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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    19/03/2008    6 recensioni
La vendetta brucia come un fuoco, corrode ogni sentimento di bontà, ed è inarrestabile...
Kurapika lo sa bene.
Ma quando solo la vendetta può darti uno scopo, quando è solo il desiderio di farla pagare a chi ti ha fatto soffrire che ti fa rimanere attaccato alla vita... allora è davvero una maledizione?
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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xYuko-chan: lo so ke è lungo, am è così pittoresco!! non ho saputo resitere…XD
XAngry92:lo so, la scena che dici ha fatto ridere fino alle lacrime pure me, l’autrice…e dire ke di solito sono negata per le scene comike (o demenziali..dipende dal punto di vista!!)
xragazzasilenziosa: pudico?? temo ke nn sia un aggettivo consono a Kura, fidati..sapessi kje combinerà nei prossimi capitoli!! pudore: off limits!!!! XD XD
XRaRa 93:lo so…hunterxhunter è un bell’anime, ma si sente davvero la mancanza di figure femminili!! ma ci penso io ad aggiungerla…
xkura 92: il nome d’anima..bhò, l’ho inventato di sana pianta, è difficile da speigare… trattoi dalla mitologia celtica: ai bambini venivano dati due nomi (entrambe mere parole, in qst caso), uno di uso comune e uno da rivelare solo agli intimi. era diffusa la credenza che ki conosceva il tuo vero nome poteva controllarti (o maledirti). io ho solo modificato la “parola”. il nome d’anima è come un ritratto dell’anima (sole-che-tramonta=persona riflessiva, mare-in-tempesta=tipo agitato, ecc)
xlilian-kurapika: xkè mi vuoi uccidere?? nn ti è gustata la scena?? ahahahaha…dio, ke ridere… dici ke Kura nn è contento?? spiacente per lui, am dovrà sorbirsi molte altre scene simili…al pubblico piace, a quanto pare!! ^_^
xIryuchan: io sono davvero tipa da riflessioni profonde (vedi le mie poesie postate su qst sito!! [pubblicità occulta]) e no, tutte le tradizioni, leggende, detti, etc sono stati inventati (non dal nulla, am quasi) da me!! e ne sn orgogliosa…ma che strano!! XD XD Amaranto piace a tutti!!! non la’vrei mai detto….XD XD XD e si poverina…cmnq ha 16 anni, (Kura 17, ricordiamolo) anke se ne dimostra di più. gli alati crescono + in fretta, ma vivono meno di noi. e continua così cn i commeti!! ne sn felice…^_^

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avvetimento: non adatto ai deboli di stomaco

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5° Capitolo: Esequie

-Devo preparare una tomba per il mio compagno-
Kurapika rimase in silenzio all’uscita della ragazza, ma poi annuì secco e raccolse la sua sacca.
-Ti do una mano, se vuoi- si offrì, con una voce talmente gentile da stupire sé stesso.
-Grazie. Da sola non ce la posso, fare, in queste condizioni.- lo ringraziò Amaranto, prendendolo per mano e avviandosi con un profondo sospiro verso la foresta.
-Vieni, Mysa!- disse lei, e il falco dalla piume d’argento si posò ubbidiente sulla sua spalla, beccandola con affetto per farle sapere che poteva contare su di lui.
Il primo impulso di Kurapika ovviamente fu quello di sfilare la mano dalla presa di lei, ma poi capì che la ragazza dalle grandi ali nere in quel momento aveva un disperato bisogno di sostegno e comprensione, e quel contatto fisico era solo un modo per lei di assicurarsi di non essere sola al mondo.
Perciò fece il bravo e la seguì ubbidiente, tutta la sua attenzione concentrata sull’evitare gli ostacoli e sostenere discretamente Amaranto quando barcollava.
Non gli ci era voluto molto a capire che quella ragazza era una fiera guerriera, troppo orgogliosa per chiedere aiuto a chicchessia a meno che non fosse strettamente necessario.
E tutto andò bene finché la ragazza, improvvisamente, si fermò di colpo e la repentina fermata non lo fece andare sbattere contro di lei, rischiando seriamente di mandarla dritta distesa a terra.
-Cosa c’è?- chiese irritato lui, togliendo le mani dai suoi fianchi [l’aveva afferrata per impedirle di cadere, ma non mi convince… Kura, insomma, ci provi cn lei anke se è ferita?? ndA è.é (ma cosa hai capito??!! io le ho solo impedito di cadere!! l’ho solo afferrata! ndKura °/////////°) se, se…e io ti credo! ndA XD].
-Lì dietro…- Amaranto indicò un tronco davanti a loro. -È lì dietro…-
Ancora una volta Kurapika provò una profonda pena per lei. -Ce la fai?-
-Ce la faccio- rispose lei, prendendo un bel respiro e superando l’albero.
-Oh, mio…- si lasciò scappare Kurapika, fissando la scena che gli si prospettò d’un tratto innanzi, che lo turbò talmente da fargli diventare gli occhi rossi.
In mezzo a una pozza di sangue, giaceva scomposto un giovane dalle grandi ali di piume aperte al suolo a un angolo innaturale, gli occhi grigi che fissavano vacui il cielo, il torace sfondato da quello che doveva essere stato un colpo potentissimo, tanto da far vedere i pezzi di costole e altre ossa che spuntavano dalla carne maciullata.
Amaranto si avvicinò mesta al ragazzo, il falco sulla sua spalla che cinguettava ansioso.
La ragazza si la sciò cadere in ginocchio accanto al compagno, incurante del sangue che le sporcava i vestiti e le ali, e gli accarezzò i corti e capelli neri, scostando con tenerezza i ricci incollati al viso dal sangue secco.
-È stata colpa mia- esordì lei, a bassa voce.
-Lo so che è così. Vorrei dirti che mi dispiace che sia finita così, ma…- gemette -non cambierebbe nulla, giusto?- Kurapika osservò la ragazza immobile, conscio della sua indescrivibile sofferenza.
Ad un tratto Amaranto gettò indietro il capo e dalla sua gola eruppe un grido, un ululato di dolore che fece volare via il falco e tremare il giovane, paralizzandogli i muscoli.
E così il ragazzo rimase impotente ad ascoltare quel innaturale pianto senza lacrime, così infinitamente straziante, così triste nella sua realtà.

Dopo quelli che forse furono minuti o forse ore, Amaranto si alzò.
-Dovremo raccogliere della legna per cremarlo. Ma ora…- guardò Kurapika negli occhi -devo fare ancora una cosa. Puoi venire con me? Non credo di farcela…-
Il ragazzo annuì, non fidandosi della sua voce.
-Di qua…- disse lei, avviandosi con Kurapika al fianco.
Questa volta non andarono molto lontano, ma il ragazzo così non ebbe il tempo di riprendersi e ciò che vide lo sconvolse ancora di più.
Nuovamente senza preavviso Amaranto si era fermata, inginocchiata ai piedi di un albero, e si era messa a frugare in un cespuglio, da cui aveva tratto qualcosa che si era stretta al petto.
-Cos’è, Amaranto?- chiese Kurapika, inginocchiandosi al suo fianco.
-Mio figlio- e gli mostrò ciò che stava cullando.
-Un…un uovo?- mormorò il ragazzo, allibito.
Proprio così: un uovo.
Un uovo lungo poco più di una spanna e mezza, di un delicato grigio perla sfumato di bianco e nero.
Un uovo con svariate grosse crepe da cui colava un liquido bianco-giallo e del sangue.
-Piccolo mio…- piangeva Amaranto, sfiorando con delicatezza il guscio, come sperando di poter così chiudere le mortali crepe.
Kurapika assisteva alla scena muto, senza sapere cosa dire.
Che parole usare per confortare una madre in lacrime davanti al figlio senza vita?
Perché era ovvio anche ai suoi occhi che il piccolo nell’uovo doveva essere morto: il sangue ne era la prova certa...dall’aspetto sembrava che fosse caduto a terra da una grande altezza.
In quel momento era così turbato che non si sorprese nemmeno a scoprire che gli Alati covavano le uova come veri uccelli.
-Basta così- disse alla fine, circondandole le spalle con le braccia.
-È in pace. Non ti preoccupare, sono sicuro che suo padre si occuperà di lui, ovunque siano.-
Lei sollevò gli occhi e lui vide un’ombra che prima non c’era...e che probabilmente non se ne sarebbe mai andata del tutto.
-Lo credi davvero?- gli chiese con voce flebile, come una bambina che chiedesse di essere confortata, sperando che le dicessero che non c’era nessun mostro sotto il letto.
-Certo.- le disse lui, sforzandosi però di non vomitare: era già provato dalla vista del giovane, ma quello era troppo…
-Dai, alzati. Hai detto che dobbiamo raccogliere della legna…- la spronò lui, aiutandola ad alzarsi.
-Giusto- ripose lei con voce più decisa, ritornando al corpo del compagno senza aiuto.
Amaranto depose l’uovo accanto alla figura a terra e si inoltrò nel sottobosco, alla ricerca di legna.
Kurapika, vedendola arrancare penosamente, stava per dirle di riposarsi per non riaprire le ferite, ma si fermò in tempo capendo che lei cercava di immergersi in quel compito fisico per cercare di non pensare alla scena dietro di lei.
Il giovane scrollò mesto le spalle e si mise ad aiutarla, raccogliendo tutti i rami che trovava.

-Va bene così, grazie.- disse Amaranto, facendogli cenno di spostarsi.
Kurapika esalò un tremulo sospiro e scese dalla bassa pira, si cui aveva appena finito di sistemare il cadavere del giovane secondo le istruzioni della ragazza, al momento incapace di sollevare pesi.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si appoggiò stanco al tronco di uno degli alberi che circondavano la minuscola radura, subito raggiunto dal falco argentato, che gli si posò su una spalla.
Distrattamente lo accarezzò, osservando la giovane Alata sistemare l’uovo crepato tra le braccia del morto, come se il padre volesse lo volesse proteggere anche nella morte.
Poi si sistemò a lato della catasta di legna e alzò le mani.
-Ere fa, dalle nuvole tempestose nacque il Lupo dalle Grandi Ali, che giunse tra noi come un fulmine che si abbatte sulla terra.- cominciò a salmodiare Amaranto, come una preghiera.
“Il Lupo Alato?” si chiese meravigliato Kurapika, spalancando gli occhi.
Era una delle divinità dei Kuruta!
-I suoi occhi lampeggiavano come saette, il suo ringhio aveva il fragore del tuono, le sue zanne erano tanto forti da triturare le rocce. Nessuno poteva opporsi alla sua potenza, e per questo veniva temuto ed evitato da tutti. Gli Dei Superiori, vedendo la sua solitudine, un giorno gli offrirono di fare da guida alle anime trapassate verso l’Altro Mondo, e lui accettò.- la voce della ragazza era come trasfigurata: non più esile e rotta dal pianto, ma grave e seria come quella di un sacerdote.
-E da allora egli adempie fedelmente al suo compito, scortando le nostri spiriti verso il cielo. Perciò ora, io, rimetto a te due persone la cui vita è stata troncata prima del tempo. Possa tu difenderli e possano loro avere finalmente pace. Che mio figlio possa sempre essere protettola suo padre.- concluse con voce stentorea, e abbassò di scatto le mani verso la pira, con un gesto imperioso.
Improvvisamente fiamme rosse e viola compaiono nei suoi palmi e lei li dirige con sicurezza sul legno, che istantaneamente prende fuoco, sebbene buona parte dei legni fossero verdi.
Kurapika rimase sbalordito ad osservare la figura ad ali spiegate di Amaranto, le fiamme che si riflettevano nei suoi occhi verdi, ora cupi come un mare in tempesta.

  
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