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Autore: Shichan    19/03/2008    1 recensioni
Ci sono favole, che nel tempo si perdono.
Fiabe che in realtà parlano della storia di un paese, di una famiglia: diventano leggende, si riempiono di sovrannaturale e poteri speciali, e alla fine, più nessuno ci crede.
Perché sono per bambini.
Perché servono solo alla fantasia.
Perché sono lontane da noi.

[Spoiler volume 8. Visione personale dei possibili pensieri riguardo la storia di Ice & Dark, e dopo la conclusione della saga che la racconta ^^]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daisuke Niwa, Krad, Satoshi Hiwatari, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: ehm, dunque °° Ho partorito la shot in poco e assolutamente per caso. Non è una scusante, intendiamoci, solo un avvertimento *sisi* Non posso che rimettermi al vostro giudizio ^^

Spoiler del capitolo 7 e 8 (ma in realtà usufruisco dell’8, sebbene la saga della Lancetta inizi il volume prima). Per la storia di Ice & Dark, mi sono affidata completamente al manga, onde evitare di scordare qualche pezzo.

Enjoy.

 

The Hand of Seconds of Time

 

Ci sono favole, che nel tempo si perdono.

Fiabe che in realtà parlano della storia di un paese, di una famiglia: diventano leggende, si riempiono di sovrannaturale e poteri speciali, e alla fine, più nessuno ci crede.

Perché sono per bambini.

Perché servono solo alla fantasia.

Perché sono lontane da noi.

 

«C’era una volta, tanto tanto tempo fa, un giovane artista…

 Le opere d’arte che egli creava serbavano dentro di sé una luce, come fossero dotate di vita propria, e sapevano affascinare la gente.

C’era una volta, inoltre, anche un ragazzo il cui cuore era stato rubato da quelle opere d’arte e che desiderava fortemente farle proprie, a ogni costo.

I loro desideri, in realtà, erano lo stesso…»

 

A volte le favole, parlano di una persona sola e del loro desiderio.

A volte, quella persona è lontana per età, vissuta in epoche che a stento conosciamo come storia del mondo in cui viviamo; è lontana perché in un luogo dove, probabilmente, non viaggeremo mai.

Altre volte, invece, potrebbe essere una persona che conosciamo.

O che, in un’altra vita, chissà… abbiamo già incontrato.

 

«Un ragazzo artista, incapace di avere una propria esistenza a meno di non creare qualcosa, anche a costo di sacrificare tutto…

…e un giovane ladro, il cui sangue gli permette di raggiungere la felicità solo rubando, nonostante in tal modo renda infelice qualcuno.

I desideri di entrambi, in realtà, sono identici: un solo ed unico desiderio.»

 

Eppure le favole, non sono sempre ambientate in un luogo dal paesaggio incantevole e dalla natura rigogliosa.

Molte favole, non è vero che possono solo divertire e far nascere sentimenti positivi, come lo erano quelli dell’autore che ha dato loro vita.

Non è vero che l’arte è sempre un riflesso della vita nella sua miglior forma.

Non è vero che le favole possono insegnare solo cose buone.

Non è vero che le favole hanno sempre un lieto fine.

Non è vero che le favole sono solo favole.

 

A volte le fiabe, parlano di una persona sola e del loro desiderio.

A volte, quella persona è lontana per età, vissuta in epoche che a stento conosciamo come storia del mondo in cui viviamo; è lontana perché in un luogo dove, probabilmente, non viaggeremo mai.

Altre volte, invece, potrebbe essere una persona che conosciamo.

O che, in un’altra vita, chissà… abbiamo già incontrato.

 

«Freedert aveva due amici d’infanzia, Elliot e Cael.

Ovunque andassero, erano sempre in tre.

Elliot era il figlio del signore del luogo,

 eppure erano tutti e tre ottimi amici, anche se fra Freedert ed Elliot,

senza che se ne rendessero conto,

con il tempo cresceva un sentimento speciale.»

 

Lo sapevate che…

 

«Poi scoppiò la guerra, ed Elliot dovette partire per il fronte.

Pensò che sul campo di battaglia ci si deve aspettare che la morte possa sopraggiungere in qualsiasi momento…

E, così dicendo, affidò Freedert al suo migliore amico Cael,

ché si prendesse cura di lei.»

 

…spesso, le favole…

 

«Ma in realtà, Cael…

era follemente innamorato di Freedert! Tanto pazzamente…

da giungere ad odiare il proprio migliore amico.»

 

…raccontano delle colpe e dei peccati che gli uomini hanno commesso?

 

«Fu così che Cael s’inginocchiò dinanzi alla Lancetta dei Secondi e del Tempo,

l’opera d’arte simbolo del villaggio…

ed espresse un desiderio diabolico…

“Ti prego! Fa che il tempo di Elliot s’arresti!”.»

 

Raccontano di cose orribili, mascherate da buone azioni che ci insegnano il giusto codice morale, tramite metafore divertenti che rimarranno impresse nella mente dei bambini.

 

«Quel desiderio fu esaudito.

In battaglia, Elliot fu colpito alla schiena da una freccia.

La ferita, era molto grave.

Quella freccia…

Non apparteneva né al nemico, né ai suoi stessi compagni.

Chi l’aveva vista con i propri occhi riferì…

Che era una sorta di acuminata lancia di ferro,

quasi fosse stata una grande lancetta d’orologio.»

 

Sapevate che le debolezze, le pene, il dolore e i peccati vengono mischiati, senza alcun ordine, senza alcun motivo, tutti insieme, come parti di una stessa “cosa” che gli uomini vogliono eliminare dal proprio cuore?

Sapevate che tutti quei sentimenti vengono nascosti nelle bugie?

Avete mai pensato che, in fondo…

 

«Quando Freedert venne a sapere di quella notizia…

Implorò e pregò la Lancetta dei Secondi e del Tempo,

a prezzo della propria stessa vita…

“Dà a lui il mio tempo”, desiderò.

Mai e poi mai Cael avrebbe immaginato che…

Con ciò che stava facendo ad Elliot avrebbe finito per privare della vita l’amata Freedert.»

 

…una favola, oggi, è una storia inventata?

Vi siete mai accorti che c’è sempre qualcosa che agli occhi degli uomini la rende “impossibile” e “irreale”?

La chiamano tutti fantasia, eppure è altro.

È qualcosa che non riconoscono sebbene ne siano i primi fautori.

Sebbene siano abituati alla loro presenza.

Perché gli uomini, che egoisti fuggono da una realtà di menzogne, non si accorgono che quando scrivono una favola…

 

«Quando Elliot, scampato alla morte solo in virtù del desiderio espresso da Freedert,

fece ritorno…

trovò il villaggio completamente in rovina.

Tutti gli abitanti erano scomparsi…

E Freedert, colei che a costo della propria vita egli avrebbe voluto proteggere,

era morta.

“…È solo grazie al suo lume,

se la vita fluisce ancora nelle mie membra…

perciò…

questo lume, io lo restituirò a lei.”»

 

…si stanno rifugiando in una bugia?

Scappano da ciò che temono e disprezzano, e senza rendersene conto, si rifugiano ugualmente in quella stessa cosa che rifuggivano.

Perché sono deboli.

Perché sono sciocchi.

Perché sono ciechi.

 

«Con la spada che proprio Freedert gli aveva consegnato alla sua partenza,

augurandogli di tornare sano e salvo…

Elliot si trafisse a morte.

Ma…

Anche se la Lancetta dei Secondi del Tempo aveva potuto compiere uno scambio…

Una volta che il tempo si era arrestato…

Non aveva più il potere di rimetterlo in moto.»

 

Chi osserva gli uomini, li considera solo così.

Chi li osserva dall’alto, senza camminare fra loro, non li vede in altro modo.

Egoisti, meschini ed immensamente stupidi.

Eppure, credo… voglio credere che non sia solo questa, la loro natura.

Perché quelli come Elliot e Freedert, in fondo… non avevano fatto nulla di male.

Si amavano, e basta.

Voglio credere che anche Cael sapesse, in cuor suo, di non desiderare davvero la morte di Elliot, oltre che quella di Freedert…

 

«“Io… ho commesso un errore”.»

 

«Ehi, Niwa! Che leggi?»

«E-eh? Ah no, è… è una versione di Ice and Snow.» rispose, osservando Saehara che, guardingo, non sembrava molto convinto.

«Ma la recita ormai è fatta!» rimbeccò infatti lui.

«Hai ragione.» replicò Niwa, sorrisetto impacciato tipico di lui, mentre Dark leggeva, in un angolo della mente, l’introduzione a quel libro, già udita da Kosuke.

 

«Il racconto che mi accingo a scrivere… è interamente una storia vera.»

 

Già, una storia vera.

Perché le favole, hanno sempre un fondo di verità.

 

***

 

Ansimò, il fiato corto dovuto allo sforzo di trattenerlo: non doveva uscire, non doveva avere campo libero. Per nessun motivo, assolutamente.

«Quella Lancetta, siete stato così generoso, ad aiutarne la ragazza all’interno…» lo sentì sibilare.

«Sta zitto!» sbottò, la mancina a sorreggerlo contro il muro.

«Non vi arrabbiate, è un lato di voi estremamente… appetibile.» ghignò quello «È il vostro pensiero di fronte a quell’opera d’arte che mi incuriosisce. Così tipico di un Hikari, in fondo.»

Fanculo, si stava prendendo gioco di lui.

«In ogni caso, non potete più incontrarla…» sibilò, maligno «quell’opera, per la vostra inettitudine, è morta.» concluse gelido.

Già, proprio come una favola che finisce.

I suoi personaggi, mai e poi mai potrai incontrarli.

Freedert, la Lancetta dei Secondi del Tempo… mai e poi mai lui avrebbe potuto salvarle.

 

***

 

Tic.

Tac.

Tic.

Tac.

 

Il tempo scorre, come sempre, e non s’arresta mai.

 

Tic.

Tac.

Tic.

Tac.

 

Anche se esprimi un desiderio, comunque non si fermerà.

Non rallenterà, non tornerà indietro.

Ogni errore rimane tale per tutta la vita.

Ogni occasione sprecata, non tornerà indietro.

 

Tic.

Tac.

Tic.

Tac.

 

I rimpianti, non si cancellano, il tempo non ha questo potere.

Non li cancella, non li dimentica e non li perdona.

Può solo osservarli.

 

Tic.

Tac.

 

La Lancetta dei Secondi del Tempo, non sa rimettere in moto il tempo che ha già arrestato una volta.

Lei, ormai, può solo osservare.

 

«Daisuke…è stato ferito da noi, vero?»

«Daisuke?»

«Sì, Elliot. È il ragazzo che mi ha aiutata ad aspettarti.»

«E lui…?» domanda a Freedert, indicando il giovane la cui controparte continua a prevalere, sempre di più, come una macchia di sangue che si allarga sulla neve candida.

«Lui è un’altra persona. Qualcuno che la Lancetta dei Secondi del Tempo voleva rivedere.» replica lei, con un sorriso indecifrabile «Vero?» si rivolge all’altra, alla sua “copia”.

Che non dice niente, annuisce e basta.

Pochi movimenti, ed è oltre la finestra.

Una mano che sfiora il capo dell’Hikari, dell’erede dei suoi creatori.

Inconsistenza che sfiora la materia, e nulla più.

 

«Andiamo via.» sussurra, e torna indietro.

«Andiamo via.» ripete Freedert.

 

È come un grazie.

È come un addio.

   
 
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