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Autore: Glory and Love    14/09/2013    1 recensioni
Segue il finale "Good" di "Silent Hill Homecoming".
E' passata meno di un'ora da quando Alex ha sconfitto il mostro che gli ha ridato il corpo del fratello, Josh. Una volta eseguito un piccolo funerale, decide di partire come soldato, e stavolta per davvero. Viene scortato dal vicesceriffo Wheeler fino alla stazione di South Vale, nei pressi di Silent Hill. Un incontro con la donna che ha sempre conosciuto gli cambierà la vita. Un incontro duraturo... una raccolta di One-Shots su Alex Sheperd e Elle Holloway, prima, durante e dopo la partenza del soldato per l'accademia militare Americana.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il treno fischiò e dalla sua postazione, Elle riuscì a sentirlo.
Il treno fischiava, simbolo che stava arrivando.
Alex stava tornando.
Nell’ultimo mese, Elle ha pensato a tutti i modi migliori per salutarlo in modo più amichevole possibile. Bacio sulla guancia e abbraccio, abbraccio o stretta di mano oppure solo abbraccio. La bionda era molto confusa, specie se nell’ultimo mese James l’aveva tartassata di telefonate, dalla mattina alla sera. Quando gli arrivò la lettera di Alex, un mese fa, lei aveva accettato l’invito a cena di James. L’aveva portata al Lakewiew Hotel, che ospitava un ristorantino niente male. Per James rappresentava un ricordo molto bello. Gli aveva raccontato che, ogni sera, lui e Mary scendevano giù a mangiare in quel ristorante, prima di risalire in camera. A volte, Mary, attendeva che l’addetto alla reception accendesse il carillon dell’atrio del Hotel. Una musica bellissima che esprimeva tanto amore e malinconia allo stesso tempo. Il Lakewiew Hotel si trovava dall’altra parte del lago Toluca, infatti, dal porto dell’Hotel, Elle riusciva a vedere l’orfanotrofio, ormai chiuso, di Silent Hill, la Wish House. James gli aveva raccontato che lì aveva vissuto un bambino e che veniva sempre maltrattato. I genitori l’avevano abbandonato nell’appartamento 302, dove attualmente risiedeva Wheeler, quando era ancora molto piccolo. Suo padre l’aveva portato all’ospedale e successivamente l’avevano trasferito alla Wish House. Una storia molto triste, specie se il bambino, crescendo, diventò un serial Killer, impiccandosi in prigione. Elle restò sconvolta da tale racconto, a volte gli adulti non erano responsabili delle loro azioni.
Proprio come Margaret ha fatto con Nora, anche se i luoghi e le ingiustificabili giustificazioni di sua madre erano diversi. Da quando ha scoperto che è morta non è mai andata a trovarla. Lei, Joey, Scarlett e Joshua erano stati sepolti al Rose’s Haigheits Cimitery di Shepherd’s Glen. Tornarci voleva dire fare i conti con il passato e con ricordi dolorosi. Ma doveva andarla a trovare.
Dopo quel primo “appuntamento” con James, era tornata a casa, si era fatta una doccia fretta e si era schiarita le idee. Non sapeva ancora come chiamarlo il rapporto che c’era tra lei e James. Si, venivano spesso sul posto di lavoro durante l’ora di pausa per portarmi qualcosa da mangiare. Laura era sempre gentile, mi portava sempre dei tulipani rossi bellissimi. Un po’ mi faceva pena. Non aveva una madre, aveva solo un padre premuroso qual’era James Sunderland.
Ma ben presto quel mese finì ed arrivò il fatidico giorno dell’arrivo di Alex. Il treno fischiava per la seconda volta, fino a rallentare. Elle e Wheeler erano in piedi, in attesa che le porte del treno si aprirono. Poco dopo uscirono molte persone, chi era appena tornato da un viaggio, chi dalla guerra e chi da i suoi famigliari. Elle aveva indossato un vestito particolare per quel giorno. Celeste con fiori bianchi, gli ricordava tanto il vestito che aveva indossato al primo appuntamento con Alex. Quello sì che era un vero appuntamento. Certo, ora non erano più due ragazzini e francamente le possibilità che Alex si sarebbe ricordato di un così sciocco particolare erano 1 su 100. Ma valeva la pena tentare. Appena lo vide non le fu difficile riconoscerlo. I capelli castani erano sempre uguali, il viso molto più maturo ma sempre identico a quello di cinque mesi fa. Il mento perfettamente rasato anche se c’erano ancora dei fili di barba. Wheeler fece la prima mossa, avvicinandosi all’amico con lo zaino in spalla e abbracciandolo, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Elle notò uno stupido particolare. Aveva lo zaino in spalla… proprio come quando l’aveva salutato l’ultima volta. Mentre si avvicinavano, Elle poté sentire Wheeler scherzare con Alex.
-E poi ti avevo promesso che quando tutto sarebbe finito ti avrei offerto due birre, non scordartelo.-
-Va bene, Wheeler.-
La sua voce era molto più alta, rispetto a quella di cinque mesi fa. Era maturato ma in fondo era sempre lo stesso Alex Shepherd che viveva sulla strada di Cavon Street, nella cittadina di Shepherd’s Glen.
Appena riportò lo sguardo di fronte a sé, Alex vide Elle attenderlo in piedi, sull’attenti, come se il soldato fosse lei. Wheeler osservò un attimo i due e decise di andare a prendere i bagagli di Alex, lasciandoli soli.
-Ciao, ti trovo bene.-
L’aveva detto così veloce che non si sarebbe meravigliata se il soldato non l’avesse capita.
-Anche io ti trovo bene.-
Wheeler tornò subito dopo e fino alla macchina dello sceriffo, riuscirono a dirsi solo quello. Per l’occasione, Wheeler decise di portare Alex a cena fuori, stasera. Ora che era giorno, era impaziente di fargli vedere come aveva sistemato la sua nuova abitazione e imboccarono per il parcheggio dei South Ashfield Haigheits. Sceso dall’auto, Wheeler prese i bagagli di Alex, aiutandolo a portarli dentro. Elle li fissava da dietro, incapace di iniziare un discorso. Si limitò a seguirli fino all’appartamento 302, quello di Wheeler. Certo, l’aveva sistemato proprio bene. Aveva deciso di dare un’imbiancata di fresco e ridipingere il salottino di giallo, mentre la stanza la dipinse di azzurro. Wheeler tirò fuori dal frigorifero tre birre e le passò due ad Alex e ad Elle, accomodandosi sul divano, di fronte a loro.
-Allora Alex, com’è questa nuova accademia?-
Il soldato stappò la birra, bevendone un sorso.
-Molto più sicura di quella dove stavo prima.-
Elle decise di bere anche lei dalla bottiglia, mandando giù lunghi sorsi di birra per il nervoso e questo Wheeler lo notò.
-E dimmi… le ragazze come sono?-
-E’ un’accademia maschile, Wheeler. L’unica donna che vedi girare è l’infermiera.-
Elle fulminò Wheeler con lo sguardo e quando colse il bagliore di nervosismo nei suoi occhi, lo sceriffo tacque, iniziando a bere la sua.
-Mi fa piacere averti qui, di nuovo.-
Sputò fuori all’improvviso Elle, forse a causa di alcuni sorsi che anche se erano minuscoli riuscivano a mandarla subito su di giri. Alex sorrise, voltandosi verso di lei.
-Fammi indovinare… perché ti senti più al sicuro, vero?-
Lei annuì, incapace di non dire “si” a parole. Alex ridacchiò, decidendo di cambiare discorso.
-Siete andati a trovare mio fratello?-
Elle e Wheeler si irrigidirono. Da quando tutto si era placato non parlavano mai di Josh, neanche lei parlava mai di Nora.
-No. Volevo andare a trovare Nora ma… non c’è l’ho fatta. Mi sento uno schifo se penso che tutto si poteva evitare se solo me ne fossi accorta prima.-
Alex si alzò, con ancora stretta tra le dita la bottiglia di birra, e si avvicinò alla finestra, da dove poteva ammirare l’altra parte della palazzina e la gente che camminava tranquillamente per le vie di South Ashfield.
-A cosa sarebbe servito? Conosci come funzionavano le cose. Dovevano sceglierne uno solo. Magari Nora e Josh sarebbero sopravvissuti ma noi? Certo… avrei dato la mia vita per salvare mio fratello, ma poi? E’ meglio che sia andata così.-
Parlò con una sorta di malinconia nella voce e questo lo notò Elle e lo notò anche Wheeler. Lo sceriffo voleva cambiare discorso ma non riusciva a trovare uno spunto serio. Elle guardò nervosamente l’ora. Il suo turno sarebbe iniziato tra non molto. Doveva muoversi. Si alzò, posando la bottiglia di birra, quasi vuota, sul tavolino.
-Tra poco inizia il mio turno all’ospedale ma sono riuscita a farmi dare il permesso d’uscita prima. Torno verso le sette per poter andare a cena tutti insieme.-
-Bene. Buon lavoro, Elle.-
La bionda sorrise in direzione dello sceriffo.
-Grazie, Wheeler.-
Posò lo sguardo su Alex, intento a guardare fuori. Si maledì mentalmente di aver tirato fuori un discorso del genere.
-Ciao, Alex.-
Lo salutò, diretta alla porta d’uscita. Quando mise una mano sulla maniglia, riuscì a sentire la risposta del soldato.
-Buon lavoro.-
Annuì, uscendo.
-Grazie.-
Richiuse la porta, avviandosi verso il suo appartamento, che era vicino a quello di Wheeler. Mise le chiavi nella toppa e girò, aprendo la porta. Entrò e la richiuse, sospirando. Era iniziata proprio male questa bella rimpatriata tra amici. Le era sembrato freddo quando aveva parlato del fratello ma chi non lo sarebbe?
Mentre rimetteva apposto le riviste sul tavolino, sentii bussare alla porta. Sicuramente era Rachel.
-Rachel, quante volte devo dirti di non bussare e di entrare e basta?-
-Non sono Rachel.-
Il cuore di Elle perse un battito, andando verso la porta. L'aprì e vide il volto del soldato.
-Hey.-
Lo risalutò lei, mettendo sulle labbra un piccolo sorriso che lui colse al volo come un "che bello che sei venuto".
-Hai due minuti prima di andare al lavoro?-
-Si, vieni.-
Elle si spostò, lasciando che Alex entrasse nel suo appartamento. Richiuse la porta e lo raggiunse nel salottino. Aprì la bocca per dire qualcosa che abbia senso ma con tutti i discorsi nella testa, ciò che riuscì a dire fu solo:
-Vuoi qualcosa da bere? Caffè?-
-Si, grazie.-
Risponde lui, voltandosi verso di lei.
-Mettiti comodo.-
E la giovane gli indicò il divano che lui accettò subito. Alex sembrò più rilassato seduto sul sofà dell'appartamento di Elle. Approfittò delle spalle della ragazza in cucina per curiosare con lo sguardo. Da i muri intuì che anche quel appartamento era stato rivercinaciato. Di un celeste pallido, come il vestito che portava. Appena sotto il soffitto, disegnato, c'era un ramo di un albero dove c'erano dei fiori bianchi, proprio come quelli che aveva sul vestito. Il ramo proseguiva lungo il corridoio e si fermava di fronte due porte. Una a destra e una a sinistra. Immaginò che in una doveva trovarsi il bagno e in un'altra la camera da letto. Elle tornò da lui, porgendogli la tazza di caffè. Alex riconobbe che birra prima e caffè ora non era una buona combinazione ma aveva bisogno di qualcosa che lo rilassasse e caricasse allo stesso tempo. La ragazza si sedette sulla poltrona, osservandolo.
-Ti trovi bene lì?-
Alex alzò le spalle, continuando a vedere il colore marrone scuro del liquido nella tazza e decise di mandarlo giù. Era amaro. Ora solo riusciva a ricordare che ad Elle il caffè piaceva amaro.
-Diciamo. Mi mancate tu e Wheeler.-
Elle contrasse la mascella, incapace quasi di respirare. Ma alla fine non gli aveva detto poi così tanto... il "mi mancate", in amicizia, può significare anche "mi manca farmi due risate con voi".
-Anche tu ci manchi, Alex.-
Lo disse senza esitazioni e senza balbettamenti. Passarono alcuni secondi a guardarsi negli occhi. Stavolta non c'era nessuno che potesse disturbarli. Erano soli, in un appartamento e avevano tutto il tempo che volevano. Alex posò la tazza, ormai vuota, sul tavolino e mise una mano in tasca, estraendo qualcosa. Lo esaminò prima di porgerlo ad Elle. Lei lo riconobbe subito, era il medaglione che aveva dato ad Alex sulla nave, prima che i seguaci dell'Ordine rapissero lei e Wheeler.
-Credevo di averlo perso.-
Sussurrò lei, più a se stessa che al soldato.
-L'avevo dato a tua madre prima che... prima che sapessi che c'era lei dietro tutto questo. Quando l'ho... l'ho uccisa, lo ritrovato nella tasca del suo maglione.-
Non la guardò mentre diceva quelle cose. Non la guardò mentre diceva "l'ho uccisa". Elle strinse il medaglione. C'era una sua foto ad un lato, mentre dall'altro c'era Nora. Si morse un labbro, maledicendosi in trencento lingue. Tutti i suoi sforzi per non piangere, non di fronte ad Alex almeno, si risultarono un fallimento. Crollò pochi minuti dopo, in preda ad un pianto isterico.
-Elle?-
La chiamò lui. Lei alzò il viso, da dove uscivano lacrime a fiumi.
-Mi manca tanto, Alex. Nora...-
Singhiozzò e pianse forte quella mattina. Alex si alzò, andandole vicino, e iniziò a tranquillizzarla, circondando le sue spalle con un braccio.
La cosa che gli faceva più male di tutta questa storia era che aveva pagato un innocente. Aveva pagato una bambina di appena otto anni, che non aveva colpe se non quella di essere stata scelta dalla madre come vittima sacrificale.




Note d'Autrice:
Eccomi con il sesto capitolo della raccolta di One-Shots.
Qui sono stata tenere e sentimentale, lo ammetto. E solo che Nora... oddio, la sua storia... ma anche il sacrificio che le famiglie fondatrici hanno fatto con Joey, Scarlett... dio, è così triste.ç__ç
Okay, si ritorna alla realtà. Sù... nel prossimo capitolo ci ritroveremo sempre nel presente. Piccola anticipazione:
"-Sei diverso.-
-Come diverso?-
-Anni fa non mi avresti mai portata in un luogo simile.-"

Come anticipazione è pessima lo so..:P
Ringrazio chi legge e recensisce. Goodbye.
Glory and Love.
  
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