“Se tu vuoi
bene a un fiore che sta in una stella,
è dolce, la
notte, guardare il cielo.
Tutte le
stelle sono fiorite.”
(Il Piccolo
Principe, Saint-Exupéry)
Ormai
non rammentava nemmeno più quanti anni fossero trascorsi dalla sua partenza,
una lontana mattina di febbraio, quando aveva lasciato il paese in cui era
nato, al di là del vasto oceano, per imbarcarsi in cerca di fortuna. Sbarcato
in una nazione sconosciuta, aveva tuttavia rapidamente appreso la lingua che lì
si parlava, ed era riuscito a farsi assumere come cartografo da un ricco
mercante, che si dilettava nell’esplorare le zone selvagge dell’entroterra. Ma
la gente del posto continuava a chiamarlo “lo straniero”, e per lo più lo
evitava.
Non
che a lui importasse molto; anche se a volte, nelle lunghe sere d’inverno,
seduto davanti al fuoco a rimuginare i suoi pensieri, sentiva che avrebbe
volentieri scambiato due chiacchiere con qualcuno, per alleviare la noia e la
solitudine, e per scacciare il peso dei ricordi.
Allora
si alzava, usciva richiudendo piano la porta e si incamminava lungo il molo,
osservando le navi ormeggiate, che oscillavano appena nell’acqua scura. E gli
tornavano alla mente le luci del porto di Southampton, la piccola casetta in
cui era cresciuto, e sua sorella Rosie che giocava con le conchiglie raccolte
sulla riva, mentre i pescatori tiravano in secco le barche vuote. E la piccola
Mary che danzava sulla spiaggia, le braccia esili, i lunghi capelli biondi al
vento, gli occhi celesti che fissavano il cielo; e nelle notti serene lo
prendeva per mano, indicandogli le stelle: “Quella lassù è la stella polare,
vedi?”
Ed
anche ora, quando alzava lo sguardo al cielo stellato, pensava che, in qualche
luogo, forse anche Mary lo stava guardando; e questo lo rendeva felice.