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Autore: Beels    09/09/2013    1 recensioni
Se vi aspettate la solita bionda perfetta con gli occhi azzurri che si fidanza con lo stronzo di turno vi sbagliate di grosso.
Belinda è una ragazza normalissima, molto lontana dalla perfezione, segnata dalla sua infanzia e il suo futuro sembra seguire le stesse orme del passato.
Harry, un diciannovenne ricco, bello e intelligente che sembra avere tutto ciò che desidera.
Liam, il bel moro rubacuori, lo stronzo di turno senza cuore.
Louis, il ragazzo perennemente felice, il ragazzo che regala a tutti un magnifico sorriso.
Niall, il ragazzo violento, il qarterback che si è fatto mezza scuola.
Zayn, il cervellone asociale bello da far paura.
Ma spesso le apparenza ingannano.
Sembrano ragazzi come tutti gli altri e invece sono tutti bloccati tra l'odiare se stessi e le persone attorno a loro.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Liam’s Pov.



Occhi rossi e gonfi per le lacrime fissi nel vuoto, labbra sanguinanti per i pugni e per quel suo vizio di morderle, torturandole a sangue. Le gambe raccolte al petto come a formare uno scudo.
Non l’avevo mai vista in quel modo: così indifesa, ferita, spaventata.
Io e lei non eravamo mai andati d’accordo e molto probabilmente non saremmo mai riusciti a sopportarci ma dopotutto non potevo non aiutarla sapendo la verità.
Papà me ne aveva parlato dopo avermi detto che usciva con Daniela, la madre di Belinda, perché sperava che mi sarei comportato bene con loro.
Sapevo che per lei non era la prima volta: suo padre era uno stronzo, nevrotico, psicolabile in poche parole era un animale.
-Vuoi che chiami mamma e papà? - le chiesi, meno freddo del solito pensando alla sua situazione.
Lei voltò quasi impercettibilmente il volto verso di me per poi muoverlo nel senso opposto.
-Posso fare qualcosa? – insistetti, ma ottenni la stessa risposta.
Il silenzio invase la macchina ed io non sapevo cosa dire, se lei volesse sentirmi parlare o meno.
Quando arrivammo a casa salì le scale senza neanche parlarmi o ringraziarmi o solamente guardarmi.
Forse era normale, non avevo mai affrontato niente di simile; mio padre non aveva mai toccato mia madre se non per accarezzarla e farla sentire amata.
Ma decisi ugualmente di seguirla, non potevo lasciarla sola.
Entrai in camera sua e rimasi sotto la porta, era seduta sul suo letto con la testa tra le mani.
Quando alzò lo sguardo per osservarmi quasi non la riconobbi: sembrava fredda e distaccata; per qualche istante i suoi occhi nonostante guardassero me parevano essere persi nel vuoto più totale.
- Che vuoi? – sussurrò alla fine.. fredda?
Chi vuoi ingannare piccolina?.
- Sto solo cercando di essere gentile. – risposi imitando il suono della sua voce.
- Non voglio la tua pietà. – avevo ragione, non era fredda, stava solo fingendo di esserlo.
- La mia non è pietà, voglio solo aiutare mia sorella. – Sorella? Ma che diamine mi è preso, devo essere davvero fuori di me stasera.
- Sorella – sussurrò, quasi come a voler soppesare quella parola. – non mi hai mai chiamata così, pensavo non te ne fregasse niente di me. – ribatté lei, era sul punto di scoppiare in lacrime, lo vedevo chiaramente.
- Oh andiamo, non è che d’ora in poi ti dirò che ti amo o che sei tutta la mia vita ma non ti lascerò da sola. Lo so di essere uno stronzo ma non sono senza cuore. – le risposi fermamente.

Belinda’s Pov

- Non ho bisogno di te, me la cavo benissimo da sola.-
Cogliona, al diavolo te e la tua testardaggine. Per la prima volta che ti tratta come una persona tu lo respingi?
Stupida.

Quanto odiavo quella stupida vocina nella mia testa, com’è che la chiamano? Coscienza, giusto?
Non finì neanche di pronunciare la frase che due braccia forti mi strinsero in un forte abbraccio.
- Devi smetterla Belinda. Dici a me di essere orgoglioso quando tu sei la prima che indossa una stupida maschera per non mostrare di aver bisogno di aiuto. – sussurrò nel mio orecchio.
Non potevo crederci, Liam che mi abbracciava e mi capiva perfettamente.
Non risposi, onestamente non seppi che dire.
Aveva ragione e lo sapevo bene in più mi sentivo protetta tra le sue braccia.
Le lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso, forse per sue parole o per quello che era successo quella sera, per tutto quello che era successo nella mia stupida vita.
Non so quanto tempo rimanemmo in quel modo prima che lui interrompesse l’abbraccio per osservarmi.
- Hai bisogno di qualcosa? – disse fissandomi negli occhi, e che occhi. Erano rassicuranti e caldi, come la sua voce in quel momento. La sua vera voce e non quella che usava di solito con me.
Per la seconda volta non gli risposi ma mi lanciai nuovamente tra le sue braccia stringendolo forte a me.
- Liam, dormi qui stanotte? – sussurrai ad un certo punto – Per favore non lasciarmi sola. -
- Non preoccuparti, non vado da nessuna parte. – sussurrò a sua volta, stringendomi più forte.
Nessuno dei due parlò dopo quella frase, ci addormentammo abbracciati; per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti.





Mi svegliai di soprassalto, completamente sudata.
Ci si erano messi anche gli incubi, non bastava tutto quello che era successo.
Mi voltai per vedere l’ora, erano le sei e mezza e dovevo andare a scuola.
Accidenti.
Mi alzai controvoglia e con ancora più riluttanza di tutte le altre mattine mi diressi in bagno per prepararmi.
Controvoglia feci una doccia, veloce e senza capelli per poi andare a prendere i soliti jeans e uno degli abituali maglioncini.
Guardandomi allo specchio mi rilassai, non ero messa poi così male: una piccola ferita sul sopracciglio destro, il labbro inferiore un po’ gonfio e segnato da qualche taglietto e qualche livido qua e là.
Niente che un po’ di trucco non potesse coprire e riportare tutto ad una caduta.
Una volta finito mi diressi di sotto rendendomi conto che Liam non era accanto me al mio risveglio.
- Ehi, dove hai intenzione di andare tu? – la sua voce mi costrinse a girarmi; era in cima alle scale con i capelli bagnati. Probabilmente aveva fatto anche lui la doccia.
- Beh, è martedì mattina e, se non ricordo male, abbiamo scuola. – risposi abbozzando un sorriso.
- Non vuoi riposarti e stare tranquilla per un po’?- replicò ormai a pochi centimetri da me.
-E perché dovrei? – continuai a camminare verso la cucina, dirigendomi verso il frigo, sapendo che era dietro di me.
-Beh, pensavo che dopo quello che è successo ieri volessi startene per conto tuo. – controbatte.
- Vuoi del succo all’ananas? - chiesi per deviare il discorso, stava per replicare ma capì che era inutile continuare a discuterne.
-Sì, grazie.. Stai bene?-
Gli porsi il bicchiere di succo e poi risposi – Certo. – alzò un sopracciglio, come a dirmi che non mi credeva.
- Dimentichi con chi stai parlando. Mi sono allenata a cadere e rialzarmi per tutta la vita.- non gli diedi il tempo di rispondere, presi lo zaino e andai fuori -Andiamo o faremo tardi!- urlai dal giardino, ottenendo come risposta una risata.
In macchina nessuno dei due aprì bocca, come sempre e forse era un bene.
Quando arrivammo fu tutto come il primo giorno: il fastidiosissimo mormorio degli studenti, Liam che se ne andava per conto suo e Louis.
- Ehilà Belinda!- gridò quando mi vide venendomi in contro.
- Ehi Lou! – lo salutai timida.
- Come v.. che ti è successo?- disse portando la mano sul mio viso sfiorando le ferite.
Come al solito arrossì, ero proprio un caso disperato.
- Oh, non preoccuparti, sono solo caduta dalle scale. – risposi sorridendo.
- Caduta dalle scale? – chiese alzando un sopracciglio; certo che facevano tutti la stessa espressione, ma la fantasia dov’era finita?
-Si, proprio tipico di me. - la campanella, fortunatamente, ci interruppe e dovemmo correre nell’edificio.
Le prime ore passarono velocemente dal momento che io e Lou parlammo tutto il tempo, fondamentalmente di cazzate ma lui riusciva a rendere tutto migliore.
Abbandonai l’ora di francese un’ora prima del dovuto, mi ero sentita poco bene.
Dopo aver gironzolato per la scuola decisi di andare in mensa e aspettare che l’ora finisse per stare con Louis, almeno lì sarei stata sola, o perlomeno era ciò che mi aspettavo, ma non era così.
Mi sedetti a due tavoli di distanza da un ragazzo con i capelli neri, aveva il capo rivolto su un libro e doveva essere davvero concentrato per non avermi sentita entrare.
Forse avrei dovuto smettere di fissarlo, perché entro poco se ne accorse.
Alzò lo sguardo e mi fissò con quegli occhi color caramello.
Dio, era perfetto: capelli neri, pelle ambrata, labbra piene e occhi che avrebbero potuto illuminare la notte più buia.
Gli sorrisi istintivamente facendolo arrossire.
Un ragazzo del genere che arrossisce?
Il moro mi sorrise per educazione, si vedeva che era a disagio ed effettivamente era una situazione alquanto imbarazzante.
Fummo salvati dalla campanella e dalla marea di ragazzi che entrò in mensa di conseguenza.
Cercai Louis tra quella massa di gente e lo trovai, era accanto la porta, gli feci cenno di avvicinarsi e lo fece.
- Hey, stai meglio ora?- chiese stringendomi in un abbraccio che ricambiai volentieri.
-Si, grazie. – dissi alla fine sorridendo.
- Hey cioccolatino, non vieni a salutarmi?.- Cioccolatino? Chi diavolo è cioccolatino?
- Lou, ti ho detto centinaia di volte di non chiamarmi così. – era una voce maschile, e dio quant’era sexy.
Quando mi voltai lo vidi, allora il bel moro aveva pure una voce fantastica.
- Che fai non ti presenti?- disse Louis, sinceramente con seppi con chi dei due stesse parlando. – allora lo faccio io. Belinda, lui è Zayn, il mio migliore amico. - disse e nel pronunciare le ultime due parole gli si illuminarono gli occhi, come se ne fosse immensamente fiero.
Ci stringemmo la mano in totale imbarazzo e mentre stavo per parlare Lou mi interruppe. – Lui è il famoso secchione figo da far paura. – disse poi ridendo insieme all’amico.
Lui, secchione? Lo osservai bene e non sembrava affatto un secchione, se non me lo avesse detto lo avrei preso per il ‘cattivo ragazzo’ della scuola.
La mia attenzione fu attirata da un angolo della mensa in cui sembrava essere passata la morte; non c’era nessuno fatta eccezione per un ragazzo seduto ad un tavolo; era solo.
Conoscevo quella faccia, la conoscevo bene.
Mi scusai con Louis e Zayn e mi diressi verso di lui.
- Sparisci. – disse senza neanche alzare lo sguardo. Possibile che fosse così scontroso? Sembrava quasi un altro.
- Ehm, ciao. – insistetti, tanto non avevo niente da perdere.
Lui fu costretto ad alzare lo sguardo e quando mi vide assunse una strana espressione, sembrava quasi che avesse visto un fantasma.
- Hey. – disse poi meno scontroso di prima.
- Hai un minuto?. - continuai poi, ricevendo come risposta un cenno del capo.
- Ecco io … - oh, andiamo devi solo dire delle parole, non puoi non riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto!Io volevo ringraziarti per ieri. -
Sembrò sorpreso dalle mie parole e l’unica cosa che seppe dire fu un patetico ‘ok’ per poi tornare a usare il suo cellulare.
Rimasi lì in piedi come un imbecille aspettandomi un gesto, uno qualsiasi invece lui fece per andarsene quando si girò nuovamente verso di me puntando i suoi occhi verdi, più simili a degli smeraldi che a dei comuni occhi, nei miei.
- Comunque io sono Harry, piacere. -
Gli sorrisi – Belinda. -
sorrise a sua volta mostrando dei denti perfetti e delle dolcissime fossette. -Allora ci si vede, Belinda. – presi quelle parole come una promessa e improvvisamente sentii qualcosa nello stomaco.
Fame? Deve essere per forza quello, è da ieri che non tocchi cibo.



Ciao babieeeeeeees!
Okay, lo so di essere in assoluto ritardo ma sono rimasta in vacanza una settimana in più del dovuto e ho dovuto studiare :c
Allora, che ne pensate del capitolo?
Fatemi sapere se questa storia fino ad ora vi piace o se dovrei proprio cancellarla!
Baci, Beels.
Ps_ mi perdonate se vi metto questa bellezza?
  
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