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Autore: Glory and Love    11/09/2013    1 recensioni
Segue il finale "Good" di "Silent Hill Homecoming".
E' passata meno di un'ora da quando Alex ha sconfitto il mostro che gli ha ridato il corpo del fratello, Josh. Una volta eseguito un piccolo funerale, decide di partire come soldato, e stavolta per davvero. Viene scortato dal vicesceriffo Wheeler fino alla stazione di South Vale, nei pressi di Silent Hill. Un incontro con la donna che ha sempre conosciuto gli cambierà la vita. Un incontro duraturo... una raccolta di One-Shots su Alex Sheperd e Elle Holloway, prima, durante e dopo la partenza del soldato per l'accademia militare Americana.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il giradischi appena avviato lasciava vibrare nell’aria una musica dolce e soave. Melodiosa anche. Quel giorno sua madre non era venuta a pranzo, come da un po’ di tempo. Preferiva riunirsi in municipio con il sindaco Bartlett e lo sceriffo Adam Shepherd. Okay, magari detto così può sembrare strano o addirittura suonare male, stonando, e rendendo Margaret Holloway una poco di buono. Niente di tutto ciò ed Elle, come figlia maggiore dell’omonima giudice della città, ne era sicura. Allora che diavolo avevano da dirsi tutti i santi giorni in quelle stanze che puzzavano di chiuso? Aveva provato a domandarlo a suo padre e lui ne era uscito rispondendo: “Tua madre è adulta e vaccinata. Fa quel che è giusto per la città”. La città, certo. La piccola e curiosa Shepherd’s Gleen. Suo padre era l’unico che riusciva a capirla sul serio e ogni giorno, Elle, ringraziava il Signore per avergli dato un padre come lui. Judge Holloway non era la persona più spassosa della terra ma riusciva a mettere le sue figlie prima del lavoro, una cosa che lo rendeva, ai loro occhi, il padre più attento e premuroso del mondo. Era una primavera strana quella che si presentò il 16 Marzo del 2008. Era da più di mezz’ora che Elle si trovava di fronte allo specchio della sua stanza a provare qualsiasi sorta di vestito. Alla fine optò per uno semplice, bianco con fiori gialli e rossi. Lasciò liberi i capelli biondi sulle spalle e sorrise, mentre dallo specchio riuscì a vedere una testolina bionda sbucare dalla porta della sua stanza.
-Nora, entra. Che fai lì sulla porta? Non c’è bisogno di formalità, non con me.-
Le disse con un sorriso, voltandosi. Nora, una simpatica bambina di appena otto anni. Si trattava della sorella minore di Elle, la sua fotocopia da bambina, soltanto che lei non aveva tutti quei brufoli. La piccola le si avvicinò esitante e l’abbracciò. Elle le baciò le tempie, stritolandola tra le braccia.
-Esci?-
Le chiese la piccola con voce flebile e dolce. Talmente dolce che Elle si ritrovò a sorridere di fronte a quel faccino tempestato di brufoli in un campo di pelle bianca, quasi diafana.
-Si. Tu fai la brava, mi raccomando.-
Nora non rispose, si limitò a sorriderle e annuire. Mentre Elle si passava un altro filo di fard sulle guance, dal vetro dello specchio poteva vedere sua sorella rannicchiata sul suo letto, con un’espressione visibilmente triste. Elle posò la spugnetta del fard sul mobile e andò a sedersi sul bordo del suo letto. Scosse delicatamente il corpo della sorella ma lei non si volse. La maggiore sospirò.
-Cosa c’è?-
In un primo momento, Nora non seppe che dire. Era si triste, ma non le andava di dirlo ad Elle. Non gli aveva mai confidato un segreto e aveva paura che lo riandasse a ridire alla madre. Con lei, Margaret, non era mai stata severa, anzi la trattava meglio della figlia maggiore quasi, ma qualcosa le diceva che non si sentiva al sicuro con lei.
-Norina, tutto bene?-
Insistette Elle, posando le labbra sul suo capo.
-Ho… fatto un brutto sogno, stanotte.-
La maggiore sorrise appena. Non era contenta per niente che la sorella avesse dei brutti sogni ma alla sua età accadeva. Sorrideva più che altro perché non era nulla di grave. All’epoca pensava sul serio questo.
-Ah si? E cosa hai sognato?-
-Qualcuno che mi soffocava.-
Che sogno assurdo! Elle pensò che, a volte, i bambini avevano una perfida immaginazione ma faceva parte della loro età.
-E chi era questo uomo cattivo?-
Chiese ancora lei, ben sapendo che la sorella non si sarebbe trattenuta dal rivelargli chi era. Si sarebbe messa a ridere se avesse scoperto che una riproduzione gigantesca di Robbie il coniglio era l’antagonista del brutto sogno di Nora. Non si sarebbe meravigliata di certo. Non gli era mai piaciuto Robbie, neanche da piccola. Lo odiava. Quegli occhi spettrali e quell’espressione… da incubo!
-Non era un uomo.-
-Allora era una donna? Chi era?-
Nora esitò prima di dirlo alla sorella, ancora insicura. Ma alla fine doveva liberarsi di quel pensiero che pesava come un macigno.
-La mamma.-
Elle rimase ferma in mobile sul letto, incapace di dire niente. Alla fine, però, ridacchiò.
-Ma Norina, è impossibile. La mamma ti vuole bene e non ti soffocherebbe mai. Più che altro ucciderebbe me.-
La maggiore baciò il capo della minore e le scompigliò i capelli.
-Sono in ritardo all’appuntamento, farò meglio ad andare.-
Nora annuì, sorridente e felice di essersi tolta quel peso. Si mise a sedere sul letto e dal cassetto del comò della sorella estrasse un foglio e dei colori. Amava leggere e disegnare. Elle aveva sempre riconosciuto che nel recitare versi di Oscar Wilde la sorella aveva una bellissima voce. La invidiava quasi.
-Esci con Juliene?-
-No, Alex. Mi aspetta al parco e farei meglio ad andare.-
Nora annuì con un sorriso. Vedeva Alex a casa sua molto spesso, quando sua madre era assente per lavoro. A volte succedeva che si fermava a pranzo e addirittura anche a cena. Gli piaceva molto a Nora, specialmente la gradevole compagnia di suo fratello, Joshua Shepherd. Era capitato che Alex lo portasse a casa sua, quando Elle lo invitava.
-Divertiti allora.-
-Anche tu, Norina. Ci vediamo stasera.-
Elle si diede un’ultima sistemata allo specchio e baciò le guancie della sorella, uscendo dalla stanza. Salutò il padre, intento a leggere il giornale in salotto, e andò a prendere la sua giacca sull’appendiabiti, uscendo in cortile. Era poco il tratto di strada da percorrere da casa sua al parco giochi di Shepherd’s Gleen, per questo aveva detto ad Alex che non c’era bisogno che la venisse a prendere con l’auto. Conosceva il vecchio Adam e sapeva quanto teneva alla sua vettura. Un solo graffio ed Alex si sarebbe ritrovato nei casini per colpa sua. Arrivata al parco lo vide seduto ad una panchina, non aveva poi fatto così tanta strada visto che casa sua era attaccata al lotto comunitario. Era vestito semplice. Jeans e maglietta nera. Gli si avvicinò e lui la notò solo quando gli era talmente vicino da sedersi affianco a lui.
-Caspita. Temo di sfigurare vestito così.-
Ad Elle scappò una risata, mentre lui la baciava sulla guancia.
-Sta tranquillo, sei un figurino.-
Si sedettero sulla panchina. Una scena da film. Si, un film fatto male. Entrambi non dicevano niente da tre o quattro minuti. L’unica cosa che passava tra le loro orecchie erano le grida gioiose dei bambini sullo scivolo e sul dondolo.
-Come sta Nora?-
Improvvisamente, Alex ruppe il silenzio.
-Bene, grazie. E Josh?-
-Oh lui sta come un re. Mia madre lo sta rimpinzando con le sue torte al cioccolato. A proposito…-
Frugò nella sacca che aveva portato e tirò fuori un contenitore che conteneva due pezzi di torta.
-Piccolo regalino per te.-
-Oh, sei un tesoro. Grazie.-
Elle fece per prendere il contenitore ma lui lo tirò lontano. Lei lo guardò con un sopracciglio alzato e lui con un sorriso divertito sul volto. Si voltò a guardarla e vide che non stava più nella pelle di assaggiare quel dolce. Poteva avere mille difetti ma Lilian Shepherd sapeva fare dei dolci che mandano letteralmente in paradiso.
-E cosa mi dai se ti do il dolce?-
-Non pretenderai che io ti paghi, vero?!-
-No ma vorrei una ricompensa.-
-Tipo?-
Un momento di silenzio. Alex si gira verso di lei, avvicinandosi al suo viso. Ora, da quella posizione, Elle poteva ammirare il suo viso. I suoi occhi erano bellissimi. Verdi, di un verde scuro semplice.
-Un bacio al migliore amico che ha pensato anche alla merenda di oggi?-
Non serviva che Elle chiedesse dove lo volesse il bacio. Sapeva che cosa intendeva. Più volte aveva provato a fare quel giochetto con lei e tutte le volte Elle sapeva come rispondergli.
-Certo.-
Rispose con un sorriso, avvicinandosi al suo viso. Appena fu abbastanza vicina, prese una manciata di sabbia dal terreno del parco e gliela lanciò in faccia. Vedendo la sua espressione le venne solo da ridere. Lui tossì, pulendosi la maglietta nera da i granelli di sabbia.
-Lo sapevo.-
Disse un po’ deluso il ragazzo, continuando a tossire. Elle gli diede dei colpi dietro la schiena, ridendo ancora.
-Me la paghi, questa. Per punizione niente dolce.-
-He no, il dolce no. Torna qui, Alex!-
Il ragazzo si era alzato con il contenitore in mano e cominciava a correre per tutti i giochi del parco, facendosi rincorrere dalla sua amica, proprio come due bambini. Due bambini spensierati e forse un po’ infatuati l’uno dell’altra.
Elle si svegliò all’udire il suono della sveglia del telefono. Allungò il braccio, prendendolo dal comodino. Le 6 e 20. Aveva giusto il tempo per bere il caffè, lavarsi, cambiarsi e prendere la metropolitana per andare al lavoro. Si mise seduta sul singolo materasso, voltando lo sguardo fuori dalla finestra. I sentivano gli uccellini canticchiare e bastò guardare le nuvole nel cielo per capire che doveva esserci un sole che picchiava forte. Un sole tremendamente forte, che l’avrebbe accompagnata per tutta la sua giornata lavorativa. Un ticchettio improvviso provenì dal corridoio.
“Sono Elle Holloway e al momento non sono in casa. Lasciate un messaggio e appena torno vi risponderò. Grazie.”
Bip!
“Ciao, Elle. Sono James. E’ da molto che non ci sentiamo. Stasera Laura dorme da mio padre, che ne diresti di una cena noi due soli? Richiamami appena torni dal lavoro, grazie e buona giornata.”
La voce di James era a metà della sua proposta quando raggiunse la segreteria telefonica in corridoio. Non rispose, rimanendo lì a pensare. Certo, uscire con James forse le avrebbe fatto bene e forse avrebbe accantonato Alex, anche nei suoi sogni. Sbadigliò, dirigendosi in cucina, versandosi una tazza di caffè.
Sorrise amaramente, annuendo in se. Si, stava cominciando un’altra giornata da dimenticare.







Note d'Autrice:
E rieccomi con il quinto capitolo... la quinta One-Shot della raccolta "Ad Elle, con tutto il mio cuore". Qui si rivive una sorta di Missing Moments o meglio... qualcosa che, forse, è successa in passato, quindi prima degli avvenimenti di Silent Hill Homecoming ma ecco che si ritorna, poi, alla realtà.
Al prossimo capitolo ci sarà un salto temporale di qualche mese avanti.
Ringrazio chi legge e recensisce, un bacio.

Glory and Love.
  
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