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Autore: Niere    09/09/2013    1 recensioni
Livia e Gianluca, in passato, erano una coppia affiatata, ma la vita li ha cambiati e tutto ciò che è rimasto del loro amore è un bambino di quattro anni e tanto rancore. Il rancore però annebbia la ragione ed entrambi si ritroveranno a mettere in dubbio le scelte fatte, le loro convinzioni e i loro sentimenti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un caffè con Fabrizio - POV Livia

Mi sentivo una pazza incosciente. Quando ero bambina, mia madre diceva sempre ‘mai voltarsi per guardare ciò che hai lasciato alle spalle. Devi sempre mantenere lo sguardo di fronte a te’. Non solo mi ero voltata, ma ero quasi tentata di fare una bella retromarcia. Forse stavo commettendo un errore, ma dovevo capire a fondo i miei sentimenti.
Dopo il giorno di pausa dal lavoro, tornai al mio ufficio. Lavoravo per un grande impresa di costruzioni, che negli ultimi anni aveva fatto la sua fortuna in tutto il mondo. Ero una delle assistenti del vice direttore, insieme alle mie colleghe Alessandra e Valentina, che ormai consideravo due grandi amiche. Il mio lavoro mi piaceva molto, ma a volte rubava tutte le mie energie. Passavo ore intere al telefono per gestire gli accordi finanziari, mi occupavo degli impegni del mio capo, della corrispondenza e dovevo sempre tenermi aggiornata sulle novità del mercato. A volte mi sembrava di non fermarmi un secondo.
Quella mattina ero intenta a controllare delle fatture, in attesa dell’ arrivo delle mie due colleghe, quando Fabrizio fece capolino nel mio ufficio. Era uno degli architetti più bravi della società ed era colui che gestiva più lavori. Poggiò delle cartelline sulla mia scrivania e disse: “Ciao Livia… Vitali mi chiesto di lasciarti queste. Devi inviarle alla società Mentis entro questa sera.”.
Sorrisi cordiale e replicai: “Ok, non c’è problema. Come se fosse già fatto.”.
Mi sorrise e prese posto sulla sedia all’ altro capo della scrivania: “Ho saputo che ieri ti sei assentata per malattia. Oggi stai meglio?”.
Fabrizio era un trentaquattrenne affascinante, sicuro di sé, che aveva sempre una risposta a tutto. Aveva i capelli ricci e indomabili, gli occhi profondi e indagatori, le labbra sottili ma perfette, l’ aria da intellettuale, una voce coinvolgente. Molte colleghe erano attratte da lui, ma sembrava non curarsene, preferiva dedicarsi totalmente al suo lavoro. Si vociferava che con le donne avesse chiuso, dopo la sua ultima relazione. Negli ultimi mesi avevamo stretto amicizia, anche se non ci frequentavamo al di fuori dell’ ufficio.
Risposi: “Si, non era nulla di grave.”. Non aggiunsi altro, non volevo parlare con lui di Gianluca. In realtà, volevo tenere la cosa per me, come se fosse un piccolo segreto.
La mia risposta sembrò non bastargli, ma non insistette. Cambiò discorso: “Bene. Ti va di staccare un po’ e di prendere un caffè? Offro io.”.
Avevo bisogno di una pausa. Le fatture e i documenti potevano aspettare qualche minuto. Mi alzai dalla scrivania e risposi: “Volentieri.”.
Uscimmo dall’ ufficio e percorremmo il corridoio illuminato dalle luci al neon, poi ci recammo alla sala ristoro, con le macchine del caffè e i divani beige. Con in mano un bicchiere fumante di caffè, presi posto su uno dei divani in pelle e Fabrizio fece lo stesso, a pochi centimetri da me. Mi chiese: “Allora, cosa farai quest’ estate? Hai già programmato qualche viaggio?”.
Bevvi un sorso di quel liquido scuro e bollente, che tra l’ altro non era nulla di speciale e replicai: “Credo che andrò in Spagna… Sai, mia zia abita in una cittadina vicino Madrid ed ogni anno è sempre disposta ad ospitarmi.”.
Mi guardò incuriosito: “Come mai tua zia si è trasferita in Spagna, se posso chiedertelo?”.
Sorrisi: “Veramente ha sempre vissuto in Spagna. Mia madre è spagnola e si è trasferita qui in Italia da giovane.”.
Fabrizio finì il suo caffè: “Non lo sapevo… Quindi sei metà italiana e metà spagnola…”.
“Esattamente. Tutti i miei parenti vivono in Spagna… Lì ho zii e cugini… Siamo una famiglia numerosa.”.
“Deve essere bello… Un paio di anni fa ci sono stato con Giada, la mia ex.”.
Calò il silenzio, un silenzio imbarazzante. Non aveva mai accennato nulla riguardo alla sua vita sentimentale, ma la sua voce, il suo sguardo, facevano intuire che aveva sofferto molto.
Sentii lo strana necessità di dargli supporto morale: “Sei ancora innamorato di lei?”.
Non volevo sembrare invadente, ma non volevo neanche dare l’ impressione di essere una menefreghista. Mi sorrise e replicò: “No, mi chiedo solo come ho fatto a non capire che volevamo cose diverse.”.
Improvvisamente, mi sentii vicina a lui. Probabilmente anche lui stava soffrendo come avevo sofferto io, solo un anno prima. Ed anche Fabrizio, un giorno, avrebbe iniziato a provare odio per tutti i momenti, per tutte le parole, per tutti i progetti che riguardavano Giada. Davanti a me avevo un uomo che conoscevo appena, ma sembrava di rivedere la mia essenza. E mi sentii in colpa. In colpa perché non dovevo provare quella strana voglia di trovare le parole per confortarlo. Mi sentivo in colpa perché volevo dirgli che Giada non meritava una persona come lui, anche se non conoscevo la loro storia.
Fabrizio mi fissò attentamente e mi chiese: “Cos’hai?”.
Mi morsi un labbro, indecisa su cosa dire. Poi, mi feci coraggio: “Niente, è che mi dispiace vederti giù”.
Mi sorrise, malinconico, e poggiò una mano sulla mia: “Sei molto gentile con me… In realtà sei sempre gentile con tutti, anche con chi non se lo merita. E questa cosa mi piace. Ai miei occhi ti rende una donna che vale la pena di conoscere a fondo.”.
Il suo sguardo mi spaventò, sembrava volesse leggermi dentro l’ anima. Non mi aveva mai guardata in quel modo, o forse io ero troppo presa da me stessa per accorgermene.
Allontanai la mia mano dalla sua, scossa da quel contatto inaspettato. Mi alzai dal divano e, tenendo lo sguardo basso, dissi: “Adesso dovrei andare, il dovere mi chiama.”.
Fabrizio si alzò a sua volta e incatenò nuovamente il suo sguardo nel mio. Cosa voleva da me? Ed io cosa volevo da lui? Io volevo solo la sua amicizia. Niente di più. Avevo già molti problemi da risolvere. Ma lui cosa voleva da me, in quel preciso istante? Mi guardò allarmato: “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Io non voglio sembrare troppo precipitoso…”.
Non gli detti il tempo di terminare le sue spiegazioni. Mi allontanai a passo spedito dalla sala ristoro, percorsi il corridoio a testa bassa e mi rifugiai in ufficio, chiudendomi la porta alle spalle. Quella stanza luminosa e dall’ arredamento semplice mi sembrava quasi un porto sicuro. Ignorai gli sguardi curiosi di Alessandra e Valentina e tornai alle mie scartoffie, nonostante sentissi il viso in fiamme e il cuore che batteva all’ impazzata. Sapevo che non potevo evitare Fabrizio per molto. Il suo ufficio era a pochi metri dal mio e, per motivi lavorativi, dovevo tenermi in contatto con lui. Dovevo risolvere la situazione al più presto.

Ciao!! Ecco un nuovo capitolo e un nuovo personaggio che rivedremo presto...
Approfitto di questo piccolo spazio per ringraziare chi segue questa storia... Alla prossima!!!
  
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