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Autore: Fenrir_23    13/09/2013    3 recensioni
Storia ambientata 25 anni dopo la partenza di Ash da casa. Il protagonista è il figlio di Ash.
"Qual era il Pokèmon migliore per lui? ... Quello che sicuramente l’attirava di più era Charmander."
La pokéball non ebbe nemmeno bisogno di dondolare. Si chiuse al primo tocco. La ragazza misteriosa la raccolse da terra e si avvicinò a Mat, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Piacere, io mi chiamo Maky. E tu?”
Ash osservò il microscopico apparecchio nella mano del professore.
“Un microchip…” Sussurrò, leggendo la piccolissima scritta incisa su di esso. “Team Rocket, fabbrica Dark Pokémon.”
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, Gary, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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                              RITORNO A CASA (CAPITOLO EXTRA)

                         


Robusti muscoli di enormi ali arancioni ebbero un fremito, preparandosi alla discesa verso terra. La città sottostante appariva come un piccolo punto disperso fra le campagne, da quell’altezza. I numerosi Pokémon che si muovevano nella vasta riserva del laboratorio di Gary Oak sembravano solo una massa di colori indefinita.

Un rapido movimento della lunga coda dalla punta infuocata fece virare il grosso Pokémon di fuoco: l’uomo che lo cavalcava si aggrappò con forza al suo collo per non rischiare di cadere.
Orecchie gialle e lunghe, dalla punta nera, scattarono in alto, quando furono abbastanza vicine alla terra da scorgere la figura di una donna anziana che stava annaffiando i pomodori di un piccolo orto in un paesino immerso nel verde.
Delia Ketchum spalancò gli occhi, incredula, quando l’immensa ombra di un Pokémon dall’aspetto di drago la sovrastò completamente.
Charizard atterrò con un sonoro tonfo provocato dal suo peso, schiacciando l’erbetta verde sotto di sé.
A Delia cadde di mano l’annaffiatoio.
“Pika!”
Pikachu le si fiondò in braccio, felice di vederla. Lei gli accarezzò la testa lentamente, come se non capisse bene quello che stava succedendo.
L’uomo smontò dalla sua cavalcatura, togliendosi il berretto: i suoi capelli neri e ribelli andavano in tutte le direzioni. Salutò con un  cenno del capo, sorridendo appena.
“Ash …” La donna gli avvicinò a passo svelto, abbracciandolo con affetto. I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma si sforzò di non farle cadere.
“è un anno che non ti vedo neanche per mezza giornata.” Disse, debolmente. “Cosa ti porta qui?”
Ash chinò la testa con espressione colpevole.”Scusa.”
La sua voce si era fatta inaspettatamente bassa e secca, col passare degli anni. “Ho dovuto viaggiare parecchio e poi …”
Charizard andò a sdraiarsi all’ombra di un grosso albero, smuovendo la terra con il suo enorme peso.
“Questa casa …”
Nel dire quelle parole  Ash guardò la finestra del piano superiore, dove per un breve periodo della sua vita era vissuto con Misty e suo figlio.
Deglutì per reprimere una potente ondata di tristezza mista a malinconia.
Mat. Chissà come se la stava cavando.
Pikachu lo tirò per i pantaloni: Delia li stava invitando ad entrare.
L’uomo andò a sedersi al tavolo di legno in cucina, mentre Delia gli serviva un bicchiere di succo di frutta ghiacciato.
“Lascia pure le tue cose sul divano, Ash.”
“Ah già …”
Lui aprì lo zaino da viaggio che aveva appoggiato accanto al tavolo. Prese una sfera Poké, porgendola a sua madre.
“Tieni, è per te.”
Lei lo guardò con aria interrogativa.
“Ti farà un po’ di compagnia …”
Ash si sentì un vigliacco a regalare quel Pokémon a sua madre quando ormai era un anno che non si faceva vedere, ma aveva imparato a sentirsi in quel modo già da anni, da quando non aveva avuto il coraggio di stare accanto al figlio che gli ricordava – dolorosamente –  Misty, quindi ci aveva fatto l’abitudine a quella sensazione di inadeguatezza mista a senso di colpa.
Delia prese la Pokéball con fare curioso, trattenendo il fiato. La figura di un piccolo Pokèmon di colore azzurro con una grossa foglia sulla testa si materializzò sul tavolo.
Il cucciolo emise uno strano verso impastato che fece arrossire Delia dalla tenerezza.
“è un Lotad.” Le spiegò il figlio, mentre si sfilava i guanti.
Pikachu intanto, in un angolino, stava leccando con gusto una bottiglia di Ketchup che aveva rubato dal frigo di Delia.
“Oh Ash, ti ringrazio.” Delia prese in braccio il Pokémon.” Sei davvero carino, piccolo!”
“Looooo”
“L’uovo si è schiuso qualche settimana fa … ho pensato che fosse il Pokémon adatto a farti un po’ di compagnia … ora che anche Matthew è partito.”
L’espressione della donna si fece subito maggiormente tesa. Parlare del figlio di Ash in sua presenza era come camminare su un campo minato, e mai si sarebbe aspettata che proprio lui potesse tirare in ballo un tale argomento.
“Come sta?” Chiese il maestro di Pokémon.
“Dovrebbe telefonarmi a momenti …” Fece in tempo a dire Delia, prima che il videotelefono squillasse e lei corresse a rispondere con Lotad in braccio.
Ash fu ben attento a spostarsi dalla visuale del figlio.
“Pronto, nonna!”
Nell’udire la voce di Mat gli venne un groppo alla gola.
Delia salutò con un largo sorriso: “Come sta il mio caro nipotino?”
Il maestro di Pokémon si ricordò dello specchio appeso alla parete dietro al telefono e, mantenendosi ad un’angolazione che gli garantiva di non essere visto, si mise a fissarlo. Riuscì a scorgere in modo abbastanza definito la figura di suo figlio e non seppe quale strana forza gli impedì di smetterla di fissarlo ed andarsene.
Matthew era cresciuto molto dall’ultima volta che l’aveva visto, ora aveva quasi undici anni ed iniziava a somigliargli in modo inquietante; ma gli occhi e i capelli erano senza dubbio quelli di Misty.
“Ma che ci fai con un Lotad in braccio?” Esclamò il ragazzino, incredulo.
“Oh questo …” Delia si fece scappare una risata isterica, cercando di pensare a qualcosa da dirgli.
“Vediamo … me l’ha portato il professore.”
Matthew non sembrò molto convinto, ma non domandò altro. Frugò nel suo zaino mostrando alla nonna il porta medaglie.
“Guarda, ho la medaglia tuono!” Si vantò, con un largo sorriso. Una voce maschile dal tono melodioso s’intromise: “Mat … smettila di fare lo sbruffone, sei solo un moccioso. Fammi salutare la zia.”
Leon strappò di mano il Pokedex a Mat.
Ash lo guardò con un’espressione strana, non riuscendo bene a ricordare chi era.
“Ciao zia Delia!” Esclamò il ragazzo, sorridendo.”Come te la passi?”
“Leon!” Nonostante si fossero visti poche volte nel corso degli anni, i due andavano molto d’accordo, forse perché quest’ultima apprezzava in particolar modo la galanteria del pronipote, figlio della sorella maggiore della moglie di suo figlio.
Il Pokèdex venne nuovamente strappato di mano alla persona che stava parlando e Mat fece la sua comparsa nello schermo, indispettito.
“Se vuole parlarti può chiamare con il suo di telefono invece di far spendere soldi a me.”
A Delia venne da sorridere. Notò che Ash stava ancora spiando la videochiamata dallo specchio alle sue spalle, così si spostò leggermente di lato in modo che potesse vedere meglio.
“Dove sei? Mi faresti vedere?” Chiese gentilmente al nipote.
Mat annuì con un sorriso, voltando lo schermo del Pokédex verso un paesaggio mozzafiato. Ash riconobbe le vaste campagne sul percorso per Vermilion City; se suo figlio aveva già la medaglia tuono, probabilmente ora si stava dirigendo a Saffron City.
La figura di una ragazza dai capelli neri e corti appisolata accanto ad un Houndoom attirò la sua attenzione. Maky.
Un’ondata di gratitudine gli fece abbozzare un sorriso: Delia gli aveva raccontato di quello che era accaduto a Matthew a bosco Smeraldo e Ash non poteva che essere grato a quella ragazza per aver difeso suo figlio.
“La ci sono i miei Pokémon nonna, ho preso anche un Meowth!” Spiegò Mat, entusiasta.
Lo schermò si spostò lievemente, mostrando ad Ash ciò che era curioso di vedere: del Charmander cromatico aveva sentito parlare da Delia, ma degli altri Pokémon non sapeva nulla.
C’erano uno sguazzante Magikarp che nuotava con allegria in un piccolo laghetto, un Pidgeotto appollaiato sul ramo basso di un albero, un Larvitar che stava scavando una buca, un Meowth intento a mangiare e, infine, un grosso Raichu che si stava allenando da solo, menando calci e pugni da tutte le parti.
Quell’ultimo elemento della Squadra di Mat sorprese il maestro di Pokémon in modo particolare: era uno strano scherzo del destino che suo figlio avesse proprio la forma evoluta del suo primo Pokémon. Che fosse destinato a superarlo? Ash ne era sicuro.
Lo schermò del videotelefono diventò nero di colpo.
“Scusa nonna, ho finito il credito per le videochiamate.” Spiegò la voce di Matthew.” Ci sentiamo un’altra volta.”
Ash si lasciò sfuggire un sospiro, come per sfogare la tensione che aveva accumulato. Voleva molto bene a suo figlio e non si sarebbe mai perdonato per averlo abbandonato alle sole cure di Delia, senza fare il padre.
La verità era che dopo la morte di Misty gli era crollato il mondo addosso e aveva avuto paura di non essere in grado di crescerlo da solo. Il dolore della perdita non solo della moglie, ma anche della bambina che lei si portava in grembo, era stato  troppo forte e l’aveva fatto sentire debole, così aveva preferito scappare invece di affrontare le sue responsabilità. Dopodiché, per vergogna, non aveva mai trovato il coraggio di provare a riallacciare i rapporti con Mat e la distanza fra loro si era fatta sempre più grande, tanto che ormai non si vedevano da un anno.
“Ash, ti senti bene?” Gli domandò Delia, vedendolo così scosso. Lui si passò una mano sulla fronte, massaggiandosela.
“Vuoi andare in camera tua a fare riposare?” Chiese ancora la donna.
Il maestro di Pokémon annuì con un cenno del capo:”Mi riposo un po’, ma il divano può bastarmi.”
Andò a stendersi in salotto, desideroso di chiudere gli occhi. Aveva volato per parecchie ore con Charizard e si sentiva indolenzito. Pikachu saltò sul divano, accoccolandosi al suo fianco.
 
 
 
 
 
 Gary Oak aveva appena finito di parlare con un famoso ricercatore e osservatore delle isole Orange, Tracey, quando qualcuno suonò il campanello per accedere al laboratorio. Aprì il portone principale con un telecomando, rimanendo a bocca aperta quando davanti ai suoi occhi apparve la figura del suo vecchio rivale: Ash Ketchum.
Dopo un primo momento di stupore si riprese.
“Ash, qual buon vento!”
Il rivale lo salutò con un cenno della mano.
“Cosa ti porta qua?” Domandò Gary, sorseggiando del Tè.
“Vorrei salutare i miei Pokémon.”
Il Professor Oak non fece troppe domande. Da quando Ash aveva perso la moglie, si era sempre sentito un po’ a disagio in sua presenza, incapace di trovare le parole giuste da dirgli.
Era stato lo stesso Ash a cambiare. Una volta era un tipo solare e talmente impulsivo da essere quasi imbranato, ma che aveva sempre le parole pronte: dopo quell’evento triste era diventato cupo e solitario.
Erano sempre stati rivali –loro due – ma Gary non poteva non essere dispiaciuto per quella situazione. In fondo si conoscevano fin da piccoli e gli sarebbe piaciuto tornare a parlare con lui in modo spontaneo – anche se non privo di battibecchi – come una volta.
“Nemmeno il tempo può curare certe ferite.” Si disse tristemente, mentre accompagnava Ash all’esterno del laboratorio, nella riserva dove erano ospitati i Pokémon. Prima che il maestro di potesse muovere un passo, una Meganium lo raggiunse al galoppo, investendolo letteralmente e strusciandogli la grossa testa verde contro la guancia.
Ash rispose con una carezza pacata, ma gentile.
“Pika pika!”
Il piccolo Pokémon giallo indicò un albero in lontananza. Uno Sceptile scese silenzioso nonostante la sua mole, salutando Ash da lontano per poi raggiungerlo. Insieme continuarono la passeggiata nella riserva, per riunirsi a tutti gli altri compagni di avventura dell’allenatore.
Ash sapeva bene dove andare per trovare ognuno di loro.
Snorlax era nel suo periodo di letargo, quindi l’uomo passò al suo fianco limitandosi a toccarlo appena e guardarlo con affetto. Quello era uno dei suoi Pokémon più forti, anche se aveva un piccolo inconveniente: nel periodo di letargo era impossibile svegliarlo.
Si fermò sotto ad un enorme albero dove di solito riposavano i suoi Pokémon d’erba  e coleottero nei pomeriggi caldi come quelli: il suo vecchio amico Bulbasaur gli venne incontro, insieme a Leavanny, Heracross e Torterra.
Poi si avviò alla zona arida dei Pokémon di tipo fuoco terra e roccia: Salutò Gliscor, Emboar, Scrafty, Gilalith, Krokodile, e Donphan.
Successivamente fu il turno di tutti gli altri: Unfezant, Samurott, Seismitoad, Kingler, Muk, la mandria di Tauros, Typhlosion, Noctowl, Donphan, Swellow, Corphish, Torkoal, Glalie, Staraptor, Infernape, Buizel, il vecchio Blastoise e, infine, le sue recenti catture: Sandlash, Vulpix, Kadabra, Ampharos, Mudkip, Absol, Lucario e Darmanitan.
Dopo un lungo periodo passato a riflettere in loro compagnia, decise di tornare da Delia. Aveva bisogno di una pausa per pensare: le avrebbe chiesto di fermarsi a Pallet Town per un po’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo capitolo è slegato dalla trama principale ma ho voluto metterlo per approfondire un po’ di piu la questione Ash, se vi piace l’idea, probabilmente ne inserirò altri 2 o 3 nel corso della storia. Mi scuso se l’ultima parte assomigliava un po’ ad una lista della spesa, ma volevo dare un quadro generale di quali sono i Pokémon di Ash al momento …quelli che non ho nominato ovviamente sono in squadra con  lui. Mi spiace che i commenti stiano diminuendo di nuovo, spero di sentirvi numerosi e di aver scatenato la vostra curiosità con questo capitolo XD
   
 
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