Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: RedFrekle Loves Macca    10/09/2013    0 recensioni
Rebecca è una giovane musicista che ha subito la perdita dei genitori in un disastroso incidente d' auto. Sarà nonna Giulia ad occuparsi di lei fino a quando, una malattia stroncherà la sua vita.
In questo mondo così vuoto e triste, che sembra non volerle più bene, Rebecca trova conforto nella musica dei suoi idoli, i Beatles e in un oggetto particolare che la nonna le ha lasciato in eredità: un orologio d' oro, che le cambierà la vita.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Sono insieme ai Fab Four da una settimana ormai. Abbiamo passato il Natale insieme, è stato bellissimo.
Mi hanno anche fatto un regalo: un LP di “Please Please Me” autografato. Io ho trovato lavoro in un negozietto di dischi, non potevo continuare a vivere sulle loro spalle e inoltre, Paul mi intimò di nascondermi quando alla porta bussò Brian Epstein: “ Non deve sapere che sei qui, nessuno deve saperlo in realtà. Siamo agli inizi della nostra carriera, non vogliamo scandali e questo potrebbe comparire sulle prime pagine col titolo di: -I Beatles e i loro riti orgiastici- oppure –I Beatles condividono una concubina. Ne abbiamo già scampato uno di scandalo, uno bello grosso. Ce la siamo cavata con qualche offesa”.
Pensai che si riferissero  all’ articolo firmato da mia nonna, in effetti, in quella biblioteca trovai solo quel piccolo brandello di giornale. Devono aver pagato qualcuno per farlo stare zitto, pensai, e in seguito la mia teoria venne confermata.
In questa settimana, mi sono legata molto a Ringo. Non immaginavo che fosse così simpatico, era lui stesso a scherzare sul suo naso ad esempio: “ Se di notte le pareti tremano, non è un terremoto. Sono io che russo. Non so come faccia a non svegliarmi, credo che anche il cane dei vicini ululi a causa mia di notte”, me lo diceva ogni notte prima di andare a dormire.
George e John sono dei mattacchioni, mi fanno sempre restare a bocca aperta con le loro battute argute e hanno una mimica facciale degna di un attore.
E poi c’è Paul. Mi sono perdutamente innamorata di lui. Certo, lo ero anche prima di arrivare qui nel passato ma era un amore a senso unico, “platonico”, io amavo lui che nemmeno sapeva chi  fossi ma non lo amavo come una ragazza ama un ragazzo, ma come una fan che muore d’ amore per il suo idolo perché la sua musica le ha salvato la vita, l’ ha salvata dalla noia, dal grigiore del mondo, dal peso della realtà circostante che la schiacciava come un bambino insolente che si diverte a veder morire una formica nel pugno della sua mano.
Ciò che mi teneva sveglia quelle notti, non era la paura di non essere corrisposta ma la consapevolezza che io non potevo vivere quello che provavo, dovevo svuotare il mio corpo  dall’ amore che provavo per lui e condensarlo tutto nelle lacrime che bagnavano il cuscino. Non c’ era spazio per me in quell’ epoca, non poteva e soprattutto non doveva esserci, non potevo cambiare il passato o il futuro sarebbe stato completamente diverso. In realtà, non avevo la minima idea di come funzionassero queste cose, magari l’ idea che un viaggiatore improbabile come me non potesse intervenire nel passato era solo una costruzione della mia mente, una sorta di alibi che avevo creato io stessa perché avevo troppa paura di diventare totalmente dipendente da Paul e, in realtà, sapevo bene di esserlo già.
L’ essere dipendente da qualcuno mi spaventava a morte perché ogni volta che mi ero affidata nelle mani di qualcuno, la mano di questi era scivolata via dalla mia. La vita mi aveva già strappato i miei genitori, uccidendoli in un incidente d’ auto e poi, si era presa pure la nonna e sapevo bene che presto il futuro avrebbe bussato alla mia porta per reclamarmi e a quel punto, avrei dovuto lasciare Paul per sempre.
Non potevo sopportarlo.
Sapevo che se lui avesse dimostrato per assurdo di tenere a me, non l’ avrei più lasciato andare, l’ avrei tenuto stretto a me durante le notti di pioggia come facevo col mio cane di pezza, avrei affondato il mio viso nel suo collo e avrei pianto fino a che, esausta, sarei sprofondata in un sonno profondo.
 E poi, l’ avrei sognato.
 
Questa mattina ci siamo svegliati tutti molto presto, alle 9.00 del mattino eravamo già in strada diretti all’ Hotel Savoy di Londra per rilasciare un’ intervista.
Io li avrei aspettati fuori, pensai. Ero più che disposta ad ascoltare le richieste di Paul e gli altri e per evitare qualsiasi forma di scandalo non mi sarei fatta vedere con loro e per questo motivo, scesi a circa 200 metri dall’ hotel, li salutai e prosegui a piedi.
Lungo la strada, incontrai la mia immagine riflessa nello specchietto di una Vespa rossa fiammante e solo allora mi accorsi di quanto fosse bella la ruga d’ espressione sul mio volto che si allargava in un grande, grandissimo sorriso. Da quanto tempo non sorridevo più? Da quanto tempo i miei occhi non emanavano quella luce che ora era riflessa in quello specchio? Era davvero da troppo, avevo dimenticato quanto fossi solare prima dell’ incidente, avevo dimenticato che adoravo fischiettare per strada e ora, finalmente, lo stavo facendo di nuovo.
Ero di nuovo felice.
Ma mentre guardavo il mio viso tondo e bianco come la luna, mi prese una nostalgia così profonda che dovetti trattenere le lacrime di fronte a quello specchietto perché  non volevo vedermi piangere. Avevo una consapevole paura che quelle giornate mi sarebbero state strappate via con forza, sapevo che sarei dovuta tornare nel mio mondo perché quello non era il mio posto. Il mio posto era su un letto a piangere e in un bar a lavorare per potermi mantenere a scuola, nessuno si sarebbe occupato di me e preferivo di gran lunga questa grande “bugia” che la realtà nella quale ero costretta a vivere.
Avrei fatto di tutto per non tornare mai più nel futuro.
Mentre la mia mente e mie occhi erano annegati in un mare di tristezza, percepii che di fronte all’ hotel Savoy, stava succedendo qualcosa, qualcosa di grosso perché c’ era una grande folla formata da passanti, giornalisti, fotografi e qualche uomo in uniforme. Corsi a perdi fiato fino all’ entrata del grosso portone completamente sbarrato da mille teste che gridavano e si agitavano come se fossero stati morsi da una tarantola, io mi sollevai sulle punte cercando i quattro protagonisti della giornata con lo sguardo ma riuscii a vedere solo John che, nervosamente si era alzato dalla poltrona della hall sulla quale era seduto e stava procedendo a passo svelto verso l’ uscita. Pensai che qualche giornalista lo avesse in qualche modo offeso ma non era di un giornalista che si trattava. Volgendo la testa a destra, vidi una ragazza bionda in minigonna trascinata fuori dall’ edificio con forza da un agente di polizia. Volse il suo bellissimo viso verso di me e i nostri sguardi si incrociarono per un attimo e bastò quell’ attimo per farmi capire che quella giovane donna era la mia amata nonna! D’ istinto stavo per chiamarla ma mi trattenni chiudendomi la bocca con la mano, avrei voluto seguirla ma la polizia mi sbarrò la strada, Lennon mi passò accanto senza nemmeno accorgersi di me gridando qualcosa che suonava come: “Rinchiudete quella pazza!”. Anche George e Ringo uscirono dall’ hotel di corsa, un autista dall’ altro lato della strada pronto a portarli via da quella giornata traumatica, Paul si attardò ad uscire e mi consegnò un biglietto senza neanche voltarsi verso di me, poi scomparve nell’ auto scura insieme agli altri tre.
Aspettai che la folla fosse andata via prima di leggere il contenuto del biglietto per non insospettire nessuno, mi sedetti sopra un muricciolo e scartai quel biglietto come se fosse un gioiello prezioso:
DOBBIAMO ANDARE VIA, ALLE 6 TORNERO’ A PRENDERTI DI FRONTE AL SAVOY. CERCATI QUAL COSA DA FARE E NON PARLARE CON NESSUNO DELLA STAMPA.
MI DISPIACE.
Il breve messaggio scritto di fretta su quel foglio ( le parole sembravano quasi volare via dalla carta) mi rincuorò molto, quel “alle sei tornerò a prenderti” era la promessa più bella che mi avessero mai fatto e io non vedevo l’ ora che scoccassero le sei del pomeriggio, la luce crepuscolare avrebbe fatto il resto, c’ era già magia in quelle sue parole.
Passai la giornata girovagando per Londra senza una meta precisa felice come una ragazzina che aspetta di andare al lunapark di Domenica  e non mi importava se non avevo un soldo e non potevo comprare nulla da mangiare, Paul sarebbe stato il mio cibo. Ero talmente felice che mi dimenticai perfino dell’ incontro con la nonna quella mattina, me ne infischia altamente perché avevo un appuntamento con Paul! Sul biglietto c’ era scritto “tornerò a prenderti” non torneremo e questo voleva dire che aveva voglia di stare un po’ da solo con me o che gli piacevo almeno un pochino. Il mio cuore era pieno di gioia e alle 5.30 ero già di fronte all’ hotel in attesa di trascorrere la serata più bella della mia vita ma alle 6.00 non arrivò nessuno e iniziai a piangere per quanto fossi stata stupida a credere che sarebbe potuto accadere quello che desideravo. Mentre il mio viso era affondato nelle mie mani che, come una piscina, erano piene di lacrime qualcuno appoggiò una mano leggera sulla mia spalla: “Ho detto che vorrei che tu non piangessi, l’ hai dimenticato?”
Mi voltai di scatto, era lui, era proprio lui ed era li per me. Aveva solo tardato ma alla fine era venuto a prendermi per davvero! “Asciuga queste lacrime”, mi disse “scusa per oggi ma siamo dovuti scappare via, spero tu capisca. Non avrei mai voluto lasciarti qui da sola, era per questo che piangevi?”
“No, avevo paura che non venissi ma eccoti qui”, dissi io sorridendo tra le lacrime che ancora mi rigavano il viso.
“Noi due dobbiamo parlare, innanzitutto voglio dirti perché siamo andati via in modo così brusco stamattina”.
Annuii facendogli capire che l’ avrei ascoltato e non l’ avrei fermato fino a che non avesse finito ma prima di iniziare a raccontare, mi fece salire in auto e insieme salimmo su una collinetta per stare più tranquillo e senza il rischio che qualche fotografo inopportuno potesse vederci.
“Oggi è successa una cosa molto grave”, disse schiarendosi la voce. “Avrai visto anche tu quella donna all’ uscita dell’ hotel vero? Bhe, si chiama Giulia e sta dando del filo da torcere a noi e a John.”
Deglutii per la paura che lui potesse capire dal mio sguardo che conoscevo bene la storia dello scandalo e che conoscevo anche la causa dei loro problemi così rimasi in silenzio e ascoltai.
“Abbiamo passato un brutto momento, John ha passato un brutto momento e tutti ne risentiamo. Quella donna, quella bellissima donna, potrebbe portare in grembo il figlio di John”.
Paul abbassò lo sguardo e poi mi guardò negli occhi che io cercai di aprire il più possibile per apparire sorpresa e non far trapelare nulla. Poi continuo: “Tu adesso penserai che John è uno stronzo, che quella donna è incazzata nera con lui perché non vuole riconoscere il bambino ma le cose non stanno così. Quella donna è tremenda! Ha detto a John che si sarebbe disfatta del bambino, Dio sa solo come, senza dare a Lennon la capacità di controbattere! Non credi sia assurdo?!”
Feci di si con la testa e gli chiesi di continuare.
“Un giorno lei decide di incontrare John e gli dice del bambino e Lennon resta sorpreso per la cosa ma è naturale che sia così. Insomma, è un cazzo di bambino e a inizio carriera non è il massimo ma appena John si è mostrato così è scappata via senza dirgli nulla, senza dirgli cosa avesse deciso ed è da quel giorno che sono iniziati i problemi. Articoli diffamatori, accuse, foto scattate di nascosto e scenate come quelle di stamattina. E’ piombata nella hall, solo lei sa come, e ha iniziato a gridare e offendere Lennon chiamandolo lurido bastardo e Dio solo sa come Ringo abbia trovato la forza di farla stare zitta e consegnarla alla polizia”.
Mia nonna era proprio matta, pensai.
“Per fortuna, fino ad ora non ha mai rivelato pubblicamente alla stampa lo scandalo, non sappiamo perché. Forse perché sa bene che John non ha avuto voce in capitolo, lo sa bene che è stata lei a non dargli nemmeno un giorno per pensare!”.
Alzò lo sguardo verso l’ alto, nella luce del tramonto vidi che una lacrima trasparente gli stava rigando il viso e lui, prontamente, si girò dall’ altro lato per negarmi quella visone che per me era bellissima ma potevo capire che per lui sarebbe stato umiliante. Con voce tremante, disse:” Lennon è mio amico. Io lo so che ci sta male per questa storia. Ha passato un’ infanzia di merda, lontano da madre e padre e solo troppo tardi ha ritrovato Giulia. Si, Giulia è anche il nome di sua madre ma purtroppo l’ ha persa quando l’ aveva ritrovata. E’ una brutta storia, magari te la racconto un’ altra volta”.
Mi intrigava il fatto che lui non sapesse che io sapevo tutto di loro, per filo e per segno ma non lasciai trapelare nulla e ancora una volta, gli chiesi di continuare a raccontare.
“Il punto è che Lennon non avrebbe mai negato a quel bimbo la figura di un padre, gli sarebbe stato vicino io lo so. Lo so perché John è la persona migliore che potessi incontrare, è un fratello per me e vederlo distrutto per una donna mi fa incazzare! Mi fa incazzare come una bestia!”.
A quel punto, vinsi le mie paure, le mie ansie, l’ emozione e gli appoggiai una mano sulla coscia, lo guardai dritto in quei suoi occhi chiari che, colpiti dalla luce fioca del sole che si perdeva dietro le colline, sembravano dorati e gli dissi dolcemente: “Io ti credo. Quella donna non ha capito chi si trova di fronte. Però, voi e John supererete tutto. Queste cose sono briciole in confronto al vostro talento, al vostro successo per ciò sono sicura che se pure la vicenda saltasse fuori, la vostra carriera non subirà alcuna conseguenza. L’ amore per i Beatles, quando nasce, non muore mai”.
Prese la mia mano e la portò sul suo petto, potevo sentire chiaramente i battiti del suo cuore. Pensai che se fossi stata un pupazzo di neve mi sarei sciolta all’ istante a causa del calore che emetteva il suo corpo, era come un’ energia che inevitabilmente mi attirava così, quando cinse le sue braccia intorno ai miei fianchi avvolgendomi in un caldissimo abbraccio, il mio corpo affondò tra le sue braccia privo di forze.
Non avevo intenzione alcuna di liberarmi da quelle braccia, erano la mia casa.
“Non so come fai, ma mi fai stare davvero bene”.
“Paul, sono io che devo ringraziare te anzi, voi! Mi avete accolta nonostante il rischio di un altro scandalo, non sapevo dove stare e mi avete dato una casa! Senza contare che potevo essere una fan impazzita ( e cavolo se lo ero ma loro non lo sapevano!) e farvi del male! Per me è stato bellissimo, sono solo pochi giorni è vero ma io vi ringrazierò per sempre, lo giuro. E poi siete troppo gentili, tutti quanti e e e…”
Mi resi conto che stavo iniziando a parlare a macchinetta e che il mio viso doveva essere rosso peperone perché ne percepii il calore non appena Paul premette il suo  dito freddo contro il mio naso e la bocca per zittirmi.
Poi mi baciò.
Non fu un bacio lungo, di quelli che li assapori piano piano e ti danno il tempo di pensare a ciò che fai, anzi.
Fu un bacio rubato all’ assalto dei fotografi, un bacio desiderato ma frenato, un bacio dolce dal retrogusto di tabacco, un bacio sussurrato alle porte della notte, un bacio intenso ma breve di quelli che ti tolgono il respiro e non ti danno il tempo di capire cosa sta accadendo.
Le sue labbra contro le mie, suggellate da un sentimento appena nascente, i raggi del sole che ci salutavano per lasciare il posto alla bianca luce della luna, le sue dita incastrate tra le mie, i suoi capelli gettati all’ indietro per il vento, i miei che si annodavano, il calore del suo viso contro il mio e i nostri battiti cardiaci perfettamente coordinati: “I love you” gli sussurrai all’ orecchio.
Mi sorrise staccandosi dolcemente da me, appoggiò la testa accanto alla mia sfregandosi un po’ contro la mia fronte e quasi ridendo di felicità rispose: “I love you too”.
Raggiungemmo l’ auto mano nella mano, le luci della notte ci accompagnarono fino a casa.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: RedFrekle Loves Macca