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Autore: bjpolarr    14/09/2013    6 recensioni
Annuì, ma non cambiai espressione.
Venne verso di me e si sedette sulla che stava di fronte al mio letto.
Si asciugò le lacrime che calavano dai suoi occhi e prese fiato.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mancava un’ora e Nataline sarebbe venuta a casa. I ragazzi si stavano preparando e Zayn aveva già litigato con Harry perché non voleva andare con loro. Continuava a far finta che io non esistessi. Avevo pianto per tutta la notte, non sapevo se qualcuno mi avesse sentito, ma ne dubitavo dato che nessuno mi aveva detto niente quel giorno.
Continuavano a litigare da ore, ma Harry era testardo, voleva rimanere.
Io stavo in silenzio e continuavo a prepararmi.
Harry si chiuse in camera sua ed i ragazzi uscirono. Io rimasi in bagno, dovevo sistemarmi solo i capelli.
Mentre mettevo il gel, Harry venne. Si appoggiò alla porta e mi fissò. Io smisi di toccarmi i capelli ed abbassai lo sguardo appoggiando le mani sul lavabo. Poi sospirai.
Alzai lo sguardo e cominciai a fissare l’immagine riflessa sullo specchio. C’ero io, dietro di me Harry. Il cuore mi batteva come non mai, c’era tensione. Cosa voleva? Distruggermi ancora?
Era serio, quasi triste. Stava in silenzio, anche io. Quel ragazzo inconsapevolmente mi stava facendo cadere a pezzi. Abbassai di nuovo lo sguardo. Si avvicinò, mi abbracciò da dietro. Sentivo il suo respiro affannoso sulle mie spalle, anche il mio ormai non era più regolare, come i battiti del mio cuore. E del suo. Mi strinse ancora più forte.
Mi tremavano le gambe, il cuore stava per sfondare il mio petto, sentivo quel solito zoo nello stomaco, mi sentivo bene, ma male allo stesso tempo. Era una strana sensazione. Quella sensazione. Non riuscivo a dire niente, non riuscivo a calmarmi, ero.. ero un miscuglio di emozioni. Sentivo come se in tutta la terra ci fossimo io ed Harry soltanto, nessun’altra cosa, nessun’altra persona. Solo io e lui. E i nostri respiri. E i nostri battiti.
Mi diede un bacio sulla schiena e appoggiò di nuovo la testa su di essa. Mi sentivo impotente.
Avevo lo sguardo rivolto alle sue mani, che mi stringevano, le mie erano ancora appoggiate al lavabo. Non sapevo cosa fare, cosa stesse succedendo dentro di me, cosa dire, non sapevo niente.
Ad un certo punto però, suonò il mio cellulare. Harry sobbalzò. Cominciò a fissare la nostra immagine riflessa, aveva il naso rosso. ‘Hai pianto? Harry hai pianto?
Si allontanò da me, mi sentì abbandonato. Corsi verso la mia camera e risposi. Era Nataline. Era fuori e voleva che io le aprissi. Le risposi ‘Okay’ e notai che Harry era davanti la porta della mia camera a fissarmi. Io lo fissai senza dire niente per pochi secondi, poi andò verso camera sua ed io mi diressi verso la porta.
Cominciai a sentirmi spento, incompleto.
Aprì la porta e mi ritrovai Nataline, sorridente. Io imitai un sorriso e la feci accomodare. Lei mi abbracciò ed io ricambiai forzatamente.
 
« Abiti qui? » Mi chiese guardandosi intorno.
« Si. »
« Da solo? »
Si voltò verso di me.
« No. I miei coinquilini sono fuori. »
« Capisco. Sei sempre così misterioso.. »
Disse avvicinandosi a me.
 
Rimasi in silenzio a fissarla.
E ora cosa devo fare? Devo offrirle qualcosa da bere?
 
« Vuoi qualcosa da bere? »
« Un po’ d’acqua grazie. »
Mi rispose sorridendo.
 
Mi diressi verso la cucina e lei mi seguì.
 
« Siete tutti maschi? »
« Si. »
« Siete molto ordinati. Quanti siete? »
Mi chiese guardandosi intorno.
« Siamo cinque. » Le diedi il bicchiere d’acqua.
« Così tanti? Andate tutti d’accordo? »
« Si, siamo come fratello ormai. »
Abbassai lo sguardo.
« Cosa ti piace fare nel tempo libero, Jason? »
« Mi piace giocare a calcio, suonare la chitarra e quando ho tempo gioco alla playstation.. A te? »
« Adoro giocare alla playstation. Ci passo ore intere. Ma mi piace anche ascoltare musica, dipingere, scrivere.. »
« Scrivi? »
« Si, mi piace scrivere poesie. Te ne farò leggere una se vorrai. »
Mi disse sorridendo.
 
Io annuì e ricambiai il sorriso.
Faceva domande ed io rispondevo freddamente, mentre lei invece era così.. normale, sciolta.. Ma io no. Io avevo un blocco. Ma non me ne preoccupavo. Insomma, dopo quella volta non l’avrei rivista più. Volevo troncare tutto, era inutile continuare, continuare a raccontarle frottole, non volevo che lei si illudesse e che poi mi incolpasse di averle spezzato il cuore, quindi quel giorno le avrei detto che non ci saremmo potuti vedere più, fregandomene della sua reazione. La verità era che non mi importava proprio niente di lei. Nonostante era già passata qualche settimana da quando l’avevo conosciuta, non riuscivo a farmela piacere o ad interessarmi a lei.
Mentre lei parlava, io non facevo altro che pensare ad Harry. A quello che era successo pochi minuti prima. O forse qualche ora prima.. Avevo perso la cognizione del tempo. Harry mi aveva confuso. Stavo peggio di prima, stavo malissimo, mi sentivo a pezzi.
Ero a pezzi.
Non facevo altro che pensare a cosa stesse facendo, a cosa stesse pensando, se anche lui aveva provato tutto ciò che avevo provato io, ero curioso di sapere, ma allo stesso tempo non volevo.
Fingevo di ascoltare ogni minima parola che Nataline diceva, ma in realtà nella mia testa c’era solo Harry. Harry ed il suo abbraccio. Harry e la sua espressione. Harry, solo Harry.
 
« Jason, è successo qualcosa? Oggi sei diverso. Sembri assente.. » Mi chiese. Mi toccò la mano.
« Nulla di importante. Tranquilla, va tutto bene. » Imitai un sorriso mentre cercai di fissarla negli occhi.
 
Venne verso di me e mi abbracciò. Io ricambiai forzatamente.
Dannazione, non volevo un suo abbraccio! ‘Vorrei che a stringermi fosse Harry, non tu. Allontanati ti prego.’ Volevo spingerla lontano da me, ma non potevo. Un bravo ragazzo non l’avrebbe mai fatto, ed io lo ero. Non dovevo farlo anche se lo volevo con tutto me stesso. Volevo mandarla via, entrare in camera di Harry e stringerlo fino a domani, per poi continuare fino dopodomani, fino all’infinito. Avevo bisogno di lui.
Stavo in silenzio, ma in realtà in quel preciso istante stavo soltanto urlando il nome del ragazzo che c’era di sopra.
Non provai nulla, nulla di quello che mi fece provare Harry in quei secondi, in quei minuti che mi strinse a sé. Mi sentivo male. Malissimo.
La allontanai delicatamente, senza farle capire che quell’abbraccio non era stato gradito. Lei mi fissò negli occhi, sorridendo, io non la fissai, ma feci una smorfia ed abbassai lo sguardo.
 
« Tra un po’ devo andare.. » Mi annunciò guardando l’orologio appeso alla parete.
 
Io alzai lo sguardo per fissarlo, erano le diciotto. Fui felice di udire quelle parole. Non la volevo dentro quella casa, non la volevo nella mia vita. Ero stato costretto a chiamarla, a farla venire. Da me stesso. Ma non potevo continuare ad autodistruggermi. Ci stava già pensando Harry e la situazione che si era creata da un sacco di tempo ormai.
Imitai un’ espressione dispiaciuta e cercai di fissarla.
 
« E’ stato bello passare qualche ora insieme a te.. » Diventò rossa.
 
Eravamo nel salotto, seduti sul divano. Lei era imbarazzata, non l’avevo mai vista così. Non ci feci caso, non me ne importava.
Io le sorrisi, o almeno, ci provai.
 
« Credo sia ora di andare.. » Disse tristemente.
« Qualcuno ti viene a prendere? »
« Si, mio padre. »
Sorrise.
« Va bene.. » Ricambiai il sorriso.
 
Si avvicinò fissandomi negli occhi. Era rossa. Io ero immobile.
 
« Grazie, Jason. »
 
Mi baciò.
Mi staccai dopo pochi secondi, non potevo crederci.
Si alzò dal divano e si diresse verso la porta, io la seguì.
 
« Ciao.. Jason. » Mi disse abbassando lo sguardo.
« Ciao Nataline. » Fui freddo. Tagliente.
 
Si allontanò da me ed io chiusi la porta.
Finalmente era andata via. Finalmente ero libero.
Salì, passai dalla camera di Harry, sentii dei singhiozzi. Harry stava piangendo.
Spalancai la porta della sua camera, entrai. Era steso sul letto, piangeva come un bambino. Il mondo mi crollò addosso. Mi avvicinai al suo letto. Mi sedetti accanto a lui e gli avvolsi un braccio attorno la vita. ‘Non piangere, ti prego, smetti di piangere, te ne prego.
Aveva il volto girato dall’altra parte, qualcuno gli aveva spezzato il cuore. Qualcuno gli aveva fatto del male. Mi sentivo impotente, ancora.
  
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