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Autore: Strawberry88    09/09/2013    2 recensioni
Ragazzi dotati di Poteri Magici si ritroveranno tutti insieme alla Cameron High School.
Buoni e cattivi.
Amori e litigi.
Amicizie e sentimenti.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le lezioni erano ricominciate dopo una settimana di festa, tra Hallowe’en e il ballo scolastico.
Niall non aveva ancora detto niente riguardo alla maledizione e ai suoi polsi a causa di tutta la tensione del loro dormitorio. Aveva deciso di parlarne con Sean, Harry e Jaz quel pomeriggio, mentre gli altri erano agli allenamenti. Loro quattro non partecipavano più all’addestramento comune ma ne facevano uno determinato perché avrebbero aperto i CJL, ovvero i Champions Jolly Loket, delle gare-gioco dove le tre scuole di magia si sarebbero scontrate senza un motivo preciso ma era tradizione fargli ogni anno e partecipavano solo le terze.

 
Non si ricordava quanto la scuola fosse noiosa, per poco non si addormentava sul proprio banco. Le parole sulla lavagna si muovevano in circolo e la testa continuava a fargli male, non come la sera del ballo, un po’ meno. Appoggiò il mento sulla pila di libri e cercò in tutti i modi di non chiudere gli occhi, anche se era un’impresa ardua, non per la stanchezza, ma perché gli bruciavano. Vedeva uccellini svolazzare per l’aula.
Non riuscendo a concentrarsi, chiese all’insegnante di poter uscire e lei, vedendolo scosso, gli diede il permesso per stare fuori cinque minuti, e quando la professoressa di Storia della Magia dava ordini nella sua classe, nessuno si permetteva di disobbedire.
Niall si alzò e sciancando velocemente al bagno per darsi una rinfrescata alla faccia, sollevò lo sguardo dal lavandino allo specchio ed vide attraverso lo specchio un miraggio: lui vestito da pinguino e una persona al suo fianco inginocchiati sull’altare.
Strizzò gli occhi e scosse la testa. Decise di tornare in classe, anche se non riuscì comunque a stare concentrato.
Quando finalmente la lezione finì e tutti gli studenti andavano in mensa, Niall rimase al suo posto, con il capo nascosto tra le braccia.
«Niall. Cosa ci fai qui?» chiese una voce femminile.
Lui guardò verso la porta e vide Jaz accompagnata da Sean ed Harry.
«Dormivo. Voi?»
«Mentre andavamo in mensa ti abbiamo visto e ti siamo venuti a chiamare. Ti senti bene?» parlò Sean.
«Mi sono visto all’altare.» disse Niall.
Gli altri tre ragazzi si guardarono poi si avvicinarono preoccupati.
«Ti sei visto all’altare.- ripeté Jaz, sedendogli accanto e accarezzandogli la schiena - E con chi?»
«Non ne ho idea. Era un’ombra.»
«Ti portiamo a letto?» domandò Harry.
«No, ho bisogno di mangiare. Cioccolata. Mi darebbe abbastanza energia. Il cioccolato aiuta sempre, no?»
«Certo. Dai, andiamo che ho fame.» annunciò Jaz, tirando Niall per il braccio.


Quel pomeriggio Jazmine cercava di riposare sdraiata sul divano con la testa sulle cosce di Harry mentre Sean era seduto per terra con la schiena contro lo stesso sofà dove stavano gli altri due, ripassando la teoria per i CJL.
«Devo dirvi una cosa.» Niall arrivò con passo veloce nella saletta, preoccupando tutti.
«Cosa?» domandò Sean, guardandolo.
Lui stese le braccia, mostrando i polsini neri che indossava sopra le ferite.
«I tuoi polsini? Cosa centrano?» chiese Harry.
«Non i polsini. Quello che c’è sotto.»
Sean guardò la ragazza che non si era mossa di un centimetro poi posò il libro per terra. Si mise in ginocchio e tolse i polsini dalle braccia del suo migliore amico. Spalancò gli occhi quando vide quei tagli, Jaz a quel punto si mise seduta con le gambe piegate verso il torace.
«Come ti sei fatto questi?» chiese Sean indicando le ferite.
«Io non ho fatto niente.» disse sorridente.
Sean e Jaz si fissarono.
«Quando è successo?» domandò la ragazza.
«Ieri sera.»
«Più o meno, a che ora?»
«Le undici.»
Sean e Jaz non si resero conto di niente. Il ragazzo si alzò di scatto e prese la principessa portandola in una camera.
«Quando lo ha detto?» domandò Sean.
«Non ne ho idea.» disse disperata Jaz.
«Se lui si dichiara a Niall e poi smettesse di amarlo… potrei perdere davvero il mio migliore amico.»
«Credo che ci abbia pensato bene. Insomma, tu gli hai detto che potrebbe morire. Zayn non è così stupido. Ancora non riesco… cioè, avrebbe dovuto dircelo, no? Perché non ci ha detto che lo ha detto?»
Rimasero per qualche secondo in silenzio, guardando per terra e pensando a niente di preciso.
«Ieri sera fuori dalla palestra!» esclamarono insieme, illuminandosi.
«Quando gli abbiamo incontrati prima del ballo.» parlò Jaz.
«Perché non ce ne siamo accorti, allora?»
«Non lo so.»
«Meglio tornare di là, si staranno preoccupando.»
Quando rientrarono nella saletta, la porta d’ingresso si spalancò e Peacock arrivò arrabbiata.
«Avete fatto un’azione terribile!- esclamò - Come avete potuto mentirci?» urlò contro Sean e Jaz.
«Cosa?»
«Ho parlato con Josh e non capisco perché lo avete tenuto nascosto a tutti noi.»
«Nascondere cosa?» domandò Harry alzandosi.
Peacock boccheggiò.
«Da quello che ho visto - picchiettò con l’indice sulla tempia - non posso parlarne qui, ora e in questo periodo.»
«Perché?» chiese Niall.
«Sono fatti personali. Ne parleremo poi…» disse Mitcha, poi uscì richiudendo la porta.
Loro quattro si guardarono.
«Okey… torniamo ai tagli.» parlò Sean.
«Di cosa dobbiamo parlare? Qualcuno mi ama.»
«Devo farti una domanda.» intervenne Jaz.
«Dimmi.»
«Se la persona che ti ama non ti dovesse piacere? Se tu in questo momento l’odiassi? Cosa succederà? Potrebbe essere una persona che tu non sopporti o che tu non… pff, non so, non hai mai conosciuto. Cosa farai? C’è non una cosa naturale. Come ho detto a Harry - lo indicò - l’anno scorso, non si può far fare un lavoro da muscolo volontario a un muscolo involontario.»
I ragazzi la osservarono come se fosse un alieno.
«Vi giuro, io in dodici mesi, non l’ho ancora capito.» parlò Harry.
«Quant’è difficile parlare con dei maschi!- esclamò - Il cuore è un muscolo involontario, il cervello è un muscolo volontario. Non si può imporre al cervello di innamorarsi di qualcuno e non si può impedire al cuore di smettere di amare qualcuno. Questa maledizione non centra né con il cuore né con il cervello, è per colpa di due idioti, senza offesa Niall, che non hanno mai amato il loro bambino. Praticamente quando la maledizione si scioglierà, sia il cuore che il cervello, saranno costretti ad amare, senza il loro consenso.» spiegò.
«Ha ragione.» disse Sean, che in realtà aveva capito ben poco del discorso.
«Non sono obbligato ad amare nessuno. Mia madre ha detto che sarò libero, non che dovrò sposarmi e amare per il resto della vita…» si bloccò quando vide Sean e Jaz annuire lentamente con la testa.
«Si spiegherebbe la visione dell’altare.» intervenne Harry.
«Cosa significano le vostre facce?- domandò serio Niall - Sapete chi è?»
«No.- dissero immediatamente - Perché dovremmo?»
«Avete annuito quando ho parlato del matrimonio.»
«Cosa centra? Stavamo seguendo il discorso.»
Niall si alzò dal divano.
«Non mi convincete voi due. Siete strani ultimamente. Vado a ripassare e dovrete farlo anche voi tre.»


Alla porta della camera di Zayn, Louis e Bruno bussò qualcuno e il più piccolo andò a vedere chi fosse. Un ragazzino del primo anno vestito di blu con un cappellino gli porse una busta da lettera.
«Per Zayn Malik.» annunciò prima di andarsene.
Bruno richiuse la porta e, stranito, diede la lettera a Zayn.
«Chi ti scrive?» chiese curioso Louis inginocchiandosi sul suo letto.
Zayn controllò il retro e rimase stupito.
«Sean.» rispose.
«Cosa dice?» domandò Bruno.
Zayn aprì la busta e lesse velocemente. Aprì la bocca e assunse un’espressione smarrita.
«Allora?» insistette Louis.
«Ho detto che amo Niall, la sera del ballo.» sussurrò.
«E quando, precisamente?»
«Quando ci siamo incontrati con Sean e Jazmine prima dell’inizio. Non me lo ricordo.»
«Io sì. Ora che ce l’hai detto…»
«E adesso? Non dovevo dirlo. Volevo aspettare fine novembre.» assunse una faccia da bambino capriccioso.
«E poi quando ti saresti dichiarato a lui.»
Zayn sorrise sognante.
«Questo è un segreto.»


«Ehi, Mitcha. Possiamo parlare?» le domandò Justin, urlando, appena finito l’allenamento.
Lei si voltò, aspettando che lui la raggiungesse, poi si avviarono insieme agli spogliatoi.
«Dimmi.» disse lei.
«Devo chiedere scusa a due ragazze. Come faccio?»
«Vai da loro, ti mettiti in piedi, e dici: “scusate”. Mi pare così semplice.»
«No, non posso. Una è Asya e l’altra è Jaz. Voglio una cosa elegante.»
«Capisco le scuse ad Asya, ma Jaz? Cosa centra?»
«Aveva ragione sulla storia dei suoi genitori.»
«Ehm… okey. - disse non avendo capito molto - Ora vado a cambiarmi e magari mi faccio una doccia. Ci vediamo dopo alla panchina sul lago.»
«Certo. Ciao.»
Un’ora dopo Peacock e Justin si ritrovarono al posto scelto.
«Se qualcuno ci beccasse qui, potrebbe pensare che siamo fidanzati.»
«Cosa che non è assolutamente vero. - precisò Peacock - Allora, racconta come mai devi farti perdonare.»
Justin spiegò tutta la situazione e Mitcha ascoltò con attenzione, pensando alle parole che il ragazzo avrebbe dovuto dire.
«Okey… Visto che Asya non sa nulla, e forse è meglio, non devono sembrare delle scuse, ma come una specie di corteggiamento, non so se mi spiego: a noi ragazze piacciono i corteggiamenti.»
«Va bene. E per Jaz?»
«Un “avevi ragione tu”, la renderebbe felice.» sorrise annuendo convinta.
«Capito. Ora vado. E… buona fortuna con Bruno.» si alzò e fece per andarsene.
«Come fai a sapere di Bruno?» chiese preoccupata.
«Vi abbiamo visti al ballo insieme.»


Appena Justin se ne fu andando davvero, Bruno uscì fuori dal suo nascondiglio dentro l’albero. Si avvicinò alla panchina e si sedette affianco a Peacock, la quale aveva la mani davanti alla facci e i gomiti sopra alle ginocchia. Le accarezzò la schiena e a lei prese un colpo.
«Bruno?! Cosa ci fai qui?» chiese.
«Pensavo volessi chiarimenti sulla sera del ballo. È passato qualche giorno, quindi ho pensato di venire qui.»
Lei boccheggiò, pensando a qualche domanda da porre a Bruno. 
«Be’, in effetti sì. Perché mi hai baciata?»
«Subito al punto, eh? In breve… tu mi piaci. Al ballo ho colto l’occasione per “dimostrartelo”.»
«Anche tu.»
«Anche io cosa?»
«Anche tu mi piaci. E a quanto pare, lo sanno tutti di noi due al ballo.»
«Ti dispiace?»
«No. Solo che non possiamo iniziare una relazione. Io sono qui, tu lì. Sarebbe complicato, oltre che vietato.»
«Già… Parliamo di qualcos’altro. Siete pronti per i CJL?»
«Sì, e voi?» chiese strafottente.
«Certamente. La presentazione la facciamo proprio noi tre… e una tizia.»
«Devo andare. Jade ci ha chiesto di fare una “riunione” di classe prima di cena.»
«Okey. Anche io ho degli impegni con Louis: dobbiamo andare a casa del preside.»
«Ciao.» lo salutò, poi gli diede un bacio sulla guancia.


Jade fece sedere tutti poi si mise davanti a loro con le braccia conserte.
«Allora, pensavo… visto che quest’anno abbiamo i CJL, e quindi “finiamo” la scuola una settimana dopo rispetto alle altre classi… pensavo che potevamo andare da qualche parte per le vacanze di natale. Tipo un rifugio nelle montagne, qualcosa di natalizio e invernale.» disse.
Gli altri si guardarono cercando di capire le intenzioni dei compagni.
«Potrei ospitavi a casa mia. È abbastanza grande per tutti.» parlò Niall, guardando Sean.
«A me andrebbe bene.» intervenne Harry.
Anche Justin, Josh, Peacock, Liam, Asya e Jade acconsentirono alla proposta. Dylan e Alicia in quel momento non era presenti, per fortuna, perché presto avrebbero cambiato classe: lui sarebbe stato spostato nei Drangons e lei nelle Butterfly. Skyler, invece, non rispose subito, era troppo timida per accettare senza che qualcuno la invitasse direttamente. Liam si accorse del suo disagio.
«Skyler, vieni con noi?» le chiese.
Lei alzò di scatto la testa e guardò tutti, spaesata.
«Non so… se mi volete.»
«Certo che ti vogliamo!» esclamò Jade, con la sua solita euforia.
Jaz sorrise, ricordandosi il primo giorno in cui si incontrarono.
«Ehi, tu non hai ancora risposo.» Josh, sedutole affianco, si girò verso di lei e le mise il braccio intorno alle spalle.
«Non posso ancora dare una conferma. I miei genitori ogni anno per il mio compleanno, che si tiene il ventotto dicembre, organizzato un ballo. Quest’anno compio sedici anni… e pretendono che io ci sia, ovviamente. Magari riesco a venire, poi partecipo al ballo e ritorno.»
«Dobbiamo esserci anche noi! Insomma, si sa, i balli per i sedici anni sono i più belli.» disse Jade.
La principessa ridacchiò.
«Vedrò cosa posso fare.- sorrise - Però… - pensò - potremmo fare tutti così. Appena finiscono i giochi andiamo nella baita di Niall, poi partecipiamo al ballo, un altro; e ritorniamo nel Regno delle Nevi.» propose.
Ci fu silenzio, ognuno intendo a riflettere sull’idea data da Jazmine, il primo a parlare fu Justin.
«A me va bene. Un ballo a palazzo. Chissà quante contessine.» rise.
Asya lo guardò tristemente, voleva dire qualcosa ma dal patto fatto con il ragazzo, dopo il ballo, non avrebbero dovuto avere contatti. Justin si rese conto del cambiamento di Asya così abbassò la testa, colpevole.
«Justin, stai bene?» gli chiese sua sorella.
«Sì… forse… no. Devo dire una cosa, però non centra nulla con le vacanze.» disse guardando inizialmente Jade, poi Peacock e infine Asya.
«Okey. Dicci.» disse Jade sedendosi.
«Devo chiedere scusa ad Asya. - la guardò prendendole la mano - Mi sono comportato da vero infame con te. - guardò Mitcha che lo assecondò - Al ballo con te mi sono davvero divertito anche se pensavo sarebbe stata una pessima idea. Quindi ti chiedo scusa.»
Asya era rimasta a bocca aperta.
«Ehm… certo che ti scuso.»
Justin le sorrise per poi abbracciarla. Quando, dopo diversi minuti, si staccò, fissò Jaz.
«Devo dire qualcosa anche a te. - la principessa annuì, sollevando le sopracciglia, in attesa - Avevi ragione tu. La storia sui tuoi genitori e quello che mi hai detto su di loro, be’, avevi ragione.»
«È ovvio che io abbia ragione! Ho sempre ragione.» disse consapevole.


 

Sinceramente non so cosa scrivere su questo capitolo...
quindi bho,
aspetto le vostre recensioni.
Non ho la minima idea di quando potrei pubblicare
il prossimo capitolo
perchè non l'ho nemmeno cominciato.
Inoltre domani ricomincia la scuola
ma cercherò di scrivere durante le lezioni
che non seguirò.


 
   
   
   
   
   
   


 



        
                                                  
  
 

 
 
 
  
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