Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sotalia    20/03/2008    2 recensioni
Un assurdo seguito del settimo libro, un po' amaro e molto intricato. Ho mescolato l'azione all'approfondimento psicologico dei personaggi. Perchè i sogni vivono per sempre...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

 

LA STAZIONE

 

“Eccola”

“E così è per questa che è successo tutto?”

“Non solo. La sua parte l’ha fatta anche la cicatrice”

“La solita vecchia storia?”

“Più o meno..”

“Dai, posso sentire anche io? Non sono mica stupido!”

“No, Sirius, vai a giocare di là. Non ci vorrà molto”

Ginny passò una mano sulla testa del bambino, che se ne andò brontolando.

Sirius senior sedeva accanto a Harry.

Ron ancora non era uscito dal bagno. Hermione era andata a controllare come stesse.

George, un’espressione tra il radioso e il nauseato, rimaneva in piedi, vicino al fratello. Vicino a Fred.

Quando Ron, precipitatosi su per le scale, li aveva trascinati con sè alla Tana, loro non avevano capito.

 

“Ma che cazzo fai? Non ti sembra di esserti già comportato abbastanza da coglione?” “E lasciami, George, aspetta!” “Cosa sei venuto a fare qui, Ronald?” gli aveva chiesto Ginny, con un tono impressionantemente simile a quello della madre.

“Voglio controllare una cosa”

L’uomo aveva acceso la luce. Le finestre si illuminarono. Dopo settimane che rimanevano al buio.

“Oh, vedo che è arrivata gente!” Una voce dal salotto. Ron si era paralizzato sulla porta. George lo aveva spinto da una parte, ed era rimasto impalato al suo posto, con la costernazione a contrargli il viso.

“Ciao fratello” qualcuno disse con voce commossa. Che fosse stato Gorge o Fred aveva poca importanza.

 

“Bhè, non sono sicuro che sia accaduto proprio in questo modo, ma sono quasi certo di sì.”

“Che ne dici di raccontarci tutto dall’inizio?”

“Posso provarci” rispose Harry tra l’esitante e il beffardo.

 

E c’era stato l’abbraccio. Un abbraccio che fece loro vibrare l’aria all’intorno. Io sono qui, tu sei qui, noi siamo qui.

 

“Ma forse dovremmo aspettare che Ron e Hermione tornino dal bagno”

“Siamo qui, parla pure”

Ron aveva il volto arrossato e bagnato. Sul volto di Hermione si vedevano le tracce di un trucco sciupato, di una matita che le aveva tracciato lunghe ditate nere dagli occhi fino al mento. Aveva provato a sistemarsi il viso alla bell’e meglio, ma erano delle tracce cancellabili solo con molta pazienza. Per la pazienza c’è bisogno di tempo, e loro di tempo non ne avevano. O forse non ne volevano avere.

 

“E così voi sareste i miei genitori”

“Lo siamo, Ted”

Il giovane si passò una mano fra i capelli. Tossicchiò rocamente.

“Capirete che mi risulta un po’ difficile credere che per davvero due persone morte da quando ero piccolo siano tornate in una forma non meglio definita. Quindi l’unica spiegazione è che sono diventato completamente matto. E chi glielo dice adesso, a Victoire..”

 

Harry si alzò in piedi. Era molto irrequieto. Come avrebbero reagito?

“Verso ottobre cominciai ad avere delle piccole crisi. Nel senso che soffrivo di improvvisi buchi nella memoria a lungo termine, e mi confondevo, non so bene come spiegarlo. Hermione mi è stata molto vicina. Avevamo paura che fossi posseduto”

 

Tonks gli posò una mano sulla spalla, esitando giusto un attimo prima di toccarlo, per timore di essere respinta. Ted guardò quella mano come se fosse qualcosa di spaventoso, ma dentro di sè, in profondità, avvertiva il calore di una dolcezza che gli era sempre stata negata. Stupido dire che l’amore di due genitori adottivi può compensare quello di madre e padre. Si era sempre sentito inferiore, tagliato fuori, inadeguato, quando per caso entrava in una stanza e vedeva Harry che abbracciava stretto Albus e James e Lily. Poi naturalmente l’uomo accoglieva anche lui tra le sue braccia, ma la stretta, del tutto inconsciamente, si allentava un po’.

“Credi quello che senti vero. Non so come provati che noi siamo reali, ma, Ted, siamo i tuoi genitori. Siamo coloro a cui sei stato tolto troppo presto. Tu..”

La voce le si strozzò stridulamente. Mentre tremava, Lupin la strinse a sè.

Poi l’uomo parlò al figlio con voce ferma, senza farsi impaurire dalle sue stesse lacrime. Tanto tempo prima aveva fatto la scelta di essere coraggioso, e continuava a esserlo.

“Forse siamo stati egoisti, Ted. Ma quando siamo andati a combattere, quella notte, abbiamo fatto la scelta di darti un ideale al nostro posto. Se fossimo rimasti ti avremmo preparato da mangiare tutti i giorni, saremmo stati con te il tuo primo giorno di scuola..”

Ted si prese la testa fra le mani. “..ti avremmo rimproverato se fossi tornato tardi la sera, ti avremmo portato a vedere lo zoo e avremmo giocato tutti insieme a quiddich. Ma così, ti abbiamo permesso di avere rispetto per noi. Ti abbiamo dato la prova del nostro amore col nostro sacrificio. Ti abbiamo dato l’opportunità di capire ciò che è giusto. A te la scelta. Puoi scegliere se accettarci oppure se continuare la tua strada senza che noi interferiamo con i tuoi sentimenti”

Ted tese le mani e strinse quelle di sua madre, con la testa china. Lei, dal canto suo, si gettò su di lui stringendolo forte al petto.

 

“Poi, quando mi sono fermato in quel bar babbano ho avuto un’altra crisi. Ho avuto delle allucinazioni in cui ero convinto di essere inseguito dai mangiamorte. Sono scappato. E’ durato per giorni. Non avete idea di quanto sia stato terribile. Dopo un po’ ho cominciato a confondere passato e presente. Credevo di dover ancora distruggere gli horcrux. Ho scritto una lettera a Hermione. Solo dopo mi sono reso conto di quanto quelle parole vi potessero suonare assurde. Poi è successo. Sono stato posseduto davvero. E io.. ero d’accordo”

Ron si precipitò nuovamente in bagno.

 

“Hagrid, perchè mi hai fatta venire qui? C’è una festa alla scuola, e in effetti non capisco perchè ti ostini a non venire”

“Professoressa, forza, deve dare un’occhiata”

La McGranitt, leggermente irritata, ancora col cappellino a punta in bilico sui capelli legati, oltrepassò la soglia della capanna di Hagrid.

“Buonasera professoressa”

Il cappellino cadde.

 

“Scusami, Harry, spiegati meglio” lo interruppe Ginny, ignorando l’isterismo del fratello.

“Stavo nascosto, poi mi sono ritrovato... Vi ho mai raccontato quello che è successo quando sono morto?”

“Come, quando sei morto?”

Harry non aveva mai detto loro niente. Loro non avevano mai saputo quello che era successo quella lontana notte nella Foresta proibita.

Cercò lui stesso di richiamare gli eventi alla memoria.

 

Rivoli di freddo gli avevano gelato la pelle. Voleva urlare alla notte, voleva che Ginny sapesse che era lì, che sapesse dove stava andando. Voleva essere fermato, portato indietro a casa... Ma era a casa. Hogwarts era la prima e la migliore casa che avesse conosciuto....

Mi apro alla chiusura.... Aveva premuto il metallo contro le labbra e aveva sussurrato: “Sto per morire”....

“Ci sei quasi” gli aveva detto James. “Sei molto vicino. Noi siamo... fieri di te” “Fa male?” “Morire?”....

“Resterete con me?” “Fino alla fine” gli aveva risposto James....

Un fuoco ardeva al cento della radura.... Voldemort, che era in piedi, a capo chino, la Bacchetta di Sambuco davanti a sè....

“Credevo che sarebbe venuto” aveva detto Voldemort con la sua voce acuta e chiara, lo sguardo fisso sulle fiamme danzanti. “Mi aspettavo che venisse” Nessuno aveva fiatato... Si era tolto il mantello dell’invisibilità e lo aveva infilato sotto la veste insieme alla bacchetta. Non voleva essere tentato di combattere. “A quanto pare... mi sbagliavo” aveva concluso Voldemort. “No”....

Poi qualcuno aveva urlato “HARRY! NO!”....

Voldemort aveva alzato la bacchetta....

Un lampo di luce verde.... La stazione di King’s Cross.

 

I presenti lo fissavano in silenzio, agghiacciati in posizioni di orripilato stupore e, forse, delusione. Delusione per il fatto che Harry non avesse mai voluto condividere con loro la sua avventura più grande. Non lo aveva fatto nell’atto, come non lo aveva fatto nel ricordo.

“Ecco, io..” Harry continuò, a disagio. Si era aspettato che qualcuno facesse delle osservazioni su quanto era accaduto. Invece lo intimoriva di più il silenzio di quelle persone che con lui avevano condiviso la loro stessa vita.

Ron era tornato dal bagno, e ascoltava da dietro la porta.

“Io mi ritrovai di nuovo alla stazione, ma stavolta non dovevo partire. Era come se dovessi venire a prendere delle persone. C’era molta gente. Alcuni li conoscevo, altri no. Però tutti erano simili nel fatto che erano stati uccisi da Voldemort”

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sotalia