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Autore: lady hawke    14/09/2013    1 recensioni
Siamo abituati a considerare i difetti la parte peggiore di noi. A volte li combattiamo e a volte, molto più semplicemente, li ignoriamo. Eppure, se avessimo un po' di obiettività, capiremmo che i difetti sono quelli che ci definiscono come persone, tanto quanto i nostri pregi. Se ci osservassimo meglio e se ci lasciassimo osservare impareremo molto di noi stessi.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Invidia

L’invidia è un sentimento insidioso: copre tutto di una melma vischiosa e viscida. Distrugge le relazioni, rovina le amicizie, rende gli uomini cattivi. Sirius ha visto durante la guerra quello che l’invidia può fare, ad esempio con Peter Minus. Quell’insidioso veleno verde si è insinuato al punto da portarli vicini alla distruzione, ed è davvero solo un caso se lui e i Potter sono usciti da quelle sabbie mobili quasi illesi.
Se ne deduce che Sirius ha dovuto imparare una lezione fondamentale: mai essere invidioso.
Il più delle volte non lo è, in effetti. Si è costruito la vita che voleva, ed è una soddisfazione che difficilmente può trovare falle. Quello che non voleva l’ha allontanato da sé, quello che desiderava, invece, se l’è preso. C’è solo da capire se Cornelia rientri nelle cose che davvero ha voluto, o se faccia parte di quelle, più numerose, che gli sono cadute davanti. Ha imparato a riconoscerla negli altri e a ignorarla, perché a darle spago si peggiorano solo le cose.  
Cornelia è tutto un altro discorso, invece . L’invidia la legge nelle altre donne quando è con Sirius, e la prova lei stessa più di quanto osa ammettere. La prova quando vede che per altri è facile quello che per lei è difficile, quando deve conquistarsi a forza piccoli momenti di tranquillità, che gli altri ottengono apparentemente schioccando le dita. Spesso, quando legge articoli di pettegolezzi che insinuano sciocchezze, vorrebbe urlare al mondo quanto poco è invidiabile la condizione di compagna dello Scapolo d’Oro del mondo magico, perché ci sono giorni in cui serve stringere i denti per tenere tutto insieme, o per convincersi a non cedere. Non lo fa mai, in realtà. Non urla mai al vento, perché è molto attenta e protettiva nei confronti della sua vita privata, ma soprattutto perché ha troppo rispetto per se stessa e per Sirius.
Quando il veleno verde si insinua dentro Cornelia, dunque, l’unica vittima della sua furia è proprio Sirius, l’inconsapevole motore di tutto quanto. Si sfoga con rabbia e con acredine, ma soprattutto con una furia che Black riconosce come sua, e che non è sempre facile contenere. La frequentazione assidua li porta a diventare più simili, nonostante siano due personalità assai diverse, e con apprensione l’Auror nota che non sono stati i pregi, le prime cose ad essere scambiate.
- Non lo leggi quello che scrive Rita? Non fa che trattarmi come una pazza furiosa, insinuando che io sarò la rovina della tua famiglia. Tu non ce l’hai una famiglia, cosa Merlino pensa potrei distruggere? – con tatto inesistente, Nel si ritrova a inveire contro il vuoto, annientata da insicurezze che l’invidia di altri alimentano e ingigantiscono.
- Al di là del fatto che tu sei matta, che ti importa? – con altrettanta superficialità e noncuranza per i sentimenti altrui, il mago si ritrova nella curiosa posizione di far ragionare chi non ci riesce. Ed è buffo rivestire il ruolo della persona razionale, per lui.
- Mi importa perché un sacco di gente le crederà.
- Io mica le credo.
Cornelia sgrana gli occhi, momentaneamente disarmata. È quello che una parte nascosta di sé agognava sentire, ma è anche quello a cui la sua parte impaurita e diffidente fatica ad accettare. Non le resta che provare un altro attacco, sperando che vada a fondo.
- Vengo fissata per strada, a Diagon Alley. Io non voglio che la gente mi fissi.
- Un’occhiata delle tue e sono certo che non ci proverebbero due volte.
In realtà è proprio Sirius quello che riceve uno sguardo capace di incenerire, ma Cornelia non è una strega sufficientemente potente da riuscire nell’impresa, e la crisi alla fine scema, così come il veleno, che rimane latente da qualche parte, in attesa di una nuova occasione per mostrarsi.
E poi il tempo passa e cose apparentemente insignificanti accadono. Così Sirius rientra una mattina a casa di Nel dopo un turno come Auror, uggiolando e lagnandosi di avere la peggiore influenza del creato, pigolando sul fatto che è ad un passo da morte certa, e che la sua ragazza dovrà assisterlo nei suoi ultimi momenti. Sospirando e borbottando, a Nel non resta altro da fare che non infilare quel rottame di mago nel suo letto e provargli la febbre mentre gli tiene la bocca tappata con una mano per non farlo lamentare.
- Trentotto e mezzo, almeno non mentivi.
- Ti pare che mentirei sulla mia salute? – replica Sirius, semplicemente oltraggiato.
- Menti su un sacco di cose.
- Mai su quello che riguarda me e che mi interessa, razza di burbera infermiera.
- Non sono la tua infermiera. – insiste, mentre cerca nell’armadietto delle pozioni qualcosa per la febbre.
Le lamentele del mago sono così eccessive che Cornelia considera un sollievo il dover andare al lavoro, ma breve è la sua tregua perché, appena rientrata a casa, Black è di nuovo un piccolo bambino lagnoso e chiacchierone. Ed è solo dopo l’ennesima prova della febbre, finalmente più bassa, che Sirius si zittisce, complice il sonno, e lo stesso fa Nel, accoccolata nel suo angolo.
La sorpresa vera, però, si presenta il mattino successivo. Ad entrambi capita di muoversi nel sonno, e non è inconsueto, per Cornelia, svegliarsi appallottolata vicino a Sirius. Quel mattino, però, si verifica una variante curiosa. La strega apre gli occhi, fissando il soffitto, in posizione supina. Sentendo del peso su di sé abbassa lo sguardo, e trova la testa di Sirius sul suo petto, mentre un suo braccio la circonda. Dorme come un bambino, ignaro del fatto che lei sia diventata il suo cuscino. La novità inconsueta provoca a Nel una strana vertigine, ed è quasi  senza volerlo che si ritrova a passare una mano tra i capelli del mago, nerissimi quanto i suoi. Il peso di quella testa dura è fastidioso, ma Cornelia non ha fretta. Una volta sveglio, Black tornerebbe ad essere il malato rompiboccini, oppure semplicemente l’Auror egocentrico. Così è solo Sirius, in una versione particolarmente tranquilla e, per certi versi, indifesa. La ragazza resiste ancora un po’, ma quando comincia a perdere sensibilità al braccio destro, decide di svegliarlo in maniera tremendamente infantile, ovvero strofinandogli sotto il naso la penna d’oca che tiene quasi sempre sul comodino, assieme ad un pezzo di pergamena.
Sirius si sveglia con uno starnuto e ci mette poco a capire che la posizione in cui si trova. Il mago, sentendosi vulnerabile, alza subito la testa e si tira un po’ su.
- Dormito bene? – tutto, in Cornelia, sorride. Se fosse un cane, Sirius potrebbe vederla scodinzolare. Il mago starnutisce ancora, e approfitta della pausa per pensare ad una risposta di senso compiuto che non lo metta in imbarazzo ulteriore, ma non ne ha il tempo. Nel, mettendosi a sedere, gli mette una mano sulla fronte. – Sembra che tu stia meglio.
- Di certo non per le tue premurose attenzioni. – sbotta Sirius, tirando su con il naso.
- Se mi ammalo anche io perché mi hai dormito addosso come un poppante, sei morto. – la minaccia è sibilata con cattiveria, ma la mano della strega che passa di nuovo tra i capelli di Sirius la contraddice.
Se qualcuno, o meglio qualcuna, potesse vederli ora, sarebbe tremendamente invidiosa dell’insignificante Cornelia Lethifold. Secondo molti, non si merita di avere quell’eroe così vicino, perché è un onore che non ha meritato. Ma è stato Sirius, coscientemente o meno, ad addormentarsi addosso a lei, e nessun pettegolezzo potrà alterare questo fatto.
- Le mie fans esigerebbero la tua testa, dopo. - Sirius la istiga, consapevole che questa volta non darà inizio a nessuno scatto d’ira. Il veleno verde dell’invidia scorre latente tra di loro, ma non li sfiora nemmeno. Non quella mattina. Entrambi hanno ciò che desiderano, e nessuna maldicenza potrà cancellarlo.
  
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