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Autore: ChiiCat92    13/09/2013    2 recensioni
Sono passati molti anni da quando la Grande Guerra su Marte è finita.
Gli Umanoidi non esistono più, e gli Umani sono tornati a vivere sulla Terra.
Georg e Gustav, con le loro capacità, sono diventati magnati della chimica e della tecnologia.
Se solo bastassero i loro averi per tenere a bada i loro figli: Tomoyo e i due gemelli Bill e Tom...
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sequel di "Humanoid Universe" :)
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- 25 -

 

Tom si stropicciò gli occhi con entrambe le mani come per mettere a fuoco quello che aveva davanti.

Nella sua vita aveva solo sognato di poter un giorno visitare quel posto. Nella sua immaginazione la Città-Porto era un luogo di frenetiche attività, di complotti per la liberazione tramati nell'ombra, di battaglie silenziose combattute nel cuore della notte.

Bhè, l'immagine mentale che si era fatto era completamente sbagliata.

Camminando tra le strade assonnate della città, Tom si chiedeva se per caso i racconti di suo padre non fossero tutti frutto della sua fantasia. Anche se suo padre non sembrava proprio il tipo da inventare certe storie.

Era tutto così tranquillo, tutto così normale, che gli veniva veramente difficile pensare a quel posto come il cuore brulicante della rivoluzione, il centro attivo dei Ribelli, il luogo in cui erano nate quasi tutte le guerriglie che erano poi sfociate nella Grande Guerra.

Quella era solo una città, una città aliena che apparteneva ad un altro mondo e ad un altro tempo, ma sempre e solo una comunissima città.

Possibile che quella in passato fosse stata davvero il punto focale della guerra?

Cain dovette leggere, ancora una volta senza permesso, i suoi pensieri perché gli disse:

Sono cambiate un bel po' di cose.”

- Dovrebbe confortarmi? -

Lui non gli rispose, anzi.

Tom vagò per un po' per le strade buie guardandosi tutto intorno e chiedendosi come doveva apparire quel luogo trent'anni prima, quando suo padre era un giovane scienziato dalla mente sovversiva e suo zio combatteva in prima linea.

Gli veniva così difficile, ma così difficile, che se non fosse stato per i documenti storici che aveva letto sulla Grande Guerra non avrebbe mai creduto che lì sarebbe potuto succedere qualcosa di più pericoloso di un litigio tra vecchie signore.

La notte su Marte era diversa da quella sulla Terra. L'unico grande satellite terrestre, la Luna, fungeva sa specchio per la luce del Sole e brillava abbastanza da illuminare le strade quando era piena; lì, i due satelliti marziani, Phobos e Deimos, gettavano sulla superficie del pianeta nient'altro che ombre.

Non erano altro che pezzi di roccia sospesi nel cielo, dalla forma indefinita, tanto piccoli che quasi li si poteva classificare come asteroidi e non come satelliti.

Il risultato che se ne traeva era il camminare con gli occhi immersi nell'oscurità, aggrappandosi ad ogni particella di luce per evitare di inciampare in qualsiasi cosa fosse posta a più di un metro davanti al proprio naso.

I sistemi di illuminazione della Città-Porto erano flebili e non aiutavano la vista. C'erano pochi sparuti lampioni che gettavano coni di luce giallastra qua e là, senza soluzione di continuità.

Dopo la Grande Guerra le case erano state ricostruite tutte ammassate tra loro, come se ancora non si fossero riprese dallo spavento e volessero stare il più vicino possibile le une alle altre.

Se ne traeva una sensazione di disagio vicina all'intrusione.

Tom sentiva di essere fuori posto in quel luogo. Anche se suo padre era più marziano che terrestre (visto che era nato e cresciuto sul suolo rosso di Marte), lui non aveva mai visto che da lontano quel pianeta rosso come il sangue.

Ora che si trovava a calpestarne la superficie, sentiva di essere in violazione di una qualche legge naturale.

Stai camminando alla cieca o hai anche un'idea su dove andare?”

Lo apostrofò la voce dell'Umanoide nella testa.

Tom si ritrovò a sbuffare pesantemente. Era peggio che aveva una coscienza.

- Perché non mi dai tu un'idea, visto che ti piace tanto fare il sapientone. -

Sapientone?” sembrò accigliato “Non sono io che sto vagando senza meta alcuna mentre l'Universo viene minacciato di distruzione.”

- Sì dai mettiamoci anche l'Apocalisse in mezzo, così mi sento meglio. -

Borbottò il ragazzino calciando un sasso rosso con un piede per frustrazione.

Cain ridacchiò. Se Tom avesse potuto immaginare una reazione fisica associata a quella risata, sarebbe stata sicuramente uno scuotere del capo.

Dovresti cercare tuo fratello. Non siamo venuti fin qui per questo?”

- Sì che siamo venuti per questo. -

Sbottò Tom, leggermente offeso. Come se si potesse dimenticare di Bill.

È solo che non hai la più pallida idea di dove cominciare a cercare, non è così?” il ragazzino non rispose “Il pianeta è enorme e lui potrebbe essere ovunque.” il gemito frustrato di Tom fece sorridere Cain “Se tu fossi stato un po' più attento durante la fase di atterraggio...” insinuava per caso al fatto che si era addormentato dimenticandosi che non era proprio un bel momento per schiacciare un pisolino? “...avresti notato che c'è una grossa navicella appena fuori le porte della città, e che è una della flotta Umanoide. Quindi, o è un cimelio della guerra messo lì come monito, oppure è una delle navi di Seth.” visto che Tom era ancora troppo lento per capire quello che Cain stava cercando di dirgli, gli sbuffò dritto nelle orecchie “È lì che devi andare!”.

- Oh...ah, giusto! -

Le esclamazioni consapevoli del ragazzo fecero ben sperare l'Umanoide. Doveva capitare proprio nel corpo di un incapace moccioso come lui? Era sicuramente una specie di vendetta karmica per le azioni che aveva compiuto in vita.

E dire che aveva sperato di aver scontato tutte le sue pene, prima di chiudere gli occhi e morire.

Si chiese a cosa mirasse Seth, e se davvero la sua presenza era solo un effetto collaterale. Essere consapevole che la propria esistenza poteva non essere altro che un capriccio del caso lo faceva sorridere: anche quando aveva un corpo fisico la sua vita non era altro che un gioco cominciato da altri.

Di nuovo, era diventato l'esperimento inconsapevole di qualcun altro.

- Il tuo continuo rimuginare mi fa male al cervello. -

Si lamentò Tom.

Cain si ridestò. Non si era reso conto di aver permesso alle sue emozioni e ai suoi pensieri di invadere nuovamente il corpicino dell'Umano che ne era stato sopraffatto.

Mi dispiace moccioso, ma io sono solito pensare, lo so che avere movimento all'interno della tua scatola cranica è una novità, dovrai sopportarlo, almeno fin quando sarò il tuo inquilino.”

Tom si sentì arrossire. Essere presi in giro da una voce incorporea non era proprio il massimo per la sua dignità.

- E quanto pensi che durerà questa cosa? -

Ah non lo so.” fece Cain, e sembrava davvero non saperlo “Potrebbe finire anche in questo istante, oppure potresti dover aspettare la conclusione della tua vita. Sinceramente non so neanche come faccio a trovarmi vivo e cosciente dentro di te, quindi come pensi che potrei dirti quanto durerò?”

Tom immaginò di passare tutto il resto della sua vita con quella voce rompiscatole nella testa.

Ammesso che non morisse prima, nel tentativo di salvare suo fratello (e l'interno Universo se trovava il tempo per farlo), l'idea di dover convivere fino alla fine della sua esistenza con Cain non lo allettava per niente.

- Magari quando smaltirò il tuo sangue tu sparirai. -

Provò il ragazzino.

Non credo che lo 'smaltirai', ormai è il tuo stesso corpo a produrlo. Si è reso in grado di farlo. Come fai a non esserti accorto che il tuo ritmo biologico è cambiato?” Tom si mordicchiò le labbra per il nervoso “Ammetto che possa essere un po' dura da mandare giù, ma adesso sei molto meno Umano e molto più Umanoide di quanto tu possa anche solo immaginare. E puoi sfruttare il massimo delle due razze!”

- E come? -

Quando parlò, la voce di Cain si era addolcita.

Sei cosciente, hai un'anima, ti lasci guidare dal tuo cuore, hai tutto quello che un Umanoide non ha. Ma nello stesso tempo il tuo corpo si è adeguato alla forza, all'agilità, agli scatti felini che un Umano non può compiere in guerra.” tacque per qualche istante, riflettendo “A pensarci bene, potresti essere il guerriero perfetto, e solo perché l'esperimento di Seth non è andato come doveva. Avresti dovuto non essere altro che un fantoccio nelle sue mani, come lo sono stato io nelle mani di mio padre. Come sempre, nessuno di loro ha preso in considerazione la forza dell'anima Umana.”

- Dovrebbe essere un elogio alla mia persona? -

Sorrise Tom.

Non esageriamo.”

Rispose Cain, ridendo.

Tom lo prese comunque per un sì.

- Quindi...mio fratello sarà sulla nave? -

Credo proprio di sì.”

- E anche...tuo fratello...no? -

Stavolta Cain rispose dopo molto tempo, tanto che Tom fu quasi certo di averlo offeso in qualche modo.

Non so se si possa più considerare mio fratello.”

Commentò, tetro, senza più aggiungere una parola.

Tom capì che non era il caso di controbattere che neanche lui era sicuro che la persona che avrebbe trovato sarebbe stata da considerarsi più suo fratello, visto che non sapeva come e quanto il sangue Umanoide avesse influito su di lui. Ma se dava retta alle sensazioni che provava, alle brutte sensazioni che provava, non se la sentiva neanche di pensarci.

Quindi riprese a camminare, stavolta sapendo perfettamente dove doveva andare.

Anche se le strade erano buie, man mano che i suoi occhi si abituavano alla mancanza di luce, Tom cominciava a vederci. Sempre meglio.

Era un po' inquietante il modo in cui dalle ombre cominciassero a venir fuori certi particolari che prima (prima, quando non aveva ancora quella roba che gli scorreva nelle vene e quell'inquilino indesiderato nella testa) non avrebbe mai colto.

Si chiedeva davvero quanto di Umano fosse rimasto in cui. Stando a quello che aveva detto Cain...molto poco.

Bastava per non essere più considerato un “Essere Umano” per definizione? Ormai era qualcos'altro? Qualcosa di più ma non un Umano? O forse...qualcosa di meno?

Non sapere più a che specie appartenesse lo faceva sentire un ibrido mal riuscito.

Non sapeva però che Cain aveva vissuto i suoi stessi dubbi e che aveva avuto i suoi stessi pensieri.

Ignoravano molto l'uno dell'altro, pur essendo a stretto contatto.

Cain non voleva appiccicarsi troppo a quel moccioso, visto che non sapeva neanche che fine avrebbe fatto. Non pensava che sarebbe sopravvissuto, e questo lo rendeva irrequieto. Avrebbe fatto meglio a provare a possedere il suo corpo per costringerlo a rimanere sulla Terra. Almeno, sotto l'ala protettiva di Gustav, sarebbe sopravvissuto.

Anche se Cain meglio di tutti sapeva che Seth l'avrebbe trovato ovunque, pur di raggiungere il suo scopo.

I suoi intenti potevano essere di conquista quanto di distruzione, ma non credeva che fosse così interessato a sottomettere un popolo che già in passato si era ribellato, e con una violenza tale da far estinguere la razza a cui apparteneva.

Che ci fosse dell'altro che Cain non riusciva ancora a vedere?

Non aveva abbastanza informazioni per dirlo, e la cosa non faceva altro che alimentare la sua irrequietezza.

Mentre Tom percorreva le strade della città, silenzioso come non lo era mai stato, Cain osservava i suoi passi. La sua vista dipendeva da quella del ragazzo: ovunque poggiasse gli occhi, lui era obbligato a seguirli.

Era snervante dover dipendere in tutto e per tutto da quel ragazzino, che non era in grado di cogliere i particolari che a lui non sfuggivano.

Non si era accorto, per esempio, del marziano che lo stava seguendo da un po'.

Cain non riusciva a capire se avesse o meno cattive intenzioni, e non aveva ancora detto nulla a Tom per non allarmarlo; ma la sua sola presenza gli faceva intuire che gli abitanti della città dovevano essersi accorti eccome del suo arrivo.

Anche se ai tempi della Grande Guerra Cain non aveva visto molti marziani, era sicuro di quello che stava vedendo adesso.

C'è qualcuno che ti sta seguendo, stai attento.”

Bisbigliò all'orecchio di Tom.

Il ragazzino stranamente non ebbe un fremito.

- Se ti riferisci a quel coso alieno, me ne sono accorto da un pezzo. -

Cain dovette ammettere almeno a se stesso di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla risposta del ragazzo.

Quando se n'era accorto se lui stesso era arrivato a coglierne la presenza solo qualche istante prima?

Forse stava dando poco credito alle capacità di Tom. Forse poteva esserci ancora una speranza.

- Pensi che abbia cattive intenzioni? -

Cain provò a raggiungere con l'occhio della mente quella creatura che li tallonava.

Sentì i suoi passi sicuri sul terriccio rosso scuro, il modo leggero con cui respirava, i suoi movimenti dietro i quali poteva nascondersi di tutto, anche un assassino.

Non colse nessuna strana sensazione. Il suo istinto di sopravvivenza taceva.

Non sembra pericoloso. Ma non ti conviene fermarti a farci quattro chiacchiere.”

A Tom venne da sorridere. Per qualche strana ragione immaginò se stesso che si sedeva intorno ad un tavolo e offriva del tè a quella strana creatura, come fosse tutto perfettamente normale.

Qualche giorno prima, non avrebbe mai neanche potuto immaginare di vedere da lontano un marziano. Adesso ne aveva uno alla calcagna, e non sapeva neanche bene che cosa volesse da lui.

- E se fosse lui quello a voler fare quattro chiacchiere? -

Scherzò Tom.

Non fermarti comunque.”

Ora Cain sembrava allarmato.

Mentre parlavano, altri due marziani si erano al primo. E Tom era lontano da ogni via di fuga. La sua navicella era rimasta dall'altro lato della città, e lui si stava dirigendo a grandi passi verso la nave Umanoide che si trovava all'opposto. Era perfettamente allo scoperto.

Cain si maledisse per averlo lasciato scendere dalla navicella senza prima accertarsi di quello che doveva fare.

Così l'aveva solo messo in pericolo.

Avrebbe potuto dirgli prima della nave Umanoide e così usare la navicella per avvicinarvisi.

Che stupido.

Tutto questo solo perché voleva fingere superiorità su di lui. Doveva cominciare a trattare quel ragazzino come suo pari, e non come un fantoccio qualunque. Stava dimostrandosi all'altezza.

- Li hai visti? -

Gli sussurrò all'improvviso.

Cain seguì lo sguardo di Tom. Attraverso i suoi occhi scorse sei figure silenziose che, quasi in pellegrinaggio, li stavano seguendo.

Marziani.”

Concluse l'Umanoide.

- Io sapevo che erano estinti. -

Allora questi devono essere redivivi.”

- Lo sono anche gli Umanoidi. -

Vero.” Tom sentì che faceva un mezzo sorriso. Ormai poteva immaginare le sue reazioni fisiche senza neanche averlo mai visto farle. “Forse dovremmo smettere di dare dell'estinte alle cose pericolose, prendono il brutto vizio di tornare alla ribalta per dimostrarci che sbagliavamo.”

- Già, dovremmo. - Tom volse rapidamente gli occhi verso le figure, che erano salite a sette nel giro di niente - Cominciano a diventare una folla. -

Meglio loro che i tuoi Hogo-sha.”

Intendeva dire che se avessero avuto voglia di ucciderlo, l'avrebbero già fatto.

C'era qualcosa nel loro modo di porsi, nel loro modo di camminare silenzioso, che li faceva sembrare in processione dietro la statua di un santo o dietro una reliquia religiosa.

- Magari vogliono solo darci il benvenuto. -

Mi fa piacere come da 'tu' sei passato al 'noi'.”

Tom si sentì arrossire. In effetti non si era accorto di aver smesso di parlare di sé al singolare.

- Posso anche cominciare ad ignorarti, sai? -

Non credo che ci riusciresti. Lasciarmi tutto solo e inascoltato dentro questo vuoto totale che è la tua testa, potrebbe portarmi alla curiosità di guardare i tuoi ricordi, e i tuoi pensieri più oscuri.”

- Non lo faresti. -

Non avrei altro modo per ingannare il tempo mentre aspetto di scomparire.”

Tom stava per ribattere, rosso in volto come un peperone, ma qualcosa gli si parò davanti.

Battibeccando con Cain, non si era accorto che due dei marziani che li stavano seguendo li avevano preceduti e si erano messi davanti a loro.

Il ragazzino fu costretto a fermarsi, mentre il cuore accelerava un po' i battiti.

Mentalmente pensò che era tutta colpa di quell'Umanoide rompiscatole, che se avesse tenuto il becco chiuso non l'avrebbe distratto a tal punto da non accorgersi di niente.

Cain, dal canto suo, accettò di dichiararsi colpevole del peggioramento della situazione, ma senza però dirlo apertamente.

Con nonchalance, Tom continuò a camminare, deviando il percorso sulla destra.

Quegli alieni erano inquietanti. La loro carnagione era così simile al colore della terra di Marte da non riuscire a distinguersi bene. Sembrava che fossero stati partoriti dalla viscere stesse del pianeta.

- Sono inquietanti. -

Disse Tom, più rivolto a se stesso che a Cain.

I marziani non somigliavano a niente che il ragazzino avesse mai visto. Anche se sulla Terra non era improbabile dover avere a che fare ogni giorno con degli alieni, loro avevano qualcosa che lo rendeva ansioso.

Forse erano quegli occhi enormi dall'iride chiara che svettavano sul viso troppo scuro, forse la statura che sfiorava i due metri di altezza, forse il silenzio serrato delle loro labbra sottili.

Quando Tom quasi andò a sbattere il muso contro uno di loro, si dovette trattenere dall'urlare di sorpresa e paura.

Provò ad indietreggiare, ma si ritrovò ben presto circondato da una frotta di marziani. Lo guardavano con gli occhi spalancati, resi ancora più grandi dal tentativo di metterlo bene a fuoco, quasi come non riuscissero a credere alla sua presenza.

- Uh. -

Si lasciò sfuggire dalle labbra Tom.

Sii educato moccioso, saluta.”

Tom non riuscì a capire perché avrebbe mai dovuto salutare con educazione una massa scomposta, inquietante e forse minacciosa di marziani. Ma lo fece comunque.

- S-salve. -

Provò, con un mezzo sorriso.

Ci fu un diffuso brusio tra gli alieni che si scambiarono anche delle occhiate cariche di significati a Tom sconosciuti.

Il cerchio in cui l'avevano inscritto si aprì, per dare spazio a quello che era il più bello e maestoso tra di loro.

Con le braccia eccezionalmente lunghe sarebbe potuto sembrare goffo, ma c'era qualcosa nel suo muoverle con grazia che gli dava un'aria regale.

- Giovane Umano, non avere timore, veniamo con le più pure delle intenzioni. -

Cain lesse la perplessità nella mente del ragazzo.

Credigli, non sono creature in grado di mentire.”

Stranamente Tom ci credette.

- Io sono Tom, vengo a salvare mio fratello e le mie amiche rapite dagli Umanoidi...ne sapete qualcosa? -

La creatura non ebbe un fremito, né un battito di ciglia che avrebbe potuto far intendere se sapeva o meno dargli le informazioni richieste.

- Io sono Dünya Dışı, e quel che cerchi non è molto lontano. - Tom sentì un moto di felicità prendergli lo stomaco - Ma qui fuori sei in pericolo. Permetti a me e alla mia gente di portarti in un luogo sicuro. -

Credo che dovresti accettare. Potrebbero darci informazioni preziose. È molto meglio che agire alla cieca senza sapere dove andare.”

- Io tuo amico è molto saggio, fa bene a consigliarti di venire con noi. -

Sia Tom che Cain (nei limiti della sua forma incorporea) sgranarono gli occhi.

- Tu...cioè...lei...ha...può... -

Balbettò Tom, costringendo Cain a darsi una spirituale manata sul volto.

- Vieni con noi, Tom. Ci sono delle cose che dovresti sapere prima di affrontare questa battaglia. E ci sono anche delle persone che dovresti riabbracciare. -

Il pensiero del ragazzino corse verso Bill, si soffermò su Tomoyo e poi scivolò verso Sakura.

L'unica cosa che fece fu annuire.


The Corner

Ciao a tutti!
finalmente sono riuscita a dare alla luce questo capitolo 25!
è stato un vero e proprio parto, tra rimandi, slittamenti, esami, esaurimenti nervosi e quant'altro
ahahahah
ma ce l'abbiamo fatta!
la pubblicazione di Humanoid Universe 2 diventerà adesso bisettimanale,
in alternanza con Tierfruende, dato che non voglio smettere di aggiornare!
quindi restate collegati per avere altre news,
e non temete: la storia non rimarrà incompleta!
Chii
   
 
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