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Autore: Princess Kurenai    13/09/2013    0 recensioni
La sua prima cotta adolescenziale? Poteva esordire con un: tutto è iniziato a causa di una pallonata.
Sicuramente quella sarebbe stata una storia divertente da raccontare ai suoi nipotini in futuro, ma in quel momento Misaki Kanno provava di tutto tranne che ilarità.
Perché solo un attimo prima stava andando verso la palestra di pallavolo e quello dopo era appoggiata al muro, con le mani premute sul volto che pulsava dolorosamente. Non sapeva esattamente che cosa le fosse successo, ma le faceva così male che non era neanche in grado di trattenere le lacrime mentre stringeva gli occhi in una chiara smorfia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!
Non inizierò con un "Questa è la mia prima fic in questo fandom :D" perché ho scritto molte altre fic e tra le tante una era proprio su SD (scritta anni fa LOL).
Questo è un'esperimento. Volevo tentare a lavorare con dei OFC e questo è il risultato, ci sarà un po' di het, un po' di shonen-ai/yaoi ed anche lo shoujo-ai/yuri. Ovviamente vi avvertirò quando ci saranno le "parti interessate", così potrete saltarle nel caso .w.<3
Poi vediamo... ad Ayako ho dato il cognome Inowaki e ci troviamo subito dopo il ritorno di Mitsui in squadra ovvero prima dell'inizio del torneo.
Comunque, detto questo, spero che la fic vi piaccia ù_ù<3
Baci Prì
Icon by Kaleidoscopeeye

La sua prima cotta adolescenziale? Poteva esordire con un: tutto è iniziato a causa di una pallonata.
Sicuramente quella sarebbe stata una storia divertente da raccontare ai suoi nipotini in futuro, ma in quel momento Misaki Kanno provava di tutto tranne che ilarità.
Perché solo un attimo prima stava andando verso la palestra di pallavolo e quello dopo era appoggiata al muro, con le mani premute sul volto che pulsava dolorosamente. Non sapeva esattamente che cosa le fosse successo, ma le faceva così male che non era neanche in grado di trattenere le lacrime mentre stringeva gli occhi in una chiara smorfia.
Inoltre, come se non bastasse, faticava addirittura a reggersi in piedi e solo dopo qualche momento di confusione riuscì a sentire delle voci preoccupate attorno a lei.
« Stai bene?»
« Hai visto che hai combinato incapace?»
« M-ma non l'ho fatto apposta! Non prendertela sempre con me Gorilla! La colpa è di Rukawa!»
« Idiota...»
« PROVA A RIPETERLO SE HAI IL CORAGGIO!»
Misaki scosse il capo per rispondere alla prima domanda, cercando di socchiudere gli occhi per cercare di mettere a fuoco i suoi interlocutori - che stavano chiaramente litigando e, visti i rumori, prendendosi a botte.
Lentamente iniziò a riprendere un po' la cognizione di sé e di quello che la circondava, avvertendo anche un caldo liquido scivolare fuori dal suo naso e riversarsi sulla mano.
« Ma che...»
Allontanò il palmo dal viso istintivamente solo per scoprirlo sporco di sangue.
In un'altra occasione avrebbe reagito prontamente - non era la prima volta che perdeva un po' di sangue, non era mica la fine del mondo - ma in quel momento era troppo confusa a causa della 'cannonata' appena ricevuta.
« Ayako accompagnala in infermeria»
« Sì capitano!», rispose una ragazza. Era l'unica abbastanza vicina da essere riconosciuta, gli altri erano sfocati e attorniati da fastidiosi puntini bianchi, e solo per quel motivo Misaki si rese conto che si stava rivolgendo a lei.
« Riesci a camminare?»
« Io... sì, certo...», rispose senza troppa convinzione, accettando però il braccio che la ragazza le porgeva per sorreggersi, e le bastò un passo per comprendere quanto quell'aiuto fosse importante.
Camminò lentamente continuando a tenere la mano premuta sul viso, traendo poi un sonoro sospiro di sollievo quando misero piede nell'infermeria e la donna che si occupava di quella piccola sala la prese in consegna.
« Ha preso una pallonata in faccia», spiegò rapida la ragazza che la stava accompagnando, ed in men che non si dica Misaki si ritrovò seduta sul lettino, con del cotone dentro le narici e un sacchetto di ghiaccio sul naso, a rispondere a delle domande a suo dire ovvie - ma sicuramente necessarie vista la botta ricevuta.
« Ti ricordi come ti chiami?»
« Certo. Misaki Kanno».
« Quanti anni hai?», chiese ancora la donna.
« 16, frequento il secondo anno», precisò, certa di aver anticipato una domanda.
« Sì. Che giorno è oggi?»
« Ehm... 14 Maggio credo»
« Esatto. Sai dove ti trovi?», continuò l'infermiera, controllandole gli occhi e le orecchie.
« Nell'Infermeria dell'Istituto Shohoku»
« Perfetto. Sembra che tu non abbia riportato nessun danno grave, la confusione iniziale era semplicemente dovuta alla botta», dichiarò sollevata la donna, « ma devi rimanere qui per qualche accertamento. Spesso questi traumi hanno degli effetti ritardati», aggiunse, guardando la ragazza come per sfidarla ad opporsi.
Misaki, infatti, aprì bocca per protestare ma la rinchiuse per borbottare un basso: « Sì...»
L'infermiera al contrario sorrise soddisfatta - sembrava tanto aver pensato un: « Saggia scelta» -, poi tornando seria si rivolse all'altra studentessa che aveva accompagnato Misaki fin lì.
Solo in quel momento quest'ultima riuscì a guardarla per bene e a riconoscerla. L'avevano chiamata Ayako se non ricordava malem ma era abbastanza certa che frequentassero lo stesso anno.
« Cos'è successo?», chiese la donna per avere più informazioni e stilare un breve rapporto su quell’intervento.
« È stato un'incidente, il pallone ha preso un rimbalzo sbagliato e Kanno-san si è trovata nel corridoio nel momento meno opportuno», spiegò Ayako rivolgendo poi a Misaki un sorriso ancora intriso di preoccupazione, « mi dispiace».
« Non preoccuparti», ribatté muovendo la mano per accompagnare le sue parole.
Faceva male, certo, ma un rimbalzo sbagliato era nella norma. Giocando a pallavolo capitava spesso… certo, il pallone da basket era molto più pesante ma stava abbastanza bene.
« D'accordo. Ora tu, non alzarti per nessuna ragione», l'infermiera riprese la parola interrompendo i suoi pensieri per aiutarla poi a posare la schiena su dei cuscini e a tirare le gambe sul materassino, facendole mantenere sempre una posizione seduta ma decisamente più comoda, « Informerò i tuoi genitori, quindi sta buona. Capito?»
« Sì, sì... starò buona, ho capito», borbottò osservando poi la donna abbandonare l'infermeria per andare sicuramente nella segreteria.
Finalmente sole le due ragazze si scrutarono per qualche attimo, poi Misaki - facendo un po' di memoria - riprese la parola.
« Ayako... Inowaki, vero?»
« Sì. Siamo dello stesso anno», rispose questa per poi aggiungere un: « Hai bisogno di qualcosa?»
« No no! Tranquilla! Volevo solo ringraziarti e... se devi tornare all'allenamento vai pure! Tanto non mi muovo da qui».
« Non se ne parla!», dichiarò Ayako, « Sei sola».
Misaki sorrise appena, ma quel movimento facciale le strappò una smorfia di dolore.
« Domani avrò il naso grande come una patata, sarò inguardabile», si lamentò strappando una risata anche all'altra che, annuendo, parve quasi comprendere il suo scherzoso dramma.
Tuttavia, dopo quel breve scambio di battute, calò il silenzio. Misaki non era una chiacchierona - almeno non con le persone con le quali aveva poca confidenza -, era più una tipa da 'ascolto poi nel caso rispondo'.
Continuò a premere il ghiaccio sul naso, pensando poi a chiamare il capitano della squadra per scusarsi riguardo a quell'assenza inaspettata.
« Sei nel club di pallavolo, vero?», chiese d'un tratto Ayako.
Forse, si disse Misaki, quel silenzio la metteva a disagio e sinceramente non poteva darle torto.
Le sue compagne erano abituate ai suoi lunghi momenti di riflessione, gli altri un po' meno.
« Sì, infatti credo che le ragazze siano preoccupate», ammise sincera.
« Lo credo anche io», assentì Ayako, « state per iniziare il torneo anche voi?»
Misaki annuì, accennando un piccolo sorriso sincero - sentì ancora un po' di dolore ma riuscì ad ignorarlo.
Tutti gli allenamenti massacranti avrebbero finalmente dato i loro frutti. La loro inoltre era un ottima squadra e non aveva dubbi: sarebbero arrivate molto in alto.
« Voi pure? Intendo, nel club di basket»
« Sì! Quest'anno abbiamo anche delle reali possibilità di arrivare alle Nazionali», dichiarò con voce carica d'orgoglio.
« Lo spero tanto», rispose gentile Misaki.
Era il desiderio di tutti partecipare a quel torneo, lei stessa condivideva quello stesso sogno.
« Speriamo solo che non ci siano complicazioni», aggiunse poi, riferendosi alla sua ferita.
« Certo che no!», esclamò Ayako cercando di rassicurarla, « A parte il nasone sono certa che non avrai altri problemi»
Misaki ridacchiò cauta ma la sua risposta venne bloccata dall'ingresso dei giganti della squadra di basket.
« Ehi ragazzi!», li salutò Ayako, « Preoccupati per la sorte di Kanno-san?»
Questi non risposero e Misaki, continuando a tenere il ghiaccio sul naso, non poté non osservarli inizialmente intimidita per la loro stazza - constatando distrattamente che per quanto poco sapesse di basket, alcuni di loro erano dei visi noti pure a lei -, ma cercò di non darlo a vedere, soprattutto quando il più grosso si fece avanti.
« Va tutto bene?», domandò con un tono così gentile che entrava fortementente in contrasto con il suo aspetto.
Uno come lui non passava inosservato ma pur non ricordandosi il suo nome sapeva che lui frequentava il terzo anno - così come quello con gli occhiali che lo aveva accompagnato.
« S-sì... sono stata meglio ma non sto morendo», ribatté, cercando di recuperare un po' di sicurezza e del suo umorismo - non voleva apparire come una ragazzina piagnucolosa.
« Ne sono sollevato», rispose il ragazzo, afferrandone poi un altro per il braccio e costringendolo ad inchinarsi con una mano sulla testa, caratterizzata da una folta chioma rossa, « Scusati, imbecille».
Misaki, pur non conoscendolo di persona, sapeva già come si chiamava. Il suo nome era Hanamichi Sakuragi ed era una matricola, la cui fama di poco di buono era giunta fino alle sue orecchie.
Il ragazzo, con il viso imbarazzato faceva quasi concorrenza al colore dei suoi capelli, mugugnò qualcosa ma quando il più grande gli strizzò per bene la testa buttò fuori un ben più chiaro: « Mi dispiace».
« Non devi! Tranquillo Sakuragi», rispose gesticolando, sinceramente dispiaciuta per l'imbarazzo del giovane - a pelle non le sembrava poi così pericoloso, forse era solo per via dello stranissimo colore dei capelli che aveva una brutta reputazione.
Sakuragi, quasi sollevato dalla sua risposta, si esibì in un ampio sorriso.
« Ma in fondo non è neanche colpa mia. È stato Rukawa! Intralciava il mio talento! Un genio del basket come il grande Hanamichi Sakuragi non può sbagliare!», dichiarò, scoppiando poi in una risata.
« Hn... idiota», ribatté un altro ragazzo che era rimasto alle spalle del rosso insieme ad altri due e che Misaki riconobbe come l'idolo delle folle: Kaede Rukawa.
Era impossibile non conoscerlo.
Perfino alcune delle sue compagne di squadra erano infatuate di lui e, a dirla tutta, pure la stessa Misaki aveva più volte sospirato davanti a quella matricola.
" Come darmi torto?", gridò internamente, " È uno dei più bei ragazzi che abbia mai visto!"
« Come osi?! Ripetilo se hai coraggio!», ribatté Sakuragi pronto ad azzuffarsi con Rukawa, venendo però prontamente bloccato da un possente pugno del ragazzo più grande.
« Sta zitto, idiota!», lo riprese, ignorando le lamentele del rosso che, tuttavia, strapparono una risata a Misaki.
Erano divertenti dopo tutto ma, per quanto quella visita si stesse rivelando piacevole, la sua risata le strappò un mugugno di dolore.
" Maledetti muscoli facciali!"
« Va tutto bene, Kanno-san?», si preoccupò subito il ragazzo con gli occhiali, notando la sua espressione.
« S-sì, devo solo ricordarmi di non fare smorfie», rispose piano.
« Possiamo fare qualcosa per te?», chiese ancora il ragazzo.
Misaki rimase interdetta, ma prima di poter rifiutare la sua offerta, Ayako si fece avanti e rispose per lei.
« Sono certa che le ragazze del club di pallavolo siano preoccupate. Qualcuno dovrebbe andare ad avvertirle»
« N-non è necessario!»
« È a causa nostra se stai saltando un allenamento», tagliò corto il più grande, « è nostro dovere informare le tue compagne e l'allenatrice delle tue condizioni».
Era un tono che non ammetteva repliche e Misaki, seppur imbarazzata, annuì.
« Grazie», sussurrò per poi salutare quello strano gruppo che abbandonò l'infermeria.
« Sono dei bravi ragazzi, un po' stupidi ma è questo quello che passa il convento», ridacchiò Ayako, « ed era anche meglio che l'infermiera non lì vedesse. Avrebbe sicuramente dato di matto per le troppe visite», aggiunse, spiegando il motivo della sua precedente intromissione.
« Oh, beh hai ragione», rispose Misaki, non riuscendo poi a trattenersi dal sorridere, « certo che con quella gente tu non ti annoi mai, eh?»
« Proprio mai!», ribatté Ayako, lanciandosi poi in quella che si rivelò essere una ‘spettegolata vecchio stile’ che mise Misaki notevolmente a suo agio - non parlava, doveva solo ascoltare.
In quel mondo venne a conoscenza dei nomi dei membri del club e delle loro piccole avventure.
Il Capitano, il ragazzo grande e grosso, si chiamava Takenori Akagi e come aveva notato Misaki era una persona gentile ed intelligente, l'esatto contrario di quello che suggeriva il suo aspetto.
Inoltre, come aggiunse poi Ayako, si sarebbe sorpresa nel vedere quanto sua sorella - una matricola di nome Haruko - sembrasse diversa da lui.
Poi vi era Kiminobu Kogure, del terzo anno come Akagi, che ricopriva il ruolo di Vice Capitano e di 'Mammina' del gruppo. Era lui la voce buona che cercava sempre si placare gli animi.
C'era anche un terzo ragazzo dell'ultimo anno, un certo Hisashi Mitsui, che sfortunatamente Misaki non aveva ben presente, così come uno del suo stesso anno che si chiamava Ryota Miyagi - innamorato di Ayako, o almeno così diceva quest’ultima.
Ed infine, c'erano le due matricole che Misaki aveva già riconosciuto: Sakuragi e Rukawa, che non perdevano mai l’occasione per battibeccare.
Erano un gruppo strano ma, come aveva già constatato, parecchio divertente.
La sua squadra, appuntò mentalmente, era meno caotica ma c'erano altrettante ragazze che potevano essere definite "teste calde". Prime su tutte le sue migliori amiche: le gemelle.
Mai in tutta la sua carriera di pallavolista - giocava sin da quando era una bambina - aveva visto una coppia così affiatata come quella formata dalle sorelle Takekura.
La prima si chiamava Risa ed era la loro palleggiatrice, mentre la seconda, Saori, ricopriva il ruolo di centrale. Erano entrambe alte - la superavano di almeno cinque centimetri visto che raggiungevano tranquillamente il metro e ottanta - ed erano dotate di un’ottima elevazione oltre che di visione e velocità di gioco.
Le chiamavano “la coppia d’oro” proprio per le loro geniali trovate durante le partite, e l’unica pecca che si poteva imputare a quelle due fuoriclasse era il loro carattere. Troppo vivaci, chiassose e sfortunatamente attaccabrighe… ma alla fin fine, constatò Misaki sorridendo tra sé e sé, erano considerare da tutte delle ottime amiche. Le sue soprattutto.
Le altre sue compagne erano altrettanto forti e brave, ma dotate decisamente di un animo ben più calmo.
« Kanno-san?», la voce di Ayako la riscosse, strappandola dai suoi pensieri.
« S-sì?», rispose.
« Eri persa nei tuoi pensieri?», chiese l’altra ragazza accennando un sorriso che parve allargarsi quando Misaki arrossì visibilmente.
« Sì, perdonami. A volte mi succede», spiegò imbarazzata.
« Grandi pensieri per grandi personalità», ridacchiò Ayako strappando una debole risatina anche all’altra.
« Ti prego, non farmi ridere!», si lamentò Misaki sentendosi quasi più a suo agio con la manager del club di basket - era una reazione istintiva, sentire parlare le persone la faceva calmare e rilassare.
« Pensavi al tuo figone?», insinuò l’attimo dopo l’altra ragazza, ridendo quando il rossore di Misaki crebbe ulteriormente.
« Assolutamente no!», rispose, « Pensavo alle mie compagne di squadra… abbiamo due giocatrici che mi ricordano i ragazzi del vostro club, tutto qui», ammise.
« Ah si?»
« Credo tu le conosca, sono nel nostro stesso anno. Risa e Saori Takekura», spiegò, mettendo via il sacchetto di ghiaccio che ormai si stava squagliando.
« Le due stangone?»
« Esattamente. Sono due teste calde, ma sono anche delle giocatrici eccezionali. Sono certa che se quest’anno arriveremo in alto sarà anche grazie a loro», svelò sincera, cercando con lo sguardo uno specchio - o di una qualunque superficie riflettente - per verificare le condizioni del suo povero naso.
« Noto con piacere che non ti sei mossa signorina», la voce dell’infermiera, tuttavia, le impedì di continuare le sue ricerche, « i tuoi genitori saranno qui a breve», continuò.
« Grazie»
« Ti senti bene? Hai sonno, mal di testa o la nausea?»
« Solo un po’ di mal di testa, e mi fa male quando rido o in ogni caso quando faccio qualche smorfia»
« Allora è tutto nella norma», rispose con un pizzico di sollievo la donna.
« Posso… vedere in che condizioni è il mio naso?», chiede, ignorando la risatina di Ayako.
« Niente che un po’ di fondotinta non possa coprire, a parte il gonfiore», dichiarò l’infermiera prendendo uno specchietto dalla sua scrivania per porgerlo alla ragazza preoccupata.
Si scrutò con attenzione, aveva gli occhi un po’ arrossati e gonfi - aveva pianto un po’ per il dolore dopotutto - e il viso ancora un po’ sporco di sangue. Poi beh… c’era il naso che era effettivamente gonfio e rosso - ben visibile anche con del trucco correttore - ma non era niente di così terribile.
« Pensavo peggio», ammise restituendo lo specchio.
« Il gonfiore sarebbe stato ben peggiore se non avessi applicato il ghiaccio», ribatté l’infermiera riponendo l’oggetto nella sua scrivania.
Entrambe le ragazze annuirono e lasciarono che calasse ancora il silenzio, che per l’ennesima volta venne spezzato dall’ingresso di qualcuno.
Quattro ragazze del club di pallavolo.
« Misa-chaaan!»
Sia Ayako che l’infermiera sussultarono per quell’urlo e non poterono far niente per fermare due ragazze che si catapultarono letteralmente su Misaki.
« R-Risa! Saori!»
« Come stai?»
« Ti fa molto male?»
« Hai un naso che sembra un peperone, lo sai vero?»
« Avrei detto pomodoro»
« Ragazze! Un po’ di contegno!», esclamò l’infermiera, riuscendo a bloccare l’infinito fiume di parole delle due giovani atlete.
« Oh, ci scusi», mormorò imbarazzata una delle gemelle.
« Allora? Come stai?», riprese l’altra.
Misaki si sforzò di non sorridere davanti ai visi preoccupati delle due gemelle Takekura notando per l’ennesima volta quanto fossero simili.
Al contrario di altre coppie di gemelli, le due sembravano non essere intenzionate a differenziarsi l’una dall’altra. Portavano lo stesso taglio di capelli, che cadevano scuri e lisci sulle spalle, ed inoltre quando uscivano vestivano praticamente allo stesso modo.
Era complicato distinguerle - almeno per chi non le conosceva - e una volta erano arrivate addirittura a dichiarare: « Se capita ci scambiamo di ruolo, è utile avere un doppione», ed era effettivamente una cosa che avevano fatto più volte, fortunatamente per Misaki, lei le conosceva bene ed era raro che cadesse nelle loro trappole - Risa aveva la voce leggermente più squillante di Saori.
« Meglio Saori», rispose qualche momento dopo, per poi rivolgersi al resto della squadra, « non è niente di grave, davvero».
« Meno male…», sospirò una ragazza, la più bassa di quel gruppetto con il suo metro e sessantacinque.
« Quando sono venuti gli stangoni del club di basket abbiamo subito pensato al peggio!», esclamò Risa.
« Peggio?»
« Queste due dementi volevano menare subito le mani», spiegò un’altra ragazza scuotendo il capo e facendo ondeggiare i lunghi capelli castani. Era forse la più alta del gruppo, forse superava tranquillamente il metro e ottanta.
« Non ispirano fiducia», spiegò Saori con tono sospettoso, « poi ti hanno fatta male, devono pagare per questo affronto! La mia Misa-chan ora ha il naso come quello di Rudolf!»
Misaki arrossì davanti a quell’affermazione, e per tutta risposta le donò un pizzicotto abbastanza violento sul fianco che la fece mugolare.
« Piantatela! Non vedete che non siamo sole?», le riprese imbarazzata lanciando delle occhiate prima all’infermiera - che aveva deciso di farsi gli affari suoi - e poi ad Ayako, verso la quale si rivolse poco dopo, « Ragazze devo presentarvi la manager del club di basket. Ayako Inowaki, è stata lei ad accompagnarmi qui»
Solo in quel momento le attenzioni si spostarono da Misaki all’altra ragazza che sorrise alzando la mano in segno di saluto.
« Salve a tutte»
« Ti devo ringraziare a nome di tutta la squadra, Inowaki-san», dichiarò la più alta del gruppo, facendo un inchino rivolta ad Ayako. Frequentava il terzo anno ed era lei la voce della ragione della squadra - il resto del gruppo era quasi sempre calmo, ma talvolta era impossibile non lasciarsi trascinare dalle due gemelle.
« Io sono Junko Fujimura, sono il capitano della squadra», si presentò poi, « e quelle due maleducate sono Risa e Saori Takekura»
Le due gemelle si esibirono in una poco matura linguaccia che fece ridacchiare Ayako.
« Io sono il vice capitano. Terzo anno! Hitomi Futami!», prese subito la parola la più bassa del gruppo sorridendo affabile e facendo ondeggiare l’alta coda che teneva raccolti di suoi lunghi capelli corvini.
« Lieta di conoscervi», rispose Ayako, stringendo la mano prima a Junko e poi a Hitomi, facendo poi lo stesso con Risa e Saori.
« E comunque è stato un incidente», riprese Misaki - si sentiva molto più a suo agio circondata da quelle che considerava le sue migliori amiche, « Sakuragi non voleva colpirmi apposta, è stato solo un rimbalzo andato a male»
« Se lo dici tu…», borbottò Risa.
« Ma ti pare che uno che neanche mi conosce abbia voluto colpirmi apposta?», esclamò Misaki, emettendo poi un mugugno nell’aver mosso troppo i suoi muscoli facciali doloranti.
« Dai ragazze, piantatela. Quante volte vi siete beccate delle pallonate in faccia?», fece presente Hitomi riuscendo per miracolo a far star zitte le due gemelle.
« Esattamente», rincarò Junko, « l’importante è che Kanno non si sia fatta troppo male»
« Già da domani ritornerò ad allenarmi, capitano», dichiarò decisa Misaki, ma il suo entusiasmo venne smorzato dall’infermiera.
« Vedremo signorinella», si intromise, « Domani devi tornare qui per un controllo e se vedo che è tutto a posto ti darò il permesso di andare a fare gli allenamenti, intesi?»
« Sì…», annuì.
« Vedrai che starai bene», la incoraggiò Saori.
« Esatto, hai la testa dura», assentì Risa annuendo con aria consapevole, strappando una risata a tutte le ragazze presenti - tranne a Misaki che, per quanto divertita, cercò di non lasciarsi andare.
« Va bene, va bene…», sospirò la ragazza, « le altre stanno continuando ad allenarsi?»
« Sì, con l’allenatrice», assentì Junko, « E ora che abbiamo visto che stai bene possiamo tornare in palestra a rassicurare le altre»
Misaki assentì e guardò Ayako come per invitarla a fare lo stesso, era certa che i ragazzi del basket avessero bisogno di lei.
« Forse è meglio che vada anche io, sei in buone mani con l’infermiera poi tra qualche momento dovrebbero arrivare i tuoi genitori», dichiarò infatti la manager alzandosi.
« Ti ringrazio per avermi fatto compagnia, Inowaki-san», cercò di non sorridere ma le fu impossibile non piegare le labbra in un sorriso carico di gratitudine.
« Chiamami pure Ayako», ribatté subito la ragazza, « e per me è stato un piacere conoscere tutte voi, nonostante le circostanze», ridacchiò.
Già, le circostanze erano abbastanza dolorose, ma in futuro Misaki si sarebbe ritrovata a ringraziare Hanamichi Sakuragi per quella fortuita pallonata… anche se in quel momento Misaki non poteva saperlo.

   
 
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