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Autore: Lena Mason    11/09/2013    3 recensioni
La Guerra ha visto la Shinsengumi sfaldarsi ed i suoi componenti morire sotto i colpi di fucile e cannone. Hijikata Toshizō ha combattuto con onore anche contro Kazama Chikage che riconoscendone il valore gli ha dato un nuovo nome da oni: Hakuouki. I due combattenti giacciono sotto i ciliegi in fiore mentre una donna piange la scomparsa dell’uomo che amava. È davvero questa la fine che due combattenti si meritano?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chikage Kazama, Chizuru Yukimura, Hajime Saitou, Nuovo personaggio, Toshizou Hijikata
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quarto


Quella sera Chikage si ritrovò casualmente a passare davanti alla cucina dove Miyako stava cucinando: le tre donne si alternavano nella preparazione dei pasti e Chikage aveva ormai capito, grazie ai suoi sensi più fini rispetto a quelli degli esseri umani, chi cucinasse.

La cucina di Miyako non era appetibile come quella di Asako, forse per via della diversa esperienza in quel campo, ed era leggermente più speziata di quella di Hanae che cucinava in modo piuttosto insipido per i suoi gusti.

La sentì canticchiare qualche motivetto, mentre si muoveva per la cucina, fino a quando non sentì un forte trambusto: aprendo lo shoji che dava sulla sala in cui la ragazza stava, la trovò seduta per terra con quella che sembrava una teiera in testa. La ragazza si tolse la teiera dalla testa e massaggiandosi la parte lesa prima di scoppiò a ridere da sola. Fu quando si accorse della presenza di Chikage che smise, rendendosi conto della figuraccia appena fatta.

La ragazza si alzò senza dire nulla e voltò le spalle all’oni certa che se ne sarebbe andato: invece Chikage entrò in cucina e si mise alle sue spalle.

Miyako sentiva gli occhi di fuoco dell’oni bruciarle la schiena, ma s’impuntò e non gli rivolse la parola.

Fu lui, stranamente, a parlare per primo.

«Come hai fatto a difenderti dai briganti?» le chiese a bruciapelo, facendola voltare.

Era più bassa di lui di pochi centimetri, al massimo cinque, e riusciva a guardarlo quasi direttamente negli occhi.

«La devi smettere di impicciarti nei nostri affari. Sei qui per aspettare che Hijikata-sama si riprenda del tutto e non vedo quale sia la tua motivazione per cercare di dipanare il nostro segreto, sempre se ce n’è uno, s’intende».

L’oni si avvicinò alla ragazza, spingendola contro il ripiano dove le pietanze stavano cuocendo lentamente e la sovrastò con i pochi centimetri che li separavano:

« Sta’ attenta, ragazzina. La mia pazienza ha un limite. Ti obbligherò, anche con la forza, a spiegarmi cosa celate. Nessuno mi nasconde qualcosa, ricordatelo» la minacciò, per l’ennesima volta, prima di voltarsi e andarsene.

Se così non avesse fatto, Miyako lo avrebbe colpito senza remore con uno dei coltelli che, con un movimento veloce che forse era sfuggito all’oni, impugnava.

 

La ragazza si diresse verso la sua stanza dove Chikage risiedeva da quando era arrivato e la trovò vuota: la voce di Asako la richiamò nella sala dove cenavano solitamente loro tre e la ragazza si stupì di trovarvi anche l’oni.

«Questa sera Kazama-sama ci ha degnate della sua presenza a cena».

«Ne sono immensamente felice» rispose con evidente ironia Miyako, sedendosi tra Chizuru e Hanae.

L’oni si era seduto all’altro lato del kotatsu, senza l’usuale coperta che veniva utilizzata solo in inverno, e osservava le tre donne mangiare in assoluto silenzio: sapeva per certo che quando lui non era presente chiacchieravano amabilmente tra loro, talvolta ridendo anche.

Probabilmente la sua presenza, che sapeva essere inquietante, le esimeva da avere atteggiamenti poco consoni e in più l’odio che la maggior parte di loro , se non tutte, provava per lui bloccava qualsiasi forma di divertimento o conversazione.

«Ho la seria intenzione di capire quale sia il vostro segreto. So che ne avete uno» dichiarò l’oni venendo freddato dallo sguardo di Miyako, mentre Asako sorrideva mesta.

«È questa la motivazione che vi spinge ad aggredire fisicamente una delle mie protette?» chiese Asako, senza perdere la consueta calma che la contraddistingueva.

«La vostra protetta ha sfidato più volte la mia pazienza» rispose Chikage « e detesto essere all’oscuro di qualsivoglia informazione».

«Mi spiace informarla, Kazama-sama» disse Asako «Che non mi è possibile rivelare alcunché sulla nostra vita o sarebbe un grave problema se qualcuno fosse a conoscenza di alcuni nostri segreti. La prego quindi di mettersi il cuore in pace: nessuno qui le rivelerà nulla che non sia strettamente necessario».

«Allora troverò il modo di scoprirlo da solo. Con permesso» disse l’oni alzandosi e lasciando la cena pressoché intatta.

Miyako sbuffò pesantemente una volta che l’oni fu uscito, gesto che venne ritenuto poco garbato da Asako che la redarguì.

« Da questo momento in poi i contatti che avrai con Kazama-sama si limiteranno ai pasti. Ti proibisco di parlargli e di evitare scontri con lui» disse la donna.

«Hai, Asako-sama» rispose la ragazza, rassegnata.

«Ricordatevi sempre che dobbiamo mantenere quel segreto a costo della nostra vita» aggiunse la donna, prima di chiedere il permesso di andarsene.

Le tre ragazze rimasero sole: Chizuru non aveva osato proferir parola fino a quel momento.

«Dovete sapere che Kazama-sama ha molti mezzi per scoprire ciò che gli interessa. Sapeva sempre dove fosse la Shinsengumi e anche il perché» spiegò loro Chizuru.

«Se scoprisse il nostro segreto dovremo ucciderlo» disse Miyako.

«Non sarebbe facile. Anzi credo che sarebbe praticamente impossibile. Tutti i membri della Shinsengumi ci hanno provato più volte, Hijikata-san compreso, ma nessuno è mai riuscito nell’intento. E non dovete dimenticarvi che Shiranui-sama e Amagiri-sama potrebbero essere alla sua ricerca: un eventuale scontro tra tre oni sarebbe impossibile da affrontare, qualsiasi siano le vostre reali capacità».

«Hai probabilmente ragione, Chizuru-chan, ma ci proveremo comunque nell’eventualità che quell’oni scopra tutto ciò che ci riguarda» concluse il dibattito Miyako, mentre Hanae si limitava ad annuire.

*

 

Miyako si trovava, come era sovente fare, nel cortile anteriore della casa, quando sentì dei passi alle sue spalle: sapeva già a chi appartenessero, ma decise di far finta di nulla.

Asako stava in piedi alle sue spalle, in silenzio, ma Miyako sapeva che da lì a breve avrebbe parlato. E difatti la donna prese un bel respiro e disse:

«Ho timore che Kazama-sama, prima o poi, capirà quale sia la nostra vera natura. Quando succederà ti vieto di sfidarlo, Miyako-chan. Non è un tuo dovere farlo, ma mio».

La ragazza si alzò di scatto, voltandosi verso la sua mentore.

«Non potete ordinarmi una cosa del genere, Asako-sama! Kazama-san è un oni potente, non posso negarlo, l’ho compreso dal primo momento che ho incrociato gli sguardi con lui, e non posso permettervi di compiere un’azione suicida! Lo combatteremo insieme, fosse l’ultima cosa che facciamo nella nostra vita terrena».

« Non permetterò né a te né a mia sorella di morire sotto la sua katana. Questo è sia un ordine sia un mio desiderio, quindi, per cortesia, accettalo» chiuse il discorso la donna, lasciando Miyako da sola.

Chikage aveva sentito tutto il discorso, nascosto tre le fronde di un albero del giardino ed era sia stupido sia innervosito: davvero quelle tre umane pensavo di poterlo anche solo minimamente impensierire? Davvero quella donna era convinta che una volta uccisa, lui avrebbe lasciato vivere le altre due, soprattutto Miyako?

«Origliare i discorsi altrui non è una cosa nobile» la voce di Miyako giungeva proprio da sotto l’albero: troppo perso nei suoi pensieri non l’aveva sentita avvicinarsi e doveva ammettere che sapeva essere piuttosto silenziosa.

«Ero già qui quando siete arrivate» si giustificò l’oni che non voleva essere tacciato come spione.

La ragazza alzò lo sguardo verso l’oni il quale aveva il suo puntato verso l’alto.

«Perché vuoi scoprire cosa nascondiamo?».

«Perché detesto essere all’oscuro di qualcosa».

« Vorremo davvero rivelarti quello che nascondiamo, ma non possiamo. Se dovessimo confessare a qualcuno il nostro segreto non potremmo più andare avanti in quello che facciamo» cercò di spiegare.

«Stai cercando di farmi cambiare idea per salvare la vita di quella donna?».

« Sì. E anche per cercare di salvare la mia e quella di Hanae. Non sono speranzosa come Asako-sama: sono certa che ti libererai anche di noi dopo un’eventuale scontro con lei» confessò la ragazza.

« Siete indubbiamente intuitiva per un essere umano».

« Perché disprezzi a tal punto la mia razza?».

« Gli esseri umani sono deboli, pavidi, avidi e egoisti. Quando hanno la possibilità di avere una qualsiasi ricompensa non esitano ad uccidere nemmeno una persona a loro cara. Appena vedono l’opportunità di avere del potere vanno avanti per la loro strada, incuranti delle vittime che vi lasciano. Hanno sterminato la mia razza negli anni passati. Voi considerate gli oni dei mostri, ma noi abbiamo la stessa opinione di voi» le spiegò, irritato dal fatto che quella ragazzina lo facesse parlare fin troppo.

«Hai ragione nel descrivere in quel modo gli esseri umani. Mio padre ha ucciso mia madre e se stesso perché convinto che lei lo tradisse con un altro e ha lavato l’onta nel sangue. Inutile dire che mia madre non aveva fatto nulla di cui era accusata. Prima di compiere tale atto ha venduto me, la sua unica figlia, a un mercante che, come puoi supporre, non aveva intenzioni innocenti. È tramite lui che ho incontrato Asako-sama e Gonkuro-sama , l’allora marito di lei. Mi hanno liberata dalla schiavitù in cui quell’essere mi aveva relegata, dandomi una nuova vita» raccontò la ragazza « La mia opinione sul genere umano non diverge molto dalla tua, ma mi permetto di dissentire su un altro punto: non ho mai considerato gli oni dei mostri, anche perché fino a poco tempo fa pensavo fossero delle mere leggende, ma ero comunque convinta che agissero secondo la loro natura. Sono descritti come mostri, ma ciò che ho visto degli esseri umani mi fa pensare che i veri demoni siamo noi. Noi uccidiamo i nostri simili, a volte anche solo per piacere, mentre gli oni, sempre secondo le dicerie, lo facevano per cibarsi. Quindi in errore non sono forse gli esseri umani?» concluse il discorso la ragazza, tappandosi la bocca.

«Mi dispiace aver parlato così a lungo. Probabilmente ti ho annoiato» disse alzando lo sguardo di nuovo verso l’oni, accorgendosi che ora ricambiava.

Chikage non disse nulla e Miyako intuì che l’avesse seriamente annoiato con il suo inconcludente monologo: si inchinò ed a passi veloci rientrò in casa, sperando che l’oni dimenticasse le sue parole al più presto.

Non sapeva come mai tutta quella fiumana di parole era uscita dalla sua bocca: probabilmente voleva solo che Chikage si rendesse conto che non tutti gli esseri umani erano come lui pensava, così come gli oni non erano tutti mostri e Chizuru ne era la prova lampante.

 

Miyako si ritirò nella camera che divideva con Hanae e Asako: era molto piccola ma non potevano mettere Toshizo e Chikage insieme.

Chizuru, poiché Toshizo era troppo debole e poco vigile, aveva il permesso di pernottare al capezzale dell’uomo così da tenerlo d’occhio durante la notte ed evitare complicazioni.

Chikage era quindi l’unico a dormire da solo e non se ne rammaricava per niente.

L’oni decise di rimanere sveglio quella notte: era sicuro che quelle tre, se volevano tenergli nascosto cosa facevano, agissero proprio dopo che lui si era addormentato.

Aveva dei dubbi al riguardo, bisogna ammetterlo, poiché i suoi sensi affinati avrebbero colto il minimo movimento.

Sentiva persino il respiro ancora affannoso di Toshizo provenire dalla camera più lontana e anche quello di Chizuru che dormiva con lui, atto che riteneva disonorevole per una ragazza così giovane.

L’oni rimase in attesa di qualche cambiamento nella pace sonnolenta della casa, ma non sentì nulla: il silenzio regnava sovrano a parte qualche sospiro più profondo da parte di una delle tre donne.

Probabilmente quella notte non avevano nulla di segreto da fare o, come supponeva, sapevano che era sveglio e non si sarebbero mosse apposta.

Detestava essere preso in giro, soprattutto da delle donne umane e le avrebbe quindi obbligate, con la forza, a svelare il loro mistero o le avrebbe uccise.

 


 
Ringrazio chi legge e segue questa storia. Un ringraziamento speciale va a LolaPop861, che lascia sempre il suo più che gradito commento.
Ja ne.
Lena
   
 
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