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Autore: Defiance    10/09/2013    1 recensioni
Seguito della mia fan fiction, 'Halfblood'.
Scoppiarono tutti a ridere, ma Hermione si fece subito seria e disse piano:
“Magari invece, immagino solo di dover colpire a morte la vecchia me, anche se ormai non esiste più. Credo di essere invidiosa, lei almeno sapeva chi fosse” chiuse gli occhi e sospirò. (Dal prologo).
Un nuovo mestiere per i protagonisti della precedente storia, il loro incontro con un altro mondo e una nuova battaglia che incombe su di loro e sul mondo umano. Si troveranno ad affrontare cose che non avevano mai visto in precedenza e si interrogheranno su quante cose ancora ignorano della Terra.
Faranno nuove conoscenze, avranno delle rivelazioni, segreti e bugie verranno svelati e apprenderanno un nuovo tipo di 'magia'. Correranno rischi e pericoli, ma alla fine, la vita di alcuni dei protagonisti cambierà per sempre.
Halfblood 2 - Città dei Demoni
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 1
 
Ron camminava sbuffando per i corridoi, era nervoso e glielo si poteva leggere in faccia.
Sorpassò diverse porte finchè non giunse a quella della sua camera e vi entrò.
Si accasciò sul letto e cominciò a fissare il soffitto, un’abitudine che aveva acquisito dopo la sua rottura con Romilda.
Harry bussò alla porta.
“Avanti” disse secco il rosso.
“Tutto a posto Ronron?” lo beffeggiò l’amico.
“Non sono dell’umore giusto, Potter” gli rispose lui.
“Uhm… ti vedo un po’ alterato” constatò il moro.
“Beh, probabilmente lo saresti anche tu se avessi visto tua sorella pomiciare con un furetto” ribattè Ron.
“Parli di Malfoy?” chiese Harry, abbozzando un mezzo sorrisetto divertito.
Lo ricordava perfettamente, il loro quarto anno ad Hogwarts, quando Malocchio Moody, beh, il falso Moody in realtà, aveva trasfigurato il biondino di un bianco furetto e gli aveva impartito una lezione, che tutti sanno gli sarebbe rimasta in testa per il resto della vita.
Il rosso annuì e poi si lasciò sfuggire uno sbuffo irritato.
“Stanno insieme, lo sai. Credevo ci avessi fatto l’abitudine ormai” gli disse il moro.
“A una cicatrice ci si abitua. A svegliarsi presto la mattina, ci si abitua. Non al fatto che tua sorella esce con quello che per diciassette anni è stato il tuo nemico numero uno a scuola” borbottò in risposta Ron.
“Si.. infondo, Malfoy è stato l’avversario più tosto che abbiamo mai affrontato, vero?” lo canzonò Harry, ma a quel punto l’amico era già scoppiato a ridere.
Considerare Draco il loro ‘nemico numero uno’, dopo Voldemort, la Umbridge, i Mangiamorte, i Lupi Mannari, i mostri… si, era proprio una cosa stupida, pensò Ron.
A interrompere le risate ci pensò Hermione, irrompendo nella stanza a tutto gas “Perché ridevate?” domandò e si lasciò sul letto accanto agli amici.
“Oh, niente… Solo Ron che ha deciso di richiamare alla mente qualche allegro ricordo dei nostri anni a Hogwarts” spiegò Harry.
“Come quando gli ho detto che aveva la sfera emotiva di un bradipo?”lo schernì la ragazza e il rosso gli lanciò un cuscino in faccia, ma dopo due secondi si stavano già tutti sbellicando dalle risate.
“Ti serviva qualcosa, ‘Mione?” chiese poi il moro, tornando serio.
“In realtà no. Volevo solo stare un po’ con voi, sapete, come i vecchi tempi” ammise lei, abbassando lo sguardo.
“Mmh… allora ci vorrebbe proprio un bel po’ di burrobirra” esclamò Ron, prima di dirigersi verso il minifrigo che aveva dietro l’angolo dell’armadio e tornasse con una bella bottiglia ancora imballata della bevanda.
 
“Stanno succedendo cose strane, Kingsley”
Il ministro Shacklebolt era seduto dietro la sua scrivania, nell’ufficio più alto del Ministero della Magia, a Londra.
“Forse non possiamo più aspettare. Occorre mandare una squadra. Le autorità di Manhattan sono disperate. Ogni giorno vengono ritrovati sempre più cadaveri, non sanno come giustificarne la morte” stava dicendo il Capo Auror.
“Ho parlato con un loro delegato. Non si tratta di maghi” annunciò il Ministro “Non è l’Anatema che Uccide a causare quelle morti”.
“È per questo che non possiamo occuparcene noi! È per questo che dovete affidare questo incarico alla Squadra Speciale, anche se sono solo dei ragazzi!” tentò di convincerlo l’altro.
“Pensi che sia un gioco? Pensi che possiamo scomodarli senza alcuna prova concreta che non si tratti di un semplice Serial Killer babbano?” reagì Kingsley “e poi, quei ragazzi ne hanno viste peggio di tutto lo scompartimento Auror messo insieme, definirli ‘solo dei ragazzi’ è un vero e proprio insulto!” aggiunse poi, con una punta di rimprovero ben distinguibile nel suo tono di voce calmo e pacato come sempre.
Poi parve ripensarci. Non c’erano prove ufficiali che non si trattasse di un Serial Killer babbano, che ci fosse in azione qualcosa di più sinistro, ma lui la pensava proprio così.
“Tuttavia, ho visto dei cadaveri, e credo che la cosa che li ha uccisi, non fosse affatto umana. Si capiva. Ed è proprio per questo motivo, che sono d’accordo con te. La Missione va assegnata alla Squadra Speciale” decretò infine.
 
Annabeth bussò con un gran impeto alla porta, cosa che sottolineò l’urgenza della sua visita.
I ragazzi balzarono in piedi di scatto, “Avanti” disse Ron.
La semidea spalancò la porta e annunciò con un grande affanno, come se avesse corso per tutto l’istituto : “Ci vogliono in Sala Riunioni. Subito! Il Ministro in persona ha chiesto un colloquio.”
Quando i ragazzi giunsero davanti alla porta d’ingresso della stanza, che era chiusa, notarono che era già affollato.
Neville, Luna, Ginny e Draco erano già lì; dopo qualche secondo si precipitarono sul luogo anche Percy, Leo, Nico, Chris e Clarissa.
“Siamo tutti qui” notò Hermione.
“Cosa può essere successo di così terribile da convocarci tutti? Solo per la Guerra di Panem ci hanno richiesti tutti insieme. Di solito ci dividono in gruppi per le missioni” chiese Ron a voce alta, parlando più con sé stesso che con gli altri.
“Forse c’è qualcosa di grosso in ballo. Tanto per cambiare” ipotizzò ironicamente Percy.
“Si, ma spero che non riguardi una profezia” borbottò Harry, e, nonostante fossero tutti preoccuparti, i ragazzi si lasciarono andare a una risatina pacata.
La porta della Sala Riunioni si aprì poco dopo, e Aberforth Silente, che era il loro mentore, o istruttore, chiamatelo come volete, li invitò ad accomodarsi.
Al centro della stanza era stato deposto un tavolo lungo con quindici sedie, due delle quali, quelle a capotavola, erano già occupate da Kingsley e da Aberforth, che dirigeva l’Istituto.  
Alla vista di quella disposizione, Draco rabbrividì: per un momento immaginò di trovarsi a Malfoy Manor, circa quattro anni prima, durante la riunione dei Mangiamorte in cui Voldemort aveva assassinato davanti ai suoi occhi la vecchia insegnante di Babbanologia di Hogwarts.
Represse quel ricordo e si sedette a una sedia.
“Abbiamo una missione per voi. E ci servite tutti. È una situazione delicata. Prestatemi molta attenzione” esordì Kingsley.
I ragazzi si scambiarono un’occhiata preoccupata.
No, non era una buona notizia quella di volerli mandare tutti insieme in missione. Fino all’ultimo avevano sperato che li avrebbero divisi in gruppi, o che cercassero dei volontari tra loro, ma non l’avevano fatto in questo modo: decidevano loro chi partiva e chi no, e la formazione delle squadre. E non li avrebbero chiamati tutti insieme.
Avrebbero dovuto immaginarlo, quando si erano ritrovati davanti alla Sala, che c’era qualcosa che non andava. Più del solito, s’intende.
E il tono di Kingsley, non lasciava presagire nulla di buono.
  
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