Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Dian87    17/10/2004    1 recensioni
Dopo una delle solite liti con Kagome, Inu Yasha chiede alla sorella se ha fatto bene, un incontro/scontro con Naraku e la sorellina arriva nell'Impero Romano, riuscirà l'hanyou a tornare dai suoi fratelli?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 2- UN'ALTRA PARTE DEL MONDO

Mi risvegliai in una stanza in cui percepivo odore di fiori freschi, lilla, gelsomino e altre piante che non riuscii a identificare. Mettendomi seduta, osservai il letto nel quale mi trovavo. Il materasso era molto soffice, nulla a che fare con quelli del Giappone, le lenzuola erano candide e la coperta molto pesante, c'era un'impalcatura attorno al letto che reggeva diversi strati di teli chiari, una parte di questi teli si scostò e un ragazzo si sedette sul letto, accanto a me. Disse qualcosa, ma non capii, la sua lingua era troppo diversa da quella che parlavo io e per questo mi era incomprensibile, tutto tranne una parola: Antonio.

- Mi chiamo Yasha.- dissi, scandendo bene le parole, sperando che almeno lui comprendesse le mie parole, ma, con grande delusione di entrambi, scosse la testa.

Mi misi l'indice sulla punta del naso, come indicavamo noi stessi in Giappone, ripetendo solo il mio nome e allora sembrò capire che mi chiamavo Yasha. Mise una mano sul petto, ripetendo anche lui solo il suo nome, Antonio, e entrambi sorridemmo, felici di essere riusciti a dirci almeno come ci chiamavamo. La cortina si scostò di nuovo e, questa volta, comparve una signora che dialogò con il ragazzo, ma non capivo un accidente di ciò che si stavano dicendo.

- Yasha...- disse, e non capii altro.

Rimasi in silenzio, non avendo capito la domanda, incrociando le gambe e mettendo le mani sulla caviglia destra, quella più in alto. Dissentii: non capivo ciò che stava dicendo. Ripeté la domanda, ma non capivo ancora. Mi accompagnò alla finestra e indicò un luogo, facendo un ampio gesto da lì verso di noi. Forse voleva sapere da dove venivo.

- Nihon.- dissi.

Aggrottò le sopracciglia, non comprendendo bene la parola.

- Giappone.- ripetei, indicando la direzione dell’alba.- Estremo Oriente.-

Sembrò capire.

- … Estremo Oriente.- disse, tirando il braccio verso di sé dalla direzione dell’alba.

Annuii.

- Cur?- chiese.

- Che?- feci, non comprendendo la parola.

Fece il segno del punto di domanda, che avevo imparato da Kagome, e scossi la testa. Vidi un melo e lo indicai, dicendo come si pronunciava in giapponese.

- Malus.- rispose lui.

Ripetei la parola e entrambi sorridemmo: in un po’ di tempo saremmo riusciti a comunicare tranquillamente.

 

Tre mesi dopo…

Accompagnai la madre di Antonio in città, non l’avevo mai visitata nei tre mesi che ero lì, bloccata in un mondo a me sconosciuto e diverso. Era la prima volta che sua madre mi aveva chiesto di accompagnarla perché aveva bisogno di una mano, anche se non aveva specificato per cosa. Tutti si voltavano verso di noi, come camminavamo, a causa del mio aspetto: a differenza di mio fratello, non avevo ancora imparato a diventare umana come lo desideravo. Ci fu un’esplosione e lasciai momentaneamente il posto accanto alla madre di Antonio per andare a vedere cos’accadeva. Vidi un’insula andare in fiamme e vidi all’ultimo piano dei bambini che piangevano alla finestra. Probabilmente i genitori si erano dimenticati di loro fuggendo. Salii di corsa gli scalini irregolari e raggiunsi i bambini.

- Non abbiate paura, vi porto fuori.- dissi loro.- Salite sulla mia schiena e tenetevi stretti.-

Fecero come avevo detto e, un attimo prima che l’edificio crollasse, saltai fuori dalla finestra con i due piccoli, atterrando a distanza di sicurezza e li protessi da qualche masso che stava ancora cadendo e rimbalzando. Vidi la madre dei due bambini raggiungerli di corsa e abbracciarli, ringraziandomi, ma non sapevo le parole per dire che non era stato nulla di così pericoloso, se si era abituati a avere fratelli sempre mezzi morti e nemici che avevano la forza per ucciderti, ma non ci riuscivano mai. La madre di Antonio si avvicinò a me.

- Complimenti, non molti sarebbero sopravvissuti e avrebbero salvato i due bambini.- disse.

- Abitudine.- risposi, alzando le spalle.- Sono abituata a cose del genere.-

- Vieni, c’è una persona che devi conoscere.- mi disse la madre di Antonio, guidandomi lontano dall’insula che era crollata.

Raggiungemmo una casa e la madre di Antonio mi guidò attraverso le stanze, fino a raggiungere la stanza di un uomo, che aveva qualche tratto orientale, ma nulla di tale che indicasse l'origine giapponese, al massimo sarebbe potuto essere un greco o un egizio.

- Così è lei la giovane che tenevi segregata in casa, figlia mia.- disse l'uomo.- Cosa vuoi che ne faccia di lei?-

- Istruiscila, maestro, sulle cose che una moglie deve sapere fare.- disse la donna.

- Eh? Scusate, ma chi vi ha detto che devo sposarmi? Se… sento l'odore di mio fratello Inu Yasha: dev'essere appena arrivato in città.- ribattei, con il cuore in gola, anche se non avevo percepito alcun odore.- Penso proprio che dovrei andare…-

L'uomo schioccò le dita e subito due guardie si materializzarono davanti a me.

- Mia cara, tu non andrai da nessuna parte: in tutto l'impero non esiste nessun'altra come te.- disse l'uomo.

- Ehm… nemmeno da me ce ne sono molte, perché raramente gli spettri vogliono fare figli con gli uomini.- risposi.

Una delle guardie mi prese per le spalle, voltandomi a forza. L'odore dell'uomo cambiò, lo sentivo bene con il mio olfatto, e divenne quello di uno spettro. I miei muscoli si rilassarono e caddi in uno stato di profonda incoscienza.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Dian87