Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Vanilla_91    13/09/2013    9 recensioni
Tokyo, centro della cultura, finanza, educazione e politica. Oltre alla grande presenza di quartieri, scuole, college, musei e ferrovie la dinamica e moderna capitale ha un lato di sè che pochi conoscono veramente.
La città è capeggiata da diverse bande a cui nessuno osa ribellarsi. Le organizzazioni criminali si suddividono il potere, ma due sono quelle che esercitano una maggiore influenza.
Kagome è una giovane ragazza di 18 anni che, suo malgrado, si ritrova invischiata in questo brutto ambiente e farebbe di tutto per uscirne. Inuyasha è nato e cresciuto in questo clima e non fa fatica a destreggiarsi tra individui loschi e situazioni difficili.
Due persone così diverse, con sogni e destini contrastanti, due ragazzi costretti a crescere in fretta.
Dal testo:
"Ciò che io ho sempre voluto è diventare qualcuno. Essere potente, temuto e rispettato. Voglio che quando gli altri mi vedano passare sappiano di essere inferiori. Non è ciò che ognuno vorrebbe?"
"No!"
"No? Se non è questo, cos'è che tu vorresti? Cosa c'è di più bello del potere?"
" E' semplice: la libertà!"
Riusciranno i protagonisti a trovare ciò che hanno sempre cercato?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Il linguaggio utilizzato potrebbe forse infastidire alcuni lettori più sensibili a certe tematiche.



La tensione era percepibile nella camera mentre aspettavo trepidante una risposta da Sango.
-No, Kagome-chan, il suo nome non mi è nuovo, ma non credo di conoscerlo.- mi disse.
Avevo raccontato alla mia migliore amica tutto ciò che la sera precedente era accaduto, sperando che almeno lei potesse raccontarmi qualcosa a proposito di quello scorbutico ragazzo.
Le sue parole mi avevano terribilmente spaventata ed impedito di riposare per tutta la notte. La sua spocchia mi lasciava intendere che fosse ben sicuro della sua posizione e dei guai che poteva crearmi, ed io non avevo bisogno di altri casini nella mia esistenza già così complicata. Non solo dovevo preoccuparmi di Naraku, ma adesso anche delle minacce di quel ragazzo.
-Forse, Ka-chan, non era nessuno di importante e ti ha detto quelle cose solo per spaventarti.- disse, nel tentativo di rassicurarmi.
-Vorrei crederlo anche io, amica mia, ma è da questa mattina che ho un brutto presentimento e in più quel tipaccio era troppo sicuro delle sue parole. Non stava bleffando.-
-In ogni caso non può realmente farti del male, Kagome. Sei sotto la protezione di Naraku..-
-Protezione? Se non riesce ad acciuffarmi prima il teppista di ieri, finirò comunque nelle mani di Naraku.- bisbigliai sconsolata.
-C..cosa vuoi dire?-
-Naraku ieri mi ha messa alle strette. Mi ha concesso cinque giorni, anzi oggi quattro, per decidere se diventare la sua amante o una prostituta.- le spiegai trattenendo a fatica le lacrime.
-Kagome, ma..-
-Non chiedermi cosa ho intenzione di fare perché non lo so nemmeno io. Sappiamo entrambe che se anche mi concedessi a lui finirei ugualmente in mezzo alla via. Tutti sanno che quando Naraku si stanca “delle sue donne” le rivende come prostitute. Il mio destino è segnato in ogni caso, Sango.- dissi asciugando con un gesto stizzito una lacrima sfuggita al mio controllo.
Sango aprì la bocca, ma nessun suono ne uscì. Sapevo che stava pensando a qualcosa da dire o fare per risollevarmi il morale, ma anche a lei la cosa risultava difficile. Apprezzai comunque il suo sforzo e le sorrisi leggermente rincuorata. Qualsiasi cosa mi fosse accaduta, di una cosa ero certa: avrei sempre potuto contare sulla mia migliore amica.
Decisa a cambiare argomento e rendere quel pomeriggio meno angoscioso, tentai di parlare, ma dei colpi alla porta me lo impedirono.
-Avanti.- invitò Sango.
-Kagome, Naraku vuole vederti immediatamente.- mi annunciò con aria seria uno dei tirapiedi di Naraku.
Scambiai uno sguardo sconsolato con Sango, mentre la paura mi assaliva. Possibile che fosse già venuto a sapere ciò che era accaduto la sera precedente? Mi sarebbe toccato subire l’ennesimo duro pestaggio che lui mi somministrava come castigo?
Il signor Kumo era estremamente violento, ed io ancora portavo sul mio corpo i segni del suo ultimo attacco di collera.
-D..di cosa si tratta?- chiese esitante la mia migliore amica.
-Non ci è dato saperlo, ma Naraku sta ricevendo degli ospiti molto importanti.- spiegò il leccapiedi.
-Di chi si tratta?- provai a chiedergli incuriosita.
-Non ne ho idea, ma non farmi perdere altro tempo. Muoviti se non vuoi subire le collere del signor Kumo.- mi riprese scorbutico quello.
Mi limitai ad annuire e a seguirlo fuori dalla stanza. Mentre percorrevo gli isolati corridoi, sentì il senso di inquietudine che mi aveva assalita quella mattina farsi più pressante. Giunta dinnanzi all’ufficio di Naraku sospirai e deglutendo cercai di mandar giù il groppo che mi serrava la gola. Portai una mano sul cuore, come se potessi così controllarne e bloccarne i battiti accelerati, e alla fine bussai. Qualsiasi cosa mi avrebbe riservato il futuro, l’avrei affrontata a testa alta.
 
 
 
Avevo passato la notte con una delle sciacquette di turno, ma nemmeno sfogare tutto il mio malumore su quel corpo sensuale e procace era servito a mitigare la mia rabbia. Le parole pronunciate con stizza e sdegno da quella ragazza mi provocavano una rabbia incredibile. Se poi ripensavo al suo schiaffo, a quel gesto così avventato, sentivo una voglia matta di fargliela pagare. Avevo passato la notte insonne pensando a quale fosse il modo più adatto per avere la mia vendetta. Glie l’avrei fatta pagare, l’avrei sottomessa al mio volere, scopata e poi abbandonata. Il fatto che fosse di Naraku rendeva le cose più complicate, ma nulla era impossibile per un Taisho.
Mio fratello era a capo dell’unica banda della città che poteva permettersi di tener testa a Naraku. Molti anni prima i nostri genitori si erano fatti la guerra, ma capendo quanto ciò fosse inutile i nostri clan erano infine giunti ad una tregua.
Odiavo Naraku. Lo reputavo un essere viscido, falso, ingannevole e troppo violento, persino per i miei gusti. Proprio come Sesshomaru, non mi fidavo di lui, ma il suo attaccamento per i soldi, il suo essere continuamente alla ricerca di nuove ricchezze, in quel caso sarebbe stato un vantaggio per me.
La puttanella che la sera prima mi aveva sfidato era molto bella, sapevo che per lei il bastardo mi avrebbe sfilato un ben po’ di yen, ma ero determinato ad averla.
Quella mattina, troppo impaziente per attendere, mi ero fiondato poco dopo l’alba nel lussuoso appartamento che Sesshomaru divideva ormai da tempo con Rin. Avevo impiegato diverso tempo a convincerlo che avrei trovato il modo di recuperare il denaro che avrei speso e alla fine, probabilmente stanco di ascoltarmi, mi aveva invitato a fare come preferivo.
I soldi non erano un problema per me, ma prevedevo che il pagamento a cui mi avrebbe obbligato Naraku sarebbe stato tanto ingente da incontrare le proteste di Sesshomaru.
Quando raggiunsi l’abitazione del bastardo era primo pomeriggio; Fui accolto con tutti gli onori e non dovetti attendere molto prima di incontrare  il padrone di casa.
-Inuyasha, è un piacere averti ospite in casa mia.- mi disse invitandomi a prendere posto nel suo ufficio.
Una cameriera, giovane ed estremamente graziosa, si affrettò ad offrirmi del tè ed ogni genere di leccornia e solo dopo aver servito entrambi, lasciò la stanza accompagnata dallo sguardo malizioso di Naraku.
-Ora che siamo soli posso chiederti cosa ti porta qui. Ci sono forse dei problemi?- mi domandò.
-Nulla del genere. Sono qui per una questione un po’ più..personale.-
-Personale? Di cosa si tratta?- mi chiese realmente interessato.
-Immagino tu sappia del summit che si è tenuto ieri.- cominciai.
-Ovviamente. Forse qualcosa non è andata come doveva? Ci sono forse problemi con qualche gruppo?-
-Se così fosse stato avrei risolto i miei problemi da solo.- mi affrettai a chiarire. –Purtroppo la mia questione personale mi conduce a te. Ieri sera ho fatto un incontro davvero interessante.-
-Oh, ora capisco. E così una delle mie pupille ti ha particolarmente colpito.- esclamò con un sorriso malizioso.
Vidi la sua espressione distendersi, mentre probabilmente già pregustava il momento in cui gli avrei offerto del denaro per la ragazza in questione.
-Già..- ammisi, non intenzionato a rivelargli ciò che realmente era accaduto.
-Di chi si tratta? Megumi? Tomoko? O forse la focosa Hikari?-
-Non conosco il suo nome in realtà.- dissi, realizzando solo in quel momento la cosa.
-Immagino tu fossi impegnato a scoprire altro. Non è un problema, le farò chiamare tutte e tre e mi dirai qual è quella che vuoi.-
Mi toccò attendere finchè tutte e tre le donne non furono al mio cospetto. Impossibile negare il fascino di ognuna, ma nessuna di queste possedeva gli occhi ribelli, lo sguardo fiero e la lingua lunga della ragazza che la sera prima aveva osato sfidarmi. Naraku mi lasciò il tempo di studiarle e le congedò poi con un cenno del capo.
-Allora chi è delle tre?- mi domandò.
-Non è nessuna di loro. Le donne che mi hai mostrato sono troppo..mature. La ragazza in questione avrà all’incirca 18 anni, la carnagione chiara e lunghi e lisci capelli neri.-
-Ieri sera io ho mandato al summit solo le donne che ti ho mostrato.- mi disse aggrottando le sopracciglia confuso.
-A meno che tu non stia parlando della piccola Kagome.- mi disse spalancando gli occhi.
-Non conosco il suo nome.- ribadii.
-Tu l’hai avuta? Si è concessa a te?- mi disse con tono agitato e serrando la mascella in un gesto di nervosismo.
-Non so nemmeno se è della stessa persona che stiamo parlando.-
Aprì con gesto stizzito uno dei cassetti della scrivania, cercò tra alcune scartoffie per poi tirarne fuori una fotografia che mi porse. La foto ritraeva due ragazze giovani, una mora e una castana, che sorridevano all’obiettivo. Riconobbi immediatamente nei tratti giovanili di una delle due, la stronza che la sera prima aveva osato schiaffeggiarmi.
-Sì, è lei.- dissi indicandola.
-Tu l’hai avuta?- mi domandò ancora.
Mi chiesi cosa l’avesse spinto a reagire così. Chi era quella ragazza? Probabilmente, pensai, a letto doveva essere una vera bomba o più verosimilmente si trattava della sua amante del momento.
Se le mie ipotesi erano giuste, quel dettaglio rendeva le cose più complicate e soprattutto più costose.
-No, ma la voglio.-
-Non è di una qualunque che stiamo parlando..-
-Non perdiamo tempo con inutili chiacchiere, Naraku. Arriviamo al dunque e dimmi quanto vuoi per quella ragazza.-
-Sempre diretto, Inuyasha. Sono molto affezionato alla piccola Kagome e se i nostri clan non fossero legati da una solida unione non potrei mai cedertela.-
-Quanto vuoi?- gli domandai diretto, deciso a chiudere la cosa in fretta.
Lo vidi sorridere soddisfatto, prima di propormi una cifra impronunciabile. Si trattava davvero di una somma ingente e di sicuro Sesshomaru si sarebbe arrabbiato molto, ma come avevo già detto ero disposto a tutto per avere quella donna. Avrei avuto la mia vendetta e lei avrebbe imparato a sue spese cosa significava mettersi contro Inuyasha Taisho.
 
 
Quando spalancai la porta compresi che la situazione era ancor peggiore di quanto pensassi. Il ragazzo che la sera prima avevo schiaffeggiato se ne stava comodamente seduto in poltrona di fronte Naraku e il riguardo con cui veniva trattato mi lasciò intuire che quello era davvero un pezzo grosso. Se la mia vita fino a quel momento era stata un inferno, probabilmente tra un minuto sarebbe finita.
-Buongiorno.- dissi inchinandomi e tentando di mantenere un’espressione indifferente.
-Mi ha fatto chiamare, signor Kumo?-
L’espressione felice e soddisfatta di Naraku mi confondeva, ma avevo imparato a non fidarmi di lui.
-Sì, Kagome, ho delle cose da dirti.-
Mi limitai ad annuire aspettando che continuasse.
-Immagino tu abbia riconosciuto il signor Taisho. L’hai incontrato ieri.- mi disse con tono mellifluo.
-S..sì, ma non vedo cosa questo c’entri con me.-
-C’entra mia piccola Kagome. C’entra perché da oggi appartieni a lui?-
-Come? Di cosa stai parlando, Naraku?- dissi abbandonando quel tono formale e il distacco che per anni mi ero impegnata a mantenere.
-Hai capito bene. Il signor Taisho ti ha comprata. Quindi ora va su e sbrigati a fare le valigie. Andrai via con lui.-
-Comprata?- urlai –Io sono una persona, non una mucca. Non sono in vendita.-
-Tu mi appartieni. E io dispongo delle mie cose come più preferisco.- mi contraddì assumendo un tono ammonitorio.
Non mi lasciai spaventare.
-Io non appartengo a nessuno se non a me stessa. Ti devo dei soldi, ma questo non significa che sono in vendita.-
Lo vidi alzarsi e avvicinarsi rapidamente a me. Nonostante conoscessi le sue intenzioni, non arretrai. Mostrargli la mia paura, sarebbe stata una resa.
-Tu mi ubbidirai.- ringhiò ad un centimetro dal mio viso.
Subito dopo il palmo della sua mano si abbatté con forza brutale sulla mia guancia.
Ignorai il dolore. Quella volta ero decisa a non cedere. Non avevo ormai più nulla da perdere.
-No.- ribadii.
Vidi il suo braccio sollevarsi di nuovo, pronto a colpirmi ancora, ma le parole dell’altro uomo presente nella camera lo fermarono.
-Non picchiarla. Troverò io il modo per farmi ubbidire.- dichiarò.
Aprì le labbra pronta a rispondere a tono, ma la viscida minaccia sussurrata da Naraku mi bloccò.
-Se osi disubbidirmi farò in modo che questa notte tutti i miei uomini si sollazzino tra le gambe della tua amichetta Sango.-
Sapevo che la sua crudeltà non aveva limiti e che sarebbe stato realmente capace di fare una cosa del genere.
Chinai il capo e morsi le labbra per evitare di rispondere.
Non avrei condannato anche Sango.
-Va di sopra a fare i bagagli.- mi ordinò con tono imperioso Naraku.
-No. Sono ansioso di tornare a casa e non ho voglia d’attendere. Fa in modo che le sue cose siano spedite a casa mia. Partiremo immediatamente.- disse il tipo che avevo compreso si chiamasse Inuyasha.
- Concedimi almeno di salutare Sango.- pregai Naraku.
-Non ne hai il tempo. Recapiterò io personalmente i tuoi saluti alla tua amica.- mi rispose sbrigativo.
In pochi istanti fui trascinata fuori da quella casa che avevo tanto odiato ma che per molti anni mi aveva ospitata, mi obbligarono a salire su una lussuosa auto in compagnia di uno sconosciuto e a percorrere una strada che non sapevo dove mi avrebbe condotta.
-E così il tuo nome è Kagome.- mi disse il ragazzo mentre se ne stava comodamente seduto sul sedile della lussuosa limousine.
- Cosa significa tutto questo? Dove stiamo andando? Naraku non aveva nessun diritto di farmi questo. Io non sono in vendita.-
-Ah no? Strano, Naraku non sembrava pensarla così mentre intascava il mio assegno.-
- È questo il tuo modo di vendicarti? Strapparmi da casa mia per te non è altro che un gioco, vero?- lo accusai.
-Non lamentarti. Nonostante il tuo comportamento di ieri sera ho deciso di concederti un’altra possibilità. Mi ecciti e se saprai soddisfarmi una volta giunti a casa, il tuo comportamento di ieri sera non avrà conseguenze.- mi disse come se mi stesse concedendo un grande dono.
-Puoi scordartelo. Non verrò né ora né mai a letto con te.- affermai sicura.
-Davvero?- mi provocò.
-Preferirei ripulire un porcile piuttosto che essere toccata da te.-
Vidi una scintilla di rabbia attraversargli lo sguardo.
Per un istante temetti che mi avrebbe colpita, se non peggio, ma il ghigno vittorioso e cattivo che gli si dipinse sulle labbra, mi fece intuire che mi aspettava qualcosa di ben peggiore.
-Così sia allora. Se è quello che vuoi ti farò sgobbare come una schiava finchè non imparerai a tenere a bada la tua lingua lunga. Vedrai, presto mi implorerai per venire a letto con me.-
Fui tentata di rispondergli, ma per una volta preferì tacere. Se lui avrebbe, dunque, atteso un mio “invito”, sarei stata a sicuro per molto, molto tempo. Avrei davvero preferito pulire un porcile, piuttosto che concedermi ad uno sconosciuto.
Quando l’auto si fermò, l’autista corse ad aprire lo sportello per farci scendere. Mi bloccai di fronte alla vista dell’immensa casa. Se quella di Naraku era maestosa questa non era da meno.
Completamente immersa in un verde, ampio, lussureggiante e rigoglioso giardino fiorito, era circondata da alte e spesse mura. La casa si ergeva su quattro livelli e tutto sembrava trasudare lusso, prestigio e potere.
-Benvenuta a villa Paradiso, Kagome.- mi disse con tono distaccato.
Quasi mi venne da ridere. Poteva forse esserci nome più sbagliato?
-Vorrai dire benvenuta all’inferno.- lo schernì.
-Questo dipende da te.- mi disse fissandomi, prima di avviarsi verso l’entrata.
Lo seguì guardandomi con curiosità intorno e cercando di nascondere lo stupore causatomi da tutto ciò che mi circondava.
L'entrata dava su vasto salone con camino sulla parete laterale e completamente arredato in stile moderno.
-Sono a casa.- urlò Inuyasha.
-Finalmente. Vorrei tanto sapere dove sei scappato questa mattina così di fretta.- disse un ragazzo comparendo dal nulla.
Lo osservai e contemporaneamente arrossì sotto il suo sguardo famelico. Era alto almeno quanto Inuyasha, ugualmente muscoloso e altrettanto affascinante. Il suo viso, però, era meno freddo e più accomodante. Gli occhi blu brillavano vispi sotto le nere e lunghe sopracciglia e donavano un tocco esotico a quel viso dai lineamenti decisi e mascolini. I capelli corti e neri erano raccolti in uno strano codino e all’orecchio portava due orecchini che gli conferivano un’area da birbante.
-Chi è questa deliziosa creatura, Inuyasha? Da dove viene?- chiese al moro mentre si avvicinava a me.
-L’ho appena comprata. Apparteneva a Naraku.- rispose con tono sprezzante l’altro.
Quando sentì le sue parole, la rabbia mi assalì di nuovo. Avrei controbattuto, se il ragazzo dagli occhi blu non mi avesse colto di sorpresa stringendo improvvisamente le mie mani tra le sue.
-Il mio nome è Miroku, divina creatura. Cosa ne dici di fare un figlio con me?-
Le sue parole spazzarono d’un sol colpo la confusione che il suo gesto mi aveva causato. Mi allontanai da lui e indurì i lineamenti del mio viso.
-Non perdere tempo con lei, Miroku. A quanto pare ci tiene a fare la preziosa.-
-Io non faccio la preziosa. Semplicemente non vado col primo che incontro.- ringhiai, infastidita dalle sue parole.
-No? Che strano è proprio per questo che ti ho comprata. Imparerai l’ubbidienza e dopo di ciò i modi giusti per compiacermi. Fino ad allora però sgobberai come una schiava.- mi sibilò con tono duro per poi scomparire con il suo amico.
Mi lasciarono da sola e spiazzata nell’ampio ingresso, ma pochi istanti dopo fui raggiunta da un uomo che mi spiegò quelle che sarebbero state tutte le mie incombenze.
Durante l’arco pomeridiano fui costretta a lucidare tutti i pavimenti della casa, rassettare, pulire i bagni e portare fuori la spazzatura.  A fine serata potevo ben capire come effettivamente doveva sentirsi una schiava. Ero distrutta, ma preferivo di gran lunga far quello, piuttosto che svendere il mio corpo. Non avevo visto Inuyasha per tutto il giorno e la cosa mi rallegrava. L’omone, a cui era stato probabilmente ordinato di non perdermi di vista, mi condusse infine in quella che doveva essere la mia camera. Non persi tempo a guardarmi intorno, poiché tutto ciò che desideravo era fare una doccia e fiondarmi a letto.
L’acqua tiepida che scivolava sul mio corpo aiutò i miei muscoli tesi a distendersi,  insieme alla sporcizia e al sudore sentì scorrere via anche un po’ della tensione e della stanchezza accumulata.
 
 
Avevo ordinato a Bankotsu di non perderla di vista per nessun motivo. L’atteggiamento di quella ragazzina mi infastidiva, ma ero deciso a piegarla al mio volere. Il mio uomo di fiducia mi disse che la mia preda aveva svolto senza lamentarsi tutte le incombenze che le erano state assegnate e che da poco si era ritirata per la notte. Sorrisi, pensando che quello era il momento giusto per agire. Di sicuro dopo una giornata di fatiche, si sarebbe concessa a me per godere di una vita più comoda. Del resto le donne erano tutte uguali.
Aprì la porta della sua camera senza bussare ed entrai. Sentivo il rumore dell’acqua proveniente dalla doccia e decisi di non interrompere il suo bagno. Pochi minuti dopo l’acqua smise di scorrere e Kagome entrò in camera coperta solo da un leggero asciugamano. Sobbalzò per lo spavento, ma ignorai la sua reazione troppo preso dal suo corpo esposto.
Mi sembrava quasi di poter sentire, anche senza toccarla, la serica consistenza di quella nivea pelle. Le sue lunghe e snelle gambe sarebbero state perfette avvolte intorno ai miei fianchi e quei capelli scuri avrebbero creato un’adorabile contrasto sulle lenzuola chiare. Quel corpo emanava sensualità da tutti i pori. Era una tentazione troppo erotica per poterle resistere.
-T..tu cosa ci fai qui?- urlò.
-Spogliati!- le ordinai, con un tono più duro di quanto avessi voluto.
-Vattene!- protestò lei, tentando di coprire il più possibile il suo corpo con quel misero pezzo di stoffa.
Le sue proteste avevano cominciato a stancarmi. Mi avvicinai a lei e con un movimento rapido le strappai dalle mani l’asciugamano che minimamente la copriva. La visione dei suoi seni pieni, del ventre piatto e della sua femminilità aumentarono oltremodo la mia eccitazione. Con un brusco movimento l’attirai a me e la baciai con ferocia.
La sentì spingere contro il mio petto per allontanarmi, ma non me ne curai. La trascinai a forza verso il letto e l’avrei fatta presto mia se non l’avessi sentita tremare convulsamente e non mi fossi accorto delle lacrime che le rigavano il volto.
-Per quale cazzo di motivo piangi?- urlai.
-Avanti, perché ti sei fermato? Su, violentami!- mi rispose con veemenza lei.
Le sue parole mi bloccarono.
-Violentarti? Sta tranquilla che ti pagherò se è questo che ti preoccupa.- le dissi con voce grondante di disprezzo.
-Non mi interessano minimamente i tuoi soldi. Sentire le tue mani sul mio corpo mi provoca ribrezzo.- sibilò lei.
Mi allontanai di colpo, prima di cedere alla tentazione di schiaffeggiarla. Come diavolo si permetteva?
-Se ti faccio così tanto schifo, lascerò che tu continui a pulire i cessi.- le urlai prima di lasciare di corsa la sua camera.
 
Quella notte mi ero talmente infuriato che nei 15 giorni successivi avevo tentato di trascorrere in quella casa meno tempo possibile. Nonostante mi fossi intrattenuto con altre donne, la visione di quel corpo morbido e vellutato continuava a perseguitarmi, senza concedermi un attimo di pace. La desideravo, ma quella piccola strega continuava a rifiutarmi. Mi aveva accusato di violenza e ancora mi infuriavo al solo pensiero. In tutta la mia vita le donne mi erano sempre cadute ai piedi e mai in vita mia ero dovuto ricorrere alla violenza per averne una. Il solo pensiero mi schifava. Avevo sentito, al contrario, dire in giro che Naraku era spesso brutale con le sue amanti. Perché allora lei ancora lo rimpiangeva?
Possibile che fosse tanto innamorata del suo precedente amante da rifiutare qualsiasi altro uomo? Possibile che il pensiero di Naraku fosse così ben radicato nella sua testa?
L’avevo costretta a 15 giorni di duro lavoro. Ero sicuro che quello le avrebbe reso l’idea di dividere il letto con me più allettante. Sarebbe stata più docile e quella notte sarebbe finalmente stata mia.
 
 
Ero esausta. Non c’era una sola parte del mio corpo che non urlasse di dolore e quella sera neanche la doccia era riuscita a donarmi un minimo di sollievo. Mi sentivo spossata, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Sango mi mancava terribilmente e vivere in quell’enorme villa dove nessuno mi rivolgeva la parola  mi logorava internamente. Ero più sola di quanto non fossi già prima. Uscì dalla doccia e mi rivestì rapidamente. Dopo quanto era accaduto due settimane prima, non osavo girare poco coperta nemmeno nella mia camera. Quando oltrepassai la porta che separava la camera dal bagno, i miei peggiori incubi sembravano essere diventati realtà.
Inuyasha se ne stava comodamente disteso sul mio letto a guardare l’alto soffitto. Avrebbe nuovamente tentato di abusare di me?
La paura mi bloccò.
-C..che ci fai qui?- gli domandai.
-E’ casa mia questa. Sarò pur libero di stare dove voglio?- mi disse, mentre si rimetteva seduto.
-Allora andrò da un’altra parte.- bisbigliai, avviandomi verso la porta e tentando di restare il più lontano possibile da quel letto.
-Fermati, non andrai da nessuna parte.- mi ordinò.
-Che cosa vuoi?-
-Parlarti, per cominciare.-
-Non sei ancora stanca di tutta questa situazione?- mi chiese.
“ Tu non sai quanto” avrei voluto urlargli, ma mi limitai a domandargli a cosa si stesse riferendo.
-Non capisco la tua reticenza. Se solo tu facessi ciò che ti chiedo potresti vivere nel lusso.- mi disse avvicinandosi lentamente a me.
-Non svenderò il mio corpo per avere una vita agiata.- ringhiai, indignata e umiliata per le sue parole.
Con chi credeva d’avere a che fare?
-Credo tu stia abusando troppo della mia pazienza. Sono stanco d’aspettare.- sibilò, stringendo i pugni per il nervosismo.
-Mandami via allora.- gli suggerì.
Rimasi perplessa di fronte alla sua risata.
-Sei pazza? Hai idea di quanto tu mi sia costata? Cos’è preferiresti tornare tra le mani del tuo Naraku?
Mi dispiace per te ma non accadrà mai.-
-E io non verrò mai a letto con te.- sbottai.
Temetti di aver tirato troppo la corda quando vidi i suoi occhi restringersi e rabbuiarsi. La sua mascella si serrò pericolosamente e quasi mi sembrò di udire i suoi denti scricchiolare sotto quell’incalzante pressione.
-Mi sono stancato dei tuoi capricci. Io faccio sempre fruttare i miei investimenti e tu non sarai da meno, ti ho pagata cara e tu mi renderai il favore.-
-Io non ero e non sono in vendita.-
-Lo sarai se non cedi.-
-C..che vuol dire?- domandai inquieta.
-Se continuerai a fare la preziosa con me, ti butterò per strada. Lì si che sarai costretta a vendere il tuo corpo.-
Chinai il capo sotto il peso di quelle parole. Ero stanca di subire minacce e soprusi. Non so se a guidare le mie parole fu lo sconforto o la rassegnazione, ma se davvero il mio destino era quello di finire per strada a svendere il mio corpo, ebbene lo avrei accettato, ma non avrei mai concesso all’uomo che stava per segnare definitivamente la mia vita di violare il mio corpo.
-E va bene, se è questo il destino che mi spetta non mi opporrò. Mandami pure a lavorare per strada insieme alle tue puttane. Recupera pure tutto il denaro che hai ceduto a Naraku per comprarmi, ma tu non mi avrai mai.- urlai sprezzante.
Avrei fatto i conti con la paura più tardi, in quel momento non avrei mostrato a lui nessun segno di debolezza.
-Pensa bene alla tua scelta. Non avrai la possibilità di tornare indietro.- mi sibilò duro.
-Non avrò ripensamenti!-
-Sia come vuoi tu. Se preferisci farti sbattere da decine e decine di uomini ogni sera, ti accontenterò. Rimpiangerai le tue parole, ma a quel punto sarà troppo tardi.- ringhiò ad un centimetro dal mio viso.
Non mi concesse il tempo di rispondere.
-Bankotsu.- chiamò a gran voce.
Pochi istanti dopo il tirapiedi che negli ultimi giorni era diventato la mia ombra entrò in camera mia.
-Mi hai chiamato, Inuyasha? C’è qualche problema?-
-Sì, a quanto pare la signora ha deciso di farci racimolare qualche soldino facendo la battona per strada.- disse sprezzante, indicandomi con un cenno del capo.
-Portala da Kikyo e dille di prepararla. Stanotte dovrà darsi da fare.-
Bankotsu non attese oltre. Mi afferrò poco delicatamente per un braccio e mi trascinò fuori da quella camera. Quella notte avrei capito cosa realmente voleva dire vivere all’inferno.



Angolo autrice: Fiuuu, è stato un lavoraccio scrivere questo capitolo e tutt'ora non ne sono pienamente convinta e soddisfatta.  Le cose sembrano peggiorare per la povera Kagome, che si trova a dover subire le avance e i ricatti di Inuyasha. Quest'ultimo invece non riesce a spiegarsi perchè Kagome, che crede essere già stata l'amante di Inuyasha, non voglia concedersi a lui, La minaccia finale di Inuyasha è stata bella pesante. Cosa credete accadrà nel prossimo capitolo? Spero di avervi incuriosito :)
Poi avrei due piccole domandine da porvi :) Ho una curiosità, per chi segue più d'una delle mie storie, potrei sapere quale preferite e perchè? In più ho tentato di scrivere il più possibile prima che ricominci l'uni e mi ritrovo con quasi tutti i capitoli completi. Quale storia preferireste aggiornassi per prima?
Se vi fa piacere fatemi sapere cosa ne pensate!!
Baci, Sesy ^^
   
 
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