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Autore: sallythecountess    14/09/2013    1 recensioni
A qualche anno dal loro "matrimonio-non matrimonio" i due immaturi, irresponsabili e egomaniaci ritornano a far danni. Questa volta, tra bambini, baci saffici, sbronze con ottuagenari e liti familiari, si ritroveranno a fare i conti con un problema ben più serio: diventare adulti.
Ricordo a tutti che questa storia è il sequel di "La ragazza di Tokyo" che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 26: un piccolo fagiolo.

 

“Era proprio necessario prendere un taxi?”

Chiese Alice ridacchiando, sull'uscio di casa di Lor, e lui dolcemente le sussurrò “bien sûr ma femme!Poi, fermandosi di scatto aggiunse con voce dolce “nous allons avoir un enfant, mon amour...devo prendermi cura di voi...”

Alice allora gli saltò letteralmente al collo, e malgrado qualche remora di Lor, finirono col fare l'amore dolcemente. Lui non avrebbe potuto essere più felice, anche se c'erano un sacco di questioni da affrontare, e lei si sentiva serena e fiduciosa.

“Non ti ho...stressato, vero?” sussurrò lui preoccupato, ma lei ridendo ribattè “e da quando il sesso stressa? Soprattutto poi se non lo fai da tanto tempo...”

“No Ali, hai capito che cerco di dire. Come vi sentite?” aggiunse, sfiorando appena con la punta delle dita la pelle della sua donna, e lei ridacchiando rispose “bene...anche se sei un po' soffocante, lo devo dire!”

Si misero a scherzare per quella frase, ignorando che Alice lo avrebbe ripetuto molto presto, e con un significato molto più serio.

“Dobbiamo decidere cosa fare. E' una questione delicata da gestire. Certo che tra il viaggio a Tokyo e gli impegni col vigneto questo è il momento peggiore possibile per avere un bambino...”

Lor stava per concludere “ma troveremo una soluzione”. Era felice di diventare padre, non stava cercando una scusa per mollare il figlio, ma Alice si spaventò e sussurrò “possiamo anche...non tenerlo se vuoi.”

La sola idea di affrontare nuovamente l'aborto la terrorizzava, ma non poteva costringere Lor a diventare padre. Purtroppo, però, Ai ignorava che Lor condivideva esattamente tutti i suoi sentimenti; neanche lui avrebbe potuto sopportare di nuovo tutta la trafila dell'aborto, e il dolore per aver perso una parte di se stesso.

La frase di Alice gli bruciava in petto come il foro di entrata di un proiettile, ma poi capì: probabilmente anche lei lo considerava un brutto momento per avere un figlio, e certamente non poteva obbligarla. Così, con fare un po' freddo sussurrò “bene. Certo...se credi sia la cosa migliore...comunque adesso dormiamo, ne riparleremo domani anche col medico...”

“Oh già...dobbiamo dirle che non vogliamo tenerlo...”sussurrò Alice spaventata, pensando alle parole di George; se il medico le avesse anche solo fatto vedere quel bambino, lei era certissima che non sarebbe stata in grado di fargli del male.

Si diedero il bacio della buonanotte, e si girarono ai lati opposti del letto, ma nessuno dei due dormì: Alice versò caldissime lacrime sul cuscino per tutta la notte, e lui cercò di non pensare a quanto gli facesse male quella situazione. Nessuno dei due chiuse occhio e neanche si dissero molto al mattino dopo: Lor semplicemente preparò la colazione e gliela portò a letto con un bacio. Continuava a chiedersi “come si dice alla donna che ami che vuoi tenere il bambino?” ma non ne aveva la minima idea. Alice, invece, continuava a pregare che il medico non le facesse vedere né sentire il bambino, magari ignorandolo, si disse, avrebbe potuto anche fare quello che Lor voleva; anche se ormai lei se lo sentiva dentro e non poteva ignorarlo ancora per molto.

Si creò così una specie di cortina di vetro invisibile, che divideva i due innamorati. Lor aveva pensato a quel giorno come il più felice della sua vita, ed ora non sapeva come fare per riprendersi da quel piccolo trauma.

Alice, invece, sperava con tutta se stessa che lui decidesse di cambiare idea, ma non disse molto. Rimasero nella sala d'attesa del medico poco tempo, ma il giusto per convincere entrambi che non avrebbero mai potuto fare una cosa del genere al loro bambino: c'erano bambini e mamme ovunque, e anche un paio di donne in lacrime che parlavano della loro ennesima fecondazione in vitro andata male, con un tono di disperazione evidente nella voce.

Alice allora gli strinse forte la mano, ma immediatamente si accorse che Lor non stava guardando ciò che guardava lei: aveva lo sguardo fisso in un punto e non smetteva di sorridere. Guardando meglio Alice si accorse che una piccola bambina bionda aveva inscenato per lui un piccolo spettacolo, e non faceva che mostrargli i suoi giocattoli da lontano, urlando paroline incomprensibili.

Non potè resistere a vederlo così dolce e tenero: si avvinghiò sul suo braccio e gli baciò forte le guance, e ad entrambi tremò il cuore pensando solo “ti prego, cambia idea”, ma non fu questo a fargli capire come stavano le cose, ma molto altro.

Nel trovarseli davanti, la dottoressa capì immediatamente che erano la coppia meno propensa all'aborto che avesse mai visto, ma non potè dirgli nulla, perchè dovevano arrivarci da soli. Fece quattro chiacchiere con Alice, osservò la cartella clinica che le avevano dato in Francia, dopo l'aborto, e poi con un bel sorriso gli disse “Allora, andiamo a vedere questo bambino...”ed entrambi tremarono.

“Noi non...”sussurrarono insieme, ma la dottoressa aggiunse con tono sicuro “non preoccupatevi, non vi faccio vedere nulla.”

E così Lor e Alice rimasero ad osservare la parte posteriore del monitor mentre la dottoressa faceva i dovuti controlli con un bel sorriso in viso. Dopo dieci minuti, però, alzò gli occhi su di loro e con fare molto gentile chiese “ma avete cambiato idea? Insomma se allungate il collo ancora un po' rischiate di diventare delle giraffe! Volete vederlo?”

Alice in quel momento si accorse dello sguardo di Lor: la stava quasi implorando con gli occhi e dolcemente ribattè “ma devo decidere io? Io sì, sì certo che voglio vederlo!”

“Io non potrei volerlo vedere di più...”sussurrò Lor con un filo di fiato e così la cortina di vetro esplose in miliardi di piccoli pezzettini, e i due genitori quasi morirono nel sentire quel piccolo cuoricino.

“Allora sei tra l'ottava e la settima settimana, e ormai è bello grosso. Vedete si stanno formando anche gambe e piedi e...”

“Come all'ottava settimana? Ma il test diceva...” chiese Alice confusa, e il medico sorridendo le spiegò tutto.

“Sì, il test parlava del concepimento. Ma in termini effettivi, si conta dall'ultimo ciclo, per questo c'è questa differenza...”

“Oh...quindi resta concepito allora, no?” Chiese Lor, che per qualche strano motivo era legato all'idea che il suo bambino fosse stato concepito la notte in cui lui stesso aveva deciso di volere un figlio. La dottoressa annuì, poi fissò Alice con fare grave e aggiunse “credo che dobbiate decidere in fretta se tenerlo o no, e non soltanto perchè per legge avete solo quattro settimane per decidere, ma perchè Alice...tu sei anemica.”

Alice aveva sempre saputo di essere anemica, ma non l'aveva mai visto come un problema. Il medico glielo aveva detto con lo stesso fare grave con cui si dice, non so, 'lei sta morendo' e le sembrava alquanto fuori luogo! Non capiva che diavolo volesse dire la dottoressa così lei continuò “...la causa del tuo primo aborto è probabilmente una mancanza di acido folico e vitamine, che devi prendere immediatamente se vuoi tenere il bambino...”

“Ma è pericoloso?”chiese Lor, agitandosi sulla sedia come se stesse sui carboni ardenti.

“No, non proprio. Diciamo che nella situazione di Alice sarebbe il caso di pianificare le gravidanze, per poter avere il tempo di preparare il corpo...ma comunque se assumerà gli integratori richiesti, non ci saranno particolari rischi...”

“Ok, mi scriva tutto.”Aggiunse Alice molto determinata, e Lor sorrise dolcemente, perchè capì di aver realizzato una cosa che Alice ignorava.

“Dottoressa noi dopodomani dovremmo partire per Tokyo. Lei crede che potrebbe essere compatibile con le condizioni di Alice?”

Già Tokyo. Chissà perchè le era totalmente passato di mente. Era talmente presa dall'idea del bambino e dell'aborto, da non pensare neanche minimamente al suo viaggio.

“Beh è troppo presto secondo me. Sarebbe il caso di uscire almeno dalle sedici settimane. E anche allora, non so se potrei considerarla una mossa priva di rischi. Purtroppo per la conformazione fisica di Alice...”

Il medico avrebbe potuto parlare per ore, ma lei sapeva cosa Lor voleva sapere veramente, così prendendogli dolcemente la mano sussurrò “non importa. Partiremo dopo il parto. La dottoressa ha certamente ragione, e poi io non voglio rischiare di avere il bambino da sola, lontana da tutti. Prenderò le medicine e me ne starò buona buona in Europa...”

“Ah beh...e almeno può tornare con me in Francia?” aggiunse Lor, che non capiva bene la situazione.

“Per ora è meglio che non si muova da qui e che non subisca nessun tipo di stress. Magari faremo qualche iniezione, così da ridurre i rischi, va bene?”

“Vedi? Per colpa tua ora mi tocca fare le iniezioni. Grazie Lor...”ribatté ridacchiando e anche lui si mise a ridere, ma la situazione era alquanto spinosa.

“Come hai potuto pensare che io non volessi mio figlio, amore mio?”

Sussurrò Lor appena entrati in macchina, e Alice strinse solo le spalle.

“Senti che ne so io...non è mica una situazione semplice, sai? Quando hai detto quelle cose, mi sembrava che ti stessi lamentando e...ho detto quello che dicono tutte le donne.”

Per un attimo avrebbe voluto farle altre mille domande, ma poi si accorse che Alice aveva cominciato a fissare l'ecografia con un sorriso, e non disse più nulla.

“Ma dai hai capito che è grande un centimetro e tre...quant'è un centimetro e tre, papà?”

Era la prima volta che lei lo chiamava in quel modo e Lor quasi impazzì. “E' grande quasi come un piccolo fagiolo, mammina cara...” sussurrò col sorriso, ma lei non lo stava guardando: era troppo presa a vedere misure e strani calcoli sul foglio della dottoressa.

“Allora vuoi che...mi fermi in farmacia? Sei sicura?”chiese Lor, un tantino nervoso, ma Alice non capì. Lor stava chiedendole se lo voleva ancora adesso che sapeva che se lo avesse tenuto avrebbe dovuto dire addio ai suoi sogni. “Sì,così ci possiamo rintanare a letto per tutto il resto della giornata. Ah, e chiedi anche se conoscono un infermiere che possa farmi le iniezioni. Non mi fido di George!”

E in quel momento Lor scese dalla macchina ridendo in maniera vergognosa. Niente e nessuno avrebbe mai potuto cancellare quel sorriso limpido e felice da futuro padre che gli illuminava il volto.

Piccola nota dell'autrice:

Ed eccomi qua ancora una volta. Che ne dite? Che ne pensate dell'allegra famigliola?

   
 
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