Livio apre il portone con foga, pregustando già la
bellezza assurda di Claudia, la sua ristata sonora, ma quando la vede non è ciò
che si aspetta. Cioè, lei toglie il fiato come sempre, ma il suo sguardo è
annoiato e indifferente
-Livio, francamente non so che ci faccio qui-
Il cuore di lui si congela in un nanosecondo. È fatto
così lui, si accende e si spegne nel giro di pochi istanti. Volubile è un
eufemismo.
-Puoi tornare a casa allora-
-Carino da parte tua invitarmi a uscire e poi rispedirmi
a casa-
-Sei tu che non sai che ci fai qui, non io-
-Non sai che fartene della mia compagnia-
-Perché tu sì, invece? Arrivare in ritardo di un’ora è
il tuo modo per dirmi che sai come vado gestito?-
-Arrivare in ritardo di un’ora è il mio modo per dirti
che faccio quello che mi pare-
-La prossima volta non disturbarti ad accettare il mio
invito, se ti irrita così tanto-
Questa conversazione fa male a tutti e due. Chi
abbasserà le difese per primo? Chi dirà davvero ciò che sente e smetterà di
fingere di non essere coinvolto?
-Buonanotte Livio. Cresci-
-Buonanotte Claudia. Io per te non esisto-
Nessuno dei due, come al solito. Ma stavolta Livio non
ce la fa. La blocca
-Dai, Claudia…-
Anche Claudia cede. In fondo le piace. Non si rimane mai
del tutto indifferenti a Livio, non si può. Abbozza un sorriso
-Scusa, mi sono lasciata prendere un po’ la mano…-
All’istante è perdonata. Non serve altro. Livio si
illumina e la stringe a sé, pensando che se avesse ancora il ciondolo potrebbe
darglielo ora e fare un figurone, ma ce l’ha Elettra. Cavolo. Perché l’ha
lasciato a quella? Nella sua mente va già creandosi una serie infinita di
insulti per la ragazza, ma si ferma. Non gli dispiace davvero che ora l’abbia
lei, sembrava così felice di averlo. Non può essere un male, anche se, certo,
darlo a Claudia forse avrebbe cambiato le cose. Boh. Livio accarezza dolcemente
i capelli di lei e sente un leggero brivido. Ciondolo o non ciondolo lei è lì
per lui. Che importa del resto?
Elettra finisce di piegare tutta la biancheria, poi la
passa al fratello con un gesto preciso
-Che ne dici di metterla via?-
Andrea afferra la pila di malavoglia
-Se devo…-
-Sì, devi- lo rimbecca la sorella –Niente scuse.
Intesi?-
Andrea scompare oltre la porta della sua stanza ed
Elettra si stende sul divano, inspirando a fondo. Non sa bene cosa pensa. In
realtà non lo sa mai, ma stasera si annoia troppo persino per cercare di
indovinarlo. È leggermente apatica, ma comunque vigile. Elettra non perde mai
il controllo, è una delle sue doti migliori: è 100% conscia di quello che fa,
non esita mai. Ogni tanto si fa schifo da sola, ma piuttosto che vivere nel
tormento, come quel Livio…si chiedeva costantemente: Verrà o non verrà? Mi ha
dato buca? E adesso? Non sono domande che fanno per lei, a lei piacciono le
cose definite, chiare. Il dubbio non le si addice, anche se ogni tanto non può
fare a meno di chiedersi come sarebbe abbandonarsi ai sentimenti, lasciarsi
trasportare da quello che non capisce e rilassarsi un po’. Come Livio.
Aspettare il suo “Claudio” e non vederlo arrivare. O magari, invece,
incontrarlo e pensare solo che lui è lì per lei. Che importerebbe del resto?
Il giorno dopo Livio è indeciso su come sentirsi. Bene è
riduttivo, molto bene è banale, un benissimo non lo vuole rischiare. Non è
nemmeno del tutto a posto con se stesso, ma quando mai lo è? Con Claudia sta
bene, ma…è davvero quello che vuole? Insomma, se si mettono a parlare discutono
su tutto, da come si spreme il tubetto del dentifricio ai problemi del mondo.
Non ce la fanno proprio. Però sono indiscutibilmente attratti l’uno dall’altra.
È un disastro. Si stiracchia pian piano, si toglie il pigiama e si mette dei
bei pantaloni scuri e un pullover semplice ma molto fine. Scuote la chioma
color grano e si fa la barba. Nonostante il tormento interiore resta sempre un
ragazzo curatissimo. Esce dal bagno, saluta velocemente i genitori, prende la
cartella e vola giù per le scale. È in ritardo, come sempre. Forse se si
curasse un po’ meno riuscirebbe a ridurre i tempi, chi lo sa. Ha perso la
metro, niente di nuovo. Si siede su una seggiolina, in attesa del treno
successivo, quando alle sue spalle un -Oh, cazzo! Come ho fatto a perderla?- lo
fa sobbalzare.
Elettra non ci può credere. Lei ha perso la metro. Lei.
In diciassette anni di vita non l’ha mai mancata nemmeno di striscio, tutt’al
più era in anticipo. In largo anticipo. Non in ritardo. Merda. Si lascia
scappare un –Oh, cazzo! Come ho fatto a perderla?- disperato e improvvisamente
si rende conto che l’unica persona in stazione, seduta tranquillamente su una
sedia, è Livio. Le esce un mezzo sorriso
-Anche tu qui?-
-Io sono un habituè- ghigna Livio
-Io no, uffa…-
-Non è poi così male, sai? Hai cinque minuti di assoluto
fancazzismo. È carino come regalo di inizio giornata-
Elettra non sembra molto convinta
-Ma io dovrei essere già a scuola, ho un milione di cose
da fare! Non posso perdere la metro…è fuori da ogni logica!-
-È fuori dalla tua, di logica- breve pausa –Non è che
per caso te ne intendi di disegno tecnico?- e fa per tirare fuori un blocco da
disegno
-No, non direi, faccio il linguistico. Se vuoi ti
illumino sulla Relativsatz*, ma non vado oltre-
Livio ride
-Sembra interessante, come funziona?-
-Eh, niente…prendi l’articolo che ti fa da pronome col
genere del nome a cui si riferisce, ma al caso che ha nella relativa. Poi ti
incasini e tiri a caso. A volte ci si azzecca anche-
-Traducimi: Elettra, che è in ritardo, è molto nervosa-
Lei sbuffa
-Elettra, die spät ist, ist
sehr nervös-
-Carina…non ho capito niente, ma non suonava male-
-Comunque era giusta-
Livio mette le mani avanti, come a volersi proteggere da
Elettra
-Non sia mai che lei sbagli! Non avrei mai osato dire
che avesse commesso un errore!-
-Ecco bravo, non osare- gli fa una linguaccia
-Senti, genio d’Alemagna, sta arrivando il treno…che facciamo,
saliamo?-
-Mi sa di sì-
-Oggi mi interroga quella di latino, perciò non posso
mancare, però se vuoi un altro giorno bruciamo [facciamo sega, facciamo
focaccia, mariniamo…insomma: non andiamo a scuola! NdA] insieme-
Elettra cerca di capire se scherza o no. Non scherza.
Bruciare? Non se ne parla. Però, in effetti, potrebbe piacerle. Perché no? Con
suo sommo stupore decide di accettare
-Molto volentieri. Il prossimo treno che perdo non lo
riprendo più-
-Ottimo. Dai, Sali, che non voglio dover aspettare
quello dopo ancora-
E senza tante cerimonie la spinge dentro il vagone,
ridendo di cuore di quella ragazza un po’ goffa con gli occhioni blu.
*spero che a nessuno di voi tocchi l’assurda tortura
dello studio del tedesco, comunque è la frase relativa, una simpatica
costruzione secondaria fatta apposta per quei contorti dei tedeschi (chiedo
perdono se per caso qui qualcuno ha origini tedesche o ama la lingua).
SPAZIO DELL’AUTRICE: ci siamo anche col secondo
capitolo, fatemi sapere se vi piace…la seconda parte mi convince poco, ma
quello che mi interessa è quello che pensate voi, non io! Ringrazio
infinitamente tutte le persone che hanno letto, ma soprattutto quelle che hanno
recensito…
DICEMBRE: grazie mille, mi fa piacere che una più grande
e più abile di me apprezzi quello che faccio…se ci sono cose che non ti
piacciono, dille con sincerità, sono avida di consigli!!!! E grazie ancora per
la stima!XD
DIOMACHE: un megamilione di grazie per tutti i
complimenti! Abbi fede, Livio non resterà indifferente ad Elettra, anche se non
è un tipo facile…l’unico interrogativo a cui non ho ancora dato risposta è: si
lascerà conquistare? Credo che deciderò strada facendo…comunque mi fa piacere
che Elettra ti piaccia, è ispirata a me medesima, quindi probabilmente ti
starei abbastanza simpatica!XDXDXD
Grazie ancora a tutti,
Checie