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Autore: Darkry    14/09/2013    4 recensioni
Hola, Gente! :) Io sono Kry. Questa storia è nata un po' per caso, spero vi faccia sorridere, vi coinvolga e vi piaccia. Trama: Sarah, Evelyn ed Amy sono molto amiche e molto diverse tra loro.
Sarah, solare e gioiosa non perde un attimo la sua allegria ma le cose iniziano a cambiare quando riceve un messaggio anonimo. I ricordi di un doloroso passato amore iniziano a tormentarla.
Evelyn, testarda e impulsiva è perseguitata da Kyle, il bello della classe che si diverte a prenderla in giro e a sfotterla ripetutamente. Kyle è fidanzato, cosa che manda ancora più in confusione Evelyn. Cosa vuole da lei?
Amy, forte e aggressiva, tiene tutti a distanza da lei, eccetto le sue amiche. Tate, un ragazzo che si è invaghito di lei e che lei ha ripetutamente respinto la perseguita, la chiama, le manda messaggi, la ... segue. Amy si ritroverà ad affrontare una situazione più grande di lei, qualcosa a cui non è pronta e che metterà in discussione tutti i suoi principi.
Può combattere questa battaglia da sola? O forse, dovrà accettare l'aiuto di qualcuno per una volta?
Spero vi piaccia!!! ♥ :)
Kry :)
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 41.

Burned.

 
 
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e questo è il bellissimo trailer!! <3
Sei romantico come... un camionista analfabeta EFP
 
Il campanello suonò festoso ed Evelyn aprì la porta, ansiosa.
Sarah ed Amy erano andate a casa sua per aiutarla con il vestito della festa. Non le piacevano molto i vestiti, ma ne aveva trovato uno che le stava davvero bene e voleva fare colpo su Chris, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti ad Amy.
―Bene! ― esclamò quest’ultima, pimpante. ―Diamo inizio alla trasformazione!
Evelyn si imbronciò, offesa. ―Fanculo, non sono messa poi così male!
Amy sogghignò e Sarah alzò gli occhi al cielo. ―Dai, su, facci vedere questo vestito. Non abbiamo molto tempo, tra poco i ragazzi vengono a prenderci, ricordi?
Evelyn annuì e le condusse nella camera da letto.
Aveva steso sul letto tutto l’occorrente, vestito, borse coordinabili, accessori e trucchi.
―Dai, comincia a vestirti. ― la incitò Amy con un sorriso, porgendole il vestito.
Evelyn si levò i jeans e la maglietta e fece per afferrare il vestito, ma Amy si ritrasse, inorridita. ―Cosa? ― esclamò sbarrando gli occhi, alla vista dell’intimo dell’amica. ―E il completino sexy dov’è finito? Credevo che l’avresti messo!! ― protestò con voce stridula.
Evelyn alzò gli occhi al cielo, indispettita. ―È sepolto in fondo all’armadio, sotto un mucchio di vestiti smessi, dove è giusto che stia!
―No, Evelyn, non hai capito!! ― la voce di Amy cominciava a salire di qualche ottava. ―Non sai mai quando può scappare l’occasione e metti anche che vi spogliate e basta lui non può vederti con quelle mutande normali e quel reggiseno di comune ordinanza! Erano molto meglio le mie robe con i fiocchetti della nonna, almeno davano un po’ più nell’occhio!
―Ma che c’hai nella testa? ― sbraitò Evelyn. ―Non voglio dare nell’occhio e sicuramente non voglio spogliarmi davanti a Chris! ― fece per afferrare il vestito, ma Amy si scostò ancora.
―Non dirmi che non ti piace quando ti sfiora, o che non ti fa rabbrividire quando vi toccate. Evelyn lo dico per te! Non era previsto tra me e Jordan ed ero vestita peggio di nonna Belarda, almeno tu indossa qualcosa di decente e se capita sei a cavallo! Se non capita, pazienza! ― Amy sembrava decisa a non mollare l’osso.
Evelyn la fissava indecisa.
Le sembrava assurdo che proprio quella sera lei e Chris dovessero darsi alla pazza gioia, ma d’altra parte Amy aveva ragione. E se fosse davvero successo qualcosa e lei si fosse trovata impresentabile? Fissò le sue mutande giallo canarino e giunse alla conclusione che probabilmente Amy aveva ragione.
Di sicuro non poteva portare quelle mutande sotto quel vestito.
―Ragazze… ― disse Sarah interrompendo i suoi pensieri. ―Non vorrei fare la guastafeste, ma dovremmo spicciarci. Abbiamo i minuti contati. ― guardò Evelyn con una muta supplica celata nello sguardo. Sapevano entrambe che tempo o non tempo Amy non avrebbe mollato.
―Va bene. ― capitolò Evelyn. ―Lo proverò. Ma se lo trovo troppo provocante lo getto nella spazzatura e mi metto la biancheria che voglio!
Amy era ancora un po’ contrariata ma alla fine annuì. ―Okay. Ma non essere troppo prevenuta.
Evelyn si precipitò a prendere la scatola che Amy le aveva regalato e andò in bagno.
Con il cuore che le batteva a mille, sfilò il delicato completo di raso dalla carta velina e lo osservò con un misto di disgusto e di orrore.
Il reggiseno era senza spalline ed era di pizzo nero ricamato e così anche gli slip, davvero molto molto ristretti. Fece un profondo respiro e si costrinse ad indossarli. Allacciò il reggiseno ed uscì dalla stanza.
Amy fece un fischio. ―Chris ne andrà pazzo.
Sarah la guardò con occhi sgranati.
―Amy, è una cosa impossibile! Mi si vede tutto il culo, possiamo anche dire che queste mutante siano inesistenti! ― protestò Evelyn girandosi per far vedere alle amiche il sedere quasi completamente scoperto.
―E allora? ― chiese Amy come se non vedesse il problema. ―Hai un bel culo.
Evelyn la guardò come se fosse impazzita. ―Non è bello, è grande!
Amy strabuzzò gli occhi. ―Se il tuo culo è grande allora forse non hai mai guardato quello della prof di italiano! ― Sarah iniziò a ridacchiare.
―No, sul serio, l’ho provato ma adesso mi cambio. Faccio orrore. ― Evelyn fece per andare verso il bagno ma il telefono di Amy prese a squillare impazzito. Sarah rispose.
―Ragazze siamo sotto! Muovetevi!― la voce di Chris si sentiva anche senza l’apparecchio attaccato all’orecchio.
―Va bene, scendiamo subito! ― urlò Sarah chiudendo la telefonata. ―Non c’è tempo!!
Amy agguantò Evelyn. ―Non puoi cambiarti! ― disse, e iniziò a fasciare nel vestito una Evelyn alquanto confusa. Sarah aiutò Evelyn a vestirsi mentre Amy preparava tutto l’occorrente per il trucco e la truccava in pochi minuti.  Dopo di che, presero una borsa a caso e si precipitarono giù per le scale.
Kyle e Katherine erano già in sella alla moto e rivolsero loro dei saluti sorridenti. Loro, invece, si diressero verso la macchina di Jordan e salirono a bordo. I ragazzi erano seduti avanti e parlavano animatamente di motori, macchine e cose che le altre tre a fatica riuscivano a comprendere. Appena le videro mormorarono un ciao sorridente e ripresero accanitamente la loro discussione sino a quando Amy non intervenne, nervosa. ―Volete mettere in moto, per piacere? O devo ficcarvi in culo tutti i pezzi del motore di cui state parlando, per convincervi?
I due si interruppero e Jordan mise in moto.
Le ragazze si guardarono eccitate. Quella era la prima festa a cui partecipavano con i loro ragazzi. Certo, c’era stata quella in spiaggia, ma allora vi erano state varie incomprensioni e non tutti stavano insieme.
Solo per Sarah, le cose sembravano non procedere per il verso giusto.
―Sei sicura di non voler parlare con Lee, Sarah? ― chiese Amy guardando seriamente l’amica. Le dava fastidio che loro fossero tutte fidanzate e che lei venisse esclusa ogni volta, o per un motivo o per un altro. Non desiderava che Sarah si mettesse con Lee solo per non averla in mezzo ai piedi, no!
Solo che li aveva visti tanto affiatati insieme e Sarah era così triste in quel periodo che solo uno stupido con il cervello della grandezza di una pulce non si sarebbe accorto che soffriva per amore.
Sarah scosse la testa, affranta. ―Vorrei tanto, Amy ma… non so come fare. Ogni volta mi blocco e non riesco a farmi coraggio. Vorrei essere menefreghista come te, a volte. ― confessò abbassando lo sguardo.
Amy rimase interdetta. ―Vorresti essere come me? Non credo sia tanto una buona idea. ― aggiunse ridacchiando.
―Sì, non vedi com’è dispotica? ― disse Evelyn sussurrando ed indicandosi. ―Le mutande mi prudono in una maniera assurda!
Sul viso di Sarah spuntò un sorrisetto di disappunto, mentre Amy faceva una faccia schifata. ―Ma sentiti! ― protestò in un bisbiglio. ―Chi bella vuole apparire, un po’ deve soffrire!
Evelyn la guardò ed alzò gli occhi al cielo.
Con Amy era battaglia persa dal principio, quando si metteva in testa qualcosa era assurda. Meglio lasciar perdere.
―Tornando al discorso Lee, ― riprese Amy con nonchalance, ―che ne dici se quando torniamo dalla festa non pensiamo anche a quello? Non ce la faccio più a vederti così stanca e demoralizzata.
Sarah annuì, un pochino rincuorata. Forse ce l’avrebbe fatta con le sue amiche a fianco.
Si era sempre tirata indietro, facendosi mangiare dalle domande e dai dubbi, ma forse quella sarebbe stata la volta buona.
 
 
Era passata circa un’ora e andava tutto alla grande.
Amy appoggiò la testa al petto di Jordan, un po’ stanca per continuare a saltare come una pazza. Jordan allacciò le braccia alla sua vita e le posò un bacio sulla fronte. ―Vuoi andare a sederti? ― disse indicando i divanetti in pelle in un angolo del salone. Amy annuì con un sorriso mesto sulle labbra e si lasciò condurre a sedere, fin troppo stanca per rispondere. Le facevano male i piedi da impazzire.
―Ragazzi noi andiamo a sederci. ―disse Jordan facendo scivolare la mano nella sua.
―Oh, vengo con voi, devo prendermi qualcosa da bere. ― disse Kyle sorridendo e allontanandosi con loro.
Katherine guardò Kyle allontanarsi con un sorriso sulle labbra e poi iniziò a ballare e a chiacchierare con Sarah, per quanto fosse possibile al di sopra del frastuono.
―Sai, Sarah… ― disse concitata, col viso che diventava rosso per l’emozione. ―Credo di esserne innamorata. Mi piace tantissimo! Mai nessuno mi è stato ad ascoltare per ore senza perdersi parola per parola ciò che dico, ma lui lo fa! ― e qui il sorriso divenne ancora più luminoso.
Sarah le sorrise. ―Sì, Kyle è un bravo ragazzo e mi sembra super innamorato di te.
Continuarono a parlare, mentre a pochi passi di distanza Evelyn si scatenava al fianco di Chris, che ballava con lei ridendo a più non posso.  ―Sai, ― urlò lui, a pochi centimetri dal suo viso. ―prima ho cercato un modo per dirtelo ma non ci sono riuscito. Sei bellissima stasera! ― Evelyn arrossì violentemente e sorrise.
―Grazie!
―Come?
―Ho detto: grazie! ― esclamò Evelyn ridendo, sovrastando il chiasso della discoteca. Chris le sorrise e le accarezzò una guancia.
 
―Beh, ragazzi, io vado a prendere da bere! ― annunciò Kyle accaldato e si separarono con un cenno di saluto. Non appena raggiunsero i divanetti Amy vi si abbandonò completamente. Emise un gemito di soddisfazione e posò la testa sulla spalla di Jordan che prese ad accarezzarle dolcemente i capelli. ―Ricordi?
―Mhmm?
―La prima volta che ci siamo incontrati veramente. Eravamo alla mia festa di compleanno e tu mi hai snobbato completamente. ― commentò Jordan con voce lontana, come persa in un ricordo.
Amy sorrise e chiuse gli occhi. ―Ricordo anche che venisti ad impedirmi di affogare la mia vergogna nell’alcool, quella sera. ― sospirò. ―Che pirla.
Jordan ridacchiò. ―Non volevo che diventassi l’ubriacona della festa. Dio solo sa cosa fanno le donne quando sono ubriache.
Amy aprì gli occhi di scatto, arrossendo violentemente. ―E già. ― tossicchiò. ―Dio solo lo sa.
Jordan le rivolse uno sguardo inquisitorio. ―Mi stai nascondendo qualcosa?
―Io? ― chiese Amy facendo saettare gli occhi da una parte all’altra della sala, per non incrociare lo sguardo di Jordan. ―Certo che no.
―Ti sei mai ubriacata, Amy? ― adesso la voce di Jordan era vagamente divertita.
―Ehm… diciamo. Più o meno, ecco. ― balbettò la ragazza, aggiustandosi la frangia per l’imbarazzo.
Jordan si sistemò meglio, in modo da guardarla negli occhi. ―Più o meno?
Amy si guardò disperatamente attorno, ma gli occhi di Jordan la intrappolavano.
Accidenti! Ormai la frittata era fatta, tanto valeva raccontare tutto. ―Sì. ― spiegò delle gare con Jack e di come ogni volta, dopo essersi ubriacata, si ritrovava. Era successo poche volte, non poteva certo tornare sbronza a casa con i suoi genitori che le facevano l’esame del palloncino! Però era successo.
Jordan la guardò seriamente dall’inizio, sino alla fine del discorso. Poi scoppiò a ridere. Amy si accigliò. ―Che cazzo ti ridi?
―No, è che… pagherei per vedere te e questo Jack, una volta!
Amy si accigliò e incrociò le braccia al petto, offesa. ―Bene! Così non dovrò nemmeno pagare le bevute se ci sei tu a sfilare i soldi dal tuo portafogli!
Jordan le passò un dito sulla guancia. ―Dai, non arrabbiarti. ― sussurrò avvicinando il viso al suo. ―La prossima volta la gara la faremo insieme.
Amy lo guardò insicura, per capire se faceva sul serio, e poi si arrese a Jordan con un sorriso. Al diavolo tutto!
Avvicinò il viso al suo e lo baciò, passandogli una mano tra i capelli, mentre lui la abbracciava, tenendola stretta a sé. ―Preparati ad essere sconfitto, allora! ―sussurrò.
 
 
 
―Andiamo a prendere qualcosa da bere? ― chiese Sarah. ―Ho la gola secca e francamente vorrei sedermi, i miei piedi protestano!
Katherine annuì con foga, facendole capire che non desiderava altro.
Con difficoltà si fecero largo nella folla di gente e raggiunsero il bancone del bar.
―Due aranciate. ― disse Sarah al barista, sedendosi sullo sgabello in pelle.
Pochi istanti dopo l’uomo porse loro un paio di bicchieri di aranciata e le ragazze bevvero, assetate.
―Senti Sarah aspettami qui, io devo andare in bagno. ― disse Katherine quando il bicchiere fu mezzo vuoto.
Sarah annuì, tutta accaldata. ―È di sopra. ― disse, facendole un cenno verso le scale che portavano ai piani superiori.
Katherine sorrise e si affrettò verso le scale.
Si rigettò nella mischia, cercando di evitare i pestoni ai piedi e le gomitate da parte di gente che si muoveva come un polipo scoordinato.
Quando giunse ai piedi della scala la guardò insicura. C’erano un sacco di coppiette che pomiciavano e molti ragazzi salivano le scale alla ricerca di una qualche stanza, probabilmente. In fondo era una villa, e ai piani superiori c’erano delle stanze da letto per quanto ne sapeva.
Iniziò a salire le scale, evitando una coppia quasi stesa sui gradini e accelerò, decisa a spicciarsi il più in fretta possibile. In cima alle scale le mancò il fiato per lo sforzo.
Si portò una mano alla pancia, sforzandosi di camminare. Di fronte a lei stava un lungo corridoio intervallato da moltissime porte e, in fondo, un’altra rampa di scale.
Katherine si guardò intorno, indecisa su quale direzione prendere.
Non aveva alcuna intenzione di piombare per sbaglio nella stanza sbagliata.
―Scusa, mi fai passare? ― la voce nervosa di una ragazza la riportò alla realtà.
―Scusa, mi dispiace. ― disse spostandosi per farle spazio. ―Sai dov’è il bagno? ― chiese subito dopo.
―Una delle ultime porte a sinistra. ― disse la ragazza facendo un gesto vago in direzione del corridoio buio e affrettandosi lungo le scale.
Katherine si allontanò masticando un ringraziamento mentre la ragazza spiccava il volo e si allontanava. Le gambe le dolevano impazzite e non vedeva l’ora di tornare giù e trovare Kyle.
Arrivata verso le ultime porte rallentò. Molte erano chiuse. Fece qualche passo avanti e stava per superarla quando sentì dei gemiti soffocati provenire dalla porta socchiusa alla sua sinistra. Kyle. Le era sembrato di sentire pronunciare il suo nome.
Incuriosita ritornò indietro e aprì la porta quel tanto che le bastava per sbirciarci dentro. Le si ghiacciò il sangue nelle vene.
Kyle aveva le mani poggiate contro la parete bianca e i jeans e le mutande giacevano abbandonate sul pavimento. La camicia lunga copriva abbastanza ma non c’erano dubbi su ciò che stava facendo. Una ragazza riccia, senza maglietta, aveva le gambe allacciate al suo bacino e la gonna nera completamente sollevata. Gemevano entrambi, mentre lei pronunciava il nome di Kyle con una voce roca e gutturale, mentre le sue dita affondavano nei suoi capelli dorati.
Katherine si portò una mano alla bocca, mentre le usciva un gemito strozzato.
Kyle si voltò nella sua direzione e sgranò gli occhi.
Le lacrime le inondarono la vista.
Cazzo. ― disse Kyle scostando la ragazza e cercando le mutande sul pavimento.
Katherine si voltò e scappò via, in lacrime.
―Katherine! ― la voce di Kyle le arrivò appena, mentre le lacrime scendevano copiose a bagnarle il volto.
―Katherine, aspetta! ― ma Katherine non aspettò, né si fermò. Continuò a volare lungo le scale e poi si tuffò nella folla, fino a raggiungere l’uscita.
L’aria fredda la investì togliendole il fiato. Cercò di respirare e si guardò attorno, osservando l’oscurità attorno a lei.
Sentì dei rumori dall’interno del locale e si mise a correre in una direzione a caso.
I passi riecheggiavano nell’oscurità della sera, e le lacrime non ne volevano sapere di smettere di cadere, scendevano e basta, calde e implacabili lungo il volto.
Si fermò in un vicolo laterale per riprendere fiato e aprì il cellulare.
Inviò un messaggio alle amiche, dicendo loro di non preoccuparsi e che si era sentita male ed era dovuta andare via. Poi digitò il numero di cellulare del padre.
Per alcuni istanti l’unica cosa che sentì furono i segnali d’attesa, poi la voce assonnata del padre rispose. ―Katherine, che c’è, è successo qualcosa? Avevi detto che non avevi bisogno di un passaggio, per il ritorno.
―Sì, papà ― singhiozzò. ―ma ho avuto un problema e… ti prego vienimi a prendere subito.
―Piccola che succede, stai bene? ― adesso la voce del padre era preoccupata.
Katherine singhiozzò per qualche istante. ―Ti prego, papà.
―Arrivo subito.
La chiamata terminò e Katherine si appoggiò alla parete del vicolo, scivolando giù, fino a cingersi le gambe con le braccia.
Passarono pochi secondi che il telefono cominciò a vibrare. Katherine gettò un’occhiata distratta al display e vide il nome di Kyle sullo schermo.
Interruppe la chiamata.
Il cellulare squillò altre volte ma Katherine bloccò tutte le chiamate ed ignorò tutti i messaggi di Kyle.
Non voleva più vederlo.
Sentirlo.
Toccarlo.
Non voleva più pensare a lui.
Chiuse gli occhi, affondando le unghie nella carne delle gambe.
Kyle le aveva spezzato il cuore. Ed ogni singolo messaggio, ogni singolo squillo del cellulare non faceva che ricordarglielo.
 
 
Sarah si guardò attorno, alla ricerca di Katherine. Non la vedeva da nessuna parte da un po’ di tempo e iniziava a preoccuparsi.
Controllò il cellulare e vi trovò un messaggio.
Katherine diceva che non stava bene e che se ne era andata. Sarah sospirò, affranta, e si abbandonò nuovamente sullo sgabello del bar, col cellulare stretto in pugno.
Per quanto avrebbe desiderato che quella serata fosse indimenticabile, non stava procedendo del tutto alla grande.
Non voleva disturbare né Amy e Jordan, né tantomeno Evelyn e Chris che erano in pista a ballare e a scambiarsi frasi dolciose. Guardò lo schermo del cellulare e aprì il nuovo messaggio che le era arrivato.
“Girati.”
Sarah lesse il mittente e le sembrò che il mondo avesse smesso di girare. Improvvisamente la musica si era spenta, le persone immobilizzate e lei a stento riusciva a trovare il fiato per respirare. Si girò lentamente, con le mani tremanti e non poté fare a meno di scoppiare a piangere, mentre il cuore cominciava a battere così velocemente che minacciava di esploderle via dal petto.
 
 
 
Evelyn e Chris si appartarono in un angolo della sala, accaldati.
―Dio, si muore, qui! ― esclamò Evelyn facendosi aria con i palmi delle mani.
Aveva i riccioli tutti appiccicati sul collo e sulle guance per il sudore. In pista faceva molto caldo. Chris le sorrise e le scostò una ciocca di capelli dalla fronte. ―Andiamo di sopra? ― le chiese, facendo un cenno in direzione della scala.
Evelyn deglutì, fissando nervosamente la gradinata.
―Ehm… ― tornò a fissare gli occhi nocciola di Chris ed improvvisamente si sentì sicura. ―Sì.
Il ragazzo le sorrise e la prese per mano.
Fecero qualche passo verso le scale.
Non poteva crederci che lo stava facendo davvero!, si disse, il cuore in subbuglio e il fiato corto. Menomale che aveva seguito il consiglio di Amy!
O forse no?
E se si fossero effettivamente spogliati e Chris avesse pensato che era una poco di buono? Iniziò a sudare freddo. Deglutì nervosamente e forse Chris se ne accorse perché si girò verso di lei e le regalò uno di quei sorrisi che le scaldavano sempre il cuore. Le accarezzò la guancia con il pollice. ―Tranquilla, okay?
Evelyn annuì.
Salirono gli ultimi gradini come se avessero le ali ai piedi e ben presto si ritrovarono nell’oscurità protetta del lungo corridoio. Chris l’attrasse a se e la baciò.
In quei piccoli istanti di complicità si era creata una sorta di attrazione elettrica, tra loro, e mille brividi sommersero Evelyn mentre si crogiolava in quel bacio dolce e salato.
Chris le schiuse le labbra con le sue e approfondì il bacio ed Evelyn si sentì sciogliere, mentre un calore intenso e piacevole la sommergeva. Annaspò in cerca d’aria, il cuore che batteva sempre più veloce, la superficie dura della parete dietro di lei, il corpo caldo e fremente di Chris che la fasciava stretta.
Si staccarono per un attimo ansimanti ed Evelyn sorrise.
Avevano gli occhi lucidi e i visi rossi e accaldati. Aspettarono un attimo prima di rituffarsi sulle loro labbra con più foga di prima. Le dita di Evelyn annasparono tra i suoi capelli, tirandoli e spettinandoli. Gemette e gli saltò in braccio, allacciando le gambe al suo bacino. Chris la strinse per la vita, stringendo la stoffa del vestito tra le dita. A tastoni, aprì una porta dietro di lui e se la chiuse alle spalle.
Si staccarono e studiarono la camera.
Al centro della stanza c’era un grande letto a baldacchino e sul pavimento era steso un enorme tappeto persiano. Evelyn si guardò attorno, a disagio, e poi posò lo sguardo su Chris.
Lui sapeva leggerle dentro meglio di chiunque altro.
E sapeva che anche quella volta avrebbe capito.
Si avvicinò a lei e la baciò con più trasporto, abbassandole la cerniera del vestito.
Evelyn gli mise le mani sul petto e lo allontanò per un momento. Chris la guardò stranito. ―Credevo… credevo che lo volessi. ― disse, confuso.
Evelyn si guardò i piedi, imbarazzata. ―Sì, Chris. Lo voglio. Ma…
―Cosa c’è? ― le chiese lui con un sorriso dolce sul viso. Le accarezzò teneramente la guancia e la guardò negli occhi.
―Io… ― Evelyn esitò un momento, cercando le parole, ma non riuscì a trovarle.
Lo guardò con una supplica celata negli occhi. ―Ti prego, Chris, puoi… puoi metterti sul letto? ― chiese impacciata.
Chris sorrise divertito, ma la assecondò. Si andò a sedere sul letto, con le gambe penzoloni e le braccia flesse all’indietro, a reggere il peso del busto. Evelyn osservò per un attimo la perfezione dei suoi muscoli, la bellezza del suo sorriso luminoso e la limpidezza dei suoi occhi chiari.
Si fece coraggio e abbassò lo sguardo, sospirando.
Le mani le corsero alla cerniera del vestito e finirono di abbassarla. Lo fece scivolare giù, lungo il corpo e, tolte anche le scarpe, lo lasciò abbandonato sul pavimento facendo un passo avanti.
Contò fino a tre molto lentamente e poi sollevò lo sguardo su Chris, per vedere la sua reazione.
Ciò che vide la riempì di gioia e soddisfazione.
Chris la guardava con gli occhi sgranati e la bocca aperta in un misto d’adorazione e ammirazione. Evelyn si sentì arrossire. ―M- me l’ha preso Amy… oggi mi ha costretto ad indossarlo, non credere che io… che io… ― alzò di nuovo lo sguardo, cercando le parole, ma ciò che vide fu solo il viso stupendo di Chris ed il suo ampio sorriso luminoso.
―Vieni qui. ― le disse, ammiccante.
E tutte le paranoie di Evelyn scomparirono. Perché lei piaceva a Chris e ora, nel suo sguardo, non leggeva altro che amore.
 

 
 

*WHAWAIEAH!
Volete la scena tra Chris ed Evelyn?? Se sì, votazione e la pubblico a parte!! :D 
Comunque, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento...
Insomma, sono accadute un po' di cose, belle e brutte e ancora molte ne devono accadere... il 47, sarà l'ultimo capitolo della storia... 
Per dunque (?), un bacione a tutte e spero di avervi regalato dei momenti di risate, complicità, piacere ed allegria, leggendo questa storia :)
Kry <3 <3 <3

ORDER OF THE PHOENIX*
  
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