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Autore: Just_For_Fun    12/09/2013    0 recensioni
Dal primo capitolo...
Alla fine della lezione uscì di corsa dall'aula. Cosa ci faceva ancora là dentro? Aveva voglia di scappare. Di correre via e di non guardarsi mai indietro. Cosa lo tratteneva lì? La razionalità probabilmente. Ma per una volta decise di non ascoltare il suo cervello. Per una volta, forse la prima volta in tutta la sua vita, decise di seguire il suo cuore ed uscì dall'edificio scolastico. Respirò a fondo l'aria primaverile. Se non fosse stato per il calendario, non avrebbe mai detto che la Primavera era arrivata. Gli era sempre piaciuta quella stagione. Lo faceva sentire libero e lui amava sentirsi così. C'erano delle volte in cui si sedeva sulle panchine del parco e chiudeva gli occhi. In quei momenti immaginava la sua vita come l'aveva sempre desiderata. Era in quei momenti che sentiva di non essere soltanto vivo ma di star vivendo per davvero la sua vita. Una vita fittizia però. Corse verso la sua macchina. Mentre la pioggia lo colpiva si sentì come ripulito di tutto. Delle preoccupazioni, delle paure, da tutto. Era una sensazione piacevole che terminò non appena entrò nel veicolo...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Spring Storm 

Quando si è adolescenti i sentimenti ti travolgono senza neanche chiederti il permesso. È tutto un'insieme di sensazioni strane mai provate prima. Molte persone datano il loro primo amore al tempo del liceo. Altri affermano che il loro primo ed unico grande amore lo hanno conosciuto da adolescenti. Gli adulti descrivono quegli anni come i migliori della loro vita. Ma mentre li vivi non fai altro che pensare: 'non vedo l'ora di diventare grande'. Credo che sia perché siamo spaventati da tutto ciò che proviamo. I cambiamenti spaventano sempre, soprattutto se così radicali. E non ci sono solo i sentimenti, anche la scuola crea molti problemi. La voglia di studiare sempre assente, i professori che sembrano odiarti e i genitori che ti fanno pressioni. Oh, i genitori. Sembra sempre che loro non capiscano mai lo stato d'animo dei loro figli. 'Non mi capisci' o 'Tu non puoi capire,sei vecchio' sono le frasi che ripetiamo di più senza renderci conto che prima di noi ci sono passati loro. 

Matt per esempio era uno di quei ragazzi a cui non importava nulla della scuola, della vita o dei sentimenti. Aveva una ragazza da due anni, sì ma questo non gli aveva mai impedito di fare come voleva lui in ogni circostanza. La sua ragazza Amber non era da meno. Era la ragazza più popolare della scuola, molto carina ma soprattutto molto stupida. A Matt piacevano così. Non si sarebbe dovuto sforzare molto in fondo. Era uno di quei ragazzi che non passavano inosservati. A detta delle ragazze della sua scuola era molto sexy. Sapeva di fare un certo effetto alle ragazze e per questo se ne approfittava sempre. Quella mattina era in ritardo come al solito. Si era svegliato tardi e aveva perso l'autobus che portava a scuola così aveva dovuto andare a piedi. Ormai aveva smesso di fare finta che gli importasse qualcosa. Era al secondo anno ma i professori si erano già arresi, per loro era senza speranza. Quando entrò nell'edificio venne assalito dall'ansia. Era una cosa che gli succedeva ogni mattina ma non capiva il perché di quella stana sensazione. Era come se non si sentisse a suo agio lì dentro. La definiva una galera. 

"Jonson che ci fai in giro, fila in classe."Lo rimproverò il professor Watson. Matt non si degnò neanche di rispondergli. Si diresse in classe con molta calma. Al solo pensiero che mancassero ancora 2 ore e mezza prima del pranzo, si sentiva male. 

"Che onore averla in classe con noi,signor Jonson."Affermò la professoressa Shepard non appena entrò in classe."Siediti e non fiatare." Si mise seduto vicino le finestre ed iniziò a guardare fuori. Pioveva a dirotto. Una delle tante giornate tristi. Matt odiava la pioggia, i lampi, i tuoni. Ne era terrorizzato. Odiava troppe cose. La sua vita per prima. Era noiosa, monotona. Non succedeva mai niente di nuovo, mai niente di divertente. Era tutto scontato. Riusciva a prevedere persino ciò che i suoi amici avrebbero detto o ciò che Amber avrebbe fatto. Stava cambiando e nessuno se ne accorgeva. Nemmeno lui. Le sue priorità non erano più quelle di qualche mese prima. I suoi sogni neanche. Non riusciva a spiegarsi il perché di quel cambiamento. Pensava che fosse l'età il motivo, ma aveva solo 16 anni. 

Alla fine della lezione uscì di corsa dall'aula. Cosa ci faceva ancora là dentro? Aveva voglia di scappare. Di correre via e di non guardarsi mai indietro. Cosa lo tratteneva lì? La razionalità probabilmente. Ma per una volta decise di non ascoltare il suo cervello. Per una volta, forse la prima volta in tutta la sua vita, decise di seguire il suo cuore ed uscì dall'edificio scolastico. Respirò a fondo l'aria primaverile. Se non fosse stato per il calendario, non avrebbe mai detto che la Primavera era arrivata. Gli era sempre piaciuta quella stagione. Lo faceva sentire libero e lui amava sentirsi così. C'erano delle volte in cui si sedeva sulle panchine del parco e chiudeva gli occhi. In quei momenti immaginava la sua vita come l'aveva sempre desiderata. Era in quei momenti che sentiva di non essere soltanto vivo ma di star vivendo per davvero la sua vita. Una vita fittizia però. Corse verso la sua macchina. Mentre la pioggia lo colpiva si sentì come ripulito di tutto. Delle preoccupazioni, delle paure, da tutto. Era una sensazione piacevole che terminò non appena entrò nel veicolo. Mise le mani sul volante e sospirò a fondo. Mise in moto ed iniziò a guidare senza meta. Si stava allontanando dalla città. Il telefono cominciò a squillare: era Amber. Non rispose. Non aveva voglia di ascoltare la voce stridula della sua ragazza, non in quel momento. Si fermò davanti un bar nella periferia della sua cittadina. Si sedette al bancone. Ordinò una Coca-Cola. Avrebbe voluto qualcosa di più forte ma non avendo 21 anni poteva prendere solo quello. 

"Cos'è questa faccia triste?" Matt alzò lo sguardo e notò che la barista gli stava sorridendo. Sembrava giovane, non molto più grande di lui. Probabilmente non arrivava neanche a 20 anni. Aveva una canotta nera, uno strofinaccio appoggiato sulla spalla destra e un sorriso da mozzare il fiato. Ai lati della bocca le si erano formate delle fossette. Matt avrebbe voluto sfiorarle. 

"Non mi piace la pioggia." Disse scrollando le spalle. La ragazza sorrise nuovamente. "Tu come mai sei così allegra?" Chiese quasi infastidito dalla sua felicità. Era invidioso. 

"Sono una persona libera." Quelle parole lo colpirono particolarmente. Era come se fosse scesa dal paradiso in un momento di bisogno, il suo angelo custode. Doveva essere per forza un angelo visto la sua bellezza fuori dal comune. 

"E cosa si prova ad essere liberi?" La ragazza sembrò rattristarsi a quella domanda. Matt si rese conto che non sempre la libertà ti porta ad essere felice. Una cosa che non aveva mai messo in conto. 

"Tante cose. Quanti anni hai?" Uscì dal bancone e si sedette vicino a lui. Il bar era vuoto. C'erano solo loro due. 

"16. Ma sembro più grande, lo so." La precedette non appena notò che stava per dire qualcosa. Lei scosse il capo sorridendo. 

"Stavo per dire che io ero come te. Lo sono ancora…" Da vicino era più bella. Aveva i capelli castano chiaro, mossi e lunghi. Gli occhi grandi e marroni, con venature d'orate. Lo sguardo allegro ma assente. Il naso dritto e la bocca carnosa contornata da un rossetto rosso non particolarmente acceso. Un seno prosperoso, lasciato un po' scoperto dalla scollatura della canottiera. Sembrava davvero un'angelo. 

"Sei giovane." La ragazza scoppiò a ridere. Matt non capì il perché di quella sua reazione. 

"Ho solo 2 anni in più a te." Affermò poi sorridendo. "Mi chiamo Beth." Matt la guardò dritta negli occhi e si sciolse davanti al suo sorriso caldo. 

"Matt." Non era in vena di parlare. Ma lei sembrava parecchio curiosa. 

"Non dovresti essere a scuola?" 

"Anche tu." Beth lo guardo seria. "Sono scappato. Non ce la facevo più a stare lì dentro…" Annuì appena e abbassò lo sguardo. Poi improvvisamente sorrise. Si ricordava di come si sentiva ogni volta che entrava a scuola. Matt le assomigliava parecchio. 

"Alla tua età sono scappata di casa. Non vado a scuola da allora…" Matt notò che il suo sguardo allegro era diventato triste. Lei aveva avuto il coraggio di fare ciò che lui aveva spesso desiderato di fare.

"Come hai fatto?" Lo sguardo della ragazza sembrò rinascere. 

"A sopravvivere intendi? Mi trovo lavori come barista o cameriera ovunque vado. Ho sempre disprezzato la mia vita, il modo in cui vive la mia famiglia. C'è stato un periodo in cui disprezzavo persino me stessa. Poi un giorno mi sono svegliata, ho guardato fuori dalla finestra e ho capito. Il mio posto era da qualche parte nel mondo. Ho fatto le valige, ho preso i miei risparmi e sono andata via. In quel momento ho iniziato ad apprezzare chi ero." Matt sembrava ipnotizzato dalla sua voce. Era così sensuale e calda. 

"Non potevi aspettare?" Beth scosse il capo e sorrise. 

"Sono uno spirito libero. Non posso aspettare, mai. E poi la mia vita non era come desideravo che fosse. Ero oppressa dai miei genitori. Più che altro da mio padre. La cosa più carina che mi ha detto è stata : sei una fallita. Non ho mai ricevuto complimenti da lui. Mia madre diceva sempre a me e a mia sorella di trovarci un college lontano da casa e di non tornare più. Non avrò mai il futuro che aveva progettato per me. Forse non farò mai niente nella mia vita. Ma almeno quando mi guarderò indietro potrò dire di averla vissuta come ho sempre sognato." Beth guardava nel vuoto. Non le piaceva parlare dei suoi genitori. 

"Anche io vorrei scappare. Vivere secondo le mie regole. Ma non posso farlo…" Sospirò affranto. Avrebbe voluto essere un po' più coraggioso e prendere in mano la sua vita come aveva fatto Beth ma non era facile. Non lo era affatto. 

"Sai Matt, con il tempo ho scoperto che non c'è bisogno di scappare per vivere la vita che si desidera. Puoi fare ciò che vuoi quando vuoi. Se lo vuoi davvero, farai di tutto per ottenerlo." 

"Perché non sei tornata a casa allora?" Beth sorrise di nuovo. Matt era un ragazzo curioso, amante della vita proprio come lei. Non gli avrebbe mai permesso di commettere i suoi stessi sbagli. 

"Perché l'avrei data vinta a mio padre. Lui ha sempre detto che senza i suoi soldi non valevo niente e facendo così gli dimostro che invece ce la posso fare anche da sola." Matt smise di guardarla quando notò che gli occhi le erano diventati lucidi. 

"Quanto ci hai messo per decidere di andare via?" Stava davvero cominciando a pensare che quella era una buona soluzione. 

"Hai mai letto ' La mia vita è uno zoo?' " Matt scosse il capo. Non era un'amante della lettura, lo annoiava facilmente. "Ci voglio 20 secondi di incredibile coraggio. Sembrano pochi ma in realtà sono anche troppi." 

"Sono troppo pochi…" Disse scostando il bicchiere. 

"Cos'è la cosa più folle che hai fatto di recente?" Matt ci pensò attentamente ma non trovò nulla. Del resto aveva solo 16 anni. Cosa poteva fare di folle? 

"Scappare da scuola può andare?" Chiese ridendo. Non poteva credere di averlo fatto davvero. I suoi genitori lo avrebbero ucciso se lo avessero scoperto. Beth sorrise e si alzò. 

"Vieni con me." Aprì la porta ed aspettò che Matt la seguisse. "Avanti, sarà divertente." Beth rappresentava tutto ciò che Matt avrebbe voluto essere e fare. Lei era libera. "Andiamo con la tua macchina." 

"Dove vuoi andare?" Era una sconosciuta, che diavolo gli passava per la testa?

"A vivere." Disse sorridendo prima di entrare in macchina. Matt seguì le indicazioni di Beth fino ad arrivare ad una collina. Da lì si vedeva tutta la città. 

"Perché mi hai portato qui? Vuoi rapirmi o…o robe del genere?" Beth pensò che stesse scherzando ma quando capì che era serio scoppiò a ridere. "Hai ragione, domanda stupida. Scusa." Beth sorrise e scosse il capo. 

"No, è ok. Del resto perché una sconosciuta ti avrebbe portato qui?" Matt le sorrise appena e aspettò che la ragazza disse qualcosa ma non successe. Si sedette su una roccia e chiuse gli occhi. Un sorriso smagliante le comparve sul viso. Sembrava in pace con se stessa. 

"Che fai?" Chiese curioso Matt. 

"Cosa vedi?" Chiese Beth indicando con la testa oltre la collina. Matt si sedette vicino a lei e guardò oltre. 

"La città." Beth sorrise di nuovo. 

"Chiudi gli occhi." Matt la guardò con fare scettico. "Non ti butto di sotto, puoi fidarti." Esitò qualche istante prima di obbedire. "Cosa vedi adesso?" Matt cominciò a sorridere. 

"Il mondo…ai miei piedi." Per un istante si sentì libero. Ma non appena smise desiderò fortemente di tornare a sentirsi in quel modo. 

"Alzati. Avanti, fidati." Lo incitò sorridendogli e porgendogli una mano. Matt si alzò e rimase a fissare Beth che nel frattempo contemplava la città. "Quando ero triste venivo qui, chiudevo gli occhi e poi mi alzavo e urlavo. Urlavo forte ciò che sentivo. Ti senti bene con te stesso quando lo fai. Vuoi provare?" Matt la guardò preoccupato. Urlare come si sentiva in quel momento? Imbarazzante. Era lui il maschio. Come poteva fare una cosa del genere. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi prima di urlare. 

"Mi sento vivo!" Beth rise appena e Matt riaprì gli occhi sorridendo. "Sì, ci si sente meglio." Asserì soddisfatto. 

"Ottimo. Adesso passiamo alla parte inquietante." Matt sbiancò di colpo. L'avrebbe ucciso, se lo sentiva. Da qualche parte teneva nascosta un'arma e presto si sarebbe sentito morto, molto morto. "Oh tranquillo, non è niente di assurdo. Semplicemente sono il tuo Angelo Custode e da questo momento in poi ti insegnerò ad essere libero." Iniziò a contare fino a tre. Matt urlò e iniziò a correre. Beth scosse il capo. "Perché fanno tutti così quando glielo dico?" Si materializzò davanti a lui facendolo urlare di nuovo. "Ehy, calmati. Non sono un mostro." Matt si fermò e respirò con calma. 

"È uno scherzo. Deve per forza essere uno scherzo. Tu…tu sei frutto della mia immaginazione!" Disse in fine soddisfatto. "Non sono pazzo." Beth sorrise di nuovo. 

"Ascolta, resterò con te per un po'. Giusto il tempo di renderti più libero e meno…te. Poi  andrò via. E se porterò a termine il compito potrei anche tornare a vivere, intendo ed essere un essere umano. Quindi non rovinarmi il piano. Sarà divertente." Dopo altri 20 minuti Beth riuscì a tranquillizzare Matt. Rimasero in macchina un bel po' in silenzio. Matt aveva le mani sul volante che stringeva forte. Beth teneva le braccia incrociate e aspettava che Matt smettesse di pensare a lei nuda. 

"Posso leggerti nella mente. E per la cronaca io non faccio certe cose…" Matt la guardò severa prima di arrossire. 

"Numero uno: non leggermi nella mente. Numero due: devi rispondere a tutte le mie domande. Numero tre: non c'è un numero tre." Beth rise. Alla fin fine l'aveva presa bene questa storia dell'Angelo Custode. 

"Non lo farò più promesso. Avanti, domanda." Matt si strofinò le mani e prese un respiro profondo.

"Perché proprio io?" 

"I capi pensano che ci assomigliamo e che quindi posso mostrarti la strada meglio di chiunque altro." Matt annuì e riprese a pensare. 

"Hai detto che se porti il compito a termine tornerai a vivere. Come è possibile?" 

"Possono rendere il mio spirito solido. Lo hanno fatto parecchie volte ad essere onesti. Ma non dovrei dirtelo…" Matt rise appena per l'espressione di Beth. 

"Come sei morta? Perché sei morta, giusto?" Beth abbassò il capo poi lo alzò di nuovo e sorrise nervosa. 

"Incidente con la moto. La libertà ha il suo prezzo…" Sembrava triste. 

"È vera la tua storia?" 

"Sì, è vera. Ma i miei non lo sanno che sono…morta. Nessuno lo sa." 

"Come è possibile?" Matt sembrava incuriosito. Del resto chi non lo sarebbe stato in una situazione come quella? 

"Il mio corpo non è mai stato ritrovato e la moto era rubata…" Matt sbarrò gli occhi. "Ehy, non giudicare. Ero una morta di fame con un'incredibile capacità nel flirtare." 

"Non devi leggermi la mente, è inquietante." La rimproverò severo. Era ancora un po' spaventato. "Perché vuoi tornare a vivere? Non è più figo restare giovani e belle per sempre?" 

"Più…più figo." Ripeté con un sorriso nervoso. "Matt la vita non è fatta solo di bellezza e divertimento. Io l'ho capito troppo tardi. Voglio tornare a vivere per rimediare ai miei errori. La mia vita era peggiore della tua, te lo assicuro. Tu sei solo svogliato, annoiato e viziato. Io invece ero piena di vita, innamorata ma infelice. Ho sacrificato tanto per essere libera, per vivere con le mie regole e ne ho pagato il prezzo. Sono qui per impedirti di compiere il mio stesso errore. Suicidarti? Ma sei scemo?" Matt la guardò severo di nuovo. 

"Senti Edward Cullen al femminile, io non la trovo una cosa sexy quindi smettila!" Le urlò contro. 

"Be' comunque non puoi farlo. Hai troppe cose da fare per suicidarti. Hai una vita da vivere. Questo è un periodo e passerà, fidati. Basta solo che tu pensi a tutto ciò che vuoi fare, quelle sono buone ragioni per continuare a vivere. E scappare di casa non è una buona scelta. Puoi essere libero anche restando a casa tua." 

"Sì? Come?" Chiese scettico. 

"Essendo te stesso. E seguendo i miei consigli. Adesso devi tornare a casa, questa è la giustifica." Disse passandogli un foglio di carta. 

"Come hai…?" Beth sorrise divertita.

"Essere un Angelo ha i suoi vantaggi." Ammiccò sorridendogli. Quella si presentava come una collaborazione interessante. Molto interessante. 

 

  
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