Nome:
Ten Years Later
Pairing:
Dean/Castiel e scene di Sam/Gabriel, past
Castiel/Balthazar
Rating: per
il momento Pg15
Warnings:
High School Reunion!Au; Human!Au, omofobia, bullismo, depressione,
bigottismo (poi aggiornerò)
Characters:
Dean, Cass, Sam, Gabriel, Chuck, Balthazar, Becky ecc...
Disclaimer:
no, nessuno di loro mi appartiene nè traggo profitto nel
pubblicare questa ff.
Summary: Sono
passati dieci anni dalla fine dell'inferno chiamato High School, e
ora è tempo di reunion. Riuscirà Castiel a superare
l'orrore che prova ogni volta che ripensa a cosa gli hanno fatto
passare i suoi compagni di scuola?
Il
fatidico giorno era arrivato.
Aveva
protestato, per giorni e giorni, ma non c'era stato verso di
convincere suo cugino, Gabriel, a lasciarlo in pace, ed ora eccola
là, nel suo completo nero e la cravatta blu, a sfoggiare un
cartellino con su scritto "Castiel Milton".
Francamente
si aspettava di peggio: qualche vecchio bullo che voleva "rivangare"
i vecchi tempi, o qualcuno che all'epoca si credeva il centro
dell'universo, e che lo credeva tutt'ora, che vantava la sua
brillante carriera; ma per sua fortuna nulla del genere gli era
capitato fin ora. Anzi.
Per
sua somma soddisfazione si era ritrovato metà degli ex
giocatori della squadra di football grassi e falliti, altri invece
con bambini avuti con cheerleader che subito dopo li avevano
abbandonati o che segretamente li tradiscono con i loro migliori
amici.
In
tutta onestà, lui era tra i pochi che poteva vantarsi della
sua ottima carriera, ma trattandosi di Castiel era chiaro che non
l'avrebbe fatto.
Però
c'era Gabriel che compensava.
"è
il Karma, stronzo!"
Nei
primi trenta minuti della serata era riuscito a riappacificarsi con
metà dei presenti e a litigare con i restanti; tutto questo
trascinandosi il poverino a destra e a manca, cantando le sue lodi.
Quando finalmente Castiel incontrò un volto noto tra la folla,
la sua fuga fu immediata.
Chuck
era così come c'era da aspettarsi da lui; nonostante dieci
anni fossero passati, non c'era bisogno di un cartellino per capire
che si trattava proprio di lui. La riconciliazione fu istantanea;
nessuno dei due provava risentimento per la mancanza di contatto in
quel decennio, anzi in poche ore si misero in pari su quello che era
accaduto nelle loro vite.
"Così
tua madre è morta. Quanto mi dispiace!"
"Grazie,
Chuck. Piuttosto tu, perchè non mi ragguagli sulle ultime
vicende della tua vita?"
"Oggi
sono uno scrittore di fama sai? I miei libri sono best seller in
tutto il mondo! Ricordi Becky? Quella del terzo anno? Beh, qualche
anno fa ci siamo sposati"
Chi
l'avrebbe mai detto che Chuck avrebbe avuto un tale successo? Com'è
strana la vita...
Dopo
due ore di monopolizzazione della loro conversazione, lo scrittore fu
costretto ad andare via, visto che sua moglie era in dolce attesa e,
questo spiegherebbe la sua assenza. Ma non prima che i due si fossero
scambiati i numeri di telefono, per riprendere poi da dove avevano
lasciato e la promessa da parte del bel bancario di leggere i libri
dell'altro.
Così
Castiel si ritrovò di nuovo da solo e a dover trovare il modo
di distrarsi. Tutto d'un tratto il bancone del buffet sembrava così
invitante, specialmente la sezione contenente alcolici.
A
metà dalla fine del suo bicchiere di birra, venne raggiunto da
un biondino mozzafiato. Corpo scultoreo, da fare invidia ad Adone in
persona, capelli biondo scuro e, quando costui si voltò in sua
direzione -squadrandolo da cima a fondo, leccandosi le labbra e
sfoggiando un sorriso malizioso, decisamente molto interessato- notò
i suoi occhi di un verde acceso, risaltati da una costellazione di
lentiggini che gli adornavano gli zigomi e il naso. La
Perfezione.
"Troppe
cazzate, tutte in una volta?" chiese l'Adone, mentre avidamente
tracannava la sua birra.
Castiel
non poté fare a meno di seguire il suo pomo d'Adamo, che
invitante, si muoveva in un moto sinuoso, su è giù, in
sincrono con le sue sorsate. Ora era il suo turno di leccarsi le
labbra, improvvisamente aride e desiderose di dissetarsi con il
liquido che, così angosciosamente, si dissipava dietro
quelle due mezze-sfere rosee.
"S-Sì."
deglutì rumorosamente, attirando l'attenzione dell'altro, che
lo scrutò divertito. Il suo unico pensiero coerente era
riservato alla sua eccitazione, che man mano diventava sempre più
palese.
La
statua-greca decise che valeva la pena stuzzicarlo un po' e per tanto
si avvicinò, pericolosamente, le loro labbra a pochi
centimetri di distanza, mentre il suo alito si infrangeva sulla bocca
dell'altro.
"Mhm...
e dimmi, cosa ti piacerebbe sentire, invece?"
Castiel
aveva in mente molte cose che avrebbe provato piacere nel sentire,
tutte a sfondo erotico ma, prima che potesse decidere se fosse il
caso di formulare la frase o meno, vennero interrotti
dall'alcolizzato di turno che voleva avere spazio per avere maggiore
accesso all'alcol gratuito. I due perciò vennero spinti via,
senza grazia, e questo spezzò quella sorta di incantesimo che
aveva intrappolato lo sguardo dei due.
Il
moro, prese un bel respiro e spostò lo sguardo da tutt'altra
parte, in modo da evitare la zona occhi-labbra, ma il suo sguardo
finì col poggiarsi sulla targhetta che l'uomo aveva appuntato
al petto. Una volta letto il nome il suo stato di "inebriamento"
di poco prima si dissolse all'istante; i suoi occhi sbarrati
dall'orrore e la mascella serrata stretta.
"TU!
Winchester!"
L'altro
venne colto di sorpresa da quel repentino cambio di atteggiamento e,
dato che era stato appena chiamato per nome, si lanciò subito
alla ricerca del nome dell'affascinante creature di fronte a sé.
"Oh
Cazzo!" era tutto quello che poteva dire.
Continua