ELIZABETH
ANNE SMITH- urlò Richard agitando una mano davanti al mio viso.
-Iuuu huu-
disse ancora dandomi un pizzicotto sulla guancia.
-Ci sono
Ric, non sono sorda- gli risposi io spostando il suo braccio e ricambiando il
sorriso.
Stavamo
facendo colazione con Camille e Clodette e tutti mi guardavano divertiti.
-Hai
mangiato un fungo allucinogeno per caso?- mi chiese Clodette ironicamente.
Le feci la
linguaccia e poi mi misi a ridere. Probabilmente non mi ero resa conta che
avevo passato gli ultimi venti minuti a fissare il muro, tormentando le uova
nel mio piatto con la forchetta.
No, nessun
fungo allucinogeno.
Solo Zayn
O’Connor e il suo essere meraviglioso. Non era tornato nella stalla la sera
prima e così me ne ero andata. Ma fondamentalmente non m’importava: avevamo
vissuto insieme un momento magico e io non riuscivo a pensare ad altro. Avevo
dormito poco, mangiato poco (cosa che non era assolutamente da me) e ora
sembravo in trance.
Sorrisi a
Richard che mi guardava divertito e mangiai un po’ di uova che Clodette aveva
amorevolmente cucinato per me.
-Secondo me
è innamorata- disse Clodette alzandosi e sospirando.
Camille
cominciò a ridere e io rimasi pietrificata sulla sedia.
-No.. no..-
risposi cercando di difendermi.
-E’ inutile,
Clodette ha un sesto senso per queste cose- mi disse ironicamente Richard.
-Fratellone,
vuoi che tiro fuori io il mio sesto senso e comincio a smerdarti?-
Richard alzò
le mani in segno di arresa e mi sorrise.
-Comunque
secondo me ha ragione- concluse ridendo.
-Liz, è per
te alla porta!-urlò Jackson.
-Uuh magari
è il ragazzino- disse Richard sorridendo.
-Mica avevi
smesso?-Gli chiesi alzandomi.
Mio fratello
sbuffò e scosse la testa.
M’incamminai
verso la porta di casa. Non so per quale motivo, ma speravo che a cercarmi
fosse Zayn.
-Liz!- una
voce a me familiare urlò il mio nome: Amy, la mia migliore amica.
Le corsi
incontro e ci abbracciammo a lungo.
-Da quanto
tempo Amy, non sai quanto mi sei mancata!-
-Infatti
sono appena arrivata da Londra e sono venuta a salutarti. Oggi dedicheremo
un’intera giornata a noi due.. A proposito: ho visto quattro bellissimi ragazzi
nel tuo giardino, cos’è questa novità?-
Era sempre la stessa, con la solita parlantina.
La presi per mano e l’accompagnai dentro casa.
La carrozza
di Amy ci stava portando verso il centro città e io e la mia amica non avevamo
smesso un attimo di parlare. Ci conoscevamo da quando eravamo piccole e ogni
mio ricordo dell’infanzia comprendeva anche lei. Era partita per Londra in
febbraio per andare a trovare suo padre ed erano stati per me dei mesi
tristissimi.
-Beh, ora
però voglio che tu mi racconti di quei ragazzi!- mi disse Amy cambiando
discorso.
-Cosa ti
devo dire?-
-Prima di
tutto cosa ci fanno nel tuo giardino! Sembrano dei modelli-
Risi.
-Sono i
nuovi stallieri-
-Cosa?!- mi
chiese lei sbalordita – e Johnny, Mark, Sebastian, Luuk e Ralph?-
-Li ha
licenziati mio padre- risposi abbassando lo sguardo.
Mi guardò
tristemente – Ralph era stato il suo primo amore- ma subito dopo mi fece cenno
di continuare.
-E quindi
mio padre li ha assunti come stallieri. Sono molto carini, a parte uno..
Harold, riccio .. con gli occhi verdi- cercai di farle capire chi fosse.
-Liz non so
chi sia, io ne ho visti solo quattro e nessuno di quelli mi sembrava riccio. Ma
perché non è carino?- mi chiese voltandosi per guardarmi.
-Non è
propriamente un gentiluomo- risposi sorridendo.
-Però ti
piace, giusto?-
-NO,
assolutamente no!- urlai.
-Calma,
calma.. Era per capire, sei arrossita mentre ne parlavi e di solito quando ti
piace un ragazzo e ne parli arrossisci-.
-No Amy, davvero- cercai di dirle in maniera convincente.
-Oh Lizzie
mi sei mancata così tanto!- disse Amy gettandomi le braccia al collo appena
scese dalla carrozza.
Sorrisi con
il viso immerso nei suoi capelli rossi liscissimi. Mi era mancato sentire quel
soprannome, con cui soltanto lei, dopo mia madre, mi chiamava.
-Anche tu,
tantissimo. Non immagini quanto! Ho proprio bisogno di te in questo momento..-.
Mi lasciai sfuggire queste ultime parole ma subito me ne pentii. Sapevo quanto
Amy si sarebbe preoccupata e non avrei dovuto aprir bocca, ma ero sempre la
solita.
In men che
non si dica gli intensi occhi blu della mia amica avevano iniziato a scrutarmi
interrogativi e curiosi.
-Cosa
diamine stai combinando?- chiese alzando un sopracciglio.
Feci un
sorriso e trentadue denti per sdrammatizzare e la convinsi a sedersi con me a
uno dei tavolini della pasticceria che dava sulla piazza, così avremmo potuto
parlare. Ordinammo due tazze di the per non rovinarci l’appetito per il pranzo.
Il cameriere
si sistemò i baffetti e posò sul nostro tavolo le ordinazioni, una teiera
contente latte freddo e salviettine profumate al limone.
-E’
fantastico tornare qui dopo tanto tempo. Mi mancava il profumo di mare, la
brezza leggera, la gente.. sentire l’accento di qui e soprattutto tu! Anche zia
Margie, zio Carl, Billy e..- sospirò – sono felice di essere a casa per un
po'!-.
Le sorrisi.
Anche Amy
aveva perso la madre da piccola ed era cresciuta con il padre, la sorella di
lui, Margie e il marito Carl. Suo cugino Billy era stato per lei come un
fratello ed era stata dura per lei doverli lasciare tutti per andare a stare
dal padre, che nel frattempo si era trasferito a Londra per trovare lavoro.
-Ma dimmi, Londra com’è?-
Mi sorrise mentre i suoi occhi s’illuminavano.
-Dire che è fantastica e dire poco! Veramente me ne sono innamorata. È la città dei miei sogni- mi rispose tutto d’un fiato.
La guardai
mentre continuava a sorridere. Mi era davvero mancata, e avevo proprio bisogno
di un’amica in quel momento. Dovevo chiarire le idee sulla mia vita.
-.. e quindi
niente, alla fine lui è tornato in Italia e io sono tornata a casa-.
La guardai
confusa, aveva continuato a parlare di qualcosa ma io ero stata distratta dai
miei pensieri.
-Amy scusa,
potresti ripetere?-
-Tranquilla
cara, me ne ero accorta. Comunque non era niente di importante-. Mi disse.
-Amy mi
dispiace-. Le dissi abbassando lo sguardo per trattenere le lacrime.
-Tu Liz hai
bisogno di parlare, e hai bisogno di un’amica giusto? Rossa con gli occhi
azzurri e di nome Amy. Mi somiglia
abbastanza, no?-
L’abbracciai
forte mentre le lacrime scendevano sul mio volto.
-Su forza,
un bel respiro e dimmi tutto- m’incoraggiò Amy.
-Tutto è
partito da quanto sono arrivati i nuovi stallieri. Loro sono carinissimi, ma
hanno qualcosa di particolare che li rende diversi da tutti i ragazzi comuni.
All’inizio ero rimasta colpita da Harold, il ragazzo di cui prima ti ho
parlato. Lo sognavo di notte, ma non era come i sogni normali un po’ confusi, tutto
era invece nitidissimo e sembravano così reali.. poi però l’ho conosciuto
meglio ed era scorbutico, serio, non come i suoi fratelli. È come se mi
odiasse, ma non riesco a capire per quale motivo.
Ieri poi è
venuto a casa mia Lord Brennan..-
-Lord Brennan?-
mi chiese Amy sbalordita.
-Si, lui.
Mio padre ha organizzato una cena per farci conoscere, vuole che io lo sposi,
ma proprio non ci riesco, mi fa ribrezzo solo a guardarlo! Durante la cena le
cose si sono complicate e lui ha cominciato ad utilizzare le maniere forti. Non
so come, quando, perché, ma sono entrati in sala Harry e Zayn e mi hanno
salvata. Harry era furioso, mentre Zayn mi portava fuori in braccio ho sentito
Harr.. Harold che urlava arrabbiato e mi difendeva. Ero contenta, speravo che lui
mi avesse perdonato, che lui mi volesse bene.. ma poi ha beccato me e Zayn
mentre ci baciavamo e tutte le mie certezze si sono distrutte-.
-Aspetta,
aspetta: tu e Zayn vi siete baciati?!- mi chiese confusa Amy.
-Si, è
successo tutto così velocemente che non me ne sono resa conto. È stato
bellissimo, ma.. faccio sogni strani, dove sogno che io e Harry ci baciamo. Io
dovrei amare Zayn, sognare lui, e invece perché non è così?-
Amy mi
guardava con gli occhi sbarrati.
-Liz,
aspetta.. tu prima mi hai detto che speravi che Harold ti avesse perdonata.
Perché? Cos’è successo?-.
Speravo che
quella domanda non me l’avesse mai fatta.. ma ormai dovevo dirglielo.
Le foto di
Erin e Harry comparvero improvvisamente davanti ai miei occhi.
Le raccontai
tutto. Il suo stupore cresceva sempre di più, sembrava che la storia l’avesse
coinvolta. I miei occhi si stavano riempiendo di lacrime. Amy se ne accorse e
appoggiò delicatamente la sua mano sulla
mia. Mi sorrise e quello fu più eloquente di mille parole. Avevo ritrovato la mia
amica, e mi sentivo meno sola.
-Liz
quindi.. ti piace Harry?-
La guardai.
Guardai il cielo, il mare in lontananza, chiusi gli occhi per qualche secondo,
e poi abbassai la testa. Le avevo detto che sognavo Harry, ma Zayn era nella
mia mente e dopo il bacio della sera prima.. avrei tanto voluto che succedesse
di nuovo. Solo che non l’avevo mai ammesso a me stessa, né ero sicura che fosse
vero, ma Harry aveva qualcosa che mi aveva colpita. Non ero sicura dei miei
sentimenti per lui, né di quelli per Zayn.
Non annuì e Amy comprese che la confusione nella mia testa era forse più forte di quella nel mondo attorno a me.
Avevo
salutato Amy, che sarebbe tornata a casa per sistemare le valigie e salutare i
suoi parenti. Aveva cercato di convincermi a tornare a casa, così avrei
ricevuto un passaggio. Ma avevo preferito rimanere in città e fare un giro e
poi sarei tornata a casa a piedi, in fondo mi piaceva camminare.
Mi diressi
verso la biblioteca della città. Adoravo stare in mezzo ai libri. La cosa che
avevo sempre amato era il loro profumo. Sin da piccola mi sedevo nelle
poltroncine della sala lettura e mi immergevo nelle letture di romanzi,
racconti fantastici di principesse che venivano salvate dai loro principi.
Avevo sempre
creduto nella storia del principe azzurro, ma crescendo mi ero accorta che era
tutta un’illusione, una fantasia. Solo nei sogni puoi costruire la tua vita
ideale, nella realtà invece è tutto così triste e faticoso.
In fondo chi
poteva essere il mio principe azzurro? Lord Brennan? Risi da sola mentre mi dirigevo nel reparto
“fantascienza”.
Camminavo
tra gli scaffali, dove i libri erano ordinati in ordine alfabetico.
“G.. H.. I..L”
Mi fermai su
un libro, dalla copertina blu e con il titolo in rilievo: “L’artiglio
d’argento”.
Lo tirai
fuori, ma era così pesante che cadde.
-Silenzio in
biblioteca- mormorò maleficamente una donnina spuntata dal nulla.
Annuì per
non mancarle di rispetto ma risi tra me e me.
Il volume
era pesantissimo e ricorsi all’ausilio di entrambe le braccia per portarlo fino
alla poltrona che avevo individuato poco prima. Harry lo avrebbe alzato con un
mignolo.. ma Harry non era li. E non avrebbe dovuto nemmeno essere nei miei
pensieri.
La mia mente
figurò allora Zayn che portava quel libro al posto mio ma.. nemmeno questo
aiutò. Immaginai le sue forti braccia scorrere sulla mia schiena e .. chiusi
gli occhi e sbuffai. Altro che fungo allucinogeno, sembravo psicopatica.
Aprii la prima pagina e mi immersi nella lettura.
La protagonista del libro si chiamava Eloise, figlia di un contadino che per saldare un antico debito era al servizio di un feudatario crudele. La sua vita mi ricordava la mia: niente madre, padre assente, difficoltà continue.. era monotona, ma un giorno s’innamorò del figlio del feudatario. Un giovane di una bellezza unica che aveva visto per la prima volta quando era andato a caccia col falcone del padre. Non riuscii a concludere quel libro. Mentre lo leggevo qualcosa si accese nella mia mente e capii.
“Lo salutai, mentre lui con gli occhi rossi guardava la mia ferita sul braccio” ero a pagina novantanove e quella frase l’avevo riletta dieci volte. Perché mi ricordavano maledettamente quelli di Harry e Zayn?
“La stanza era piena di quadri, tutti con le loro foto. Le date: 1240, 1452..”
Chiusi il libro spaventata e lo riposi nello scaffale.
Uscii velocemente dalla biblioteca ignorando il saluto della commessa.
Quel libro mi aveva ricordato i miei nuovi stallieri. Harry in particolare.
Maledissi il momento in cui avevo preso in mano quel libro.
Uscii sulla piazza, non badavo alla pioggia e nemmeno alla strada che avevo intrapreso.
Pensavo solo al libro.. e a Harry e Zayn.