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Autore: Magica Emy    13/09/2013    1 recensioni
Si gira su un fianco, voltandomi le spalle e permettendomi così di abbracciarla da dietro e posarle un leggero bacio sulla nuca, che la fa rabbrividire di piacere. Adoro sentirla fremere fra le mie braccia, e in più da un po’ di tempo mi sono accorto che alcune parti del suo corpo sono diventate particolarmente sensibili al tatto, così ne approfitto ogni volta che posso. Come adesso, per esempio, mentre prendo ad accarezzarle il collo con studiata lentezza, per poi percorrerlo in tutta la sua lunghezza con una scia di piccoli baci morbidi che la portano a fremere violentemente contro il mio petto, facendosi ancora più vicina...
Seguito di "Je t'aime", se qualcuno non l'ha ancora letta...corra a farlo!
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rimango sotto osservazione in ospedale per gran parte della notte, nonostante continui a ripetere che mi sento benissimo. Ok, lo so che è una bugia considerando il fatto che, in questo momento, se provo anche solo a respirare mi sembra quasi che una serie di lame taglienti si conficchino lungo tutto il mio corpo, ma non mi importa. Non voglio restare qui. L’unica cosa che desidero adesso è tornare finalmente a casa e mettermi a letto, sperando di dimenticare tutta questa orribile storia il prima possibile. Anche se non sarà facile, anche se l’immagine di Giselle che si accascia a terra tra le fiamme continua a comparirmi davanti agli occhi quando meno me lo aspetto, facendomi sussultare. Mi lascio lentamente scivolare sulla sedia della sala d’aspetto, esausto, gemendo a ogni minimo movimento e imprecando dal dolore quando sento che la mia testa, coperta da una vistosa fasciatura bianca, ricomincia a pulsare dolorosamente. Ho bende dappertutto, anche se per fortuna le ustioni che ho riportato sembrano non essere poi così gravi. Magra consolazione, visto che praticamente mi fanno un male cane. Adesso aspetto i risultati degli esami a cui mi hanno sottoposto, per essere sicuri che stia bene e che non abbia preso il tetano o altre stupidaggini simili. Tutta roba inutile insomma, che non avrei nemmeno la forza di sopportare se Johanna non fosse qui con me in questo momento. Per tutto il tempo non ha mai smesso di tenermi la mano, neppure per un istante, e mentre guardo le nostre dita intrecciate mi accorgo che il calore della sua pelle a contatto con la mia è l’unica cosa di cui ho davvero bisogno in questo momento, per sentirmi finalmente un po’ più tranquillo.

- Come va la testa?

Mi sussurra, sfiorandomi i capelli e depositandomi un bacio leggero sulla tempia che, in un attimo, sembra quasi riuscire a cancellare tutto il mio dolore. Mi volto lentamente verso di lei, asciugandole una lacrima intrappolata fra le ciglia che mi strappa un debole sorriso.

- Smettila di piangere – dico dolcemente – da quando siamo arrivati qui sembra che tu non sappia fare altro. Sto bene, non devi più preoccuparti adesso, quante volte dovrò ancora ripetertelo perché tu te ne convinca?

La vedo scuotere la testa, tirando su col naso.

- Come puoi chiedermi di non preoccuparmi? Se penso…che ho quasi rischiato di perderti…

La sua voce si incrina, sfociando ben presto in un singhiozzo convulso mentre l’attiro a me, stringendola fra le braccia e sfiorandole le labbra con un bacio.

- Ehy…guarda che io sono qui. Non mi hai perso e non mi perderai mai, ok? Su, cerca di calmarti adesso.

- Mi dispiace – dice, abbassando improvvisamente lo sguardo con aria colpevole – mi dispiace così tanto di non averti creduto, di aver pensato tutte quelle cose orribili su di te e averti urlato contro, facendoti quella tremenda scenata e…

- Ormai non ha più importanza – la interrompo – ti prego, non pensiamoci più. Non voglio più pensare a niente, l’unica cosa che desidero è tornare a casa insieme a te e ricominciare tutto da capo.

Annuisce sorridendomi e in quel momento vedo Nicolas fare ritorno dal bar al piano di sotto, con in mano una cioccolata bollente che si affretta subito a porgermi.

- Ecco, bevi questa – dice – magari ti farà sentire meglio.

- Grazie.

Comincio lentamente a sorseggiarla. Mentre rispondo alle domande del mio amico Johanna si rialza improvvisamente in piedi, lasciando la mia mano per prendere il telefono e questo mi provoca subito dentro una strana sensazione di vuoto, come di…abbandono. Non sopporto che si allontani da me, nemmeno per un solo istante. Non voglio mai più separarmi da lei, mai più provare tutto quel dolore.

- Sarà meglio che chiami Laly, adesso. L’ho lasciata da sola con i bambini, spero non le stiano dando troppi problemi.

Dice, e si allontana di qualche passo per comporre il suo numero. La vedo fare ritorno dopo qualche minuto, porgendomi il telefono.

- È Grace – sussurra – e a quanto pare non ha proprio intenzione di andare a letto, senza prima aver parlato con te.

La guardo, perplesso.

- Non…non le avrai…

- Stai tranquillo – mi interrompe, rassicurandomi con un sorriso e indovinando subito cosa stessi per dire – non le ho detto proprio tutto, non voglio spaventarla.

Sospiro, sobbalzando dal dolore non appena l’apparecchio sfiora il mio viso escoriato, ma è solo un attimo perché la voce gioiosa di mia figlia me ne fa subito dimenticare, lasciando invece il posto a una grande emozione…

 

 

 

 

 

 

 

Entro in punta di piedi, cercando di fare meno rumore possibile mentre mi richiudo la porta alle spalle e mi avvicino lentamente al letto, solo per controllare che stia bene. Lo so, non dovrei continuare a preoccuparmi in questo modo, soprattutto perché i medici ci hanno già ampiamente rassicurati sul suo stato di salute e, a quanto pare, con qualche particolare attenzione e soprattutto molto riposo, in poco tempo tornerà come nuovo. Insomma, ne sono perfettamente al corrente, ma…non posso proprio fare a meno di venire su a controllarlo almeno dieci volte al giorno, per assicurarmi che sia tutto a posto e che prenda gli antidolorifici che gli hanno prescritto in ospedale, e che lui continua puntualmente a dimenticare. Do un’occhiata veloce al suo comodino, sorridendo quando mi accorgo che è immerso nel caos più totale. Bè, se non altro adesso sono sicura che ha preso le sue medicine, e questo mi fa sentire molto più tranquilla. Scivolo piano al suo fianco stendendomi vicino a lui per guardarlo dormire, osservando con attenzione quel dolce profilo che tanto amo e le sue labbra morbide e piene, resistendo a stento alla tentazione improvvisa di baciarlo. Non ho nessuna intenzione di svegliarlo, voglio che riposi il più possibile perché solo così potrà finalmente rimettersi in forze.

- Smettila di fissarmi – lo sento però dire dopo qualche minuto, sussultando per la sorpresa – è inquietante.

Rido.

- È romantico!

Puntualizzo.

- No, non lo è affatto!

Ribatte, palesemente scocciato prima di girarsi lentamente su un fianco, dandomi le spalle. Scuoto la testa divertita poi mi avvicino di più, abbracciandolo da dietro e posandogli un piccolo bacio sulla spalla.

- Oh, il mio piccolo, scorbutico e antipatico Cri Cri – esclamo sorridendo – perché sei così scontroso oggi? Ce l’hai ancora con me per aver rovinato la tua maglietta preferita, non è vero? Amore, ti ho già chiesto scusa per quello. Almeno trenta volte. Per non parlare poi di come ho ridotto i tuoi pantaloni di lino e quella camicia a quadri che ti piaceva tanto. Lo so, quella è stata una vera carognata…

- C…Cosa? Anche quella?

Mi interrompe allarmato, voltandosi immediatamente a guardarmi e sobbalzando dal dolore per aver appena compiuto quel brusco movimento. Mi mordo le labbra con aria colpevole, sussurrando appena un patetico “mi dispiace” anche se so che non servirà a niente. Ecco, adesso mi ucciderà.

- Maledizione Johanna, si può sapere come diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Tra magliette, boxer e pantaloni hai praticamente distrutto quasi tutto il mio guardaroba, te ne rendi conto?

Grida infatti, facendomi sussultare, ma nonostante la gravità della situazione mi accorgo di non riuscire a trattenermi dal ridacchiare mentre lo vedo lanciarmi un’occhiataccia indispettita che, se possibile, risulta esser ancora più divertente.

- Su, non mi sembra il caso di scaldarsi tanto, in fondo lo sai che ti preferisco senza vestiti!

Cerco di sdrammatizzare, ma le parole mi muoiono in gola non appena mi accorgo dell’espressione furiosa che ha intanto assunto il suo viso. Bene, adesso si che sono veramente nei guai. D’accordo, lo ammetto, forse non è stata una grande idea quella di accennare all’orribile fine che ho fatto fare a più della metà dei suoi poveri indumenti, ma tant’è.

- Senti, ti ho già detto che sono terribilmente dispiaciuta per quello che ho fatto ai tuoi vestiti, soprattutto a quella maglietta a cui tenevi tanto, ma…ti prometto che te ne ricomprerò una uguale! Insomma, dimmi cosa devo fare per farmi perdonare e ti prometto che lo farò, va bene? Puoi chiedermi qualunque cosa!

Esclamo colta da un’ispirazione improvvisa, sperando che questo basti a calmare un po’ le acque e tranquilizzarlo così in qualche modo, anche se il sorrisetto sornione che vedo pian piano spuntare sulle sue labbra non mi fa presagire nulla di buono.

- Qualunque cosa, eh?

Sussurra infatti e io annuisco con decisione, guardandolo seria.

- Bene – continua, avvicinandosi di più per prendermi fra le braccia – allora suppongo che, per pareggiare i conti, potresti permettermi di strappare a mia volta qualcuno dei tuoi vestiti. In fondo lo sai che anch’io ti preferisco senza, perciò penso che potremmo tranquillamente cominciare con questa…

Le sue dita scivolano dolcemente ad accarezzarmi attraverso la stoffa leggera della camicetta, procurandomi un intenso brivido lungo la schiena che d’un tratto annulla ogni mio possibile tentativo di resistenza, mentre le sue labbra catturano le mie in un bacio appassionato che mi toglie il respiro.

- Non provare a toccare questa camicia o te ne farò amaramente pentire, razza di farabutto che non sei altro.

Mormoro, per niente convincente prima di attirarlo a me per ricominciare a baciarlo con trasporto, accarezzando piano le sue braccia fino a scendere lungo il suo polso fasciato, percorrendolo dolcemente con le dita prima di sentirlo irrigidirsi improvvisamente.

- Che c’è – chiedo preoccupata, ritirando istintivamente la mano – ti ho fatto male?

- No, sto bene. Non preoccuparti, non è colpa tua. È solo che…

- Cosa?

Sospira profondamente, prendendomi le mani e stringendole forte fra le sue.

- Stavo pensando a Giselle – dice a voce bassa – e a tutto quello che è successo. Il fatto è che…non riesco a togliermi la sua immagine dalla mente, quelle fiamme…lei che si accasciava a terra e mi pregava di non preoccuparmi, di lasciarla lì e proseguire il mio cammino fuori da quella casa, affinchè potessi salvarmi, mentre io invece…riuscivo solo a pensare che volevo portarla fuori da lì. Ma…non ho potuto…non sono riuscito a salvarla…

Sento che la sua voce si incrina all’improvviso un attimo prima che scoppi a piangere tra le mie braccia, lasciandomi completamente spiazzata mentre lo stringo forte a me, cullandolo piano nel tentativo di rasserenarlo almeno un po’. Credo di sapere esattamente cosa prova, mi ha raccontato tutto ciò che è successo in quella casa, e so che aver appreso dei terribili soprusi che quella ragazza è stata costretta a subire lo ha colpito nel profondo, destabilizzandolo non poco. Ma lui non ha alcuna colpa di ciò che è accaduto, ed è quello che sto cercando di spiegargli mentre asciugo le sue lacrime con gesti lenti, accarezzandogli i capelli e poggiando la fronte contro la fasciatura che ricopre la sua, guardandolo negli occhi.

- Non sei responsabile di quello che ha passato, nè della sua morte – continuo a ripetergli – hai fatto di tutto per salvarla,  ora puoi solo pregare che la sua anima trovi finalmente un po’ di quella pace che non ha mai avuto,e gioire del fatto che tu sia ancora vivo e soprattutto qui, insieme a me in questo momento.

Annuisce lentamente, ricambiando il mio sguardo.

- Qui, nell’unico posto dove voglio stare – mormora con voce rotta – insieme a te. Non lasciarmi mai più amore mio, perché io non posso vivere senza di te. Ho bisogno di te, ti amo da morire…

- Ti amo tanto anch’io, Christian.

Gli sussurro prima di baciarlo di nuovo ed è struggente, quasi disperato l’indugiare della sua bocca sulla mia, mentre assaporo le sue lacrime e lo sento rilassarsi pian piano fra le mie braccia…

 

 

   
 
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