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Autore: vanessola    18/03/2008    1 recensioni
Ecco la mia prima fanfiction su Harry Potter...e se Hogwarts non custodisse solo la pietra filosofale? Se ci fosse un secondo segreto...un segreto che ha a che fare con la piovra gigante che abita le profonde acque del lago? Una recensione mi farebbe molto contenta, grazie! xD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice
Ringrazio Akira_chan, come sempre, e anche la carissima Vostra Onnipotenza, la ragazza più stupida che abbia mai incontrato (soprattutto quando mi ruba la sciarpa e nomina CERTE PERSONE), ma mi sento in obbligo di nominarla xD.

Capitolo 5
Lo Smistamento

Un castello immenso, con mura altissime e possenti, accompagnate da torri e torrette basse o imponenti, si rispecchiava sulla superficie nera del lago che i nuovi studenti stavano attraversando, guidati da un gigante con una barba parecchio incolta.
Costance non sapeva cosa dire, a quella vista: avrebbe voluto abbracciare tutto il castello con un solo sguardo, ammirarne la bellezza per intero, ma era così ricco di particolari che era costretta ad apprezzare una cosa per volta.
“Folkloristico!” esclamò Yvonne, mentre gli occhi nocciola le si illuminavano.
Costance non riuscì a dire nulla: si limitò ad osservare il castello avvicinarsi vero di lei – anche se era lei ad avvicinarsi ad esso – e quando finalmente le barche raggiunsero l’altra sponda, quasi non vide dove metteva i piedi, tanto era impegnata ad osservare il castello.
“Acc…mi è sembrato di aver calpestato qualcosa di verde…” esclamò Yvonne, che, come Costance, era distratta da quella vista.
“Sarà stato il rospo di Neville…” rispose Costance, e le due ragazze risero.
In quel momento, proprio dietro di loro, un ragazzino non riuscì a trattenere un conato di vomito, e per un pelo non macchiò le calze colorate di Yvonne.
“Glub…scu…scusa…”
“Nulla, non mi hai neanche preso!” lo rassicurò Yvonne, come se volesse esortarlo a fare centro, la prossima volta “mal di barca, eh?”
Il ragazzo sorrise, pallido in volto. Per sicurezza, Costance e Yvonne presero le distanze da lui.
Nel frattempo il gigante – che si chiamava Hagrid, come sentì dire Costance – aveva condotto gli studenti verso il portone principale del castello, alto il suo triplo, se non il quadruplo (di Hagrid, non del castello NdA). Le due ante si aprirono magicamente, e, prima ancora di intravedere le scale numerose o l’alto soffitto, lo sguardo di Costance si imbatté nella figura di una donna piuttosto alta, con i capelli neri legati in una stretta crocchia e un mantello verde smeraldo, mentre un paio di occhiali le conferiva un’aria particolarmente severa.
“Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt” esordì Hagrid, con un certo rispetto.
“Grazie, Hagrid” disse la donna, e Costance si accorse che aveva labbra particolarmente sottili, che muoveva come se avesse appena mangiato un limone intero “da qui in avanti li accompagno io”.
Mentre Hagrid si allontanava, la professoressa McGranitt cominciò ad esporre il sistema delle quattro Case, anche se non spiegò nei dettagli in cosa consisteva lo Smistamento. Costance la ascoltava, bevendosi ogni sua parola, mentre Yvonne non sembrava molto interessata alle parole della professoressa, dato che continuava a masticare distrattamente la sua gomma e lanciava occhiate vaghe alle pareti e al soffitto. Ad un certo punto si mise anche a salutare con la mano uno dei quadri, ma per fortuna la professoressa McGranitt non la vide.
Ad un certo punto, la donna interruppe il suo discorso, e si congedò dicendo: “Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia. Vi prego di attendere in silenzio”.
Detto questo, uscì dalla stanza, e la massa di studenti fu percorsa da timidi mormorii.
“Tu sai come verremo smistati?” chiese Costance ad Yvonne.
“Sì, mio fratello me l’ha detto l’anno scorso, quando è ritornato da Hogwarts” rispose la ragazza, che, al contrario degli altri, non si degnava di tenere la voce bassa “praticamente ti fanno sedere su uno…”
“Ah, no, non dirmelo!” la interruppe Costance, appena in tempo.
“D’accordo” la assecondò Yvonne “non vedo l’ora che ci facciano entrare: è da quando mio fratello è ritornato, che voglio fare quattro chiacchiere con una certa cosa…”
Costance, al momento, non capì cosa intendesse dire.
“Come si chiama tuo fratello?” chiese, tanto per parlare.
“Edward (e questo non è un tributo a Twilight! NdA)” rispose Yvonne “e tu, invece, sei figlia unica?”
Ma Costance non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che tutti i mormorii tacquero in un assoluto silenzio: davanti a tutti capeggiava lo stesso ragazzino biondo che la ragazza aveva avuto la sfortuna di incontrare per ben due volte, e sembrava intenzionato a parlare con un altro studente. Ma perché tutti si erano zittiti?
“Allora è vero ciò che si dice in giro, finalmente” disse, ben consapevole che tutti lo stavano guardando “Harry Potter è venuto ad Hogwarts!”
E Costance capì chi era l’altro studente: piuttosto basso e mingherlino, capelli spettinati e occhiali davanti ad un paio di occhi verdi, con uno strano segno che spuntava da una frangetta sbarazzina, poteva essere solo una persona.
Yvonne fischiò, e mormorò un “Wow!”, poi, rivolta a Costance, disse: “Ci avviciniamo? Voglio vedere che succede!”
La ragazza annuì, anche se avrebbe voluto tenersi alla larga dal ragazzo biondo, ma vedere Harry Potter di prima persona non capitava di certo tutti i giorni…anche se, evidentemente, da quel momento sarebbe rimasta una presenza quotidiana, dato che avrebbero frequentato la stessa scuola. Le faceva uno strano effetto…
“Questi sono i miei due amici, Tiger e Goyle” continuò il ragazzino, sicuro di sé mostrando i suoi bodyguard “e io…io sono Malfoy…Draco Malfoy”.
Il ragazzo vicino ad Harry Potter, un tizio alto con i capelli rossi e una faccia buffa, riuscì a trattenere a stento una risata.
“Trovi buffo il mio nome, vero?!” sbottò Malfoy, facendosi improvvisamente nervoso, e osservando il ragazzo dall’alto in basso, anche se questo era più alto di lui “bè, non c’è bisogno che chieda a te come ti chiami. Capelli rossi, lentiggini, divisa di seconda mano…devi essere un Weasley”.
“Weasley!” pensò Costance, che finalmente capì tutto. Da Madam McKlan, Draco Malfoy l’aveva scambiata per una Weasley, perché aveva i capelli rossi e stava indossando abiti babbani!
Non so che cosa prese alla ragazza, a quel punto: sapeva soltanto che quell’insulso ragazzino così pieno di sé l’aveva insultata volontariamente usando il cognome di qualcun altro come se fosse chissà quale bestemmia, e questa era una cosa insopportabile. Sotto lo sguardo stupito di Yvonne, si fece avanti e guardò Malfoy dritto negli occhi.
“Vacci piano, tu” disse, senza nemmeno rendersi conto di cosa stesse facendo. Sentiva solo lo sguardo di tutti su di sé, e Draco Malfoy la stava fissando con evidente disprezzo.
“Tò!” esclamò, tra il sorpreso e il disgustato “mi ero dimenticato che i Weasley hanno anche più figli di quelli che si possono permettere! Hai per caso una sorella gemella, Weasley?”
“Mi chiamo Costance Baudelaire, idiota” proruppe Costance “e ti conviene ricordarlo, in futuro”.
“Non m’interessa chi sei tu” ribatté Malfoy “e, se non lo sai, mi hai interrotto mentre stavo parlando”.
Fu come se Costance si risvegliasse: la ragazza si guardò intorno, improvvisamente imbarazzata, e ritornò da Yvonne, ma non senza aver lanciato un’ultima occhiataccia a Malfoy. In seguito, si pentì di aver ceduto così facilmente, ma proprio non era riuscita a sopportare tutti quegli occhi fissi su di lei.
“Stavo dicendo, Potter” continuò il ragazzino “il mondo dei maghi è molto intricato, più di quanto tu non sappia già. Non tarderai a scoprire che alcune famiglie sono migliori di altre…Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate, spero! In questo…in questo posso aiutarti io”.
Costance vide Malfoy allungare la mano per stringere quella di Harry Potter, ma il ragazzo non batté ciglio, e non allungò la sua in risposta. Anzi, disse: “Sono capace di distinguere da solo le persone sbagliate, grazie”.
Il volto di Malfoy si indurì di colpo, ma parve ingoiare il rospo, e anche lui si confuse tra la folla, insieme ai suoi bodyguard.
“Però!” esclamò Yvonne “non male, come inizio! E tu: dovresti proprio andare a Grifondoro! Nascondi del coraggio, sotto quel timido faccino!”
“Mmm…ecco, penso che si possano fare scelte coraggiose anche senza essere un Grifondoro…” disse Costance in risposta, anche se non trovava coraggio ciò che aveva appena fatto: piuttosto, aveva dato ragione alla rabbia, e questo in parte la turbava.
“Ben detto! Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, allora!”
“Ehi…” disse una voce sconosciuta, alla spalle di Costance.
La ragazza si girò, e vide il ragazzino che Draco Malfoy aveva insultato poco prima, quello vicino ad Harry Potter.
“Grazie per prima” disse, un po’ imbarazzato “io sono Ron Weasley”.
“E io Costance Baudelaire” disse la ragazza, stringendogli la mano: almeno lui non si era presentato pronunciando prima il cognome, come qualcuno.
Purtroppo non ebbero tempo per dirsi altro, perché a quel punto era ritornata la professoressa McGranitt, imperturbabile proprio come lo era stata prima.
“Mettetevi in fila e seguitemi” ordinò, con un tono che non ammetteva repliche.
Costance e Yvonne si misero in moto insieme agli altri studenti del primo anno: vicino a loro c’era anche il ragazzino che poco prima aveva vomitato, ma ora sembrava che avesse riacquistato il suo colorito originale. Il gruppo seguì la professoressa McGranitt, superando un paio di doppie porte, fino a raggiungere quella che doveva essere la Sala Grande.
Per essere grande, lo era davvero: era un salone enorme e altissimo, con candele luminose che restavano a mezz’aria sotto un cielo trapunto di stelle, identico a quello che li aveva colti preparati appena scesi dal treno. C’erano anche quattro lunghissimi tavoli dove stavano seduti gli studenti, uno per ogni Casa, e dietro a tutto stava un quinto tavolo, riservato agli insegnanti e al Preside.
Costance sentì gli sguardi di tutta la sala su di sé, e abbassò il suo, arrossendo; Yvonne, invece, alzò il mento e ricambiò ogni singola occhiata curiosa. Sembrava sicura di sé, almeno lei…
Ad un certo punto, la professoressa McGranitt si fermò, proprio davanti al tavolo degli insegnanti, posizionando al centro della Sala Grande uno sgabello dall’aria non molto solida (da dove lo aveva preso?) e un cappello dall’aspetto malaticcio.
“Ah!” esclamò Yvonne.
“Come?” chiese Costance.
“Oh…no, niente” tagliò corto lei.
Ad un certo punto il cappello, da sopra lo sgabello, cominciò a cantare, muovendo quelle che dovevano essere labbra. Costance e Yvonne rimasero ad ascoltare, trasportate dal ritmo vivace delle rime.
Quando la filastrocca terminò, tutti batterono le mani, entusiasti.
“Hai capito cosa dobbiamo fare per essere smistati?” domandò Yvonne a Costance.
“Ehm…credo di sì” rispose la ragazza, che aveva colto il senso della filastrocca “dobbiamo indossare il cappello”.
Yvonne annuì. “E io ho intenzione di starlo ad indossare per mooolto tempo!”
Costance non chiese spiegazioni: era troppo nervosa.
La professoressa McGranitt fece un passo avanti, tenendo tra le mani un lungo foglio di pergamena.
“Quando chiamerò il vostro nome” annunciò “voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati”.
Costance deglutì. Non fu l’unica.
“Abbott, Hannah!”
Una ragazzina bionda si fece timidamente avanti, e si sedette esitante sullo sgabello. La McGranitt le calò il cappello sulla testa. Passò qualche attimo, poi il cappello disse, a gran voce: “Tassorosso!”
“Oh, che bello!” esclamò Yvonne, sorridente.
Costance annuì distrattamente: dunque il cappello non impiegava molto a pronunciare il suo verdetto.
“Aarons, Peter!”
Un ragazzino più basso del normale si sedette, e il suo sguardo terrorizzato fu coperto dai bordi sfilacciati del cappello.
“Corvonero!”
“Bello anche questo!” aggiunse Yvonne.
Costance la ignorò di nuovo: il suo cognome iniziava per “B”, e sarebbe stata tra le prime ad essere chiamata.
“Andson, Beth!”
Un’altra ragazzina si sedette.
“Grifondoro!”
“Bello, bello!” commentò Yvonne.
“Bandcom, Jacob!”
“Serpeverde!”
“Wow! Forte!” esclamò ancora Yvonne.
Questa volta, Costance non riuscì a trattenersi: “C’è forse una Casa che non ti piace?”
Yvonne ci rifletté su.
Costance sorrise. “Dimmi quando hai deciso, e…”
“Baudelaire, Costance!”
La ragazza si zittì immediatamente, e i suoi muscoli si irrigidirono all’istante: Yvonne le diede una piccola spintarella, e Costance si sentì il volto in fiamme.
“Ora inciampo” pensò, mentre superava gli altri studenti.
Non inciampò.
“Ora faccio cadere lo sgabello” si disse, mentre si sedeva.
Lo sgabello non cadde.
“Ora soffoco sotto il cappello” pensò, mentre la professoressa McGranitt le infilava il cappello parlante in testa.
Non soffocò.
“Però!” si disse Costance “devo considerarmi fortunata!”
“Vedo molto nervosismo” le sussurrò una vocina all’orecchio, e la ragazza cercò di zittire i propri pensieri all’istante “e paura, paura nell’affrontare gli ostacoli”.
“Non è decisamente un buon inizio” pensò Costance, demoralizzata.
“Vedo…voglia di imparare, ma la paura offusca questo desiderio” continuò la vocina “qual è la causa di questa paura…? Perché ti impedisce di metterti alla prova? Forse non conosci abbastanza te stessa…forse non conosci appieno il talento che possiedi…”
“Oddio, mi sembra di essere dallo psicologo…” pensò Costance, mordendosi un labbro. Chissà se anche il resto della Sala Grande stava sentendo ciò che il capello parlante le diceva…
“Di uno psicologo ne avresti bisogno” la rimbeccò la vocina “comunque, se hai così tanta fretta…ti dico il mio verdetto. Spero solo che tu impari qualcosa, in questi sette anni…”
“Ora fa anche il maestrino…” si ritrovò a pensare Costance.
“In ogni caso” continuò il cappello parlante, ignorando quell’ultima frase “la Casa giusta per te penso che sia…CORVONERO!”
E Costance si sentì profondare.
  
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