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Autore: TonyCocchi    08/09/2013    2 recensioni
La mia entry per il nuovo contest di Cosmopolita: "L'inizio della fine?" - Terza classificata! ^__^
La mia entry per il nuovo contest di Cosmopolita!
Incipit estratto: "Ci sono quattro amici riuniti ad un tavolo"
Conclusione estratta: "Un personaggio X capisce che Y è troppo forte"
[Hetalia AU: mondo reale] Incontrati per strada gli amici dello zio Francis, Matthew si ritrova trascinato in un bar in compagnia di un esuberante e ciarliero terzetto. Si terrà in disparte tutto il tempo, o verrà suo malgrado trascinato dentro quando la discussione volgerà su incensurate avventure “amorose” di quei tre?
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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heta contest BAR

Fine serata per quattro persone riunite ad un tavolo di un bar.

Tre di loro sono grandi amici da lungo tempo eppure mai a corto di argomenti, mentre il quarto si lascia scivolare un po’ in disparte. Non tanto per timidezza o mancanza di confidenza, anzi, gli altri tre sono un trio unito ma parecchio amichevole e contento di averlo lì, pur notando poco la sua presenza.

C’era Francis, suo zio; stava facendo una passeggiata con lui quando per caso avevano incrociato gli altri due, e che il loro terzetto perdesse un occasione per uscire e brindare insieme non si era mai sentita.

C’era Gilbert, il più smargiasso del gruppo, anche se la sua inguaribile tendenza all’autocelebrazione e all’ipervalutazione di sé non impedivano che fosse anche un tipo di quelli che ti offrono volentieri una birra e un invito a spassarsela insieme.

C’era Antonio, il più giovane ed esuberante, dal sorriso onnipresente, idolo di un casino di donne a sentire gli altri due, ma queste, sempre a sentire gli altri due, potevano pure scordarselo…

E infine c’era lui, Matthew, il pivello venuto dal Canada a studiare negli States con l’appoggio del caro zietto, trasferitosi lì stabilmente da tanto tempo.

Lui c’entrava davvero poco con il “Bad touch trio”, così definito da qualcuno ai tempi dei loro anni del college per chissà quale motivo: era tranquillo, non alzava mai la voce né troppo il gomito, per qualcuno una barba, per altri semplicemente il classico tipo con la testa sulle spalle.

Se preferiva tenersi in disparte quella sera non era poi neppure troppo per quella differenza di carattere, anche lui volendo poteva essere più vivace (secchione o boy-scout forse, ma musone no); o per cose come la differenza di età, comunque non troppa.

Più che altro era l’argomento su cui, da un buon quarto d’ora, era deviata la loro chiassosa discussione, che non procedeva senza un fragoroso scoppio di risate ogni due minuti.

“Ti sei davvero fatta quella lì?”

“Ma no!”

“In tutte le posizioni possibili immaginabili, e poi non venitemi a dire che non le conosco!”
“E chi ci prova, Francis?”

Non certo chiacchiere da parrocchia… C’era da colorire di rosso un bel po’ di persone, lui compreso.

Non era proprio fatto per certi discorsi; a partire da suo fratello maggiore Alfred, che da teenager si divertiva alle sue reazioni quando gli chiedeva se la ragazza di turno gli avesse già fatto assaggiare il suo “sciroppo d’acero”, finendo all’imbarazzante discorso con la farmacista la prima volta che aveva voluto acquistare dei condom, non aveva gran bei ricordi…

E malgrado ciò era proprio lui ad avere uno zio come Francis Bonnefoy, di cui nessuno osava mettere indubbio la preparatezza nel campo, né la sua morbosa passione per i dettagli…

“Secondo me Antonio al tuo livello ci si avvicina!” –esclamò l’albino indicando l’amico al termine di una lunga sorsata di birra.

“Ma quando mai?!”

“Non fare il finto tinto, mister sangue caliente, ti ricordi quella tutta scazzata di Little Italy? Ho dovuto trascinarti via prima che ti mettesse le mani addosso, maniaco!”
Francis si asciugò le lacrime agli occhi: “Ma poi tu non avevi altre preferenze?”
“E se vi dicessi che sto uscendo col suo fratello gemello da una settimana?”

Suo zio e Gilbert risposero ridendo talmente forte da far tremare il locale e girare verso il loro tavolo una buona decine di facce: a momenti si rotolavano a terra dal ridere.

Sorrise anche lui per non guastare l’atmosfera. Ma quei discorsi semplicemente non gli andavano, e non aveva proprio alcuna voglia di entrarci.

“No, sentite” –alzò le mani Francis, sopravvissuto al soffocamento- “Noi siamo amici e non dobbiamo tenerci nascosto niente, specie certe cose.”
“Scusa.” –fece l’occhiolino Antonio.

“Quindi, forza e coraggio, ognuno qui sputi il rospo se c’è qualcosa che gli altri non sanno, e l’abbiamo capito a che mi riferisco, no?”

Matt sospirò: quella piccante escalation non pareva proprio voler avere termine. Ed ecco che altre esperienze stavano per essere messe in spudorata mostra sulla passerella di quel tavolo chiazzato di schizzi di birra e cognac.

Non era il tipo da cose del genere. In ogni caso non era neppure il tipo da fingere di dover andare in bagno per scamparsela, specie se così facendo correva il rischio si accorgessero di lui e provassero a coinvolgerlo, ed era un miracolo non fosse già successo!

“Comincio io!” –non poté che intervenire Gilbert- “Allora, vi ricordate di Pavla? Quella studentessa ceca che…”
“Cieca?!”
“<< Ceca >> il paese, idiota! Comunque, quella che a quel party mi sfidò a chi beveva più birra.”

“E ti batté!”
“Fu un pareggio!”
“Si, vabbé, vai avanti…” –sghignazzò l’altro canadese al tavolo.

“L’ho reincontrata! Si è trasferita qui per lavoro e l’ho subito invitata a uscire: doveva darmi la rivincita! Mi ha mandato a quel paese un bel po’ di volte prima di convincersi, ma quando ci siamo rivisti ce la siamo spassata che non avete idea! È sballosa! E a fine serata si è infilata una birra tra le tette dicendo di avere l’apribottiglie su da lei!”

“Wow, vedi di non innamorartene, amico!”

“Macché!”

“Mitico! E che altro?”

Qualche altro dettaglio dopo, che Matt ascoltò continuando a recitare impeccabile la parte dell’ascoltatore invisibile, impegnandosi per non fare nessuna espressione strana, prese parola Antonio.

“Ero in vacanza in Spagna e stavo facendo un escursione da solo tra le pinete lungo la costa, lo sapete che mi piace stare all’aperto, no? Beh, piaceva anche a una coppietta del luogo: sbuco fuori da un cespuglio e lì per terra me li ritrovo su una asciugamano tutti nudi che ci danno dentro!”

“Tsk, ora fai anche il guardone?”
“Sei riuscito a vedere se lei era aveva un bel corpo prima che ti menassero?”

“Lei era uno schianto, e lui pure, e non mi hanno menato: mi hanno invitato a unirmi a loro!”

Gilbert sbatté il pugno sul tavolo, e Matt temette per un istante che il proprio boccale gli sarebbe finito addosso inzuppandolo.

“Ma porca vacca! Ma guarda questo!”
“Questa si chiama fortuna…”
“E lui era di “vedute molto aperte”… e col sederino depilato…”
Francis si sbatté una mano in fronte tra una risata e l’altra: “Questo va oltre la fortuna!”

“Ma io ti ammazzo!” –finse di schiaffeggiarlo l’albino- “A te la coppia di porci bisex e a me mi multano l’audi per trenta secondi che la lascio parcheggiata sulle strisce!”

Francis diede due colpetti di tosse e i due drizzarono subito le orecchie. Anche Matt, istintivamente si preparò, dato che conosceva lo zio e sapeva che non sarebbe mai stato da meno in una sfida del genere! In ogni caso, preferì stringere il boccale in una mano per evitare altri scossoni.

“Due in un colpo.”
“Già sentita.” –ribatté Antonio.

“Una delle due era lesbica!”
“Cazzata!” –timbrò subito Gilbert.
“Invece si! L’ho beccata che ci provava con l’altra al bancone del locale, ma questa non ci stava. E sapete che ho fatto? Mi sono messo in mezzo io e le ho sedotte entrambe!” –il biondo godette per un istante delle loro facce sgomente ansiose di ribattere, pronto ad anticiparle al primo accenno di riaprir bocca- “E… Ho convinto l’altra a fare con la prima uno spettacolino lesbo come aperitivo.”

“Oh, mio…”
“E…”

Man mano che andava avanti il suo racconto si faceva sempre più teatrale; abbassava il tono di voce, stringeva lo sguardo, si soffermava sulle giuste pause… Accidenti, se gli piaceva tutto ciò!

“Le ho bendate, ho intinto un cubetto di ghiaccio nel cointreau e ho cominciato a passarlo sui loro corpi, nei punti giusti che ovviamente io conosco…”
“Non è la scena di un film?” –chiese Antonio, rapito, a bocca aperta.

“E… Le ho fatte arrivare solo così!”
“Fanculo!” –gridò l’albino per poi vuotare la seconda bottiglia.

“E va bene, ci sono riuscito anche con qualche carezza qui e là…”
“Fanculo due volte!”
Antonio rideva scuotendo la testa: “Gil, dovresti saperlo che su certe cose Francis non mente.”

“Certo che no. Lo sapete che per me l’ars amandi è sacra! Beh, qui era amore solo del corpo, ma non per questo andrebbe disdegnato no?”

Matt non dubitava del racconto dello zio, pur trovandolo comunque inspiegabilmente inquietante… Quel mellifluo e belloccio appena quarantenne dalla chioma bionda era in grado di compiere imprese straordinarie. A pensarci, forse era un bene non si fosse mai sposato, come desideravano tanto a casa!

Intanto eccoli di nuovo, quel solidissimo trio, a ridere e darsi pacche l’un l’altro, come prima e più di prima; finalmente paghi, magari, sperò Matt.

“Ehi, qui però c’è qualcuno che pensa di farla franca!”
Beccato, come non detto.

“Giusto!” –annuì Antonio- “Non è giusto escludere Matthew!”

“Ehi, ragazzi…” –provò a intervenire Francis.

“Che ne dici? Vuoi raccontarla tu una bella storiella?”

“Non far complimenti, siamo tra amiconi!”

Il canadese, irrigidito, distoglieva lo sguardo, come stesse cercando una via di fuga intorno a sé.

“A dire il vero io… non credo di avere una storia interessante di quel genere, ecco.”
“Ehi” –rimbeccò gli altri due suo zio, accorrendo in aiuto- “Lasciate in pace Matt, chiaro? Noi tre siamo dei pervertiti di gran carriera, ma lui se possibile vorrei preservarlo intatto.”

Gilbert sputacchiò una fragorosa risata: “Che c’è? Vuoi dire che non ha niente da raccontare perché è un verginello?”

Grazie al cielo nel trio si annoveravano tipi come Antonio che, malgrado l’amicizia profonda con l’altro, sapevano ancora tirare calci negli stinchi sotto il tavolo quando necessario.

“Scusalo, è un cretino!”
“Già… scusami…” –concordò Gilbert, trattenendo un impreco da record.

“Tsk, osare insinuare che il nipote del sottoscritto sia un verginello: pura follia!” –esclamò suo zio, d’un tratto più preoccupato a difendere il suo onore piuttosto che la sua innocenza.

Da un lato lo divertiva: vedere quei tre accapigliarsi mentre lui, il centro della discussione, non veniva minimamente interpellato.

“Se sapessi chi è la sua ragazza poi…”

“Chi è?” –domandò Antonio.
“Zio!”

Il suo salvatore aveva un modo tutto suo di tirarlo fuori da una discussione imbarazzante…

“Hai presente Kate? Abita in questo quartiere, bionda, fa volontariato…”
“Quella con due…” –Gilbert non finì la frase, ma la corroborò con due potenti e sinuosi movimenti circolari davanti il petto- “Certo che ce l’ho presente! Miseriaccia, si vede allora che è tuo nipote!”

Il nipotino, pur passato da verginello all’avere una tettona da paura come tipa, stava divertendosi però sempre meno.

“Saranno impianti.” –dubitò Antonio.

“No, sono naturali…” –uscì dalla bocca di Matthew, che subito dopo si chiese che gli era preso, mentre allo scettico partiva un fischio ammirato.

Il torchiato si vide così d’un tratto puntare dall’occhiolino dell’albino seduto di fronte a sé: “Tu pensa, quella Kate… E io che la facevo una di quelle casa e chiesa… Quindi ne hai di cose da raccontare, dico bene? Chissà quante cose ci puoi fare con quelle…”

“Piantala” –tornò premuroso lo zietto Francis- “Ho detto che lui resta fuori, come appunto ha fatto fino ad adesso.”
“Ma non vale! Prima lo butti dentro con quello spettacolo di carrozzeria e poi lo vuoi fuori? Al diavolo, Francis! Dai, Matty, non vuoi dirci proprio niente niente? Su, entra un po’ nel nostro spirito!”

“Piantala, Gil, se Matt avesse voluto raccontare qualcosa l’avrebbe fatto, no?”

Di nascosto lo zio gli mostrò un pollice in su, credendo di aver raggiunto non uno ben due obiettivi, quando invece Matt era meno che mai soddisfatto e, cosa curiosa in primis per sé stesso, sentiva la lingua fremere, come desiderosa di scalciare nella sua bocca.

“Io…”

Aprendo bocca per primo per la prima volta durante tutta la serata attirò quei tre come cani su una bistecca, ma l’imbarazzo gli fece anche passare l’impulso che gli aveva aperto bocca. Si schiarì la voce e poi pensò un altro po’.

“In effetti, no, non ho niente da raccontarvi. È proprio come sembra, non sono proprio il tipo da questo genere di conversazioni; il fatto è che ogni singolo momento che passo con lei, anche i più stupidi o banali, come guardare insieme la partita di hockey mangiando pop-corn per poi addormentarsi sul divano senza fare assolutamente nulla, sono come dei tesori per me, e lo sapete che l’uomo è un animale egoista e che i tesori non li condivide facilmente.”

Si grattò il dorso della mano, rialzando poi gli occhi: “E poi, in confronto alle cannonate che avete raccontato stasera, io che ho poi da offrire? Non sono nemmeno granché questi tesori a pensarci bene.

 

Potrei parlarvi di come mi batte leggero il cuore nel petto quando l’ho appena riaccompagnata a casa al termine di un appuntamento e sto tornando a casa in macchina, ascoltando canzoni che mi facciano pensare a lei per tutto il tragitto.

Potrei parlarvi di quanto è buffa quando si mette il costume da clown di corsia e quanto è bello ascoltarla ridere mentre i bambini le si tuffano addosso.

O di quanto faccia bene ai miei studi fare una pausa dai libri e telefonarle, solo per sentire la sua voce: appena riattacco almeno un centinaio di pagine mi volano via come niente, quasi fosse un doping.

No, io non ho delle grandi storie del genere, storie di conquista, di trasgressione, di quelle che poi ti fanno vincere una standing ovation al bar dai tuoi migliori amici, e che più racconti, più vuoi raccontare e scendere nei dettagli.”

 

Gli scappò un largo sorriso.
“Spiacente, sono troppo un “bravo ragazzo” per queste cose: pensate che quando sto con lei preferisco guardarla negli occhi che “più in basso”, dico io! Che può raccontare uno così?”

Ora si che si sentiva divertito.

Non sapeva se aveva effettivamente rovinato l’atmosfera, cosa che comunque gli sarebbe dispiaciuta, ma almeno di zittirli come stoccafissi gli era riuscito.

Subito dopo aver finito quel discorso, gli scappò un altrettanto sincero sbadiglio.
“Scusate ragazzi, ma io in genere vado a letto presto per avere più tempo per studiare la mattina, e ho il prossimo esame tra meno di un mese. Però è stato bello rivedervi!”

Si alzò e lasciò la sua parte del conto accanto al posacenere.

“Zio Francis, ci vediamo domani. Notte, gente!”

“Notte, Matt.” –lo salutò lo zio, fingendo anche lui di essere stato messo ko, e lasciando uscire l’orgoglio solamente dopo che si fu voltato.

Beffardo guardò i suoi amiconi di sempre.

Antonio aveva lo sguardo trasognato di chi ha appena incontrato qualcuno molto più fortunato di lui, e non vedeva l’ora di esserlo altrettanto.

Gilbert teneva invece il capo rivolto al fondale del suo bicchiere, come se stesse chiedendo ai rimasugli di schiuma di birra se non fosse il caso di frequentare Pavla un po’ più seriamente, senza per forza doversi ritrovare imboscati da qualche parte a fine serata.

Quanto a lui, incassati i loro eloquenti sguardi di rimando, da appassionato cultore dell’ars amandi, come gli piaceva definirsi, riconosceva che Matt era certo un artista del suo stesso calibro, anche se di una corrente differente si poteva dire.

Non era forse il ragazzo più in gamba, né di sicuro il più appariscente, ma, diamine, Matt, non per nulla sangue del suo sangue, e, senza bisogno di straordinarie imprese virili, era veramente forte!


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