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Autore: Gan_HOPE326    15/03/2008    7 recensioni
ATTENZIONE: se siete membri del MOIGE, non leggete questa fanfiction!
Preparatevi a venire a conoscenza di una verità così sconvolgente che Kishimoto preferirebbe fare harakiri, piuttosto che raccontarvela. La storia segreta che nessuno aveva mai avuto il coraggio, o la faccia di bronzo, di mettere per iscritto. Almeno fino ad ora.
Dopo la guerra con il Suono e la Sabbia, a Konoha Tsunade ha appena assunto il ruolo di Quinto Hokage. La pace è finalmente tornata; ma, chiuso nel suo covo buio e segreto, Orochimaru sta già cercando di mettere in atto un nuovo, diabolico piano per distruggere il Villaggio della Foglia…
Azione, suspence, colpi di scena, e soprattutto una demenzialità che non risparmierà niente e nessuno! Tremate, ninja della Foglia, perché state per affrontare il più potente e pericoloso nemico che abbia mai minacciato il vostro villaggio…
…la dottoressa ELVIRA GALIMBERTI!
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8 – Fuga per la vittoria (parte prima)

8 – Fuga per la vittoria (parte prima)

 

Finalmente, la storia si era conclusa.

La dottoressa Elvira Galimberti si ritrovò a pensare che non poteva essere.

No, non poteva.

Non poteva davvero finire così.

Ma, mentre i titoli di coda di “Matrix revolutions” ancora scorrevano sullo schermo del televisore dell’aereo, la psicologa decise che, tutto sommato, anziché stare a pensare al film che avevano appena proiettato, avrebbe fatto  meglio a concentrarsi sulla sua situazione attuale.

Si guardò accanto. Aveva con sé ben cinque bambini, cinque poveri angioletti che era riuscita a trarre in salvo dal malefico villaggio chiamato Konoha e solo recentemente ribattezzato, piuttosto goffamente, Ninjaland.

Cinque angioletti che…

Cinque?

-         Ehi, dov’è finito Naruto? – gridò, irritata.

-         All’inferno, spero. – borbottò uno dei ragazzini, un moretto sempre imbronciato.

La faccia sorridente e idiota di Naruto apparve ad uno dei finestrini, accanto al posto occupato dalla dottoressa. Il ragazzino stava comodamente seduto sulle ali dell’aereo, nonostante il fortissimo vento e la temperatura glaciale.

-         Naruto! – strillò Elvira – Vieni subito via di lì!

Per tutta risposta, Naruto fece una linguaccia, si sporse oltre il bordo e si mise a sputare giù per colpire la gente che stava al suolo.

La dottoressa scosse la testa e sospirò.

Il moretto imbronciato brontolò qualcosa di irripetibile all’indirizzo di Naruto.

Diecimila metri più in basso, un passante si chiese come mai piovesse, visto che il cielo era sereno.

La dottoressa sospirò ancora.

Guardò l’orologio. Erano le 18:42. Curiosa coincidenza, si ritrovò a notare: la sequenza di avvenimenti che l’avevano portata a finire su quell’aereo, in fuga da tutti, con quattro poveri angioletti e un moccioso deficiente al suo fianco, era cominciata esattamente otto ore prima.

 

Ore 10:42 – L’ispettore arriva a Ninjaland

 

-         Buongiorno a voi e benvenuti a Ninjaland!  - trillò Tsunade, facendosi avanti con un sorriso smagliante - Io sono l’hoka… la direttrice del parco, e sarò vostra guida nelle piacevoli ore che vorrete trascorrere qui da noi!

La dottoressa Galimberti, che in quanto promotrice dell’indagine aveva voluto essere presente all’ispezione, salutò con un gesto secco e poco cordiale. L’altro nuovo arrivato, invece, era l’ispettore, ossia l’ingegner Marcello Bombucci. Questi corse a stringere vigorosamente la mano a Tsunade, sorridendo a sua volta e dimostrando grande entusiasmo.

-         Molto piacere! – esclamò – Signora…

-         Signorina, prego. – ribatté Tsunade, schermendosi vezzosamente.

L’entusiasmo dell’ispettore aumentò.

-         Signorina, allora…?

-         Tsunade.

-         Tsunade... e poi?

-         Come, scusi?

-         Sì, insomma, Tsunade è il nome o il cognome?

L’hokage restò un momento in sospeso, immobile. Poi esclamò:

-         Avanti, venite, entrate! Vi mostreremo il nostro splendido parco!

-         Con grande piacere!

La dottoressa Galimberti seguì a malincuore i due che già ridevano e scherzavano tra loro come vecchi amici. Aveva un brutto presentimento riguardo alla faccenda. Aveva insistito tanto perché quel compito venisse affidato a un perito di grande esperienza, talento rinomato e sicura onestà, ma poi era saltato fuori il nome di Bombucci, che, si era detto, era un ragazzo serio, preparato, beneducato, forse necessitava di un po’ d’esperienza, ma da qualche parte bisogna pur cominciare, no?, e soprattutto era figlio della cognata della nipote di un’amica della donna che faceva le pulizie in casa della Presidentessa della B.I.G.O.T.T.A.: e di fronte a quest’ultima, inoppugnabile argomentazione, Elvira aveva dovuto cedere.

Ed ora, eccolo lì, Marcello Bombucci, al suo primo incarico. Camminava impettito, gli occhialetti rotondi appuntati sul naso, l’andatura un po’ pesante tipica di chi ha qualche chilo di troppo, ma tutto sommato non è davvero grasso. Ostentava in ogni sua azione grande sicurezza; i suoi gesti sembravano dire che lui era uno che sapeva il fatto suo. Un professionista sveglio, capace e brillante, sebbene fresco fresco di laurea, che aveva conseguito solo sei mesi prima.

Era anche d’aspetto giovanile, a dispetto dei suoi quarantacinque anni d’età.

-         Questi cancelletti – spiegò Tsunade ai suoi ospiti, mentre, tutti insieme, varcavano le soglie del parco – sono studiati per garantire la sicurezza più totale.

Indicò uno scatolone metallico, alto circa un metro e mezzo, che affiancava i girelli di ingresso.

-         Qui abbiamo un’apparecchiatura sofisticatissima che supera tutti i metal detector oggi esistenti. E’ in grado di rilevare con certezza qualunque oggetto pericoloso i nostri visitatori possano avere nascosto addosso, dalle bombette puzzolenti alle granate.

-         Fantastico! – esclamò l’ingegnere, stupito – E come funziona?

-         Se-gre-to! – cantò Tsunade, con voce suadente.

In quella, lo scatolone cominciò ad agitarsi, a tremare, a emettere come un rimbombare di pugni, e in più parve alla dottoressa Galimberti di udire distintamente le parole “intollerabile oltraggio”.

-         E’ normale? – chiese preoccupato Bombucci.

-         Piccolo problema tecnico. – si scusò Tsunade – Andate avanti, vi raggiungo fra un momento.

Quando i due furono lontani, Tsunade cambiò espressione. Il sorriso sparì. Andò accanto allo scatolone e sibilò:

-         Ascolta, stronzetto. Questa storia non piace neanche a me. Smettila di fare queste alzate di testa, o giuro che la parificazione tra casata principale e casata cadetta te la scordi.

Lo scatolone tacque.

Tsunade se ne andò soddisfatta. A quanto pareva, Neji aveva capito l’antifona.

 

Ore 11:14 – Naruto e Gaara

 

Se credete che trasformare un mostro psicopatico e violento in un bambino docile come un agnellino sia difficile è perché non avete mai provato a fare il contrario.

Naruto stava imparando questa lezione a sue spese. Il giorno prima Kankuro l’aveva praticamente rapito e chiuso a chiave in un minuscolo bilocale assieme a Gaara. Aveva detto che, dopo un mese passato a Konoha senza concludere niente, lui e sua sorella avevano bisogno di risultati. Quindi, che Naruto si sbrigasse a restituire loro il caro buon vecchio Gaara, quello che poteva ucciderti solo perché avevi starnutito (e con tutta la sabbia che gli aleggiava intorno, la gente vicino a lui starnutiva molto spesso), oppure avrebbero potuto fare un pensierino a tornare ad allearsi con il Villaggio del Suono. Che magari era un covo di folli perversi dediti alla conquista del mondo, ma almeno aveva delle ottime discoteche.

Per farla breve, Naruto aveva passato le ultime ventiquattr’ore a cercare di destare in Gaara un istinto omicida che, più che sopito, sembrava essere in coma irreversibile. Aveva portato con sé materiale di ogni sorta, praticamente ogni cosa capace di suscitare impulsi di irrefrenabile violenza negli esseri umani: dai videogiochi della serie Grand Theft Auto, ai film di Arma Letale, a un puzzle di diecimila pezzi raffigurante uno scorcio di cielo interamente blu con un’unica, minuscola nuvoletta bianca al centro.

Tutto inutile.

-         Naruto, ti voglio tanto tanto bene! – esclamò Gaara, che sprizzava serena felicità – Mi piace un sacchissimo giocare con te! Ancora! Ancora!

-         An… co… ra… - balbettò Naruto.

Dopo ventiquattr’ore di quell’inferno, senza mangiare, senza dormire, Naruto si sentiva in punto di morte. Ora attingeva anche lui senza riserve al thermos del caffè, che teneva sempre a portata di mano per contrastare i colpi di sonno di Gaara, sempre più frequenti e imprevedibili. Ormai potevano arrivare in qualunque momento.

-         Sai, Naruto!  - disse il ragazzino – Del primo film che abbiamo visto mi è piaciuto proprio…

-         Che cosa? – chiese Naruto, stordito.

In qualunque momento.

Naruto alzò gli occhi. Una metà di Gaara era un placido bambino addormentato; l’altra, un mostro da incubo che ribolliva e fremeva per liberarsi. Il ninja saltò su, impugnando il thermos come un’arma, e corse a versargli in gola una sorsata di caffé. Gaara si risvegliò, recuperò la propria normalità e riprese a battere le manine come nulla fosse successo.

Non si poteva andare avanti così per molto. Naruto decise di fare ricorso a un metodo che non avrebbe voluto usare: ma, a mali estremi, estremi rimedi.

Si piantò davanti a Gaara, in piedi, e sfoggiò un’espressione dura, spietata.

-         Tu! – ruggì – Tu sei solo un verme! Non sei nulla! Non sei importante per nessuno! Sei un patetico bambino nel cui corpo è stato sigillato un demone! Sei un mostro temuto da tutti, che nessuno ama! Sei solo un perdente che cerca di farsi apprezzare e voler bene, ma inutilmente, perché a nessuno importerà mai nulla di un INUTILE MISERABILE MOCCIOSO COME TE!!!

Gaara lo guardò un po’ sbalordito, con gli occhi spalancati, facendo ciondolare un po’ il testone. Poi sorrise, puntò un dito verso Naruto ed esclamò:

-         Anche tu!

Naruto prese a balbettare, a muoversi in modo incerto, a tirare su con il naso.

-         NON E’ VEROOO! – gridò infine, piangendo a dirotto.

 

Ore 11:26 – Controllo sulle attrazioni del parco

 

L’ingegner Bombucci non credeva ai propri occhi. Quando era venuto a Ninjaland per valutarne l’idoneità come luogo di educazione e crescita dei bambini, mai avrebbe creduto di assistere ad uno spettacolo del genere. Gente che gridava terrorizzata; corpi tesi fino allo spasimo, sconvolti fin nel profondo, pallidi e sudati per l’atrocità di ciò che stavano vivendo. E per colmo di tanta perversione, il loro istante di maggior terrore, prima della fine, veniva immortalato in una raggelante fotografia.

-         E quanto sono alte, queste montagne russe? – chiese Bombucci, colmo di ammirazione.

-         Non le chiami semplicemente “montagne russe”, ingegnere! – ribadì orgogliosa Tsunade – Questo è Monte Strippabudella, e raggiunge la vertiginosa altezza di centodieci metri! Nel tratto di massima pendenza si raggiungono velocità superiori ai cento chilometri orari!

-         Davvero stupefacente. – osservò l’ingegnere, annuendo soddisfatto.

La Galimberti, di lato, fece una smorfia di disapprovazione.

Monte Strippabudella era un inestricabile groviglio di rotaie su cui correvano dei variopinti vagoncini a folle velocità. I binari si inerpicavano tra i volti dei quattro hokage scolpiti nella montagna; passavano sotto il naso del Primo, tra i capelli del Secondo, carezzavano la barba del Terzo e, attraversando una vertiginosa galleria, entravano in un orecchio del Quarto per uscire dall’altro.

In disparte, a destra, c’era un ampio telo che copriva il volto di Tsunade, l’ultimo capolavoro di René Palaçon, su cui il Maestro era ancora al lavoro e che quindi nessuno poteva vedere.

-         Ma mi dica – disse a un certo punto l’ispettore – ho sentito dire che avete avuto dei problemi costruendo quest’attrazione.

Tsunade annuì:

-         Purtroppo. Ci sono state proteste da parte degli ambientalisti…

-         Mi scusi, ma devo prendere appunti. – la interruppe Bombucci – Lei deve capire: noi siamo molto sensibili alle tematiche ambientali.

-         Naturalmente.

L’ingegnere estrasse dal taschino della giacca un taccuino e una penna. Curiosamente, quest’ultima sembrava essere insolitamente pelosa, per una stilografica. Incuriosita, Tsunade chiese spiegazioni.

-         E’ foderata in Volpe Rarissima della Siberia. Uno degli ultimi… dieci esemplari, mi pare. – rispose distrattamente Bombucci.

Poi:

-         Allora, mi spieghi meglio questa storia delle proteste.

-         Sì, certo. Ecco, abbiamo avuto diverse manifestazioni. I dimostranti sostenevano che, realizzando questa colossale opera, avremmo inferto un duro colpo al patrimonio forestale mondiale, promuovendo il disboscamento.

-         Disboscamento? – fece l’ingegnere, confuso – Ma, mi scusi, non mi sembra che Monte Strippabudella sia costruito in legno…

E in quella un inserviente che lavorava a quella attrazione gridò, a gran voce:

-         Madamigella Tsunadeee! Qui all’uscita abbiamo di nuovo finito la segatura!

 

Ore 11:53 – Temari e Shikamaru

 

Sebbene le tattiche che un ninja può adottare siano talmente tante che sarebbe impossibile elencarle tutte per iscritto, esistono alcuni principi fondamentali che le accomunano tutte. Si tratta di poche, semplici regole che, diversamente da quel che si potrebbe pensare, riescono di grande utilità anche nelle mille piccole avversità della vita quotidiana. Vediamo un esempio pratico.

Primo: avvicinare il nemico con circospezione.

-         Ciao, Shikamaru

-         Yo.

Secondo: mascherare il proprio vero obiettivo.

-         …mi sapresti dire che ore sono?

-         Mmh.

Terzo: sfruttare a proprio vantaggio le condizioni climatiche e le caratteristiche del luogo dello scontro.

-         Bella giornata di sole, oggi, vero? Che ne dici di fare una passeggiata, visto che ci troviamo in questo bel viale… nel frattempo parliamo un po’!

-         Hm.

Quarto: se non si riesce a portare avanti un attacco diretto, temporeggiare.

-         Davvero un bel sole… non se ne vedono di giornate così al mio paese. Cioè, sì, in realtà si vedono di continuo, da noi non piove mai… ma volevo dire che lì sono più calde. E poi ci si annoia. Non c’è mai niente da fare, al Villaggio della Sabbia. A parte i castelli! Ok, battuta stupida, lo ammetto. Ma tu non ridi mai, eh? Sempre così serioso. No, davvero, è una gran noia. Gli unici giorni in cui succede qualcosa di diverso sono il giorno della Fiera della Clessidra e quelli in cui c’è qualche decapitazione. Sai che divertimento!

-         Ah.

Quinto: mai farsi sopraffare dalle proprie emozioni.

-         Ascolta, Shikamaru… io vole.. io vo… lo.. il…

Sesto: ho detto, MAI FARSI SOPRAFFARE DALLE PROPRIE EMOZIONI!

-         …io volevo chiederti …

Settimo: l’oscurità è tua amica, la notte tua compagna.

-         che ne diresti se stasera

Ottavo: COLPISCI!

-         …andiamo al cinema insieme?

Ecco, l’aveva detto. Temari restò in attesa della risposta di Shikamaru, giocherellando un po’ con le dita, che girava nervosamente l’una intorno all’altra. Il ragazzo la fissò dritto negli occhi, con quel suo sguardo un po’ spento ma pieno di significato:

-         Temari… - disse.

-         Sì? – fece la ragazza, con una nota di emozione nella voce.

-         …mi farebbe molto piacere, ma non posso. Il fatto è che per stasera ho già promesso di andarci con Ino.

Temari restò come paralizzata. Qualunque cosa cercasse di dire, le moriva in bocca. Guardò Shikamaru allontanarsi, senza potere far nulla. Il ragazzo alzò le braccia al cielo ed esclamò:

-         Ah, le donne, che seccatura!

 

Ore 12:02 – Controllo sull’igiene

 

-         E quella che cos’è?!

La dottoressa Galimberti, con in volto la sua migliore espressione scandalizzata (la studiava attentamente, per ore e ore, davanti allo specchio), fissava il terreno davanti ai suoi piedi e indicava qualcosa con l’indice teso. Non troppo teso, però: sembrava che anche il solo gesto di additare quell’oggetto la riempisse di disgusto.

L’ingegner Bombucci gettò una rapida occhiata ed espresse il suo giudizio professionale:

-         Escrementi. – disse.

Poi:

-         Merda, se preferisce. - aggiunse

-         QUESTO LO VEDO! – strillò la psicologa – Quello che non capisco è cosa ci faccia in mezzo alla strada! E’ intollerabile la sciatteria e la sporcizia di questo luogo! Lei è o non è l’ispettore? E allora ispezioni!

-         La merda? – chiese dubbioso Bombucci.

-         NOO! IL PARCO! CERCHI IL RESPONSABILE DI QUESTA SCHIFEZZA E, PERDIO, LO COSTRINGA A PULIRE!

L’ingegnere scosse la testa e volse un’occhiata sconsolata a Tsunade, che lo ricambiò con uno sguardo carico di comprensiva solidarietà. Bisognava far contenta la vecchiaccia, quindi Bombucci si atteggiò ad una grande severità.

-         Signorina Tsunade! – esclamò – Mi dica: chi è responsabile della pulizia delle vie qua al parco?

E guardò la Galimberti, che, ancora poco convinta, assisteva alla scena con attenzione e batteva il piede destro al suolo.

-         Dunque – rispose Tsunade – sarebbero gli ANBU ad avere il compito della manutenzione. Ma, siccome abbiamo diversi cani, esistono regole precise a questi riguardi. E’ il padrone ad essere responsabile di…

Si fermò un attimo a cercare l’espressione giusta. Aveva la sensazione che “enorme stronzo fumante”, per quanto perfettamente adeguata a descrivere il problema con cui avevano a che fare in quel momento, non sarebbe stata la più gradita.

-         …dei bisognini del suo più fedele amico. – concluse.

-         Molto bene! Allora cerchiamo. Mi sembra una cosa… ehm… recente, quindi il colpevole non deve essere molto lontano. – esclamò l’ingegnere.

Camminarono per qualche minuto, e finalmente avvistarono un ottimo indiziato. Un ragazzo che passeggiava tranquillo, seguito a ruota da un piccolo ma vivacissimo cagnolino.

Elvira Galimberti squadrò il ragazzo da capo a piedi e notò, critica, che il suo aspetto era terribilmente trasandato. Indossava una specie di cappotto con tanto di cappuccio che era tanto vecchio, logoro e strappato da far pensare che dovesse trattarsi di un residuato bellico della Prima Guerra Mondiale, o qualcosa del genere.

-         Tu, ragazzo! – fece Bombucci, additando il malcapitato.

Kiba sobbalzò e si voltò, tremante.

-         Dovresti conoscere le regole riguardanti l’igiene. O no?

-         Signorsì, signore… - balbettò quello, imbarazzato.

-         Che non ti passi mai più in testa l’idea di lasciare una strada pubblica in quello stato! E’ chiaro?

Paralizzato, Kiba riusciva solo a fare cenno di sì con la testa. Sudava freddo.

-         Quello che hai fatto è un segno di grande inciviltà e maleducazione!

Battito di denti. Sguardo perso e disperato. Tremolio alle ginocchia.

-         Perciò…

-         E’ STATO LUI! – gridò disperato Kiba, additando il piccolo Akamaru, che trotterellava al suo fianco – VI GIURO CHE E’ STATO LUI! E’ TUTTA COLPA SUA! IO NON C’ENTRO! DOVETE CREDERMI!

Bombucci lo guardò perplesso.

-         Certo che ti crediamo. – disse poi – Perché, pensavi che noi credessimo che “quella roba” l’avessi lasciata TU?

Kiba parve sollevato. Cominciò a ridacchiare, poi a ridere fragorosamente. Tsunade e l’ingegnere si unirono a lui in una clamorosa risata generale. Solo la dottoressa Galimberti rimase seria. Non vedeva cosa ci fosse di divertente.

-         Oddio, non ci posso credere! – fece l’ingegnere, piangendo dal ridere – Davvero pensavi… ah… no, non può essere! Figurarsi! Sarebbe assurdo! Un ragazzo che si mette a fare… mi scusi l’espressione, signorina Tsunade… che si mette a fare la cacca in mezzo alla strada?!? E poi cos’altro: ti metteresti a scodinzolare? O magari verresti ad annusarmi il sedere?

-         No, quello no di certo! – replicò Kiba, divertito – Il mio amico Naruto mi ha insegnato che non è prudente farlo.

-         Ah, ah, ah! Sei uno spasso! Vai pure, ragazzo. Mi hai fatto divertire così tanto che per stavolta ci passerò sopra, a questa faccenda. Ma la prossima volta, mi raccomando: paletta e sacchetto!

-         Grazie, signore. Farò come lei dice.

Kiba si allontanò, con il fedele cagnolino sempre accanto.

-         L’abbiamo scampata bella, Akamaru. – disse, rivolto all’animale.

Per diversi minuti si voltò spesso, controllando a che distanza erano l’ispettore e gli altri. Quando finalmente fu certo che erano abbastanza lontani, senza smettere di guardarsi intorno con grande circospezione, si avvicinò a un palo della luce…

…gli diede un’annusata…

e alzò la gamba destra.

 

…CONTINUA!!

 

 

 

 

“Fuga per la vittoria” doveva essere un capitolo solo, ma alla fine è venuto così lungo che ho deciso di dividerlo in due parti. Quindi la prossima volta continua l’ispezione al parco, e si scoprirà finalmente come ha fatto la Galimberti a finire su quell’aereo assieme a Naruto e agli altri ragazzini (la cui identità ancora non vi svelo…). Ah, naturalmente l’ing. Bombucci è un personaggio di mia invenzione. Grazie per i commenti sempre più numerosi, passo alle risposte!

 

X nikynaa: ok, allora, visto che ciò ti trattiene dal provare su di me la tua (certamente sopraffina) tecnica del Pugno Gentile è il fatto che così mi impediresti di scrivere, PROMETTIMI che quando la fanfic sarà completata non verrai in cerca di vendetta. In caso contrario, per assicurarmi una vita lunga e tranquilla, potrei allungare di molto i tempi di aggiornamento… diciamo un capitolo ogni vent’anni XD.

 

X Topy: beh, qualcosina in serbo per l’Uchiha ce l’ho ancora… eheh

 

X gracy110: assolutamente, dall’analista finirà. E infatti per la realizzazione di “Qualcuno pensi ai bambini! – Il film” ho già scritturato Woody Allen per la parte di Sasuke.

 

X Urdi: bentornata! Anche tu contro Sasuke? Poveretto, tutto il mondo lo odia… Mi dispiace per averti distrutto il mito di Jiraya, ma sai com’è, la verità viene prima di ogni altra cosa.

 

X elfetta: Dolores Umbridge sarebbe quella che sostituisce Albus Silente in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”? Sai che avevo in mente di metterla nel consiglio della B.I.G.O.T.T.A., ma poi, avendola vista solo nel trailer del film, non mi ricordavo il suo nome, e quindi…

 

X Rori_chan: pigra a recensire, eh? Benvenuta nel club, collega XD! Mi fa piacere leggere una critica “sistematica”, per così dire, e sono contento di sentir dire che trovi il mio stile capace di far ridere senza essere volgare. A questo aspetto ci tengo molto: anche se uso ogni tanto qualche (e talvolta più di qualche) parolaccia, voglio assolutamente evitare di farlo in modo gratuito e scadere nella comicità, per così dire, pecoreccia. Quindi sono felice di sentirmi dire che ci sono riuscito.

 

X ayachan: ho lasciato la tua risposta per ultima perché sarà la più lunga. Per rispondere alla tua prima domanda, quando ho scritto i primi due capitoli della storia (e parlo di più di un anno fa) l’idea che avevo era di continuare sulla stessa linea del secondo capitolo, cioè con Elvira Galimberti che girava per il villaggio e incontrava via via i vari ninja impegnati in diverse attività “diseducative” (per esempio, avevo già ideato la scena delle misurazioni di Hinata e Kiba). Poi ho pensato che in quel modo la storia sarebbe stata noiosa, ho perso l’ispirazione e l’ho buttata di lato. Quando, di recente, l’ho ripresa, ho deciso di darle una trama più consistente e ho ideato, a grandi linee, tutta quanta la storia, e ovviamente Ninjaland era uno dei punti fermi. Anche parecchie gag le avevo già in mente dall’inizio, mentre altre (ed è il caso dello spot con Gai e Rock Lee) mi sono venute spontaneamente, mentre scrivevo. Ma in ogni caso avevo già deciso tutti i passaggi importanti, finale compreso.

Per quanto riguarda Hinata: sì, che tu ci creda o no, è proprio lei il mio personaggio preferito, probabilmente perché, sotto certi punti di vista, mi somiglia. Quello che le ho fatto succedere in “Legacy of the 4th” è un’altra storia. Il fatto è che quando scrivo una fanfiction non bado tanto alle mie preferenze riguardo ai personaggi. Ce ne sono ovviamente che mi ispirano di più o di meno, ma una volta che la storia è decisa, non mi importa cosa succede loro, né cerco di mettere in buona luce i personaggi che mi piacciono o di scaricare disgrazie su quelli che detesto. A dire il vero, quelli che davvero detesto spesso non li faccio nemmeno comparire, perché i personaggi che mi piacciono di meno sono quelli che trovo più inconsistenti o peggio caratterizzati (ad esempio Kankuro), e come tali sono pessimi elementi per una storia.

 

OK, ringraziamenti anche a sophie_95, Dragana, GaaChan e DarkMartyx_93, ciao a tutti e al prossimo capitolo!

  
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