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Autore: Gloria Bennet    13/09/2013    5 recensioni
Bonnie si ritrovó a pensare a Damon, quello vero e, per puro caso o forse per destino, i suoi occhi si posarono sull'alta e stretta libreria a destra del camino. Tenendo in braccio il gatto si avvicinó e vide incise nel legno, all'altezza dei suoi occhi delle lettere. Formavano una parola, un nome. "DAMON"
In quel momento la serratura scattò...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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29. L'Essenziale
         (parte 2)

 


Come comportarsi con gli amici?

Come vorremmo che loro si comportassero con noi.
[Aristotele]

 

 

Gli occhi verdi stavano a contemplare quelli azzurri, incapaci di trovare conforto in null'altro luogo che non fosse quegli occhi. Elena guardò Stefan con la stessa intensità.
Erano nella loro camera, al pensionato.
«La troverò, Stefan. Ritroverò Bonnie! Non siamo riusciti a localizzarla insieme, ma io glielo devo. Voglio salvarla. E' la mia migliore amica. E i miei poteri dovranno pur servire a qualcosa, no? Bonnie é la persona che voglio salvare e non smetterò di provarci finché non l'avremo ritrovata».
Stefan la prese tra le braccia e l'abbracciò forte. «Puoi contare su di me».
Elena ricambiò l'abbraccio e, non appena  le sue braccia si slegarono da quelle del vampiro, prese dall'armadio il golfino a fiori che Bonnie le aveva prestato qualche tempo prima. L'avrebbe utilizzato per localizzarla.

 

 

Si troverà sempre una cosa nell'ultimo posto dove la si cerca.

Se stessi.

[Arthur Bloch]


 

Acqua fresca e rigenerante scorreva sul corpo muscoloso e statuario del moro.
Mentre l'acqua lo purificava, anche i suoi pensieri si liberavano dal dolore, convertendolo in forza.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal getto dell'acqua e dal profumo del suo bagnoschiuma.
Vaniglia e lampone.
Erano trascorse ventiquattro ore da quando aveva letto la lettera e il suo unico pensiero continuava a essere quello di sempre.
Bonnie.
La rivide davanti a sé, accarezzargli le spalle, i pettorali, gli addominali per poi stringerlo forte a sè.
Era solo un'allucinazione.
Ma, mentre la sognava a occhi chiusi, sentì la sua voce forte e chiara.
Come se gli stesse parlando proprio in quel momento.
Quello che gli stava dicendo era una sola parola, un nome.
Damon.

 

Quando riaprì gli occhi e ritornò nella sua camera, ormai distrutta, si stupì di ritrovarla perfettamente integra e in ordine. «Ma che diavolo..?» esclamò quando vide, sul cuscino del letto, un biglietto accanto al cuore d'ematite riaggiustato.
"Perché tengo anche a te, Damon."
Era Teophilia.
Sorrise, sorpreso da quel gesto e indossò nuovamente la collana col cuore nero, col sangue di Bonnie al suo interno.
Era così stanco, era da giorni che non dormiva.
Da quando lei se n'era andata. Così, si ripromise di dormire solo un'oretta per recuperare un po' il sonno perso e vedere se riuscisse a risentire la sua voce, a scoprire, magari, dove si trovasse.
Tenne il cuore d'ematite tra le mani e chiuse gli occhi.


 

Chi cerca l'infinito non ha che da chiudere gli occhi.

[Milan Kundera]

 

 

La sentì ancora, la sua voce. Il suo nome.
Non era una richiesta di supplica, era una preghiera.
«Dove sei?» provò a chiederle lui, telepaticamente.
Un sussurro dall'altra parte gli diede risposta.
«Elena sa.»
Damon provò a continuare la conversazione. Era certo non fosse solo un sogno.
Si trattava della realtà. Bonnie era viva.
Un sollievo profondo e infinito lo inondò di autentica speranza.
Era debole. Lo sentiva dal suono flebile della sua voce, ma era ancora abbastanza forte da potergli parlare.
«Ti salverò. Ti amo.» le disse.
Sentì solo silenzio, ma riuscì a percepire l'eco di una flebile risata. 

 

 

Quel che proviamo quando siamo innamorati è forse la nostra condizione normale.

L'amore mostra all'uomo quale dovrebbe essere.

[Anton Čechov]


 

Damon spalancò gli occhi. "Elena sa". Doveva subito andare da lei e scoprire che cosa sapesse.
Bussò, impaziente di ricevere una risposta. Quando Stefan gli aprì la porta, si fiondò dentro.
«Ho sentito Bonnie, mi ha detto che tu sai dove si trova.» 
Stefan ed Elena lo guardarono, stupefatti. «In che senso l'hai sentita?»
«In sogno, ma non era un vero sogno, era reale.» rispose, scocciato.
Era davvero necessario perdere tempo con delle domande così stupide?
«Damon, Elena sta provando a localizzarla col cristallo di Teophilia, ma non l'ha ancora trovata.»
Damon guardò suo fratello, deluso. «Ci devo essere anche io, allora»
«E Stefan?» gli chiese Elena.
«Stefan cosa centra?»
«Credo che l'energia di noi tre sia essenziale per ritrovarla. Ci ho pensato a lungo, Damon, e i cacciatori sono tre, o meglio, erano tre, ma visto che uno di loro é morto, fisicamente ne restano due, ma il potere di quello defunto si é trasferito nel secondo. Quindi la loro quantità di poteri é quella di tre persone» disse Elena.
«Eh?» chiese il moro, confuso. «Se ne sei così sicura, allora proviamoci tutti e tre».
Elena si mise al centro, prendendo la mano di Stefan e quella di Damon.
Questa volta, il cristallo non era tenuto da nessuno.
C'era i fili del golfino di Bonnie avvolti intorno al pendolo e la cartina al di sotto di esso.
Tutti e tre si concentrarono al massimo, chiudendo gli occhi. Sentirono fluire la propria energia dall'uno all'altro e viceversa.
E poi, nello stesso istante, come richiamati dalla stessa forza, dallo stesso potere, riaprirono gli occhi.
Il cristallo assunse i colori dei loro occhi, tingendosi di verde, azzurro e nero.
Ma, questa volta, si era mosso.
Aveva funzionato.
«Silver Wood*» esclamò Damon, felice.
Stefan ed Elena gli sorrisero.
«Tra dieci minuti si parte».

Damon corse da Teophilia, più felice di un bambino la mattina di Natale.
-L'abbiamo localizzata! Sappiamo dove si trova!-
Teophilia gli sorrise e si stupì nel momento in cui Damon la prese tra la braccia, facendola volteggiare in aria.
-Damon, lasciami! Potrei farmi male. Sono vecchia.-
Lui le sorrise. -Non ho più intenzione di ucciderti, puoi stare tranquilla.-
Gli occhi azzurri scrutarono a lungo quelli scuri e scoprirono che, quella che Damon aveva appena detto, era la verità.
-E comunque, grazie per aver aggiustato il ciondolo e sistemato la camera.-
-Prego, Damon. Adesso non perdere tempo e corri a bere il sangue di Bonnie.-
Lui la guardò, interdetto.
-Come faccio a berlo, senza rompere il ciondolo?-
Teophilia sembrò sorpresa da quella domanda. -E' semplicissimo. Basta che lo tieni in bocca. A contatto con la tua lingua, il sangue fluirà dall'ematite dentro di te.-
-Perfetto, allora vado a nutrirmi. Ci vediamo tra non so quando, ma so solo che ci sarà anche lei.-
-Vai a salvarla, Damon. Solo tu puoi farlo. Mi fido di te.-
Damon la guardò, sperando che avesse ragione.


 

La speranza è un sogno ad occhi aperti.
[Aristotele]

 

Arrivarono a destinazione quando il sole stava tramontando.
Scesero dalla Jeep Grand Cherokee di Stefan e presero tutte le armi che la signora Flowers aveva dato loro.
Il pugnale d'argento col quale avevano colpito Damon, qualche settimana prima, e qualche pozione anti cacciatore.
Non li avrebbe uccisi, ma li avrebbe indeboliti e poi, sarebbe bastato bruciarli per annientarli completamente.
Il loro piano non era ben delineato, ma la loro priorità, in quel momento, era il salvataggio di Bonnie.
Al resto, ci avrebbero pensato nel momento opportuno.
Raggiunto un bivio, si separarono.
Stefan ed Elena andarono da una parte, mentre Damon andò da quella opposta.
Chi l'avesse trovata per prima, avrebbe toccato il ciondolo che portava al collo.
Gli altri avrebbero, in tal caso, sentito il proprio ciondolo piú caldo, assumere una tonalità rossa come il sangue.
Quello sarebbe stato il loro segnale.
Era ancora più significativo il fatto che tutti e tre i ciondoli, quello d'ematite di Damon e quelli di ossidiana di Stefan ed Elena fossero stati donati da Bonnie, la persona che proprio in quel momento stavano andando a cercare. Damon proseguì lungo il sentiero, col cuore che minacciava di esplodergli fuori dal petto.
Il pugnale l'aveva lasciato agli altri, lui aveva solo le pozioni di Teophilia e il sangue di Bonnie in circolo visto che aveva svuotato il ciondolo d'ematite, prima di partire. 
Doveva essere forte per poterla salvare e quale forza poteva essere superiore al sangue della sua donna? Nessuna.
Acuì ogni senso, pronto a cogliere il minimo segnale della presenza di Bonnie.
Il bosco era immenso e aveva camminato già da qualche minuto, o meglio, aveva corso più veloce di una gazzella.
Non aveva sentito niente, fino a quel momento. C'era solo qualche animale notturno e poi quell'odore.
Quella puzza.
Di carne bruciata. Di sangue prosciugato.
Un'espressione di panico avvolse il moro in tutta la sua potenza distruttrice e lo portò a correre ancora fino alla fonte di quel tanfo.
Raggiunse una radura. C'era un altare al centro di essa, un altare sacrificale.
Sul tronco che sorgeva al centro della croce greca incisa per terra, c'era il simbolo degli Argentum.
Il tronco era annerito dal fumo che ancora saliva in volute nere nel cielo, tingendolo di sfumature ancora più scure della notte.
Damon corse fino all'altare, terrorizzato.
C'era una bara vicino, di marmo bianco. Ed era stata scoperchiata.
Aveva paura di ciò che avrebbe visto. Si fece coraggio e raggiunse l'altare, impedendosi di guardare dentro alla bara.
Ai piedi del tronco c'era la borsa di Bonnie, il cui contenuto si era riversato per terra.
Ma, soprattutto, c'era cenere.
Un mucchio di cenere che sapeva di carne bruciata e sangue prosciugato.
Damon toccò col dito il sangue secco, sparso lì intorno, e lo portò sulle sue labbra.
Il sapore era fin troppo famigliare.
Era troppo tardi.
Non era riuscito a salvare l'unica persona che avrebbe voluto salvare.

Il suo cuore si fermò mentre toccava il ciondolo d'ematite e quello si tinse di rosso.
Anche quelli d'ossidiana assunsero lo stesso colore, mentre un urlo disperato squarciava il silenzio della notte.
Era solo un nome. Era solo un urlo.
Era solo una preghiera verso quel cielo che non aveva mai brillato su di lui e che, proprio nel momento in cui aveva iniziato a splendere, gli aveva tolto la sua luce.
Bonnie.

 

 

Mentre il mondo cade a pezzi
mi allontano dagli eccessi
e dalle cattive abitudini,
tornerò all'origine,
torno a te che sei per me
l'essenziale.

 

 


*Inventato da  me. Dato che i cacciatori appartengono al Clan degli Argentum, ho pensato fosse significativo/simbolico che il luogo destinato al sacrificio di Bonnie fosse anch'esso legato all'argento, indi per cui la scelta di Silver Wood.
 



A/N

Seconda e ultima parte di questo capitolo.
Che cosa sarà successo a Bonnie? Lo scoprirete tra una settimana *me cattiva*!
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà scritto dal punto di vista di Bonnie.
Spero che abbiate apprezzato che sia stata Elena a localizzare la sua migliore amica.
E' una guardiana e dato che l'amicizia è un sentimento che rende ancora più forte la possibile magia esistente, ho trovato fosse giusto e meno scontato del solito, il fatto che fosse lei (naturalmente con l'aiuto dei Salvatore) a scoprire il luogo in cui si trova.
Se avete domande/dubbi/curiosità/suggerimenti da chiedere, I'm always here!
Ringrazio infinitamente Giulia, Viola e Anna per aver recensito lo scorso capitolo ;)

Un abbraccio :*
Gloria

 

   
 
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