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Autore: Winchester_Morgenstern    14/09/2013    4 recensioni
La vera difficoltà non sta nel cambiare se stessi, ma nel riconoscere ciò che si è realmente e, soprattutto, nell'accettarlo.
IN REVISIONE - CAPITOLI RISCRITTI 4/X (DA DEFINIRE).
POST COG, POSSIBILE RIVISITAZIONE DELL'INTRODUZIONE.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Veritas filia temporis'
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SHADOWHUNTERS - CITY OF MARBLE

III - DI PORTALI DIMENTICATI E REAZIONI SPROPOSITATE


Clary strizzò gli occhi, infastidita da un raggio di sole malandrino che le stava colpendo il viso, quasi invitandola ad alzarsi.
Sbuffò ed aprì piano un solo occhi, per restare abbagliata dalla luce sfavillante che incombeva sopra di lei.
Un attimo… luce? Sopra di lei?
Cosa ci faceva il sole nella sua camera? Tralasciando anche il fatto che lei chiudeva sempre le tende, eh! 
Calma, Clary, si redarguì da sola. Non dire stupidaggini e ragiona, il sole non può certo essere entrato nella tua camera!, concluse, con tutta la convinzione di questo mondo.
Giusto, ovviamente la sua ipotesi da persona delirante appena sveglia non poteva essere esatta. 
Ehm… l'Istituto era crollato durante la notte e lei non se n'era accorta? Andiamo, sapeva di avere il sonno pesante, ma certo non fino a quel punto! 
Un po' rincuorata dall'esclusione di quella possibilità, la rossa aprì anche l'altro occhio e, semplicemente, scattò a sedere per lo spavento. 
Una massa di… cosi giallo biondi - decisamente non sembravano spaghetti, ma… -, prima che quasi rotolasse via, le stava oscurando la vista.
Clarissa trattenne il fiato quando qualcosa accanto a lei si mosse, salvo poi prendere un profondo respiro e incominciare ad avere vaghi ricordi della sera precedente. Si voltò, stupita, riconoscendo il corpo di Jace addormentato poco lontano da lei.
— Jace! — esclamò, cercando di recuperare un briciolo di sanità mentale, sentendo i fili d'erba fra le sue mani.
Lui si drizzò a sedere, cercando nel mentre una delle spade angeliche che si portava al fianco, quasi come un riflesso involontario. Sfortunatamente, l'arma giaceva abbandonata insieme ai suoi pantaloni neri vicino ad una roccia, a qualche metro di distanza. 
— Chi? Cosa? Quan… Valentine è risorto?! — biascicò allarmato quell'idiota del suo futuro marito. A quel pensiero, Clary praticamente saltò in aria, gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta.
— Jace! — strillò di nuovo, stupita, facendolo voltare verso di lei. Le rivolse un piccolo sogghigno e fece scorrere il suo sguardo sul suo corpo, gli occhi illuminati di malizia.
Inizialmente la ragazza non capì e aggrottò le sopracciglia, confusa. Fu soltanto quando un leggero venticello incominciò ad accarezzarla che si rese conto che qualcosa non andava.
Ovviamente, quelle furono le proverbiali ultime parole famose, o meglio gli ultimi pensieri.
Esitante, quindi, abbassò lo sguardo sul suo stesso corpo ed emise un gemito indefinito. Era nuda. Completamente nuda, proprio come quei due pazzi che si ritrovava per genitori l'avevano fatta.
In quel momento pensò di arrossire così tanto che, probabilmente, sarebbe presto esplosa per autocombustione. Non fu così, ma forse l'avrebbe preferito, considerando gli occhi dorati di Jace ancora su di lei e il suo ghigno.
Clary mantenne il volto dignitosamente alto, mordendosi le labbra a sangue per non scoppiare a ridere per l'imbarazzo, iniziando a guardarsi in giro per individuare la posizione dei suoi abiti e della sua biancheria, che erano tutti sparsi in malo modo attorno a loro.
Ovviamente, Jace Sono-Senza-Pudore Herondale scoppiò a ridere, e per reazione la diciottenne gli lanciò contro la prima cosa che le capitò sottomano, ovvero il suo reggiseno.
Oh, Raziel, per piacere, no!, si ritrovò ad implorare silenziosamente la rossa. Fa che non faccia quello che credo!, pregò.
Presumibilmente, quel giorno l'Angelo doveva avercela con lei, perché quell'adorabilissimo ragazzo conosciuto come il mio nuovissimo fidanzato ufficiale raccattò come un fulmine l'indumento intimo e prese a correre, sfuggendo alla presa della rossa, più veloce di un fulmine.
Clary non provò nemmeno a corrergli dietro, sapendo che sarebbe stato inutile, vista la velocità del cacciatore. Così, molto semplicemente, decise di giocare d'astuzia: — Jace, presto, vestiti! Sta arrivando una pattuglia! — disse.
— Non dire idiozie, rossa, non ci sono mai state pattuglie! — controbatté lui, ridendo.
— Vuoi davvero correre il rischio?! Sappi che non ti lascerò mai più avvicinare a me se non torni qui adesso! — strillò quindi Clary. 
L'idiota, anche detto Jace-Ho-Così-Tanti-Nomi-Che-Non-Vale-La-Pena-Elencarli, comparve dietro di lei in un nanosecondo, porgendole il reggiseno e cercando al contempo i suoi boxer e la sua giacca.
Clarissa infilò calze e sandali, litigando appena qualche secondo, stranamente, con laccetti e cerniere varie, per poi guardarsi intorno per un po', perplessa.
Era come se… sì, insomma, mancava qualcosa, anche se non avrebbe saputo dire cosa.
— Forza, Clary, non stare lì ferma come uno stoccafisso! Abbiamo di certo saltato la colazione, ma forse arriveremo in tempo per pranzare all'Istituto! — la esortò Jace, dirigendosi verso una direzione come un'altra, dal suo punto di vista.
Fu in quel momento che la cacciatrice comprese che la stupidità era dilagante, paragonabile a una malattia contagiosa. Molto contagiosa, quindi forse chiunque nel raggio di dieci miglia avrebbe dovuto pensare a scappare.
— Jace… — mormorò per l'ennesima volta in poco tempo, lanciandogli un'occhiataccia.
— Sì? — chiese lui, con l'aria più innocente di questo mondo.
— Jonathan Cristopher, amore bello della mamma… a che ora si chiudeva il portale?! — disse lei, il tono di voce che si faceva man mano più alto e intriso di ovvietà.
— All'alba, perc… merda! 
— Già, siamo proprio nella merda. E se non troviamo il modo di ritornare all'Istituto nel minor tempo possibile saremo ancor più nella merda. — si fermò un attimo a riflettere: — Anzi, tu sarai nella merda. — concluse.
— Perché? — domandò lui, inarcando un sopracciglio e, se possibile, irritandola ancora di più. Certo, lo faceva ogni sacrosanto istante della sua vita, praticamente, ma era così tanto chiedergli di non alzare un solo sopracciglio, quando lei per qualche arcano motivo proprio non ci riusciva?!
— Be', perché quando mia madre incomberà su di me come una folle assatanata con un passato da schizofrenica, io dichiarerò molto candidamente la mia innocenza e confesserò il tuo piano malvagio, ossia rapirmi e portarmi in un luogo dimenticato da Raziel con la complicità di Magnus, per prendere la mia virtù! — disse tutto d'un fiato lei, per poi ansimare e ricominciare: — E a quel punto mia madre ti farà… ehm, ave atque vale, Jace! — sghignazzò.
— Brutta folletti senza cuore! — mugugnò lui, prima di portarsi con fare teatrale una mano alla fronte: — Clary, perché non ci ho pensato prima! Evocalo tu un portale! — propose, con un sorriso a illuminargli il volto.
— E sentiamo, come lo dovrei evocare, considerando che ho lasciato il mio stilo in camera e tu hai dimenticato il tuo nella serra? E non provare a negarlo, ti ho visto chiaramente lasciarlo accanto al tuo piatto, ieri!  — sospirò, alzando esasperata gli occhi al cielo. La serata era stata davvero fantastica, ma il risveglio, d'altra parte…
Jace lanciò una lunga occhiata all'anello di fidanzamento che portavo all'anulare e che in quel momento stava scintillando al sole. Approfittai di quel momento per osservarlo a mia volta, rasserenandomi appena.
Si avvicinò a me e mi baciò la mano, con un sorriso accennato ad illuminargli il volto: — Le prometto che troveremo un modo per tornare indietro, futura signora Herondale. 
La nephilim arrossì e in un impeto di coraggio si sporse verso di lui, quasi trascinandolo di nuovo a terra e baciandolo con passione. Sentiva i denti di lui stuzzicarle le labbra, poteva quasi percepire la risata che si era incastrata nella sua gola, sapeva che i suoi occhi erano carichi di divertimento e passione nonostante non lo stesse osservando. 
Si staccarono poco dopo, ansimanti, e Clary si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sospirando. — Andiamo, Raziel, se ci vuoi almeno un po' di bene aiutaci! Se ci sei, batti un colpo! — borbottò, scuotendo il capo.
Ora, poteva essere una coincidenza o meno, fatto stava che una delle pareti di roccia sulla sommità della collina, che facevano quasi da protezione al bosco, iniziò quasi a sciogliersi per creare quello che sembrava un arco riempito da gelatina azzurra in movimento.
— Magnus! — esclamò Jace, riconoscendo la sagoma familiare che stava uscendo dal portale.
— Eccomi qui, a salvare i due poveri idioti che non sono riusciti nemmeno a ricordarsi un orario per tornare! — rispose lo stregone, praticamente ridendogli in faccia. Attese per qualche attimo, lasciandosi raggiungere, e poi si fermarono entrambi davanti al passaggio verso New York.
 — Ah, per inciso, Clary. Quando tua madre è venuta a sapere la metà della tua bella serata romantica, è praticamente andata fuori di testa. Quindi preparati ad una sfuriata epocale. — spiegò Magnus, scuotendo il capo: — Sai, credo di sapere perché alla fine Valentine l'abbia sposata. Insomma, sono più che certo che insieme facessero una splendida coppia di sadici bastardi! — soffiò ancora il nascosto, varcando per primo il portale.
Ecco, appunto, ci mancava solo quello. Perché ovviamente la sfiga doveva perseguitarli, altrimenti non era una vita degna di essere vissuta, certo.
— Jace, ricordati del tuo piano sul rapimento e successiva presa con la forza della mia virtù! — sussurrai all'idiota che ci aveva fatto scoprire.
Lui rabbrividì, occhieggiando il portale come se volesse fare dietrofront e darsela a gambe.
Affrontare Valentine? Niente di più facile!
Combattere demoni e dimenticati? Una bazzecola!
Conversare - più o meno - pacificamente con la madre della sua futura moglie? Un'impresa ercoliana! 
Sospirando, Clary lo prese per mano e attraversarono insieme il passaggio, irrigidendosi appena alla sensazione di viaggiare da un luogo all'altro in così poco tempo.
E ovviamente, non potevano certo ritornare all'Istituto tranquillamente, no, perché come già detto la sfiga li stava perseguitando, e non aveva altro da fare se non occuparsi solo ed esclusivamente di loro.
Jocelyn era lì, proprio davanti a loro, mani sui fianchi e sguardo battagliero. 
— CLARISSA ADELE FRAY! — urlò: — COME HAI POTUTO SCAPPARE NEL CUORE DELLA NOTTE AD ALICANTE?! ME LO SAREI POTUTA ASPETTARE DA QUESTO SCIAGURATO, MA DA TE MAI! — continuò, avanzando verso di loro e facendoli conseguentemente arretrare: — SAPPI CHE NON TI PERDONERÒ MAI, RAGAZZINA, IN PUNIZIONE A VITA! 
La ragazza scartò di lato, lasciando il fidanzato in balia di sua madre.
— Ma, Jocelyn… — tentò di difendersi Jace, con scarsi risultati, certo.
— Niente ma, cacciatore dei miei stivali! È tutta colpa tua! La mia piccola Clary! — ringhiò lei: — Oh, ma io lo sapevo che dovevo sorvegliarvi giorno e not… — stava dicendo, quando Clarissa ebbe pietà di Jace e fece qualche passo in avanti, ritornando verso di lui.
— Mamma… — iniziò, cercando di farla ragionare.
— Non ora, Clary, sono occupata! — rispose, riprendendo a strigliare per bene lo shadowhunter.
— Mamma, dai… — ritentò la rossa.
— Zitta, Clary! — ordinò lei, determinata. 
Fu in quel momento che la povera diciottenne comprese cosa volesse dire Magnus. Valentine era pure stato un sadico bastardo pazzoide, ma se aveva sposato sua madre c'era di certo un ragionevolissimo motivo!
E cioè, in poche parole: sua mamma era anche peggio di lui e quindi, conseguentemente, insieme erano praticamente una coppia perfetta.
Nel frattempo, ovviamente, Jocelyn aveva continuato a ricoprire Jace di improperi e minacce di morte varie, e nel giro di qualche minuto aveva attirato tutti gli abitanti dell'Istituto, che erano fermi a qualche passo di sicurezza da loro e sembravano decisamente godersi lo spettacolo.
A quel punto, Clarissa perse la pazienza: — MAMMA, JACE MI HA CHIESTO DI SPOSARLO! — urlò a pieni polmoni e, più avanti, Isabelle avrebbe detto che in quel momento anche i muri erano tremati.
Ora come ora, però, Alec spalancò la bocca, Luke iniziò a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua e la sopracitata Izzy si lasciò sfuggire un grido entusiasta.
E Jocelyn, be'… diciamo che Clary si aspettava di tutto, ma proprio tutto, anche una sequela di maledizioni in purgatico che avrebbero fatto vergognare suo fratello Jonathan della sua scarsa conoscenza della lingua, ma di certo non… ehm, quello.
In un primo momento la donna stette zitta, come se stesse cercando di capire il senso della frase. Poi prese un profondo respiro, sembrò calmarsi e tutto quello che disse fu: — Oh.
Sì, avete capito, solo un patetico, misero "Oh". Okay, forse Clary non avrebbe dovuto denigrare quella piccola esclamazione così presto, perché subito dopo Jocelyn assottigliò lo sguardo e si voltò di nuovo con aria omicida verso quello che sarebbe dovuto essere il suo futuro marito ma, se le cose continuavano ad andare così, più che altro l'avrebbe resa soltanto vedova.
— Tu lo sai, vero, che se dovessi ferirla anche solo minimamente saresti un nephilim morto, vero, Jonathan Cristopher Herondale?! — minacciò la donna, incrociando le braccia al petto con fare gelido.
Alla fine, comunque, grazie all'intervento mediatore di Luke e a frasi sussurrate qua e là dei fratelli Lightwood, Jocelyn parve riconquistare una parvenza di umanità e si sciolse, sorridendo a Clary ed abbracciandola: — Oh, la mia piccola bambina!
Ecco, sì, decisamente, quella donna era più che lunatica, era bipolare!
— Ehm, Clary, tu sai che i cacciatori non si sposano con uno scambio degli anelli ma con delle rune, vero? — chiese Lucian, aggrottando la fronte all'anello sulla mano destra della ragazza.
— Certo che lo sa. Ma, dato che non sopporterò più di vedere anche solo un altro ragazzo metterle gli occhi addosso quando usciamo, ho pensato che con un anello di fidanzamento i mondani sarebbero rimasti a cuccia. — rispose per lei Jace, e Clary non poté trattenere una risata.
— Jace, i mondani non sono cagnolini! — gli fece presente Alec, alzando gli occhi al cielo.
— Sì, dettagli… — rispose lui, facendo un gesto svolazzante con la mano, come a voler allontanare una futile questione.




 
A.A after revision, 18/11/15:
Sì, lo so, è passato circa un secolo da quando ho revisionato il capitolo due, ma adesso sono qui, no?
E niente, ecco il terzo capitolo riveduto e corretto.
I hope you enjoy it! :D
Winchester_Morgenstern
P.S: -6 alla fine di COM, gente O.O

 
   
 
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