-Capitolo
XV-
Cameron
socchiuse gli occhi.
La
luce del sole le dava enormemente fastidio e le faceva
lacrimare gli occhi.
Si
guardò intorno,ma con sua grande sorpresa non
individuò nessun oggetto familiare.
Provò
a sollevarsi per mettersi a sedere, ma le gambe
pesavano come macigni e la testa le girava vorticosamente.
Aveva
il corpo attorcigliato da lenzuola color panna e
cercò di liberarsene restando sdraiata.
Aveva
l’impressione di soffocare.
Si
sentiva la gola secca e la bocca impastata.
Era
nauseata dal sapore che aveva in bocca.
Allungò
il braccio per afferrare la sveglia bianca che
solitamente stava sul comodino alla sua destra.
Tentò
in tutti i modi di trovarla senza essere costretta
a muoversi, ma non ci riuscì.
Con
grande sforzo si mise a sedere e guardò dall’altra
parte del letto.
Sul
piccolo mobile c’era un ingombrante sveglia digitale
che segnava le 9 e mezza.
Allison
sgranò gli occhi disgustata.
Quello
sarebbe stato il suo primo giorno di ritardo al
lavoro.
Si
rotolò varie volte sul letto fino a riuscire a
liberarsi dalla morsa letale delle lenzuola.
Si
sollevò in piedi, ma le ginocchia cedettero.
Fece
un paio di passi e afferrò un anta di un lucido
armadio nero per non cadere.
La
vista le si era appannata e le veniva da vomitare.
Si
accucciò per terra mettendosi la testa tra le
ginocchia per far calmare il pulsare delle tempie.
Passarono
almeno cinque minuti prima che fosse nuovamente
in grado di rialzarsi.
Si
guardò un ultima volta intorno ancora decisamente
confusa del dove si trovasse e soprattutto del perché.
Entrò
in un ampio salone ben arredato.
La
cromia della stanza era basata sul bianco e il nero.
Nel
complesso era elegante.
L’immunologa
cominciò ad aprire delle porte a caso per
individuare il bagno.
La
nausea stava per superare il limite massimo.
Finalmente
aprì la porta giusta, ma quello che vide non
le fu certo di conforto.
Davanti
a lei si trovava un affascinante un uomo di circa
30 anni che si stava lavando i denti nudo.
Quest’ultimo
mormorò qualcosa di incomprensibile talmente
la sua bocca era piena di dentifricio.
Cameron
distolse gli occhi e lo trascinò fuori dalla
stanza chiunque lui fosse.
Chiuse
la porta a chiave e si piegò davanti al lavandino.
Aprì
il rubinetto e si bagnò la faccia e le braccia.
L’acqua
fresca attutirono il senso di nausea.
Sollevò
la testa e fissò il suo riflesso nello specchio.
Era
davvero uno spettacolo orribile: aveva gli occhi
cerchiati e la sua pelle era di color verdastro.
Sembrava
uno zombie nel vero senso della parola.
Si
tolse in fretta i boxer e la canottiera che aveva
addosso e entrò nella doccia.
Fece
scorrere sul corpo un getto freddo d’acqua che la
svegliò completamente.
Stava
recuperando un po’ di lucidità
Si
asciugò velocemente e si arrotolò
l’asciugamano sotto
le braccia.
Era
abbastanza lungo da coprirla fino a metà coscia.
Si
guardò nuovamente allo specchio per notare con
sollievo che aveva recuperato almeno un aspetto normale.
Ora
non le restava che rivestirsi e chiedere spiegazioni
a quello strano tipo.
-Vuoi
dire che mi sono ubriacata con quattro bicchieri di
vodka e ti ho seguito volontariamente nel tuo appartamento?!-
esclamò Cameron
disgustata di se stessa.
-Per
la precisione era sei bicchieri. E poi si Allison,
mi hai seguita volontariamente. Anzi, a dire la verità sei
stata tu a propormi
una notte di sesso sfrenato.- ribatté Jack con un sorriso
malizioso stampato in
faccia.
-Non
è possibile. Non ci credo. Quella non potevo essere
io!-
E’
vero che si era ripromessa una serata di divertimento,
ma il pacchetto non comprendeva la sbronza e l’andare a letto
con uno
sconosciuto.
L’immunologa
guardò l’uomo che aveva davanti.
Beh,
doveva ammettere che perlomeno aveva scelto bene.
Aveva
detto di chiamarsi Jack Gorham e di avere 29 anni.
Aveva
un fisico atletico e un viso davvero niente male.
La
pelle dorata era messa in risalto da due occhi verdi
attorniati da folti capelli corvini.
A
pensarci bene quella notte doveva essersi davvero
divertita.
-Ti
posso assicurare che ti sei divertita, Allison-
-Non
te l’ho chiesto Jack-asserì
acida.
-Non
ce n’era bisogno. Ti si leggeva in faccia- disse
pacato.
L’immunologa
sollevò un sopracciglio visibilmente
contrariata.
Odiava
essere psicanalizzata.
Psicanalizzata.
Perché
le ricordava qualcosa?
-Che
lavoro fai?-gli chiese curiosa.
-Sono
uno psichiatra del Princeton Plainsboro Hospital.
Ci lavori anche tu. Te lo ricordi o hai rimosso anche questo
particolare?-domandò ironico.
-Me
lo ricordo. E sono anche in ritardo. Anzi, siamo-
Jack
alzò lo sguardo verso l’orologio appeso al muro
per
poi uscirsene con un imprecazione e precipitarsi in camera da letto.
Arrivarono
al parcheggio del PPTH con tre ore di ritardo.
Cameron
si stava preparando a ricevere una predica dalla
Cuddy, ma questa non era la cosa che più la preoccupava.
La
sua unica speranza era quella di non incontrare House
almeno per il tempo necessario a separarsi da Jack e a trovarsi al
sicuro nel
suo ufficio.
La
cosa che non si sarebbe mai aspettata era quel
fastidioso senso di colpa che le si stava insinuando dentro.
-To
be continued…-
Ringrazio
martozza,
a crazy cotton, ORenIshii, SHY, Dr
Toriop Eninigriv.
AllisonCam