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Autore: TheBlackEyedSister    14/09/2013    1 recensioni
Dal testo: Heather e Alejandro.
Pensando a questi due nomi la prima cosa che ti viene in mente è: odio.
Nessuno dei due, all’inizio del programma, aveva in mente di innamorarsi.
Purtroppo il fato, non ha voluto che nella loro vita ci fosse amore.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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5. contrattempi

 

 

 

 

 

Esco dalla sala un po’ spaesata cominciando a camminare per i corridoi del palazzo senza una meta.

Girando a vuoto ho avuto l’occasione di osservare meglio il palazzo “ricoperto” da affreschi raffiguranti imprese militari svolte con successo o meno.

Un affresco in particolare cattura la mia attenzione.

Un paesaggio di distruzione avvolto in una nebbia scura lascia intravedere le rovine di un popolo sconfitto e sottomesso dalla potenza dei dominatori del fuoco.

Osservandolo mi “regala” spiacevoli sensazioni di disperazione che reprimo con rabbia e desiderio di vendetta.

Un brivido percorre la mia schiena nel sentirmi toccare la spalla destra.

Mi giro d’impulso mentre un urlo di fa strada uscendo dalla mia bocca semi-aperta.

Una sensazione di sicurezza fa svanire i pensieri “cattivi” dalla mia mente nel vedere il viso della persona che per questi ultimi mesi mi aveva fatto perdere la pazienza.

I suoi occhi mi facevano sentire protetta come lo stesso sentimento che –sfortunatamente- ci univa entrambi senza mai farlo prevalere.

L’amore è da stupidi.

O almeno era quello che pensavo.

Scansai con violenza la sua mano dalla mia spalla non senza aver gentilmente regalato a quello sbruffone una stilettata.

-che c’è non riesci a trovare la tua stanza dopo la spiegazione “accurata” della mia personale servetta?- dice Al con un sorriso da idioti in faccia.

Infatti, credeva che mi desse fastidio il fatto che lui avesse una cameriera personale che da indicazioni tutt’altro che chiare l’unica cosa che ho capito è che si trova fuori dalla sala da ballo!

-spiritoso… ma pensi di riuscire a farmi arrivare alla camera prima di domani mattina?!- dico alterata mentre incrocio le mie braccia sotto il seno assumendo la tipica posa da “sbrigati e non scocciarmi”.

-calmati! Mi sembri piuttosto alterata chica…

Un sorriso quasi un ghigno solcava sulla faccia di quel principe dalla pelle ambrata apparentemente perfetta ma rovinata da cicatrici sfumate dal bianco che circondava ognuna.

Cicatrici che sporgevano prepotenti dal braccio scoperto dalla camicia nera che portava quella sera.

-alterata è dire poco Al…- esclamo sapendo che l’avrebbe fatto arrabbiare.

i tuoi giochetti non mi fanno più perdere il controllo come tempo fa- proseguì lui –sono convinto però che una mano la vuoi per trovare la tua stanza.

Feci finta di nulla e roteai gli occhi al cielo per cercare di sembrare meno bisognosa di aiuto.

Il principe che fino a qualche mese fa aveva il fare vendicativo per la gamba rotta che gli avevo procurato, sembra aver fatto posto a nuova persona: sicura di se e di quel che faceva, ma soprattutto non tentava più di vendicarsi di tutto quello che gli avevo fatto.

Mi limito a un cenno affermativo sciogliendo le braccia per farle poi scivolare lungo le gambe.

Diffidente ma pur sempre bisognosa di aiuto, con passo lento lo seguo.

Ad ogni passo scorgo un pezzo in più di quel corridoio di marmo bianco decorato di affreschi.

Il lungo tappeto rosso indica la strada verso una fine ancora lontana per non riuscire a vederla ancora.

-ti dispiace se facciamo un veloce cambio di programma?-

Lo guardo spaesata e per un attimo mi è sembrato di vederlo sorridere.

-ok… ma veloce!- annuisco sono curiosa di sapere cosa farà.

All’improvviso imbocchiamo un altro corridoio uguale a quello precedente per poi arrivare davanti ad una porta alla fine del corridoio.

La porta di legno antico è decorata con draghi d’orati che s’intrecciano in una danza armoniosa accompagnata da colori sgargianti come rosso, giallo, arancione.

Alejandro la apre e con mia grande sorpresa dietro di essa si nascondeva uno stupendo giardino.

Il prato verde coperto da un “mantello” di fiori mai visti in vita mia, ma bellissimi, di colore rosso e blu faceva compagnia a un laghetto che rispendeva come un diamante, accompagnato da un albero nodoso e in piena fioritura che ergeva fiero, contornato da una “corona” di lucciole.

Mi siedo sotto l’albero portando le gambe contro il petto per poi stringerle con le braccia fissando intensamente la luna riflessa nel laghetto, seguita da Alejandro.

-perché mi hai portato in questo posto?-

Esita a rispondermi.

Alzo lo sguardo verso di lui.

Il suo volto illuminato alla luce della luna lascia intravvedere un’espressione di sollievo ma incupita da un pensiero negativo.

Dopo un paio di minuti volge il suo sguardo verso di me.

I nostri occhi s’incrociano e come una calamita attirano gli uni agli altri.

La fievole luce illumina i suoi occhi acquamarina che mi fissano intensamente come volessero ipnotizzarmi.

Si avvicina lentamente senza distogliere il suo sguardo dai miei occhi mentre io lascio cadere la visuale sulla sua bocca.

È così vicino da poter sentire il suo respiro sul mio volto ed io senza indietreggiare mi blocco quasi non volessi guardarlo negli occhi.

La sua mano destra mi sistema una ciocca ribelle per poi accarezzarmi la guancia.

Chiudo gli occhi.

L’amore è per i deboli.

Questo è sbagliato.

Apro gli occhi di scatto per un contatto dato all’improvviso.

Un bacio veloce ma carico di sentimenti, per aver espresso un’altra volta i suoi sentimenti verso di me.

-ecco perché…- la risposta alla mia domanda.

Un urlo, un botto e un colpo prepotente dato alla porta ci fanno girare verso essa per scorgere un uomo dai capelli corvini ansimante e spaventato.

-finalmente vi ho trovato! Dovete avvisarmi quando cambiate programma!- dice Duncan sconvolto.

-è stato lui a voler cambiare programma!- dico puntando Alejandro con l’indice.

-comunque sia, è tardi, c’è stata una soffiata e il re sa del nostro piano!-

-COSA!- urliamo all’unisono io e Al –come è possibile?

-non so come sia potuto accadere, una cosa è certa Courtney è nei guai e sta affrontando da sola i soldati per permetterci di fuggire!- termina Duncan dopo essersi ripreso.

-e ora cosa facciamo?- chiede Al.

-niente… ce ne andiamo…- risponde il marcio.

-ma il nostro piano?- sono preoccupata.

-dimenticalo - mi risponde Duncan.

Io e Al ci alziamo correndo verso l’uscita del giardino venendo però bloccati da un vortice di fuoco che ci ha appena fermato la corsa.

Guardo le scintille cadere nel terreno ormai bruciato mentre un brusco e alquanto inaspettato strattone evito di essere incenerita dal secondo attacco.

Una risata malefica mi riporta alla realtà costringendomi a guardare verso di essa.

Una donna alta ergeva in lontananza e potevo scorgere lineamenti famigliari di una persona che odiavo solo per avermi tenuto testa.

-Gwen…- quel nome detto a denti stretti da Duncan conferma la mia ipotesi.

-voi andate! Qui… ci penso io- lo stesso ragazzo che ha osato pronunciare il suo nome, corse verso di lei con una spada lucente tra le mani per poi cercare di colpire la donna.

Dopo molta fatica riusciamo a raggiungere l’esterno del castello e la foresta che divideva il palazzo dal villaggio.

Il sudore sulla fronte di entrambi era la chiara prova che ce la siamo vista brutta.

Non oso pensare cosa possa essere successo agli altri.

-credo che fin qui non ci seguiranno più- dice Al –nessuno è così stupido da entrare nella foresta se non è un dominatore di uno dei quattro elementi

-ma tu sei un dominatore del fuoco?- chiedo.

-non lo so… non credo

-e ora… cosa facciamo?

-penso sia meglio cercare un posto per la notte e domani mattina andremo al villaggio…

-per vedere se la gente del posto sa qualcosa di Duncan e Courtney!- e ricominciamo con i cori…

Alzo gli occhi al cielo mentre Alejandro mostra un sorriso malizioso.

°°°

Mi risveglio ai piedi di un albero la cui chioma lascia passare i primi, fievoli, raggi dell’aurora.

Mi metto a sedere e osservo le piccole casette costruite nella valle del fuoco, perché poi si chiama così?

Un pensiero mi passa per la testa: Alejandro?

Mi giro d’impulso verso la mia destra, dove la notte precedente dormiva, ma rimango delusa, accanto a me non c’era.

-dove è andato quell’idiota!- esclamo infuriata e con la stessa rabbia mi alzo e senza un perché guardo verso l’alto.

-ma che cavolo fai?- chiedo sorpresa.

-niente di particolare chica… cerco di vedere se riesco a spiare il re nel palazzo, da qua su si vede tutto il castello.

-ma sei impazzito? Non vedrai nulla sulla cima di quell’albero!

-lo pensi tu…

-e allora se vedi qualcosa, dimmelo- esclamo sarcastica.

Abbasso lo sguardo mentre il mio dito indice segna dei “cerchietti” al lato della mia testa.

Un rumore di ramo che si spezza e un “Madre de Diòs” urlato mi fanno alzare lo sguardo giusto in tempo prima di venire travolta da uno spagnolo imbranato.

-ma dico io... non si può stare un pò più attenti per evitare di travolgermi? –urlo imbufalita contro Al nonostante la minima distanza che ci separa.

-calmati! Invece di inveirmi contro potresti darmi un bacio- mi sussurra a un soffio dalla mia bocca.

-dobbiamo parlare di questo.

-perché? Non sai come si bacia?

-hai capito benissimo di cosa sto parlando.

-credevo non ci fosse nulla da capire.

Continuo a guardarlo negli occhi senza dire nulla fino a quando, stanco di aspettare una risposta che non sarebbe mai arrivata, si alza deluso cominciando a camminare verso la valle.

-sbrigati, voglio arrivare al villaggio nella mattinata e voglio scoprire qualcosa riguardo agli altri…

Annuisco in modo poco convinto mentre mi alzo lentamente.

Lo raggiungo e camminando nessuno dei due osa parlare.

La tensione è così evidente che la si potrebbe “tagliare”.

-pensi di non rivolgermi la parola a lungo?- domando cercando invano di “sciogliere “ la tensione.

Ciò che ottengo è uno sguardo gelido.

-sei tu che hai iniziato-, risponde.

-che cosa avrei dovuto dirti? Mi dispiace ma non credo che sia la cosa giusta?

-per te nulla tra di noi è giusto!

-non esiste nessun noi!

-vedi? È questo che non sopporto di te!

-e allora perché mi ha baciato ieri sera?

-PERCHÈ TI AMO!

Ci fermiamo guardandoci negli occhi entrambi ansimanti per aver urlato.

Rimango un po’ sorpresa dal suo scatto d’ira e come se fosse la cosa più naturale al mondo, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio.

-e io che pensavo che se foste rimasti da soli vi sareste ammazzati!-

Spingo via Alejandro facendolo cadere rovinosamente sul prato.

-ma che ti prende chica? Mi hai fatto male!

Non presto nemmeno attenzione a ciò che dice Al.

Fisso la donna che poco fa ha osato “disturbarci” e ora rideva di cuore.

Ma che cavolo sto pensando?!

-non sei divertente Jessica! – urlo alla donna.

-ok… adesso però bisogna andarcene da qui- esclama preoccupata.

-un momento! Chi sei tu?- chiede Alejandro indicando la donna.

-sono una persona del tuo futuro.

Alejandro mi guarda con un’espressione interrogativa stampata in faccia ed io alzo le spalle.

Jessica ci fa segno di seguirla dopo aver “disegnato” un cerchio con la mano e aver creato un varco dimensionale.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti! Lo so che il capitolo è arrivato con un anno (circa) di ritardo ma avevo perso l’ispirazione… ^_^’’’

Spero che con questo capitolo abbia rimediato al tempo perso, anche se ne dubito.

Per ora è tutto, sperando che il capitolo sia di vostro gradimento, vi saluto e ci vediamo nel prossimo capitolo

 

THEBLACKEYEDSISTER

 

   
 
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