai personaggi. Ce ne sono ovviamente che mi
ispirano di più o di meno, ma una volta che la storia è decisa, non mi
importa cosa succede loro, né cerco di mettere in buona luce i personaggi che
mi piacciono o di scaricare disgrazie su quelli che detesto. A dire il vero,
quelli che davvero detesto spesso non
li faccio nemmeno comparire, perché i personaggi che mi piacciono di meno sono
quelli che trovo più inconsistenti o peggio caratterizzati (ad esempio Kankuro), e come tali sono pessimi elementi per una storia.
OK,
ringraziamenti anche a sophie_95, Dragana, GaaChan e DarkMartyx_93, ciao a tutti e al prossimo
capitolo!