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Autore: CieloeMare    11/09/2013    1 recensioni
Uno strano istituto chiamato "Adam H. SMith College", situato in un'isola nella zona sud dell'Islanda, ammette solo persone che hanno fatto almeno 80 punti su 100 and un certo test. Arianna, italiana nata e cresciuta a Roma, ha totalizzato ben 97 punti e ha una buona conoscenza dell'inglese. Viene quindi ammessa in questa strana scuola frequentata da ragazzi di tutto il mondo in cui si parla solo in inglese. Tutta l'atmosfera però sembra carica di tensione, sono successe tante cose strane prima dell'arrivo di Arianna e l'atteggiamento dei compagni nei suoi confronti è altrettanto strano. Quando poi Akira, una ragazza giapponese, scompare misteriosamente and Ary viene affidato lo stranissimo compito di trovare appunto una via di fuga per poter uscire dalle mura della scuola e andarla a cercare...
Tante strane storie si incrociano, tanti strani misteri nascono. Forse questa storia non è proprio tanto originale, ma spero che possiate divertirvi a leggerla come io mi sono divertita a scriverla.
Genere: Mistero, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Personaggi conosciuti nel capitolo precedente:
Arianna Chiocciola: Protagonista della nostra storia. E’ italiana, ha vissuto l’incubo del bullismo durante le medie. Reputata incapace di applicarsi dai suoi professori è uscita con un semplice sufficiente dalle medie. Tuttavia è riuscita a fare un punteggio molto alto ad un test che le  ha permesso di essere ammessa al ‘Adam H. Smith college’ una scuola molto selettiva che si trova in una isola a sud dell’Islanda. Dopo la notizia dell’ammissione strane cose le sono successe (vuoti di memoria, nausea, emicranie) e anche la sua famiglia si è comportata in modo anomalo. Sua madre si chiama Lisa Giolitti. L’abbiamo lasciata appena entrata nella sua classe, sicura di sé prima spaventata a morta poi, si è andata a sedere all’ultimo banco.
Hu e Wen: Due strani personaggi, sono nella stessa classe di Ary. Parlano tra loro attraverso il pensiero. Cinesi e occhialuti, sono stati i soli a notare Ary, ma non glielo hanno fatto sapere. Wen insinua che potrebbe comunicare con lei attraverso il pensiero, Hu invece in lei non vede niente di speciale.
 
Altri personaggi:
Angelo Littori: Inquietante personaggio, sembra a detta di Ary una versione malefica di Babbo Natale. Ha il ruolo di tutor di Arianna, in quanto studentessa minorenne. Il suo atteggiamento durante il primo incontro con lei è stato molto strano, a lei non ha fatto piacere incontrarlo e sente che gli renderà la vita difficile in futuro…

 
 
La classe incominciò a riempirsi quando mancavano due minuti alla lezione. Tutti presero posto senza neanche notare Ary. A sua insaputa, tutti in quella classe si conoscevano già.
La stanza era strutturata come una qualunque classe: i banchi erano banchi per due con la syuperfice bianca, troppo linda per dei banchi di scuola. O la pulizia era eccellente o i banchi erano nuovi.. Questo per dividerli durante le verifiche. Quattro file: una a sinistra, due al centro e per finire quella di destra. Ogni fila aveva tre banchi da due posti per un totale di ventiquattro posti.
Ary aveva occupato l’ultimo banco della fila “centro sinistra”. Ma come già detto nessuno si accorse di lei.
Dietro ai due cinesi si piazzò una coppia di ragazzi russi, uno dei quali somigliava a Semola della “Spada nella roccia” della Disney. L’altro invece era bruno ma dagli occhi di ghiaccio con la pelle pallidissima. Quando entrarono, ‘Semola’ gli stava parlando in russo e dal tono sembrava molto eccitato. Sorrideva. Il moro invece era rimasto inespressivo.
Subito dopo di loro entrò un gruppo di ragazzi italiani, tutti maschi. Con sollievo Ary scoprì di non essere la sola ad avere i jeans: li indossava anche uno del gruppetto. Questo aveva i capelli marroni e portava degli occhiali dalla montatura invisibile.  Tutti gli altri invece avevano le uniformi in perfetto ordine. Si sedettero proprio davanti a lei cosa che in qualche modo la rassicurò. Stavano parlando di calcio e il loro vociare sembrò disturbare i ragazzi giapponesi che li guardarono con non poco disprezzo.
Ary ci rimase male. Anche se non avevano guardato direttamente lei.
 
‘Ho sentito un suo pensiero…’
‘Come Wen?’
‘Ho sentito lei, la nuova arrivata. Qualcosa le ha provocato del disagio.’
‘A me sembra che sia stata a disagio fin dall’inizio.’
‘Comunque, non posso parlarle come faccio con te però posso sentirla in qualche modo.’
Wen sentì come un fruscio e capì che il libro tirato da Koizumi, uno dei giapponesi, stava per arrivare. Con uno scatto veloce si girò, lo prese al volo, poi lo lanciò lontano. Il gruppo di italiani che aveva assistito alla scena scoppiò a ridere. Il ragazzo che aveva tirato il libro, mantenne il volto di pietra limitandosi a dire “Maledetti froci.” Quando passò vicino al primo banco.
‘Ottimo lavoro Wen.’
‘Grazie Hu.’
 
Un ragazzo aveva cercato di tirare un libro contro u altro ragazzo. Lo scherzo non era andato bene, ma intanto ci avevano provato. Anche se la cattiveria con cui l’aveva lanciato faceva pensare più a una prepotenza che a uno scherzo.
Ary ci rimase molto male.
‘I bulli sono anche qui!’
Intanto avevano fatto ingresso altre persone: due inglesi, che si piazzarono all’ultimo banco della fila a sinistra e un ragazzo nero, con la bandiera americana cucita sull’uniforme. Si accomodò al primo banco e tirò fuori il nintendo proseguendo la sua partita di Pokemon. Lo seguivano le uniche due ragazze insieme ad Ary e a quella giapponese: due bionde di cui una sicuramente tedesca. L’altra, molto più bella d’aspetto e pettinatura, venne osservata da quasi tutti i maschi presenti, in particolare ricevette una strana occhiata dal russo moro.
Ultimissimo arrivò uno strano ragazzo. Anche lui era orientale ma molto più piccolo di statura degli altri. Anche il viso era più strano. L’espressione persa nel vuoto e i capelli come impomatati. Portava anche lui gli occhiali. Nella sua divisa mancava la bandiera.
Andò a sedersi dietro ai russi, ultimo banco della fila ‘centro destra’. L’unica persona a rivolgergli il saluto fu uno dei due ragazzi cinesi.
‘Ma si conoscono tutti? E perché sembrano tutti più grandi di me? Sono più grandi davvero? Ho sbagliato classe?’
Ary iniziò ad agitarsi. Lei e il suo connazionale occhialuto erano i soli a ‘barare’ nella divisa, c’erano pochissime ragazze e tutti sembravano più grandi.
Stava per scappare via quando arrivò il primo professore. Allora tutti si sedettero al posto preso. Il vociare finì e iniziò la lezione.
Nessuna presentazione o appello, il professore di chimica, giovanissimo talaltro, iniziò a parlare dell’atomo e poi a scrivere il riassunto del suo discorso sulla lavagna.
‘Primo giorno di scuola prime due ore di chimica… Molto bene.’
Ingoiando il rospo Ary iniziò a prendere appunti. Non sopportava le materie scientifiche e ricordava qualcosa dell’atomo. Ricordava anche quella prof di tecnica che l’aveva presa in antipatia fin dal primo giorno, senza un perché.
Le due ore scorrevano lentissime. Prendere appunti era pesante, per fortuna il professore sembrava capire i ragazzi e quindi lasciava del tempo per copiare. Ary riuscì a resistere ma quando le due ore finirono si sentiva stanca come se avesse appena fatto una lunga camminata.
“Irene? Irene guarda!”
“Mmh…?”
“C’è una nuova ragazza!”
La tedesca si girò e lanciò ad Ary una stranissima occhiata. Lei non se ne accorse minimamente.
“L’ho vista. Italiana. Non è niente di nuovo qui dentro.”
“Dai non essere così dura, magari è simpatica!”
“Non abbiamo molta scelta….”
Yulia, l’altra ragazza bionda, la guardò con severità.
“Comunque più tardi le parlerò.”
“Come ti pare.”
L’ora seguente (in tutto erano sette ore di scuola cinque giorni a settimana, se si escludevano le due ore di educazione fisica il sabato mattina) fu invece dedicata a matematica.
Questa volta Ary non si sforzò di seguire e scarabocchiò sul suo quaderno un albero. O almeno quello che lei riteneva un albero. Non sapeva disegnare e sapeva di non saperlo fare. Alle medie non ci aveva mai neanche provato per paura che le prese in giro si estendessero anche su quel campo. In compenso aveva provato a scrivere e un giorno si era trovata la classe ad ascoltare un suo compagno sovrappeso che leggeva con voce buffa uno dei suoi racconti. Lì aveva avuto la forza di reagire anche se le era costato caro perché…
“Non hai seguito eh?”
Ary fece un salto.
La lezione era finita da poco ma lei non se n’era neanche accorta. Era l’ora della prima ricreazione, di soli cinque minuti. Davanti a lei c’era una delle ragazze bionde, quella che aveva giudicato molto bella. Aveva un’acconciatura particolare. Ricordava quella della principessa Leila ma era fatta con delle trecce invece che con i capelli sciolti. Trecce arrotolate a formare due cipolle.
“Come?”
“Io odio matematica. Mi sembra che anche tu non hai seguito molto…”
Chinarono la testa a guardare il quaderno di Ary.
“Un disegno allegro…” commentò la bionda.
Ovviamente era ironica: il disegno dal semplice albero si era trasformato in un albero che si trovava in un cimitero. Le lapidi erano scure. Un corpo grasso dondolava dai rami.
‘Ho sempre desiderato che quel grassone morisse. Mia madre ha sempre detto che lo faceva per attirare l’attenzione su di lui da parte mia. Ma allora perché quando lo invitavo a mangiare con me mi rideva in faccia?’
“Bhè…” disse Ary quasi con tono di scusa “…Questo è quello che la matematica mi mette in testa.”
L’altra scoppiò a ridere. Rideva piano. Una bella risata da sentire.
“Posso sedermi con te?”
Ary arrossì e guardò l’altra ragazza. Questa se ne stava gobba sul libro di chimica.
“Ah lei è Irene. Ma sai è sempre così: parla molto poco e quando lo fa è brusca. Perciò evitala se sei permalosa.”
‘Vorrei sapere quale concetto di permaloso/a ha in testa la gente.’ Pensò Ary.
La bionda si era seduta di sua iniziativa, lei non la rifiutò. Si era portata appresso due merende uguali: biscotti con cioccolato sopra.
“Vuoi?” disse allungando una delle scatole.
“Oh grazie! A proposito, il mio nome è Yulia Shenko!” disse la bionda sorridendo. Ary aveva difficoltà a guardarla dritta negli occhi. Erano due bellissimi occhi nocciola, molto espressivi.
“Io Arianna Chiocciola. Gli amici….” ‘Quali amici?’ “Le persone accorciano sempre il mio nome. Chiamami Ary.”
“Va bene Ardiana. Ary…. E’ tipico degli italiani accorciare i nomi, vero? Da me non si usa così tanto.”
Ary stava per chiederle da dove veniva ma la richiesta le sembrò sgarbata.
“Tieni conto che il tuo nome è molto corto.”
“Mmh… Sarà quello. Ma anche i nomi corti da voi abbreviano a volte.”
“A volte…”
“Cosa ci fai qui tutta sola?”
‘Ecco che iniziano. Uno non ha il diritto di pace e solitudine su questa terra. Ho i miei buoni motivi per volermene stare per fatti miei.’
“Non conosco nessuno ancora… Poi mi sembra che i posti siano già tutti presi.”
Sia Yulia che Ary si guardarono intorno in silenzio. I due gruppi più grandi (gli italiani e i giapponesi) si erano di nuovo riuniti tra di loro. Il ragazzo nero era andato a parlare con gli inglesi. Le altre coppie non si erano divise. Il ragazzo senza la bandiera invece era silenziosamente uscito per andare in bagno.
Ad un certo punto i due russi si alzarono e andarono incontro a Yulia ed Ary. Quest’ultima immerse subito la testa nel suo libro. Yulia invece sorrideva.
“Bene bene…” esclamò lei “Il vecchio orso è uscito dal letargo!”
“Gli orsi” disse il moro “vanno in letargo in inverno. Non in estate.”
“Ma per te di solito è il contrario.”
L’altro russo, quello che sembrava Semola, osservò Ary con curiosità, domandandosi perché si nascondesse. Sapeva che Igor, il suo amico, era non poco intimidatorio, ma non aveva mai creduto così tanto.
“Ciao… Sei nuova vero?”
Lei alzò lo sguardo.
‘Scoperta.’ “Sì….”
“Italiana. Di dove?”
“Roma….”
“Dimmi Yulia, da quando ti interessa cosa faccio io d’estate?”
“Noi a New York ce la siamo spassata sul serio. Sono sicura che ti saresti divertito anche tu.”
“Non mi piacciono le puttane americane e tu lo sai.”
Ary e ‘Semola’ ascoltavano i due, entrambi un po’ scandalizzati.
“Non ci sono mica solo le puttane a New York.”
“Stranamente quella lì è la sola attrazione che si trova ovunque si vada.”
“Oh, ti diverti sempre in maniere così banali. Non c’è proprio niente al di là del sesso e della violenza in cui riesci a trovare attrattiva?”
“NIENTE.”
La parola fu pronunciata con una freddezza incredibile.
“Andiamo Nicholas.”
Nicholas, che fino a poco prima Ary identificava solo come ‘Semola’,  salutò con un cenno le due ragazze e seguì l’amico.
“Quelli erano Igor e Nicholas. Ti consiglio di evitarli.”
‘L’avrei fatto comunque.’ “Mi è piaciuto come gli hai tenuto testa.”
“E’ inutile scandalizzarsi con quelli come lui.”
“Quelli come lui?”
“Bhè cosa ti aspetti da uno che prima di venire qui è stato un anno in un riformatorio per tentato omicidio?”
“…..”
Ary sentì la nausea salirle. Poi ebbe uno strano flash nella sua testa. Apparteneva alla mattina in cui l’uomo in giacca e cravatta si era presentato per dirle che era passata. L’immagine durò pochi secondi e poi sparì.
“Tutto bene?”
“Eh?... Io sì sto bene.”
“Oh, la ricreazione è finita. Grazie mille per i biscotti!”
Yulia si alzò e tornò a sedersi vicino alla sua compagna. Lanciò ad Ary un ultimo sorriso prima di immergersi anche lei nel libro della nuova materia.
Le ultime tre ore erano dedicate una a matematica, e due a latino. L’ultima ora, quella dopo il pranzo, il lunedì  era economia domestica.
Le tre ore scorrevano lente, ma Ary riuscì a sopportarle. A pranzo il movimento nella classe fu maggiore. Molti uscirono in corridoio.
Ary rimase seduta.
“Ehy? Ardina!”
Era Yulia.
“Vieni a sederti con noi!”
Con non poche esitazioni Ary si avvicinò ai due banchi uniti.
Yulia, Irene, i due inglesi e il ragazzo americano.
“Piacere.”
“Sei nuova vero?” Chiese uno dei due ragazzi inglesi. Aveva gli occhi grigi ma molto dolci.
“Sì. Mi chiamo Arianna Chiocciola. Però potete chiamarmi Ary.”
“Oh! Voi abbreviate sempre i nomi vero?”
‘Di nuovo questa storia?’ “A volte.”
“Io sono Jack e loro sono Holmes…” l’altro ragazzo inglese fece un segno con la mano “…e Barnaby.” L’americano le sorrise.
“In realtà.” Disse l’altro inglese “Il mio nome è Dick. Ma come sai in inglese non ha un bel significato.”
“Ti chiamerò Holmes allora.”
Il pranzo fu pacifico. Ary mangiò sempre in silenzio ma in breve, ascoltando, imparò tante cose della classe.
L’ultima ora fu molto interessante. Ary sapeva già cucire ma quel giorno le insegnarono diversi trucchi per riparare i calzini.
Alla fine della giornata era stanca ma tutto sommato contenta.
“Se tutto l’anno riuscirò ad andare avanti così… Starò da Dio. Altrimenti non so cosa succederà….”
  
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