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Autore: perrysplugs    12/09/2013    4 recensioni
[Pierce The Veil, Sleeping With Sirens]«Sto per entrare, devo stare calmo, salire su quel maledetto palco e cantare. Nessuno se la prenderà con me e saremo tutti felici.» si ripetè Kellin. Stava per sfiorare un attacco di panico e lo sapeva, l’idea di scappare si insinuò nella sua mente un paio di volte, ma non poteva, era scappato per troppo tempo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kellin corse, corse fino a perdere il fiato. Le lacrime gli colavano sul viso e dannazione, non poteva fare niente per fermarle, anche se quella sensazione calda sul viso gli piaceva almeno un po’. Non si sentiva solo, come se ci fosse qualcosa che lo accarezzasse, come se in quel modo potesse stare meglio. Ad un certo punto una fitta all’altezza dello stomaco lo travolse, perciò fu costretto a fermarsi. Dalla foga si sedette a terra e rimase lì per un paio di minuti. Nessuno lo riconobbe, nessuno lo vide, era solo. Kellin Quinn Bostwick alla fine era solo un nome, destinato a essere dimenticato, polvere nel vento, nemmeno chi fingeva di amarlo lo avrebbe ricordato, era la sua vita, il suo destino. Ma credeva che facendo musica avrebbe potuto cambiarlo. Si illudeva. Continuò a piangere in silenzio per un altro po’ fino a che non decise di alzarsi e orientarsi un po’. Scoprì di non essere lontano dal bus della band perciò vi si diresse barcollando, come se fosse ubriaco. Per fortuna erano tutti fuori a divertirsi, aveva detto di non aspettarlo e così avevano fatto. Beh, meglio, in questo modo non avrebbe dovuto mentire e il tempo per pensare non gli mancava.
Arrivò lì evitando le altre band riunite per il Warped, recuperò le chiavi che fortunatamente portò con sé, entrò e si posizionò nella cuccetta più in basso, quella più piccola e scura, riparata dalle altre. Si rilassava sempre lì, aveva voglia di pensare e quello forse era il luogo più adatto.
 
Perché Victor non l’aveva lasciato prima? Perché gli aveva fatto vivere quella giornata speciale e detto “Ti amo.” prima di parlargli? Cosa ne sarebbe stato di lui, di Vic? Di quello che era stati insieme, delle canzoni che si erano dedicati. Sarebbero più stati capaci di cantarle davanti ad un pubblico risultando veri, senza lasciarsi sopraffare dai ricordi? Cosa avrebbero fatto del loro viaggio? Era la prima cosa grande che poteva essere unicamente di Vic e Kellin, e ora erano solo biglietti colorati che giacevano abbandonati in un cassetto. Perché non gli era corso dietro quando si era allontanato? Lui aveva bisogno del suo messicano, più di chiunque altro, ma a quanto pare il sentimento non era reciproco. Lo amava ancora, d’altronde non si può smettere di amare una persona da un giorno all’altro, anzi non si può proprio smettere di amare se era vero amore. Kellinr riponeva le sue speranze in questo, che Vic non fosse l’amore della sua vita. Se era destinato a stargli lontano voleva almeno che prima o poi smettesse di fare così maledettamente male.
Jaime era davvero tanto meglio? Senza problemi, più alto, più muscoloso, più libero, più divertente, più e basta. Sì, era davvero meglio di un problematico e complessato ragazzino dalla voce e dall’aspetto femminile. Cristo, non aveva l’autostima così sotto i piedi da quando era poco più che un adolescente. In un’intervista ricordava di aver detto al suo stesso adolescente che poteva farcela. A fare cosa? Si chiedeva ora. Abbastanza presto invecchierà e l’unica cosa che le persone che lo conoscevano davvero ricorderanno saranno le sue bugie. Era una fottuta menzogna che camminava, altro?
Per stare con lui si era gettato contro il mondo, aveva lottato, messo da parte l’arroganza che lo contraddistingue, ma non è stato abbastanza. Probabilmente però farebbero tutto d’accapo, questo valeva anche per Victor e lo sapeva, leggeva la forza nei suoi occhi ora.
Rimase a pensare al più e al meno un altro po’, intristendosi ancora e ancora, cacciando più lacrime di quanto non credesse di avere, addormentandosi cullato dalle sue stesse paure.
 
Quella notte i ragazzi tornarono a casa tardi e Jack fu l’unico ad accorgersi di Kellin. Gli mancava il suo migliore amico, e ogni tanto andava a controllare il suo posto preferito, perciò quella sera trovandolo lì si sentì sollevato e preoccupato allo stesso tempo, ma decise di avvisare gli altri e non disturbarlo. Era successo qualcosa con il suo ragazzo, altrimenti non sarebbe mai tornato al bus, ma cosa? Gli era mancato, in certi momenti sembrava che solo Kell lo capisse, averlo lontano, soprattutto mentalmente era stata dura, ma sapeva che era felice e questo gli faceva passare un po’ il malumore, ma ora vederlo lì, rannicchiato e bagnato di lacrime lo fece credere anche un po’ colpevole, magari inutilmente, ma non poté evitarlo. Voleva davvero che le cose si risolvessero, per sé stesso, per Kellin, per Gabe, per Vic, per tutti.
Il mattino seguente avevano un concerto e per evitare di distrarre Kellin nessuno mise in mezzo l’argomento. Il cantante lo notò e prese nota mentalmente di ringraziarli e spiegare loro quanto successo, per ora però la priorità era il concerto, doveva essere epico, il migliore.
Si misero in viaggio presto quasi in silenzio, e dopo pochi chilometri arrivarono.
 
«Have you ever been in a shitty relationship?». Queste le parole che precedevano ogni performance live di If You Can’t Hang. Questa volta però sembrava più sentita come cosa, il pubblico lo notò e iniziò a urlare, tanto che Kellin fu costretto a ripete in scream: «HAVE YOU EVER BEEN IN A SHITTY RELATIONSHIP?». Prima di salire sul palco era un po’ abbattuto, ma ormai erano arrivati alla fine e niente poteva fermarli o rovinare il loro momento. Se Vic non poteva sopportare la loro relazione, quella era la porta. La gente si butta sulla carriera quando la vita sentimentale va in rovina, e la carriera di Kellin era salvare sé stesso e quei ragazzi.
 
« … You're the lowest type, 
You're the lowest. 
I met a girl stuck in her ways, 
She found a boy she knew she'd change. 
I changed my clothes, my hair, my face, 
To watch us go our separate ways. 
She said we'd grown apart for some time, 
But then he found somebody new, 
I hope Mr. Right put up with all the bullshit that you do.
»
 
Fu la loro migliore esibizione di quella canzone, e di molte altre, in effetti quel concerto fu fantastico, tutti lo definirono emozionante. Il cantante era elettrico, correva da una parte all’altra, cantava pezzi di canzoni non previste dividendo il microfono con Jesse, provò persino a strimpellare qualcosa alla chitarra, era sempre in mezzo al pubblico senza paura, e come lui anche gli altri componenti: la batteria di Gabe sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro tanto dai colpi violenti, le chitarre riempivano l’aria all’unisono e Justin si divertì ad intrattenere il pubblico con le sue solite mosse idiote. Kellin è il fulcro della band, da lui partiva tutto, e gli Sleeping With Sirens stavano per risorgere da quel breve buio periodo. Le cose si sarebbero aggiustate per tutti loro, e Vic, beh Vic poteva andarsene a fanculo, lui era più forte.
Non avrebbero voluto che quel concerto finisse mai, soprattutto vedendo le lacrime, i sorrisi e gli abbracci che provenivano dal pubblico, ma sapevano che era così che funzionava. Ne avrebbero avuti molti altri da condividere, altre emozioni e soddisfazioni.
«Questo concerto è stato per tutti coloro che hanno vissuto brutti momenti, che li stanno vivendo ancora ora. Ragazzi alzatevi, vi prometto che le cose andranno meglio. Credetemi. Mi credete? La merda non dura per sempre. Dite no a tutto ciò che vi fa soffrire, amate e pretendete di essere amati, perché lo meritate. Questo concerto è stato un incoraggiamento a tutto quelli che si stanno facendo del male: smettete di tagliarvi, di vomitare, ricominciate a mangiare, contattate degli amici, basta piangere la notte con il viso nel cuscino. Le cose si sistemeranno prima o poi, ma perché aspettare che lo facciano da sole? La vostra vita vale la pena di essere vissuta. Ragazzi, io credo in voi, credo, anzi so che avrete una bellissima vita davanti. Le delusioni non sono altro che piccole ostacoli per testare se siete forti abbastanza. Non credete a ciò che vi dicono, voi siete abbastanza.»
E con queste parole Kellin Quinn chiuse il concerto, confermandosi ancora una volta l’eroe di tutti quei ragazzi che avevano solo bisogno di qualcosa in cui credere.
 
Non pretendeva di darla a bere a tutti, non stava di certo bene, ma quel concerto l’aveva risollevato. Un poco alla volta si sarebbe rialzato, lo sapeva, al ritmo di Feel ce l’avrebbe fatta. Si è ripetuto per una vita intera «Sometimes you’ve gotta fall before you fly.» ma solo ora sapeva capire davvero cosa significava quella frase per tutti i ragazzi lì fuori che lo aspettavano per un abbraccio e per ringraziarlo. Era lì per loro.


questo è probabilmente il capitolo più emotivo di tutti, perché non è Kellin che parla e prova quelle sensazioni, siamo tutte noi, e stranamente ne vado anche orgogliosa. Non riesco a fare a meno di pensare al modo in cui scrivevo, come se non fossi nemmeno io, come se me le sentissi dire da qualcun'altro, e forse quel qualcun'altro è proprio Kellin, o Vic, o Gerard, o tutti gli altri che per voi e per me sono di esempio e ispirazione. Noi siamo abbastanza.
Ora vado via prima di scoppiare in lacrime scrivendo le mie solite inutili note. Ringrazio chi recensisce frequentemente, chi lo fa ogni tanto, chi lo farà per a prima volta leggendo questo capitolo, ma anche chi legge silenziosamente, vi invito ad esprimere il vostro parere, per favore. E niente, addio (?) e alla prossima.
- Vì ♡

 
  
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