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Autore: tl_eisenmann    10/09/2013    1 recensioni
E' la mia prima fanfiction, spero vi piaccia! Sono bene accetti suggerimenti di ogni tipo :)
Una simpatica storia su Poseidone alla ricerca del suo tridente scomparso, ovviamente aiutato dall'immancabile Percy.
Enjoy :)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Ermes aveva chiesto a Poseidone e Percy se prima di andarsene volessero qualcosa da bere, ma poi era entrata in bagno una scarpa volante, che era finita dritta dritta in testa al dio dei ladri, il quale aveva solo fatto in tempo a dire – E questa da dove arriva?... – prima che Poseidone, tagliando corto, lo ringraziasse e se ne andasse, raccogliendo al volo Percy.
Così il semidio si devaporalizzò per la seconda volta e si ritrovò in un posto completamente diverso da quello precedente: c’era una grande casa dalle forme semplici, di legno massiccio e fredda pietra.
Percy si rese conto di non essere più a New York, ma in una foresta dalla vegetazione selvaggia.
- Eccoci arrivati in Tracia, la dimora preferita di Ares da secoli – affermò Poseidone, forse avendo notato l’aria smarrita del figlio.
Giunti sulla soglia della dimora del dio della guerra, Poseidone afferrò il batocchio a forma di testa di cinghiale e batté tre forti colpi sulla porta, che si aprì da sola con un cigolio inquietante.
Percy entrò dopo suo padre e, appena superò la soglia con il secondo piede, la porta si richiuse di scatto dietro di lui, creando una corrente d’aria molto forte, che mandò il giovane semidio contro Poseidone, il quale a sua volta, preso alla sprovvista, cadde a terra di bocca.
- Agh… che dolore – disse Poseidone, con il mento sulla pietra del pavimento e con Percy in groppa.
- Per Poseidone! Ehm… scusa scusa papà, non volevo venirti addosso ma la porta si è chiusa da sola e… - stava cercando di spiegare Percy, quando ad un tratto riecheggiò un sonoro “criiiic” nel corridoio buio in cui si trovavano.
- Oh no… Dimenticavo…
- … cosa dimenticavi?
- La passione di Ares per le trappole!
Infatti, appena finita la frase, padre e figlio volsero lo sguardo davanti a loro, da dove era provenuto il rumore, e videro un enorme masso rotondo rotolare verso di loro.
Poseidone puntò a terra i palmi delle mani per alzarsi, ma mise la mano destra proprio sopra una pietra che, una volta premuta, fece aprire improvvisamente una botola sotto i due malcapitati, i quali iniziarono una ripida discesa per una fitta rete di tunnel sotterranei, finché “bum bum toc!”: i due atterrarono dopo due rimbalzi.
- Ahia!... Però l’atterraggio è stato più morbido del previsto! – esclamò Percy sorpreso.
- … questo perché sei atterrato ancora sopra il mio corpo divino! Agh che dolore! Vedo i cavallucci marini verdi!... Ma siamo scesi fino al Tartaro?!
In un primo momento anche Percy pensò la stessa cosa, trovandosi immerso nella più completa oscurità; ma poi, quando i suoi occhi si abituarono al buio, riuscì a mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava. Sembrava una vecchia cantina polverosa e molto ampia; c’erano armi di tutti i tipi e di tutte le epoche accatastate ovunque.
C’era anche un odore acre nell’aria, sembrava quasi… sangue?
Beh, si trovava pur sempre in casa del dio della guerra e chissà quelle armi che cosa avevano visto!
Percy decise che fosse meglio non pensarci, anche perché cominciava ad avere un forte senso di nausea.
Il semidio fu scosso da questi pensieri quando un elmo di bronzo gli volò dritto in testa.
Soffocò un grido di dolore. Era stata ovviamente colpa di Poseidone e della sua tecnica spartana “prendi, getta in aria e spacca”: infatti il dio si era già messo a frugare fra tutte le armi, alla ricerca del suo tridente.
- Mmm, bene bene: a quanto pare questa volta ho preso un pesce grosso e un pesce-pivello!
Percy non potè trattenere un brivido gelido che gli corse lungo tutta la schiena, all’udire alle sue spalle quella voce gelida e crudele, purtroppo familiare.
- Ares! Poteva capitarmi un nipote più idiota?! Razza di scorfano, squalo che non sei altro…
Ares, che sembrava solo divertito dalle “offese” di Poseidone, scoppiò in una fragorosa risata.
Effettivamente, però, non aveva tutti i torti: infatti il dio del mare lo stava minacciando con un manico di pugnale (sì, senza lama, ma Poseidone era l’unico a non essersene accorto…), poi aveva in testa un cappello dei Michigan State Spartans ed era pronto a difendersi con un piccolo scudo di legno con su scritto “Buona festa del papà, Clarisse”.
“Ok prendere le prime cose che capitano, ma si poteva sicuramente fare meglio di così…” pensò Percy, imbarazzato.
Poi pensò di attaccare Ares con la sua spada Vortice, ma decise che correre a caso contro il dio della guerra nel suo scantinato pieno d’armi non sarebbe stata l’idea del secolo.
- Posso sapere a cosa devo questa visita? Per caso sei finalmente venuto a offrirmi tuo figlio in sacrificio, vecchio zio-alga marina?
- Simpatico come sempre Ares… Restituisci il tridente a mio padre! – urlò tutto d’un fiato Percy.
Ma Ares reagì a quella che voleva essere una minaccia, ridendo ancora più forte.
- Piantala di grugnire e parla, stupido cinghiale senza cervello! – tuonò infine Poseidone.
- Dov’è il mio tridente?! L’hai dato a Crono?! O magari sei lo scagnozzo di qualcun altro stavolta…
- Ah piantala vecchio paranoico! Anche se non mi dispiacerebbe rubarti il tridente dopo che me lo hai fracassato in testa all’ultimo concilio, non sono stato io a prenderlo! E sai benissimo che fra dei non ci si può rubare i poteri!
- Beh, è chiaro che avrai dato l’incarico al Luke della situazione!
- E perché avrei dovuto farlo?
- …giusto, perché avrebbe dovuto farlo? – disse Poseidone, ormai in evidente confusione.
- Per far scoppiare una guerra fra dei! – intervenne Percy.
- Sì ecco, per far scoppiare una guerra fra dei! – ripeté Poseidone.
- Ma figurati! In questo periodo ho di meglio da fare! Sto pensando a come migliorare le trappole in casa, a come distrarre lo Zoppo per il mio prossimo appuntamento con quella figa di Afrodite, a che altra impresa far assegnare a Clarisse, a quanto esplosivo mettere sotto il trono di quell’ubriacone di Dioniso al prossimo concilio, a come farmi aumentare la paghetta settimanale da papà… vedi? Ho tanti di quei bei progetti! Non perdo più tempo tentando di far scoppiare una guerra in famiglia… per ora.
- Sei stato tu, devi essere stato tu! – esclamò Percy.
- Io, pivello? – questa volta la risata di Ares era più cupa, simile a un latrato.
Percy vide che il dio lo stava fissando dritto negli occhi e, sotto quegli occhiali da sole a mascherina, sapeva che due orbite vuote lo stavano trafiggendo con odio.
- Ehi pivello, ricordati che io sono il TUO vero nemico, non di tuo padre. Guardati le spalle in futuro.
  
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