Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: MeikoBuzolic    13/09/2013    3 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7.
Sorrisi, pensando alla bellissima notte, ero felice. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, avevo paura di non vederlo, e che tutto quello successo fosse stato solo un sogno, ma presi coraggio e lo feci.
Lui non c’era – come immaginavo – sospirai malinconica, e sorrisi alzandomi appoggiando la schiena sulla tastiera del letto, alzai le ginocchia e appoggiai la mia testa, ancora rossa dall’imbarazzo – non posso crederci – sorrisi, e guardai il letto, con le coperte disordinate – lui ha dormito qui – accarezzai il suo lato del letto, presi il suo cuscino, dove c’era ancora il suo odore, dolce e sensuale come lui, lo riposai.
Mi alzai, con il lenzuolo avvolto al mio corpo, provavo vergogna a camminare nuda per casa, andai in bagno, e mi feci una doccia.
Schiumavo il mio corpo, mi resi conto che avevo dei lividi, il mio viso si fece cupo «Come è potuto succedere?» sussurrai sorpresa.  Sfiorai il mio corpo e iniziai a provare dolore in quei punti, però ripensando alla nottata passata, sapevo che quei lividi non avrebbero dovuto rovinare la mia felicità, che è quello che cercavo da tanto tempo, lui era la mia felicità.
Scesi le scale con uno dei miei sorrisi più belli «Buongiorno nonna!»
«Oh! Tesoro oggi ti vedo particolarmente felice. È successo qualcosa con Matt?» domandò allegra anche lei.
Mi fermai, rimasi paralizzata a sentire quel nome – Matt, che cose gli avevo fatto? Nemmeno una settimana, e lo tradito senza pensarci due volte? – sentì il cuore andarmi a frantumi, avevo fatto una cosa orribile «Come ho potuto» sussurrai fra me e me.
«Tesoro, domanda sbagliata?» il viso della nonna era dispiaciuto.
La guardai, sforzai un sorriso «Tranquilla nonna, ho solo dimenticato una cosa» fuggì in camera mia, chiusi tutto e accesi lo stereo e misi il cd che preoccupava tanto i miei papà, e mi sdraiai.
 
 Caitlyn, cosa è successo bocciolo? Sappiamo che stai male, che ti ha fatto quel lurido verme?” –.
 
Era una delle prime frasi che esclamavano, quando sentivano le note del piano, provenire dalla mia camera, sapevano che quando stavo male l’unico dolce suono che poteva farmi stare bene era il piano.
 
–“Tesoro andiamo a suonare?” –.


 
Infine mi proponevano di suonare. Quel dolce ricordo, percorreva la mia mente, i loro sguardi preoccupati, e i loro sorrisi che mi facevano sentire bene, una lacrima cominciò a rigarmi il volto, e inseguito tutto il mio viso fu coperto di lacrime.
 
–Un bacio in fronte “Stai a tenta a scuola, e fai la brava. Manda un messaggio quando sei a casa di Lucia” –.
 
Dicevano sempre quando ogni mattina andavo a scuola o andavo a casa di un’amica, ma quel giorno dovevano essere loro a stare attenti, il mio pianto si fece più forte, quel ricordo lentamente riaffiorava:
 
«Papà sono a casa» aprì la porta, l’aria era fredda.
Andai in cucina «Papà dov-» le parola mi si fermarono in gola, e difronte a me la scena più orribile che un figlio si possa aspettare. Erano immobili, davanti a me, le loro pelli bianche come la neve, mi inginocchiai difronte a loro, erano freddi. Volevo urlare, volevo urlare i loro nomi, ma la paura me lo impediva, li toccai e la mia mano era rossa del loro sangue scarlatto. Sentì le lacrime scendermi in viso, ma la mia pelle era asciutta, e il petto lo sentivo dolente. Le loro mani erano strette e unite, li accarezzai.
Non so quanto tempo passò, anche se mi dissero che passarono quasi dodici ore.
Ricordo solo, il rumore della porta che si spalancava, e che mi allontanavano dai miei papà. Qualcuno mi ha portato via le persone più care di questo mondo, quella persona aveva rovinato la mia vita, quella persona aveva porta via l’amore in me.
 
Ora quell’amore credevo di averlo trovato, almeno un briciolo di quell’amore credevo di aver ricevuto, ma nel frattempo avevo fatto la una cosa orribile a una persona che si meritava l’amore, che io non provavo.
«Scusami Matt» misi le mani al viso, a abbracciai forte il cuscino. Tutto il dolore trattenuto nei mesi lentamente riaffiorava, facendomi provare nausea, era come se il dolore volesse uscire via dal mio corpo, provocandomi forti dolori al petto e alla gola.
«Basta! Basta!» ripetevo silenziosamente, sperando che il dolore sparisse.
Ricordai le parole del medico
-“Prendile quando ti senti molto giù di corda. Ti faranno sentire meglio”-
Mi avvicinai al comodino, senza alzarmi, non ne avevo più le forze, con le dita aprì il primo cassetto e infilai la mano alla ricerca della scatola arancione. La trovai e la presi fra le mani, lessi: “Clomipramina”.
Aprì il barattolo e ne presi una e la ingoiai, sdraiai fissando il soffitto, la mia vista si offuscava e gli occhi si facevano pesanti – sta funzionando – pensai, e mi lasciai trasportare dal sonno.
 
Aprì gli occhi, dalle finestre penetrava una forte luce – che ore sono? – mi voltai verso il comodino, allungai la mano girando la sveglia, guardai l’ora 15:40.
«Cazzo!» esclamai a denti stretti. Notai il silenzio che risuonava in camera, lo stereo era spento,  e le pillole posate ordinatamente sulla scrivania. Il mio sguardo era confuso, e lentamente mi sedetti sul letto «Posso farcela» mi incoraggiai. Mi alzai e forte giramento di testa mi fece perdere l’equilibrio, mi aggrappai alla testiera del letto, e lentamente scesi al piano di sotto.
La  nonna la trovai seduta sulla poltrona del salone, che leggeva uno dei suoi tanti libri.
«Nonna!» Accennai un sorriso assonato.
Lei si tolse gli occhiali e appoggiò il libro sopra il tavolino «Tesoro, come stai?» domandò sorridente, anche se i suoi occhi erano tristi, cercava di nascondere la preoccupazione.
«Ora sto meglio» mi avvicinai, e mi sedetti nel divano.
«Hai avuto una delle tue crisi?» si accodò accanto a me, e mi strinse le mani dolcemente.
Annuii, allontanai una mano da quella stretta, e misi una ciocca dietro l’orecchio «Scusa» sussurrai.
Lei mi guardò sorpresa «Perché ti scusi? Non è colpa tua» mi confortò.
«Lo so, ma ti faccio sempre preoccupare, e questo non è giusto» ammisi, mi asciugai un occhio sperando che le lacrime non uscissero.
La nonna mi abbracciò,  e fu lì che le lacrime iniziarono a scendere senza sosta.
«Su tesoro, sfogati» strinse quell’abbraccio «È un mio compito prendermi cura di te» chiarì.
Strinsi anch’io quella presa, almeno cercai i medicinali mi indebolivano, «Grazie» sussurrai.
Si allontanò dalla presa, e mi fissò nei occhi «Facciamo un po’ di cioccolata?» propose.
Annuii sorridente, cercando di non far più uscire le lacrime.
Sorseggiavo la mia cioccolata, e guardai il mio cellulare, dove trovai una decina di messaggi di Matt, dove chiedevano la stessa cosa:


Da: Matt
“Ti va di vederci?”
-Matt

 
Spalancai gli occhi, e allontanai il cellullare dalla mia vista, ero confusa, triste ma soprattutto mi sentivo una traditrice – sono stata una stronza – appoggiai la tazza sul tavolino, e fissavo il mio cellulare cercando una decisone sul da farsi.






 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: MeikoBuzolic