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Autore: Teyra Five    13/09/2013    10 recensioni
Il mondo è diviso in quattro: la terra dei Vampiri, quella dei Licantropi, quella dei Maghi ed, infine, degli Umani.
Elsa è un vampiro, è stata trasformata all'età di cinque anni dal capo dei Vampiri, Samuel, ed ogni volta che guarda nei suoi occhi le sembra di averlo già conosciuto.
Da secoli durano sanguinose guerre tra le quattro razze e solo pochi ne sanno il vero motivo e Samuel non vuole rivelarlo ad Elsa.
Perchè? Cosa nasconde il capo dei Vampiri? Cosa lo lega al passato di Elsa?
Dal capitolo XIII:
Il giovane si accomodò accanto alla ragazza prendendole una mano baciandola. Lei tremò, sentiva i brividi.
Ormai erano tanti mesi che si conoscevano, uscivano di nascosto, parlavano di tutto e di più. Era abituata a sentire le labbra di lui sulle sue mani, ma ogni volta sentiva sensazioni nuove, come se fosse sempre per la prima volta.
Il ragazzo la guardò negli occhi regalandole un sorriso, un raggio di luce.
-I vostri occhi mi ricordano l'oceano. L'oceano di Elisaveta -le disse.
-L'oceano? Ma i miei occhi sono marroni!
-Oh, Lisa, l'oceano non si misura in base al colore, ma in base alla profondità del cuore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VIII: strani comportamenti

Erano le otto meno cinque, perciò mi incamminai verso la sala da pranzo.
Gli altri vampiri erano già lì, a volte mi sembrava che vi fossero ancora dalle sei. Ma era così solo per un motivo: aspettavano Samuel.
In realtà, la decisione della cena alle otto, era un'orario per lui, più che per noi. Nessuno avrebbe toccato cibo neanche se fosse arrivato a mezzanotte. Il mio capo era molto rispettato, anche troppo per i miei gusti.
Finalmente arrivò, puntuale. Tutti erano seduti sulle sedie di legno che sembravano appartenere ai secoli precedenti, ma quando Samuel entrò nella sala, i vampiri si alzarono subito. S'inchinarono per salutarlo.
''E se Scott avesse ragione?'' -pensai.
Decisi di seguire il suo consiglio e mi affrettai a chinarmi, cosa che non avevo mai fatto in vita mia e Samuel non commentava perchè sapeva che sarebbe stato inutile. Mi girò la testa, ma comunque riuscii a sedermi, senza fare incidenti, quando il capo ricambiò il saluto. Ma non mi degnò neanche di uno sguardo.
''Ma che cavolo, sono quasi caduta sotto il tavolo per portarti rispetto e non mi guardi neanche?!'' -pensai immaginando la mia faccia ridicola.
Stavo per mettermi a mangiare dopo aver guardato per dieci minuti l'invitante pollo arrosto con patatine fritte, cucinate così bene che il loro colore sembrava oro come il grano, ma mi fermai quando notai che tutti erano girati verso Samuel. Voleva dire che doveva comunicarci qualcosa.
-Mi dispiace interrompervi, ma questo è l'unico momento in cui siamo quasi tutti presenti. Vi devo informare che girano voci sulla pace tra i licantropi e umani, cosa che non avevamo previsto.
Tutti fecero quei versi del tipo ''Oh, mamma mia'', ''E' terribile'' ecc.
-Non sappiamo ancora nulla al riguardo e dobbiamo verificare appunto. Spiando gli umani, ovviamente. Ci sono volontari? -continuò.
Mi ero sempre accorta che il nostro capo raramente chiedeva aiuto a qualcuno, faceva tutto da solo, sapeva arrangiarsi e non voleva disturbare nessuno. Quando gli chiedevo il perchè di tale comportamento, lui mi rispondeva: ''Un buon capo non è quello che comanda, ma quello che fa qualcosa per rendere felice e sicura la sua nazione''.
Nessuno rispose, c'era solo un insopportabile silenzio che mi dava sui nervi, perchè mi metteva paura.
Facendo i miei calcoli, arrivai alla risposta giusta: giusto tra sette secondi si sarebbe alzato e andato in bestia.
Sentii la sedia scivolare lentamente all'indietro.
''Mancano quattro secondi''
E poi si alzò con lo sguardo incavolato ed urlò:
-Nessuno?! Ah, bene, fate così. Però quando i licantropi ci attacherano con quei poveri disgraziati umani, io me ne starò con le braccia conserte e non darò nessun ordine!
-No -lo interruppi- Mi offro io, mio signore.
Credetemi, non ero mai e poi mai stata così educata con lui. Avevo cercato di imitare altri vampiri che gli davano sempre del 'lei' e lo chiamavano 'signore' o 'padrone' o 'Vostra Maestà'.
Di solito gli davo del 'tu' e lo prendevo per i fondelli, ma si limitava a sorridermi anche se sapevo che cercava solo di contare fino a dieci per calmarsi. Ma se qualcun'altro si fosse comportato così, lui l'avrebbe sbranato senza lasciare neanche una traccia di sangue.
Samuel mi guardò sorpreso. Rimase a bocca aperta e di sicuro era per la mia incredibile gentilezza, più che per il fatto di essermi offerta volontaria.
Mi accennò un sorriso e chiuse per un attimo gli occhi dicendo:
-Elsa, lo apprezzo molto...ma non posso mandarti da sola...
-Ma, capo, non possiamo restare a guardare!
-Non posso mandarti da sola -ripetè e tornò a sedersi sulla sedia appoggiando i gomiti sul tavolo.
-Perchè no?
-E se fosse vero? E se davvero c'è la pace fra i lupi mannari e gli umani? Allora, sicuramente Anthropini sarà piena di licantropi. No, basta, è troppo pericoloso per te.
-Mio signore, non abbiamo scelta...-dissi insistendo.
-Ci penserò -disse infine. Voleva dire 'no'.
Mi sedetti e tutti cominciarono a mangiare. Spostai leggermente la sedia all'indietro per vedere Samuel, ma tutti lo coprivano con i loro volti orrendi.
Riposai lo sguardo sul pollo e patatine, ma l'unica cosa che ci trovai fu un pezzetto di rosmarino che usava Mr Areiv per decorare il piatto. Di solito, lo stesso piatto veniva messo in cinque punti diversi del tavolo, tutto ciò perchè eravano davvero in tanti nella ''Casa dei Vampiri''. Così io andavo a cercare il cibo che volevo, ma quella sera preferii non fare la mia maratona perchè dovevo comportarmi da una vera e propria signorina.
Precisiamo una cosa: i vampiri non si nutrivano solo con il sangue, quello per noi era:
1-come un dolce
2-come il vino per gli umani
3-come una vitamina
4-non lo so.
Quindi mangiavamo di più il cibo umano, modificando, ovviamente le ricette. Così presi un piatto di ''Aìma'', che era un cibo vampiresco. Era una specie di grigliata sulla quale si metteva il sugo di pomodori e anche il sangue.
Non avevo mai visto mangiare Samuel con appetito, sembrava sempre giù, ma forse era così che riusciva ad avere quel fisico perfetto. Sicuramente più spesso vedevo il mio capo con un bicchiere di sangue piuttosto che con la forchetta che teneva un pezzo di carne.
Quando si finiva di mangiare, i vampiri andavano da Samuel a baciargli la mano, era un gesto di grande rispetto, ma io non lo facevo mai. Non sapevo chi avesse inventato delle regole così stupide, ma ero sicura che questo qualcuno non era il capo perchè odiava il contatto fisico con le persone che conosceva poco. E noi eravamo in così tanti che non poteva di certo conoscerci tutti.
L'idea anche mi piaceva, ma dopo aver mangiato facevo troppo fatica a chinarmi quindi me ne andavo in santa pace e Samuel non avrebbe potuto rimproverarmi perchè mi sarei inventata la scusa di questo tipo: ''Preferiresti che ti vomitassi addosso? Non si può inchinarsi dopo aver mangiato''.
Ma odiavo quando delle stronzette andavano a baciargli le mani, perchè era solo un'altra scusa per attirare la sua attenzione. Un giorno avevo perfino lanciato un pomodoro ad una bionda che osò rivolgergli anche la parola.
Visto che dovevo comportarmi bene mi alzai e andai verso di lui, con un passo che assomigliava ad un angelo che vola.
Teneva una mano sul tavolo, mentre con l'altra reggeva la testa, perso nei suoi pensieri.
Perchè non era la mia quella mano così che avrei potuto sfiorargli la guancia?!
Presi l'altra mano fra le mie e gliela baciai sfiorando a malappena le dita con le labbra.
Poi alzai lo sguardo ed incontrai il suo, che era un misto tra sorpresa e quasi spavvento.
Gli sorrisi e mi alzai dirigendomi verso l'uscita, ma prima diedi un'ultima occhiata alla sala e a Samuel che mi aveva seguito con gli occhi ancora stupiti.
Uscii e salii i primi gradini della Scala che portava alle camere. Sui tavolini della Grande Sala c'erano i vasi con le rose nere, chiamate a Vrykolakas ''Màuro Louloùdi'' e si potevano coltivare solo lì perchè c'era poco sole e questi fiori crescevano di notte. Non sapevo come visto che i fiori normali fanno la fotosintesi grazie al sole. Ci avevo pensato tante volte, ma ero arrivata alla conclusione che era tutto grazie alla magia.
Sentii all'improvviso la porta aprirsi, ma non ci feci caso perchè pensavo che stesse uscendo o entrando una persona qualunque. Il rumore dei passi estranei si avvicinava ancora di più così mi voltai e per poco non caddi giù dalle scale. Però delle braccia calde riuscirono a prendermi al volo. Sentivo i brividi sulla schiena perchè riuscii a riconoscere quel tocco. Samuel.
-Attenta -disse ad aiutò a rimettermi in piedi.
-Grazie.
-Hai un momento -mi chiese sussurando.
''Oddio, la teoria di Scott stava funzionando!''
-Certo, mio signore.
-Riguardo al discorso di prima. Non mi fraintendere, mi fido di te. Ma non è te che volevo per questa cosa. Sei ancora troppo giovane...ed è pericoloso, capisci?
-Ma nessuno si era offerto...
-Non importa, l'avevo chiesto solo perchè speravo di fare un salto a Lycanthrope per vedere com'era la situazione lì. Ma mi sa che dovrò andare prima nel Regno Umano...
-Non posso venire con lei? Con lei sono al sicuro, no?
-Elsa, si può sapere che hai oggi? -cambiò l'argomento d'un tratto.
-Cos'ho? Non le piacciono i miei vestiti?
-No! -mi guardò dalla testa ai piedi soffermandosi sulle gambe nude. Forse la gonna era troppo corta.
-Ho i capelli messi male, allora? -dissi avvicinandomi.
''Oddio, sto veramente flirtando?!''
-Ma, Elsa, sei così strana! Hai le tue robe? -urlò diventando più rosso del sangue.
Ma io non ero stupida (o forse non fino a questo punto), mi diceva quelle porcate solo per farmi arrabbiare e allontanarmi, di conseguenza mandare all'aria il mio piano, perciò reagii con calma.
-Sa, Samuel, questa cosa non dovrebbe interessarla. E se davvero vuole capire le donne, si deve sforzare un pò di più, capisce?
-No, non sto capendo più niente...-disse passandosi una mano fra i capelli.
In quel momento la porta si aprì di nuovo e davanti a noi passò Scott e il suo amico. Mi rivolse un perfido sorriso che intendeva ''Hai visto che ti avevo detto?'' e mi fece l'occhiolino.
Così avrei dovuto risolvere anche il problema con lui.
Perchè non avevo mai baciato nessuno.
E il mio primo bacio non doveva essere con uno che non amavo.
Cioè con nessuno tranne Samuel.
-Allora quando partiamo? -ricominciai a parlare con il mio capo cercando di scacciar via dalla mente il sorriso perfido di Scott che prometteva poco di buono.
-Tra dodici ore.
-Sarò pronta anche prima.
-Lo spero.
-Non si fida di me?
-Mi fido, mi fido...
-Buonanotte, allora...-sussurai e corsii sù nella mia camera.
''Punto debole di Samuel: individuato! L'obbedienza!
Un punto per Elsa e... ehm, un miliardo per Samuel...''


 
Cari lettori.
Solo pochi hanno risposto alla mia domanda che avevo messo nel capitolo precedente.
Cercate di capirmi, ho bisogno di vostri consigli.
Io scrivo per voi, non sono il tipo che prende il computer e si mette a scrivere per se stessa, quindi vedendo anche una piccola recensione mi senti importante almeno per voi che leggete quel che scrivo.
Vi prego di non ignorarmi, perchè in alcuni momenti ho perfino pensato di smettere di scrivere ed eliminare la storia.
Se la storia vi piace e ritenete che prosegue bene, scrivetemi due parole. Mi farete felice.

Myrtus
  
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