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Autore: BlueNacht    17/03/2008    0 recensioni
Nella notte le persone sognano.
Io ho sognato te, e ti ho riassunto in una fan fiction, rivelando segreti che solo la mia mente poteva pensare.
Valentina, ragazza di 16 anni, parte per la germania, per liberarsi della grande nuvola che la soffoca ormai da tempo, per capire cosa è meglio fare.
Li tutto è diverso, le persone, i luoghi, l'aria, il cibo.
Molte persone cambiano istintivamente al cambiare del paese, altre, invece, rimangono delle loro idee, dei loro pensieri, della loro personalità, non contando però, che altre persone possono aggiungersi al breve elenco, degli individui che lasciano un segno netto nella nostra vita.
I personaggi qui descritti NON mi appartengono, per cui i fatti sono solo l'invenzione della mia fantasia e della mia notte.
Ciò che scriverò non ha niente di fondato, solo una ff che mi ha segnato i giorni.
E' vietato introdurre il tag br doppio nelle introduzioni. Ladynotorius assistente amministratrice.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella sera erano successe tante cose. La grande festa dei gemelli, la lettera di Tom, le lacrime di Bill, e il mio rientro con lui.
Si. Io e lui soli in macchina. Tornammo a casa verso le 4 del mattino, mentre gli altri erano ancora nel locale a festeggiare calorosamente. Eravamo stanchi, troppo stanchi.
Bill spense il motore, scese dalla macchina e andò ad aprire la porta di casa.
Io rimasi li, ferma,immobile. Pensavo.
Pensavo a cosa era successo, alla fortuna che mi era capitata e alla fuga mia e di Bill.
Forse non era una fuga vera e propria, fatto sta che mi ritrovai in macchina con lui nel tragitto del ritorno a casa.
Stanca di pensare scesi dalla macchina e con lentezza chiusi lo sportello.
Solcai la porta e vidi Bill seduto sul tavolo con le chiavi di casa ancora tra le dita e le mani in testa.
Gli scoppiava la testa, aveva bevuto decisamente troppo.
_(Bill, ti accompagno su, sei ubriaco, dai vieni ti porto in camera, così dormi)_ dissi gentilmente.
_( Non dire cazzate, non sono stanco, sto solo pensando, e non voglio neanche dormire)_ mi rispose lui freddamente.
_( Ma se sembri uno zombie, dai vieni non farmi incavolare)_ risposi io con il nervoso in corpo.
Bill allora mi guardò. Alzò la testa lentamente e i suoi occhi si posarono sui miei. La bocca era spalancata e il suo respiro era decisamente lento.
Sì alzò con lo sguardo basso e incominciò a salire pian piano le scale.
Capii che era arrivato in camera sua solo quando sentii la porta sbattere.
Ero stanca, non avevo voglia di seguirlo per sentire le sue lamentele sul mal di testa.
Anche a me faceva male, e non ero dell’umore giusto per sentir parlare gli altri.
Con le gambe a pezzi mi sdraiai sul divano, e rimasi li a riflettere per una manciata di minuti, sin quando la sua voce con ansia mi chiamò frettolosamente.
_(VALENTINA!!!)_ urlò Bill da camera sua.
Cazzo.
Era successo qualcosa, forse era caduto, forse stava male.
Aveva bisogno di me.
Salii le scale più velocemente possibile e aprii la porta di camera sua con una forza tale che quasi non cadevo avanti.
_( Bill, Dio mio che c’è?)_ chiesi con ansia.
_(No, niente, era solo per darti la buonanotte…niente di che)_ rispose Bill con un sorriso.
Non era per niente ubriaco. Non stava per niente male. Non doveva andare in bagno a vomitare. Niente di cio’.
Stava solo facendo lo scemo.
Aveva aproffitato del mio momento di sconforto e stanchezza per farmi uno scherzo stupido.
_( Buonanotte)_ risposi mentre chiudevo la porta di camera sua con il battito cardiaco a mille e mi dirigevo verso quella di camera mia.
“Che stupida” pensai. Quella fuga con Bill pensavo potesse essere l’inizio di qualcosa di nuovo, di affascinante, di sorprendente. Invece non era che una fuga per andare a dormire.
Entrai in camera e chiusi la porta, dimenticandomi di chiuderla a chiave.
Mi tolsi tutti i gioielli e indossai il grande pigiamone che mamma mi aveva comprato per l’occasione.
Non avevo voglia di struccarmi. Non ora.
Spensi la luce, mi coricai nel letto e mi misi a guardare quella bellissima luna che splendeva luminosa nel cielo.
Non riuscivo a dormire, pensieri sfioravano altro.
Sfioravano sogni che per molte notti avevano accarezzato la mia mente, pensavo al sogno che tanto mi aveva fatto piangere e smesso di guardare in faccia alla realtà, pensavo a lui.
I miei occhi si chiusero, lentamente, con una dolce ninna nanna, quella del battito del mio cuore.

--------------

Caldo, caldo infernale.
Mi tolgo la maglietta, mi toglie la maglietta.
Sto sudando, sono stanca, ho sete.
Apro gli occhi, lentamente.
Sono stanchi di una notte alla ricerca di sogni mai realizzati.
Lo vidi.
Lui nella sua infinita bellezza.
Lui sopra di me con le braccia diritte e le mani strette alle mie.
Lui infinitamente bello coperto da un leggero lenzuolo bianco.
Quel momento, quell’istante, lo avevo sognato più volte, l’avevo sognato da tutta una vita.
Era caldo, dolce, fantastico, passionale, travolgente. Iniziammo ad accarezzarci, baciandoci.
I suoi capelli erano terribilmente morbidi, belli.
Mi accarezzava delicatamente il viso, mi toccava.
Stava impazzendo… stavamo impazzendo!
Aveva caldo. Continuava a sfilarmi i vestiti, continuava ad accarezzarmi, a violarmi.
Dio quanto lo amavo. Non avevo mai provato quelle sensazioni, quel piacere.
Ormai eravamo completamente nudi, abbracciati, innamorati. Due anime e un solo cuore, due anime e un solo pensiero. Mi fissò, serio, come non lo era mai stato. Quel silenzio parlava.
Mi abbracciava, accarezzava, toccava.
Il mio cuore si ribellava a ciò, il mio corpo no. Ormai ero intrappolata, intrappolata in quel vortice di dolcezza e passione
Era quasi come se fosse rapito dalla situazione. La mia prima volta. Cazzo se era bella. Forse stavo sognando.
Era come vivere un sogno con la luce soffusa, provando solo i bei sentimenti e lasciando andare tutto ciò che vagava nella tua testa. Lasciando spazio solo a lui. Le tenebre ci avvolgevano, non c’era luce. Neanche la luna era degna di vedere le nostre anime che si univano. Il mio cuore si era fermato, aveva smesso di battere, in quell’istante eterno.
Fu un attimo, un istante, un secondo… Il secondo più lungo e silenzioso, un’ eternità palpabile..
Ci eravamo riusciti, ora eravamo lì, fermi, discinti… Le tenebre ci avvolgevano, ci accarezzavano.
Eravamo sdraiati, silenziosi come la notte, caldi come il Sole e…
Tremendamente, infinitamente innamorati.
La mattina fu la più bella di tutta la mia vita.
Mi accarezzava, io, girata verso l’armadio. Lui dolce, le sue enormi mani sfioravano i miei capelli e la sua bocca baciava il mio collo.
Mi girai.
Lo baciai.
Lo odorai.
_(Che buon profumo)_ dissi io odorando ad occhi chiusi quel bellissimo profumo aggrumato che aveva nel collo e tra i capelli.
Mi alzaii. Maliziosa mi coprii con il lenzuolo e mi diressi verso il bagno.
Fuori dal letto faceva freddo. Le sue braccia, il suo corpo…
Era così familiare quel tepore.
_( Bill vado a farmi la doccia)_ dissi dolcemente con l’asciugamano che mi copriva..
_ ( Vengo anche ioo!! )_ Si alzò di scatto, saltò giù dal letto e mi afferrò.
Mi prese in braccio, mi teneva stretta, rideva e si muoveva come un angelo.
Era il mio angelo..
Mi trascinò in bagno.
La casa era completamente vuota e silenziosa: Tom dormiva beato e Simone era al lavoro.
Cercai in tutti i modi di farlo uscire.. Niente, la sua autorità mi impediva di farlo.
Entrammo nella doccia abbracciati. Lo spazio era stretto, ma legata a lui sarei stata ovunque. Solo noi due, insieme.
L’acqua ci accarezzava, ci bagnava dolcemente. Ci baciavamo teneramente, ci accarezzavamo. Era così romantico. Intorno a noi… solo schiuma e un forte odore di melone. Eravamo avvolti da quella nube bianca e candida. Tutto così romantico, tutto così surreale.
Pensavo veramente che tutto fosse un sogno, svegliandomi tra non poco nella dura vita della realtà.
Pensavo ai 1000 baci, alle 1000 carezze, alle 1000 dolcezze che quel giorno avevo passato.
Non sapevo come quella notte si fosse potuta consumare.
Non sapevo e non volevo sapere come fossi finita nella camera e nel letto di Bill.
Mentre ci stringevamo in una sola cosa Bill disse:
_( Facciamoci un nuovo piercing )_
_( COSAAAAA???Ma tu sei matto…e dove??)_ dissi io completamente impaurita.
_( Mah…io vorrei fartelo in un posto ma tu non accetteresti…)_ disse malizioso ancora una volta.
_( Dai smettila parla seriamente)_ dissi io seria bloccando lo scorrere dell’acqua su di noi.
_( Uhm…non lo so…un posto uguale per tutti e due.)_ mi disse guardandomi da cane bastonato.
_( Eh dove ti piacerebbe??)_ domandai io.
_(Mah…non lo so..dove ce l’ha mio fratello…oppure…nella parte interna dell’orecchio, si, li sarebbe perfetto)_ mi disse tutto contento.
_(Uhm..non so..)_ risposi io dubbiosa.
_(DAAAAAIIIII, TI PREGOOOOOOOOO!!)_ mi disse lui con il suo sguardo dolcissimo.
Come si può resistere a quello sguardo, nessuno ci sarebbe riuscito, nemmeno io che ero affianco a lui.
Con stanchezza allora dissi di si, e mi appoggiai alla sua spalla delicatamente, chiudendo gli occhi, e facendomi cullare da quelle gocce di acqua calda.

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La via principale era immensa.
Tanti mucchietti di teste si allineavano orizzontalmente in una fila che solo tecnicamente era ordinata.
Le case erano tutte ornate da fiori e per la strada non vi era neanche l’ombra di cartacce.
Neanche una foglia si azzardava a strisciare nel lucido pavimento della piazzetta.
Bill mi prese per mano e si appoggiò a me portandomi nel negozio dove tatuavano o bucavano.
Entrammo e la mia mano incominciò a tremare.
Bill si accorse di ciò e la sua mano mi strinse ancora più forte dandomi un senso di sicurezza.
Bene. Era il momento.
_(Chi si accomoda per primo nella poltrona??)_ disse l’uomo tutto tatuato.
_( Bill….)_ dissi io rivolgendomi al mio angelo.
_( Lo faccio io per primo fifona??)_ rispose lui.
_( NON chiamarmi fifona, e che tu l’hai fatto un sacco di volte, io ho solo io secondo buco)_ risposi io con voce tutta tremante.
_( Ragazzi se volete chiamo la mia collega e ve lo fate nello stesso momento..)_ disse ancora l’uomo.
Ci guardammo, sorridemmo, e tutti eccitati da quell’idea annuimmo di si.
L’uomo ci fece sedere in due poltrone nere di pelle, uno affianco all’altra.
La mia mano sinistra stringeva sempre di più quella di Bill.
Arrivò la donna.
Insieme tolsero gli accessori e li disinfettarono.
Presero il pennarello e segnarono a tutti e due il punto in cui avrebbero dovuto bucare.
Ansia.
Panico.
Sudavo, la mia stretta era sempre più forte.
_( Sei pronta??)_ Mi chiese il mio angelo, stringendomi a sua volta la mano, ormai stritolata dalla mia presa
_(NOOOO)_ Gridai.
Non sentii nulla. Bill era con me, era lì accanto. Mi consolava, sorrideva, mi aiutava. Le sue dita, che stringevano le mie, mi avevano assicurata. Quel pezzo di metallo, palpabile con un dito, era diventato il simbolo del nostro amore, della nostra passione.

Bene scusate il ritardo, ma avevo impegni x° questo è il capitolo chiave "diciamo", è quello che si avvicina di più alla storia vera, mi aspetto tanti commentini kusse =*
  
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